lunedì 26 gennaio 2009

OGGI, PIU' CHE MAI, SERVE UN NUOVO INIZIO

Lettera aperta alla sinistra di classe

Con la vicenda di Liberazione, la cacciata di Sansonetti, l'ennesimo scontro interno e la scissione che sta per maturare tra l'area "vendoliana" e la nuova maggioranza del Prc, si rende sempre più evidente che un ciclo politico è definitamente chiuso. Questa constatazione Sinistra Critica l'aveva fatta già al tempo del governo Prodi e dell'espulsione di Franco Turigliatto colpevole di aver votato contro la guerra e di aver rinnegato, in nome di quest'ultima, il vincolo politico al centrosinistra. Ci sembrava evidente che di fronte a una prova vera, inoppugnabile, come quella del comportamento parlamentare relativo alla guerra, un partito che era nato proprio in nome del rifiuto della guerra, rinnegava se stesso e chiudeva simbolicamente la propria parabola politica. Pensiamo di aver avuto ragione e paradossalmente abbiamo visto giusto troppo in anticipo per il sentimento medio dei, delle militanti di Rifondazione. Ora il dado è tratto, senza possibilità di equivoci. Per quanto la nuova maggioranza del Prc abbia scelto la strada della difesa identitaria e dell'arrocamento dentro il proprio fortino, la possibile scissione di circa metà del partito equivale alla fine concreta di quell'esperienza che è stata Rifondazione comunista a cui molti di noi hanno contribuito attivamente anche assumendone ruoli di direzione.
E' sbagliato dire, come fa oggi la minoranza attuale, che questa storia si chiude a causa dell'irrigidimento "staliniano" del Prc o perché viene meno l'autonomia di Liberazione. Questi argomenti, per quanto contengano elementi di verità, appaiono tutto sommato un po' forzati e strumentali. Come si fa a parlare, da parte degli autori della cacciata di Franco Turigliatto, di involuzione staliniana? E come si fa a colpevolizzare il mancato coinvolgimento di una parte consistente del partito alla sua gestione se la ex maggioranza, quella uscita dal congresso di Venezia, teorizzò, con inedita virulenza, la pratica del "chi vince prende tutto"?. Quanto all'autonomia del giornale, non ci permettiamo di entrare in vicende interne ad un altro partito, ma ci appare evidente che se per quasi un mese la vicenda Liberazione si è intersecata a dinamiche curiose legate al dibattito sulla psicanalisi, le responsabilità sono tutt'altro che unilaterali e purtroppo hanno un amaro sapore simbolico.
La storia del Prc e delle forze di sinistra, in realtà, si è chiusa sull'altare della prova di governo. E' vero che per oltre un decennio la questione del governo ha attraversato in particolare quel partito, spaccandolo a ogni congresso e provocondo scissioni più o meno corpose. Un conto, però, è discutere del governo, scegliere quell'orientamento senza avere però la possibilità effettiva di esercitare il governo stesso, un altro è invece assumere incarichi istituzionali e ministeriali e ridursi a gestire miseramente le scelte del capitalismo e dell'imperialismo italiano senza assumere il minimo ruolo di controtendenza. L'abisso in cui il Prc è sprofondato con il secondo governo Prodi non fu toccato nemmeno nel caso dell'appoggio esterno al primo governo Prodi. Sia perché allora, Rifondazione non occupò nemmeno una poltrona, sia perché quell'esperienza fu comunque a termine e conclusa da una rottura clamorosa e da una scissione dolorosa. Di questo abisso che sta alla base della disfatta della sinistra di classe portano la responsabilità tutti i dirigenti attuali delle varie formazioni: da Giordano e Bertinotti a Ferrero, da Diliberto a Fabio Mussi, da Grazia Francescato a Claudio Fava e così via. Discutere dello stato comatoso in cui versa la sinistra senza riferirsi correttamente alle cause che hanno prodotto il male - il governo, nel senso dell'adattamento supino alle compatibilità capitalistiche e alla necessità di "governare i processi" - significa perpetuare all'infinito la malattia. Cosa che gli attuali dirigenti della sinistra di (ex) governo sanno fare molto bene e che infatti stanno facendo con accortezza.
Il punto che ci interessa è se, invece, di fronte a questa diaspora continua e a una crisi rovinosa, sia possibile tracciare qualche elemento corposo di inversione di rotta, qualche resistenza politica e culturale alla dissipazione che provi a far ripartire un cammino utile per gli interessi di classe, per le lotte sociali e per il lavoro difficile dei movimenti di trasformazione. Sinistra Critica è nata con questa ambizione, non per celebrare la propria conservazione, ma per riaprire un'ipotesi di alternativa.
Per questo, di fronte al disastro e alle macerie, pensiamo sia il tempo di prendere in considerazione quello che proponiamo da vario tempo parlando della necessità di una "nuova sinistra anticapitalista".
Per questo proponiamo un azzeramento delle realtà attuali e una disponiblità a rifondare una sinistra di classe, anticapitalista, comunista, femminista, ecologista che faccia tesoro degli errori passati e riprovi a costruirsi su coordinate programmatiche più corpose, su pratiche sociali efficaci, su metodi organizzativi democratici, pluralisti effettivamente partecipativi, a partire dal basso e che tengano conto delle differenze di genere. Una sinistra che sappia raccogliere la sfida all'intero sistema capitalista nel momento della sua crisi, che sappia rimettere all'ordine del giorno la necessità di costruire una società radicalmente alternativa, che traduca il crescente malcontento sociale e la critica verticale alla politica in una moderna idea di rivoluzione, che quindi sostanzi una corposa prospettiva strategica e non si limiti a "vivacchiare" in attesa di qualche salvifico passaggio elettorale. E che, quindi, sia un processo reale radicato nei luoghi del conflitto sociale e sui territori, agli antipodi di ogni idea di assemblaggio verticistico e sterile di quel che resta sul terreno, dopo la sconfitta e la frammentazione.
Che si costruisca su basi politiche solide e non contraddittorie: serve oggi una sinistra di classe alternativa al Pd che non può restare ambigua di fronte a questo nodo alleandosi a seconda delle convenienze. Non può esistere una sinistra di classe coerente che si pensi in alternativa a Veltroni ma alleata di Soru come ha avuto modo di sostenere Paolo Ferrero: sono queste ambiguità ad aver provocato l'abisso.
Per affrontare una simile fase "costituente" c'è bisogno, lo diciamo senza perifrasi, dell'azzeramento delle attuali organizzazioni politiche, di tutte quelle che si vogliono cimentare con un simile progetto e della ricostruzione di una nuova soggettività politica che guardi al futuro e alle nuove generazioni senza rigurgiti identitari e senza nostalgie retoriche. Non proponiamo di buttare via la storia del Novecento ma di rileggerlo in funzione degli interessi di classe e del protagonismo democratico e rivoluzionario delle classi subalterne senza santini consolatori.
Una nuova sinistra di classe, dinamica, aperta è oggi assolutamente necessaria. Molte espressioni della sinistra alternativa che fu pensano oggi che un approdo efficace e utile sia quello di dare vita a una sinistra modernamente riformista, che morda la crisi del Pd e che se ne faccia alleato sia pure concorrente. E' un progetto legittimo e coerente, forse anche utile se serve a modificare le vicende del Pd stesso, ma non è il progetto che a noi interessa e che interessa a migliaia di militanti ancora oggi legati e legate a una prospettiva anticapitalista e un orizzonte di trasformazione radicale dell'esistente. Non è quello che definiremmo comunista, ecologista e femminista. Una sinistra di questo tipo, invece, è molto importante e avrebbe bisogno dell'apporto di quanti e quante dicono di volersi ancorare a una prospettiva simile a patto di rendersi conto che una fase si è chiusa e che c'è bisogno di una sinistra nuova, una nuova sinistra di classe. La riproposizione statica dell'esistente non farà che aggravare la crisi e alimentare nuove diaspore. Restare abbarbicati al Muro di Berlino non è meglio che governare con il Pd, la reiterazione in automatico di un progetto che la forza dei fatti dimostra esaurito non farà che produrre un imballamento del corpo militante e ripetere all'infinito che Rifondazione continua a dispetto dell'esaurimento del suo percorso non rappresenta una linea politica.
Una sinistra di classe nuova e capace di raccogliere la sfida del futuro deve vedere necessariamente un protagonismo diretto di nuove generazioni militanti, libere dalle responsabilità dei fallimenti maturati finora. La crisi infinita che attanaglia la sinistra non potrà certo essere risolta da gruppi dirigenti che, con sfumature diversa ma d'accordo nella sostanza, hanno convintamente lavorato per portarla al disastro. Ci sono momenti in cui è giusto e necessario fare un passo a lato se questo aiuta a ricostruire la credibilità che oggi manca e a sostanziare con atti e comportamenti quello che spesso rimane nell'ambito delle parole.
Sinistra Critica, ovviamente, continuerà la sua battaglia e la sua costruzione indipendente fino a quando segnali concreti, efficaci e veritieri non verranno dalle altre forze della sinistra di classe. Per noi il modo migliore di far avanzare questa proposta e questa prospettiva è la costruzione dell'unico soggetto che ci crede veramente. Ma siamo e saremo pronti al salto di qualità a condizione che guardi al futuro, che abbia quella dose di innovazione politica che gli studenti dell'Onda hanno reclamato con forza lo scorso autunno, che colga il nodo delle tante soggettività che possono concorrere alla lotta contro il capitalismo e che non faccia sconti di nessun tipo a quest'ultimo, essendo la radice anticapitalista l'unica da cui può fiorire una robusta sinistra di classe.

Manifestazione nazionale NO VAT 2009
autodeterminazione, laicità, antifascismo, liberazione, cittadinanza
Roma, 14 febbraio `09 - partenza da Piazza della Repubblica, ore 14.00

A ottant´anni dai Patti lateranensi tra Pio XI e Mussolini (11 febbraio 1929), in piena crisi del sistema neoliberista permangono le connivenze tra stato autoritario e Vaticano, vero cuore del Concordato. Decenni di sdoganamento istituzionale del fascismo trovano rispondenza nel revisionismo di Ratzinger su Pio XI e Pio XII, complici del fascismo, del nazismo e della deportazione ed eliminazione di donne e uomini considerati “diversi”.
Stipulati per la difesa dei reciproci privilegi, i Patti lateranensi e la loro versione aggiornata nel Concordato dell´84 sono potenti strumenti di controllo. In loro nome la religione cattolica e i suoi simboli continuano ad imperversare, alimentando la logica dello “scontro di civiltà” e un clima in cui autodeterminazione, laicità, ateismo e libertà di pensiero sono stigmatizzati e spesso puniti come atti di terrorismo culturale.
La manifestazione NO VAT - rivendicando autodeterminazione, laicità, antifascismo, liberazione e cittadinanza - ha l´obiettivo di denunciare il progetto di egemonia del Vaticano e la sua funzionalità ad un sistema sessista, fascista e razzista, nonché il suo ruolo nella gestione delle crisi del sistema neoliberista.
Come in un gioco delle parti, in tempi di crisi economica a un welfare differenziale e ridotto all´osso e alla progressiva distruzione di uno stato sociale che, almeno sulla carta, offriva garanzie a tutte e tutti, la chiesa fa eco con “soluzioni” caritatevoli discriminatorie e familiste.
Intanto i tagli all´istruzione e alla sanità pubblica continuano a garantire un incessante flusso di denaro nelle casse di scuole e università confessionali, di cliniche e ospedali cattolici.
La distruzione della scuola pubblica, denunciata dall’“onda studentesca” dell´autunno 2008, ha non solo la finalità di indirizzare altrove le risorse, ma anche quella - ben più grave nei tempi lunghi - di sottrarre alle nuove generazioni gli strumenti di conoscenza, di crescita del senso critico e di conseguente lettura dei meccanismi di potere.
In Italia le associazioni cattoliche ingrassano il portafogli tra interventi sociali e gestione diretta di alcuni CIE - Centri di identificazione ed espulsione - e CARA - Centri d´accoglienza dei richiedenti asilo. Così facendo avallano la gestione securitaria del fenomeno dell´immigrazione e controllano un esercito di riserva di lavoratori e lavoratrici provenienti da altri paesi. E intanto si accaparrano la gestione delle emergenze internazionali per moltiplicare il business: aids, campi profughi, aiuti umanitari.
Sul piano ideologico, le gerarchie vaticane difendono e rafforzano la subordinazione patriarcale di un sesso all´altro, facendo guerra al concetto di gender che decostruisce la “naturalità” dei ruoli tra donne e uomini e portando questa guerra ideologica nell´ambito della loro costante intromissione nelle politiche degli organismi nazionali e internazionali (ONU, Unione
Europea).
Il papato dell´integralista Ratzinger, attraverso il controllo sulla nascita e sulla morte pretende di gestire e ridisciplinare i corpi e le forme di vita; gli anatemi vaticani contro ogni istanza di autodeterminazione vanno di pari passo al moltiplicarsi di ordinanze e divieti di sindaci-sceriffi. La famigliola da pubblicità televisiva è, così, imposta da stato e chiesa come modello unico di rispettabilità e chi non vi corrisponde diventa indecoroso/a quando non addirittura pericoloso/a.
A ottant’anni dai Patti lateranensi, stato e gerarchie vaticane mirano a neutralizzare il conflitto sociale anche producendo nuove marginalità da stigmatizzare e nuovi “scarti” da criminalizzare col pretesto della “sicurezza”.
Sappiamo bene cosa si nasconda dietro queste campagne d´odio: la paura di perdere i privilegi e il potere.
Ma la loro paura non vogliamo pagarla noi!
Alziamo la testa. Diciamo con determinazione che non abbiamo paura di far paura.
Denunciamo le connivenze tra stato e chiesa nella gestione delle politiche securitarie, razziste, transfobiche, lesbofobe, omofobe e misogine e torniamo di nuovo in piazza il 14 febbraio 2009, con la manifestazione NO VAT per
· l´autodeterminazione e la libertà di scelta responsabile in ogni fase della vita;
· l’istruzione pubblica e laica e l’abolizione dell’ora di religione;
· un sistema sanitario pubblico e laico;
· uno stato sociale che risponda alle necessità reali dei diversi soggetti;
· i diritti e la piena cittadinanza di lesbiche, trans, gay e migranti;
· l´eliminazione delle leggi ideologiche dettate dal Vaticano e la cancellazione della legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita;
· l’abolizione del Concordato e dei privilegi derivanti (esenzione ICI, otto per mille...).

Coordinamento Facciamo Breccia
www. facciamobreccia.org - adesioni@facciamobreccia.org

sabato 10 gennaio 2009

sabato 17 gennaio - per la Palestina


Sabato 17 gennaio da tutta Italia a Roma per la manifestazione nazionale in solidarietà con i palestinesi di Gaza

E’ stata convocata nella capitale per sabato 17 gennaio da una larghissima coalizione di associazioni e forze politiche una manifestazione nazionale di solidarietà con il popolo palestinese massacrato a Gaza dalle forze armate israeliane. Dopo la prima giornata di mobilitazione nazionale che ha già visto le piazze di quindici città italiane riempirsi di manifestanti a sostegno dei palestinesi lo scorso sabato 3 gennaio, la rete di associazioni attiva da anni per la Palestina ha deciso di passare ad un appuntamento centrale nella capitale politica del paese per far pesare l’indignazione verso il massacro a cui sono sottoposti i palestinesi a Gaza e la condanna della politica filo-israeliana adottata dal governo e –con poche eccezioni - dalla “politica” italiana.

Ridotti all’osso ma determinati gli obiettivi della manifestazione nazionale del 17 gennaio: “Fermare il massacro dei palestinesi a Gaza; basta con l’impunità per il terrorismo di stato israeliano; rompere ogni complicità politica, diplomatica, militare ed economica tra Italia e Israele; denuncia di una informazione che uccide le coscienze così le bome uccidono le persone”.

Alla manifestazione partecipano sia le associazioni storiche della solidarietà con i palestinesi (dal Forum Palestina alle associazioni di amicizia con la Palestina di Firenze, Cagliari, Bologna, Viareggio), i coordinamenti Free Palestine di Torino, Napoli e di Pisa, i sindacati di base RdB/CUB e Cobas, i centri sociali ma ci saranno anche le comunità degli immigrati, siano esse musulmane o no, e gruppi di cristiani di base. Tra le forze politiche PRC, PdCI, Rete dei Comunisti, Sinistra Critica, PCL. Per domenica 11 gennaio a Firenze è previsto un incontro nazionale per decidere i dettagli del corteo.

Info: stopmassacrogaza@libero.it

FORUMPALESTINA