di Franco Turigliatto
La segreteria di Rifondazione comunista annuncia che si presenterà dimissionaria al prossimo comitato nazionale del partito rilasciando uncomunicato con passaggi a dir poco surreali che meritano alcune brevi considerazioni. Inoltre risulta privo di un rimando alla gravità degli errori commessi da questo partito e alla necessità di una riflessione in profondità che ripercorra le scelte non solo dell’oggi, ma anche quelle di tanti altri anni passati, di cui le ultime sono figlie.
Dice la segreteria di Rifondazione che con la lista Ingroia non si è riusciti a “far emergere il profilo antiliberista, di sinistra e popolare della lista” e aggiunge che “ l’insuccesso della lista ha quindi una precisa ragione politica nell’incapacità di interpretare e intercettare il forte disagio sociale e il largo dissenso verso le politiche di austerità”.
Ma come poteva questa lista, per le modalità con cui è stata composta, per i suoi contenuti e per il profilo politico scelto, per le caratteristiche del suo candidato e infine e per l’apparire agli occhi di tutti come la ricerca di una improvvisata scialuppa di salvataggio per alcuni partiti in difficoltà e per garantire, si fa per dire, un nuovo approdo in parlamento dei suoi logori leader, svolgere quella funzione, quando nel paese, sotto i colpi della crisi e delle politiche di austerità, cresceva una enorme sofferenza in larghissimi settori di massa?
Non possiamo in proposito che rimandare all’analisi lucida ed impietosa, quasi una requisitoria, che Guido Viale ha fatto ieri sul Manifesto e alle note di Antonio Moscato.