giovedì 31 gennaio 2013

Manifestazione 2 febbraio: l’adesione di Sinistra Critica


Scuola, sanità, ambiente e beni comuni, uniamo le lotte!
Tagli scuola
Le politiche di austerità europee stanno producendo effetti sociali devastanti, deprivando di diritti fondamentali le lavoratrici e i lavoratori, i giovani e i cittadini europei. L’istruzione è sottoposta ad un processo di privatizzazione, con tagli alle scuole pubbliche, peggioramento della qualità della didattica e delle condizioni di lavoro e di studio. La sanità viene ulteriormente tagliata, diminuendo i posti letto ospedalieri e determinando il licenziamento di migliaia di lavoratrici e lavoratori. Il referendum per l’acqua pubblica viene disatteso, lasciando il servizio idrico nelle mani dei privati e sottoposto ad una logica di gestione aziendale per la massimizzazione dei profitti.

"Sorridete, please"


La Fiat inaugura in pompa magna lo stabilimento di Grugliasco. E organizza la fabbrica come un set a uso della stampa

Sarà data molta enfasi agli applausi degli operai di Grugliasco per l’inaugurazione del nuovo stabilimento Fiat avvenuto alla presenza di Sergio Marchionne e John Elkann. Qui la maggioranza degli iscritti è della Fiom e gli applausi rappresentano, per i vertici del Lingotto, una vittoria sul campo. Non importa se la giornata, come a Pomigliano e Melfi, sia stata preparata con cura certosina.
A raccontarlo è Giorgio Airaudo, ora candidato alle politiche per conto di Sel, ma fino a ieri segretario della Fiom piemontese e per vent’anni a stretto contatto con quello stabilimento: “I lavoratori – dice al Fatto – ci hanno raccontato che queste rappresentazioni vengono curate dal punto di vista mediatico, come prima di uno spettacolo. Nella giornata di ieri (l’altroieri, ndr) è stato spiegato quando e come sorridere, chi far mettere in prima fila e chi in seconda, fino a tracciare i segni per terra come punti di riconoscimento”. Quanto agli applausi, secondo Airaudo “i lavoratori hanno applaudito innanzitutto sé stessi perché sono loro ad aver difeso lo stabilimento per circa sei anni. È chiaro che se torni al lavoro dopo tanto tempo sei felice, ma i nostri delegati in fabbrica ieri non c’erano: sono tutti in cassintegrazione”.

Oltre le elezioni, dentro la società


Una campagna elettorale disarmante, con una sostanziale accettazione di tutti i partiti dei vincoli liberisti europei e con una lista Ingroia che delude non solo per colpa "dei partiti cattivi". Fuori dai tempi elettorali vanno ricercate nuove forme di relazione tra partecipazione e rappresentanza.

Attac Italia
E’ quasi disarmante prendere parola di fronte ad una campagna elettorale che, rimosso il terremoto sociale creato dalle politiche di austerità, viene giocata, ancora una volta e senza soluzione di continuità, sul risiko dei nomi e delle alleanze nel futuro scacchiere istituzionale. Nessuna riflessione sulla crisi verticale della democrazia rappresentativa, ma solo ossessiviappelli ad un voto, definito, di volta in volta, ‘utile’, ‘decisivo’, perfino ‘storico’. E altrettanti richiami, in ogni discorso, nelle candidature e perfino nei nomi dei partiti, ad una fantomatica società civile, la cui sola evocazione dovrebbe colmare la distanza che, ormai da decenni, separa il quadro politico-istituzionale dalla vita reale delle persone. E se una destra, ormai terremotata dalla fine del blocco sociale che l’ha sostenuta per un ventennio, si arrabatta come può – ovvero nel peggiore dei modi – per difendere posizioni ormai irrimediabilmente perse, lo scenario complessivo non sembra possedere neppure una lontana intuizione di come governare un Paese immerso nella crisi, i cui risvolti più drammatici sono purtroppo ancora in arrivo.

Se Marx e Keynes...


Un dibattito immaginario tra i due economisti, Milton Friedman e Fritz Shumacher al convegno internazionale di Davos

 Salvatore Cannavo
 da Il Fatto quotidiano
Il giornale inglese, The Guardian, si è divertito a immaginare un dibattito di eccezione,
al vertice di Davos, con un panel immaginario composto dal meglio del pensiero economico del Novecento. Karl Marx, John Maynard Keynes, Milton Friedman e Fritz Schumacher riuniti attorno a un tavolo, tra le montagne svizzere rifugio del simposio internazionale, e coordinati dall'elegante Christine Lagarde, direttore generale del Fondo monetario internazionale. Quattro diverse impostazioni economiche, quattro diverse visioni della politica e della società: da quella comunista a quella ultra-liberale, dal riformismo temperato all’ambientalismo visionario, incaricate di offrire una soluzione alla crisi globale.
Si tratta di un gioco, ovviamente, ideato da Larry Elliott, capo economista di the Guardian, dove lavora dal 1988, e in cui i protagonisti vengono messi a proprio agio nello snocciolare le loro idee di fondo, quelle decisive.

mercoledì 30 gennaio 2013

La vittoria islandese


La Corte di giustizia dell'Efta dà ragione all'Islanda e alla sua decisione di non rimborsare il debito dei correntisti stranieri. Una novità giuridica internazionale

Marco Bertorello
La Corte di Giustizia dell'Associazione Europea di Libero Scambio (Efta, una associazione a cui aderiscono oltre i paesi Ue, Islanda, Norvegia e Liechtenstein) consegna una sentenza importante per quanto attiene le regole possibili di una nuova finanza. L'Islanda ha ottenuto un importante riconoscimento rispetto al suo rifiuto di garantire correntisti stranieri di fronte al fallimento della banca islandese Landsbanki. Il collasso di questa banca incluse la sua versione on line, chiamata Icesave, in cui investirono circa 230 mila cittadini britannici e 100 mila olandesi invogliati dagli elevati rendimenti offerti. La crisi finanziaria islandese produsse il crack bancario e Icesave divenne insolvente. I governi inglese e olandese garantirono i correntisti autoctoni e successivamente chiesero rivalsa direttamente al governo di Reykjavik. Questi fece appello alla Corte dell'Associazione europea. Ieri la sentenza riconosce che l'Islanda non è obbligata al rimborso dei correntisti stranieri. La cifra benché non enorme, si parla di circa 2 miliardi di Euro, rappresentava qualcosa come il 20% del Pil del piccolo paese nordico. Un indiscutibile successo non solo nel merito della contesa, ma anche perché tale sentenza è automaticamente eseguibile e non appellabile. Un punto fermo insomma.

martedì 29 gennaio 2013

Un derivato è per sempre


Il caso del Monte Paschi di Siena è solo un caso. I derivati sono nella pancia di tutte le banche italiane che si trovano in difficoltà come le banche internazionali. E chiedono soldi pubblici

Articolo tratto da www.recommon.org
Antonio Tricarico
Alla fine il tema delle banche ce l’ha fatta a entrare in campagna elettorale. Certo, si è materializzato nel peggiore dei modi, con la presunta frode realizzata al Monte dei Paschi di Siena dal precedente amministratore delegato. Peccato che, nonostante le sviste – complici? – della supervisione bancaria affidata a Bankitalia e della supervisione sulla fondazione demandata al ministero del Tesoro, il trucco per ripulire i bilanci basato sui prodotti derivati non abbia neanche funzionato, ma solo generato ulteriori perdite.

Centrosinistra Cgil


Il sindacato di Camusso compatta l'alleanza elettorale e si compatta al proprio interno. E alla proposta di "patrimoniale" si associa una prima apertura alla nuova contrattazione

Salvatore Cannavò
La Cgil, con il suo “Piano del lavoro”, ispirato a Giuseppe Di Vittorio del ‘49, ha ottenuto un primo risultato: compattare il centrosinistra attorno alle proprie proposte, aumentare il proprio peso contrattuale dentro l'alleanza che, si pensa, potrebbe governare l'Italia dal mese di marzo.
Il Palalottomati-ca di Roma venerdì e sabato scorso, infatti, sede della Conferenza programmatica consacrata al progetto di rilancio dell'economia reale, è diventato il palcoscenico di un dibattito sulla politica economica che ha visto i protagonisti, Pierluigi Bersani, Nichi Vendola, Giuliano Amato, Bruno Tabacci e, in parte, il ministro Barca, su una linea distante dal presidente del Consiglio, Mario Monti con un centrosinistra che, almeno per un giorno, ha spostato il timone verso sinistra. La Conferenza inizialmente era prevista per marzo-aprile ma Susanna Camusso ha deciso di anticiparla prima delle elezioni. "In parte per ragioni di obiettive", spiega un dirigente di Corso Italia, "in parte perché è evidente che la Cgil punta molto sul cambio di fase politica per provare a ottenere dalla politica quei risultati che finora non le sono venuti dalla lotta sindacale". Sintomatico, quindi, che tutti gli interventi politici siano stati fatti da uomini (neanche una donna...) titolari di possibili ruoli di primo piano nella fase post-elettorale: un capo del governo (Bersani), un possibile capo dello Stato (Amato), alcuni ministri (Vendola e Tabacci, ma anche Epifani), un minustro sicuro che però vuole fare il segretario del Pd (Fabrizio Barca). Un pacchetto (da cui è stato escluso, volutamente, Antonio Ingroia il quale, però, nel dolersene, ha ribadito la propria vocazione "di governo") su cui la Cgil punta a un’influenza diretta.

venerdì 25 gennaio 2013

Elezioni politiche 2013: Comunicato del Coordinamento Nazionale di Sinistra Critica


Pubblichiamo il documento approvato dal Coordinamento Nazionale di Sinistra Critica a proposito del voto del 24 e 25 febbraio.

SC bandiere
Le elezioni politiche del 24 e 25 febbraio sembrano costituire una vera e propria anomalia nella storia politica del nostro paese.

Lo scontro che si è acceso tra i tre principali schieramenti punta a nascondere all’attenzione degli elettori e delle elettrici il fatto che tutti e tre hanno sostenuto nel recentissimo passato il governo Monti che si è caratterizzato durante tutti i suoi 14 mesi di vita per un’ininterrotta e feroce aggressione ai diritti e a tutte le principali conquiste delle classi subalterne: la distruzione della previdenza pubblica (con la peggiore controriforma pensionistica di tutta Europa), l’annullamento dell’articolo 18 e la reintroduzione della libertà di licenziamento arbitrario, la controriforma degli ammortizzatori sociali, le disposizioni per la svendita del patrimonio pubblico e dei servizi, i tagli lineari agli enti locali, allo stato sociale, alla scuola e alla sanità pubbliche, gli aumenti delle imposte a carico dei redditi più bassi, le misure che hanno creato le condizioni per il crescere dello sfruttamento e della disoccupazione di massa e per il diffondersi della povertà sono state tutte approvate con il sostegno dei partiti di Berlusconi, Bersani, Monti e Casini.

giovedì 24 gennaio 2013

Ripubblicizzare la finanza


Dopo tre anni passati a inculcare negli italiani la centralità del debito pubblico, dello spread e delle politiche di austerity, durante la campagna elettorale si parla d'altro, per poi far ripartire il ritornello una volta al Governo. Il 2 febbraio a Roma assemblea nazionale per una nuova finanza pubblica.

Marco Bersani
La miglior dimostrazione della crisi verticale della democrazia rappresentativa è ancora una volta data dalla disarmante campagna elettorale ormai entrata nel “vivo”.
Dopo tre anni passati a inculcare negli italiani la centralità del debito pubblico, la sacralità dello spread e la bontà necessaria delle politiche di austerity, ecco tutti coloro che si candidano a governare immersi di nuovo nel gioco topografico del “chi si allea con tizio, giammai con caio”, rigorosamente esibito all’interno del binomio palazzo/talk show.
Quasi certo l’esito di questo gioco: chiunque ne uscirà vincitore, dopo l’usuale annuncio di voler governare per il bene del Paese, dirà che il problema del debito pubblico è centrale, che sarà necessaria una manovra aggiuntiva per tenere sotto controllo lo spread e che l’approfondimento delle politiche di rigore servono alla credibilità del paese in Europa.

mercoledì 23 gennaio 2013

Mali : l’Italia in un’altra guerra


Dichiarazione del Coordinamento nazionale di Sinistra Critica

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Dopo le guerre “che esportavano democrazia”, quelle “umanitarie”, le cosiddette “operazioni di polizia internazionale” siamo alla guerra “tecnica contro il terrorismo globale”. La guerra dei “tecnici” al governo con l’appoggio di centrodestra e centrosinistra. Un governo dimissionario che dovrebbe occuparsi solo “dell’ordinaria amministrazione” ha già deciso il sostegno politico e logistico alla guerra francese in Mali. Evidentemente la guerra è diventata di “ordinaria amministrazione”. Il sostegno logistico italiano all’intervento francese in Mali, con la messa a disposizione di corpi speciali e della base militare in Sicilia, non è una semplice “cooperazione militare”. E’ l’occasione per partecipare all’ennesima avventura neocoloniale in Africa.

L'alternativa? Un'altra volta


Pubblicate ufficialmente le liste di Rivoluzione civile si comprende la delusione dei vari attivisti e si può osservare da vicino la blindatura dei partiti che compongono l'alleanza

Piero Maestri
Finalmente le liste dei candidati per le elezioni politiche del 24 e 25 febbraio sono state presentate.
Inutile commentare le fibrillazioni del centrodestra berlusconiano, alle prese con una nuova versione del noto dilemma morettiano per cui “Cosentino fa più danni se viene o se sta in disparte?” e con le rese dei conti delle varie consorterie (nella Lega Nord come nel neonato gruppo post-fascista dei Fratelli d’Italia).
Poco interessante anche guardare al personale politico delle liste Monti, diviso tra un vasto riciclaggio di vecchi democristiani e ambiziosi “innovatori” a cui viene fornito il Kit del montiano doc.
Il Pd tutto sommato riesce a fare una figura migliore, con un discreto rispetto dei risultati delle primarie per i candidati, che porteranno ad un forte rinnovamento dei suoi deputati e senatori – senza per questo alcun rischio sulla fedeltà alla linea data rappresentata da un Bersani sempre più vicino alle posizioni di Monti.

I preferiti di Ingroia


Un calcolo sui possibili futuri deputati. La parte del leone è per Di Pietro e per il magistrato antimafia

Salvatore Cannavò
Le liste di Rivoluzione civile catalizzano, comprensibilmente, l'attenzione della parte più a sinistra dell'elettorato. Sono quelle che vengono appoggiate dai due partiti comunisti, dai Verdi, dall'Idv e lo stesso Ingroia ha portato dentro l'impresa nomi e volti apprezzabili e simpatetici con il pubblico della sinistra e dei movimenti (Ilaria Cucchi su tutti). Allo stesso tempo, però, si può palpare una certa delusione in quello stesso mondo come dimostrano i commenti più o meno soft, di persone come Cecilia Strada e Vittorio Agnoletto, la diffidenza del movimento No Tav e così via. Per capire meglio la composizione delle liste ci siamo presi la briga di fare una valutazione più da vicino e di fondarla su qualche numero più preciso. Parlando di previsioni per le prossime elezioni, però, è difficile fare affidamento solo sui sondaggi. E così abbiamo pensato di utilizzare il risultato ottenuto dall'Idv di Antonio Di Pietro alle elezioni politiche del 2008. La lista, all'epoca alleata al Pd di Veltroni, ottenne il 4,3% - in alleanza le bastava il 2% per eleggere – una percentuale che Rivoluzione Civile saluterebbe con entusiasmo visto che le consentirebbe di eleggere. Quanti deputati? (per il Senato si tratta di un terno al Lotto con chance maggiori in Campania e Sicilia e, forse, anche in Emilia Romagna).

Il centro di Israele


E' la formazione di Lapid la vincitrice delle elezioni. I temi sociali hanno prevalso su quelli militari o religiosi. Perde Netanyanhou e il Labur, Raddoppio per Meretz

Tradotto da Mediapart.fr
La principale sorpresa delle elezioni legislative israeliane del 22 gennaio si chiama Yaïr Lapid. Il suo partito, Yesh Atid, "C'è un futuro", centrista, antireligioso e visto come populista dagli osservatori, sconvolge i pronostici e smentisce i sondaggi. Arriva in seconda posizione (19 seggi) dietro la coalizione condotta dal primo ministro uscente, Benjamin Nétanyahou, che unisce il Lokud e il partido di estrema destra di Avigdor Lieberman, Israël Beitenou (31 seggi).

martedì 22 gennaio 2013

L'Swp inglese in una crisi "femminista"


Un'accusa di stupro a un dirigente nazionale, respinta al mittente dalla leadership, sta provocando abbandoni e delusioni. Il problema della democrazia interna e la cultura di genere

Cinzia Arruzza
Il Socialist Workers Party britannico vive una crisi profondissima, come mai era successo nella sua vita. Problemi interni e provenienti da lontano - la crisi generale della sinistra anticapitalista, l'assenza di democrazia interna, una scissione importante, per il livello del gruppo dirigente, vissuta oltre un anno fa (vediCounterfire.org) - vengono oggi fatti esplodere da una vicenda più che imbarazzante, un'accusa di stupro mossa da una militante nei confronti di un rinomato dirigente nazionale. L'accusa non è stata portata davanti ai tribunali inglesi né dalla polizia: la diffidenza verso le istituzioni capitaliste ha avuto la meglio e del caso è stata investita una Commissione interna, il Disputes Committee, che all'unanimità ha deciso che lo stupro non ha avuto luogo dichiarando chiusa la vicenda. "Non siamo un tribunale. Siamo qui per proteggere gli interessi del partito, e per far sì che venga stigmatizzato qualsiasi comportamento inappropriato di qualsiasi genere da parte dei compagni e delle compagne, e lo facciamo sulla base dei principi politici di un partito rivoluzionario". Così un membro della commissione disciplinare del partito ha introdotto la sua relazione di fronte alla platea dei delegati alla conferenza nazionale del 5 gennaio del 2013.

Il metodo è sostanza


Il modo in cui si è arrivati a comporre la lista Ingroia non aiuta certo la sinistra italiana a uscire dalle catacombe in cui essa stessa si è ficcata

da il manifesto del 20 gennaio (tratto dawww.soggettopoliticonuovo.it)
Livio Pepino
Siamo arrivati alla chiusura delle liste elettorali la cui messa a punto è stata, come sempre, assai laboriosa. Per tutti, anche per Rivoluzione civile, intorno alla quale si è aperto su queste pagine un dibattito interessante sul presente e il futuro della sinistra.
Da ultimo con un intervento di Alberto Burgio che invita rudemente i critici (tra cui mi annovero) a smetterla di fare gli schizzinosi e a prendere atto che questa è la zattera di salvataggio per la sinistra italiana, da cinque lunghi anni «in attesa di uscire dalle catacombe». Sorprende che Burgio non ricordi che è stato proprio un progetto simile a questo (la Sinistra Arcobaleno) a relegare la sinistra in quelle catacombe. Dimenticarlo non aiuta a riportarla alla luce, neppure in caso di superamento del quorum.

domenica 20 gennaio 2013

La crisi della Fiat e la necessità della nazionalizzazione


Fiat Tychy
di Franco Turigliatto.

Ancora non molti anni fa, di fronte alla situazione produttiva e occupazionale del gruppo Fiat e dell’irrisolta e sempre più drammatica condizione dell’Ilva di Taranto e quindi del settore siderurgico, i partiti politici in corsa per le elezioni e il governo si sarebbero sentiti in dovere di avanzare le loro proposte di intervento, un loro progetto di “politica industriale”. In fondo si tratta di due rami produttivi fondamentali della struttura economica del nostro paese, decisivi per la cosiddetta “azienda Italia” e la sua competitività, di cui si riempiono quotidianamente la bocca giornalisti ed esponenti politici; aziende che occupano ancora direttamente decine e decine di migliaia di lavoratori e indirettamente altre centinaia di migliaia nel loro indotto.
Non è così: i duri scontri elettorali si giocano naturalmente su altri terreni meno impegnativi e insidiosi, vista la natura delle principali forze in campo tutte ferventi devote del fiscal compact e della difesa della proprietà privata, quest’ultima più che mai preservata dai successivi decreti del governo sull’Ilva, a dispetto del comportamento criminoso dei suoi padroni, a cui era stata vergognosamente regalata dallo stato stesso.

giovedì 17 gennaio 2013

Uno schifo di campagna elettorale


Aspettando il post-elezioni tra teatrini, pagliacciate e apprendisti stregoni. Tutti a ballare sul Titanic della crisi senza un'idea di come uscirne.

Salvatore Cannavò
Una brutta campagna elettorale era immaginabile, Non così brutta. Teatrino e cialtronerie, cinismo e avanspettacolo, apprendisti stregoni e sepolcri imbiancati fino all'immancabile spettacolo dei duecento simboli, affastellati l'uno sull'altro a esibire narcisismi da basso impero. In tutto questo squittire, le idee per uscire dalla situazione indecente in cui la crisi globale e venti anni di politiche fallimentare hanno cacciato questo paese sono per lo meno ridicole.
Silvio Berlusconi, naturalmente, non deve fare altro che seminare illusioni e diversivi, tornando sul refrain della riduzione delle tasse, sperando che qualcuno abbocchi all'amo. Quel qualcuno ci sarà, inutile illudersi sul rinsavimento di un paese stordito, ma non sarà gran cosa. E il protagonista delle macchiette in tv lo sa, tanto che gioca a fare il burattino, la nuova maschera italiana, il pagliaccio di regime per far dimenticare lo scannatoio di cui è stato protagonista. Una scena infima, degna della peggior commedia dell'arte, anzi di quel cinepanettone indigesto che prima o poi un Berlusconi qualunque lo ospiterà al suo interno (e non a caso, nella performance televisiva da Santoro si è fatto accompagnare da "cipollino" Massimo Boldi).

Il fiscal cliff, per tirare avant


La fine della crisi è annunciata ma in realtà dagli Usa è stata iniettata altra liquidità a un sistema vorace. L'economia reale è sempre ferma

Marco Bertorello
Le sirene continuano ad annunciare la fine della crisi. Le classi dirigenti collocate nelle istituzioni e nelle imprese sostengono che almeno sul versante finanziario sia in corso la ripresa e che presto si incominceranno a vederne gli effetti anche sul fronte dell'economia reale. Ogni occasione è quella giusta per confermare questa interpretazione ottimistica. Dalla ripresa del mercato immobiliare negli Usa alla crescita dei consumi interni della Cina, passando per la riduzione degli spread sui titoli pubblici europei. Tendenze che per il momento appaiono modeste, ma sufficienti per aggrapparcisi. D'altronde il sistema funziona se preliminarmente gode di fiducia. Tale approccio non solo è spinto in campo liberista, ma inizia a far proseliti anche fuori da questo perimetro fino a prefigurare un keynesismo statunitense da contrapporre alle politiche di rigore e austerity europee.

Mali, un'altra guerretta?


L'Italia pronta a dare sostegno logistico ai francesi. Gli integralisti rapiscono 41 occidentali in Algeria. Si ricomincia?

L'Italia è "pronta ad un supporto logistico dell'operazione" in Mali. Lo ha annunciato il ministro Giulio Terzi, intervenendo al Senato ad una audizione sulle missioni internazionali. Il ministro ha spiegato che l'operazione militare avviata dalla Francia con un altro gruppo di paesi contro i ribelli "è in linea con la risoluzione 2085 del 20 dicembre scorso del Consiglio di Sicurezza" Onu dopo la richiesta di aiuto del presidente maliano Traoré.
In questo contesto, ha aggiunto Terzi, il governo italiano intende muoversi su tre linee: sul piano politico "ribadire con chiarezza il pieno sostegno italiano all'intervento nel ambito della risoluzione" Onu e parallelamente a "quanto si sta facendo a livello Ue" fornire "un supporto logistico all'operazione" di cui "abbiamo già parlato con Monti ed il ministro Di Paola". Il supporto logistico sarà aereo e non sul terreno, attraverso collegamenti anche per le forze francesi, ha poi spiegato Di Paola.

Quando a impedirti di entrare in fabbrica è la Fiom!


Eliana Como non può entrare per l’assemblea sul contratto
Lettera aperta dei delegati Rsu Fiom  della N&W Global Vending
Eliana Fiom
Nelle giornate di martedì 15 e mercoledì 16 gennaio la Fim-Cisl e la Uilm-Uil hanno indetto le assemblee di organizzazione, alla N&W Global Vending di Bergamo, in merito all’accordo separato siglato dalle stesse per il rinnovo del CCNL dei metalmeccanici.

Noi delegati della RSU Fiom-Cgil della N&W Global Vending, a maggioranza, appreso della convocazione dell’assemblea di organizzazione di Fim e Uilm, abbiamo deciso di convocare, in concomitanza, le assemblee per portare alle lavoratrici e ai lavoratori della N&W Global Vending il punto di vista della Fiom-Cgil sull’accordo separato e su come s’intende andare avanti in questa vicenda.