
In Francia, scrive il 22 febbraio il sito “NoTav.eu” citando svariate fonti, è in corso una consultazione pubblica sulla Torino-Lione che si concluderà all’inizio di marzo, nonostante la proroga richiesta dagli ambientalisti, per nulla convinti dal progetto dopo aver esaminato il rapporto dell’Ae, l’autorità regionale per lo sviluppo sostenibile: solo dopo il 2025, infatti, sarebbe aperto un tunnel per le merci che consentirebbe di aggirare il nodo di Chambéry, fino ad allora destinata a restare un ingolfato terminal per soli passeggeri. «Questa programmazione degli interventi rimette in discussione la priorità del trasporto merci, che finora era stata un punto fermo del progetto». Le organizzazioni ambientaliste, così come l’Ae e l’Ump, denunciano questo dietrofront e sottolineano che il progetto così impostato non contribuirà in alcun modo al decantato trasferimento dalla gomma alla rotaia: «Come e quando si potrà raggiungere l’obiettivo di trasportare 40 milioni di tonnellate di merci su questo asse ferroviario?», si interroga Pierre Moreau, della Cipra francese, nelle sue “10 domande ai promotori del progetto”.Ma se è la stessa agenzia che sorveglia l’attuazione della Convenzione delle Alpi a dubitare della Torino-Lione, anche il dipartimento per l’ambiente della Savoia, nel suo rapporto pubblicato nel dicembre 2011, rileva falle progettuali preoccupanti: dall’impatto sulle acque sotterranee e le zone umide, fino agli effetti per le aree incluse nel protocollo “Natura 2000”, che sarebbero trattate «in modo non adeguato». Manca inoltre una valutazione socio-economica del progetto, ovvero: non si tiene conto della globalità dell’offerta di transito transalpino, ad esempio per quanto riguarda il tunnel del Gottardo. Pierre Moreau sottolinea inoltre che, per le imprese di trasporto, i costi sono altrettanto importanti della velocità: la linea storica e il tunnel stradale, che si è deciso di ampliare, costituiranno alternative meno costose per i trasportatori. Inoltre, fra Italia e Francia, la cosiddetta “autostrada ferroviaria” non funziona: a febbraio la Corte dei Conti transalpina ha raccomandato di ristabilire la concorrenza tra ferrovia e strada, criticando la mancanza di redditività dell’“autostrada viaggiante” che unisce Aiton ad Orbassano, nell’hinterland di Torino. Praticamente, un binario morto.

Quel che più ha stupito, scrive l’ambientalista valsusino Claudio Giorno sul blog “DemocraziaKmZero”, sono parecchi interventi pubblicati sulle pagine dei quotidiani di «palazzinari e general contractor- editori», che cominciano a mettere in dubbio “dall’interno” la redditività delle grandi opere ferroviarie: «Una inchiesta che non lascia adito ad alcun equivoco, finita chissà come sulle pagine del “Sole 24 Ore”, sostiene che la rete ad alta velocità italiana si sta rivelando fallimentare». La Torino-Milano, in particolare, risulta molto più in rosso delle “frecce” (pochine, peraltro) che vi transitano sopra. «E la Torino-Lione – se mai si facesse – lo sarebbe ancora di più». Lo dimostra una ricerca rigorosa compendiata da un lavoro di Giuseppe Berta sulla mancata integrazione di Torino e Milano attraverso il Tav: «Servono di più i treni per i pendolari, arriverà a scrivere (niente meno, su “La Stampa”) Luigi La Spina, autore di editoriali al vetriolo contro il movimento No Tav solo un anno fa».

Il precipitare della crisi economica globale, che minaccia di creare una possibile “estensione greca” per l’intera Europa, ha aperto fronti di discussione un po’ ovunque, grazie anche alla tenacia del movimento No-Tav: ma se la lotta «per la residua vivibilità della valle più infrastrutturata delle Alpi» è ormai diventata un simbolo per tutta l’Italia, osserva Claudio Giorno, non è tanto un merito dei valsusini, quanto «un demerito di Prodi, Berlusconi, Casini e oggi del professor Monti, che boccia le Olimpiadi agognate dal sindaco spalatore di Roma, ma promuove la Torino-Lione che il preventivato dissesto olimpico potrebbe moltiplicarlo per enne volte», e senza neanche il risultato di realizzare «qualche modesto intervento a favore della mobilità e decongestione delle aree urbane». Che sono il vero, unico problema “trasportistico” degno di qualche opera a debito, «purché fatta con parsimonia e intelligenza».: Fonte www.libreidee.org
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