Vendola annuncia che non ridurrà il 7% in bolletta come stabilito dal
referendum perché deve pagare i debiti di Fitto. In campagna
referendaria non l'aveva detto. Ma, dice, "nessuno me l'aveva chiesto". E
poi si gode i complimenti della finanza.
Abbiamo letto
questo articolo
sul Corriere del Mezzogiorno, versione meridionale del Corriere della
Sera e francamente facciamo fatica a capire come si possa fare politica
in questo modo. Nichi Vendola, alfiere della nuova sinistra di lotta e
di governo, a proposito dell'acqua pubblica dice che
«è indispensabile fare i conti con la realtà per non precipitare nei burroni della demagogia". Che significa? Significa che
"sull’Acquedotto
Pugliese abbiamo deciso di intraprendere la strada dell’efficientamento
e su quella proseguiremo. Per questo non abbasseremo le tariffe".
Bene, le tariffe sono indispensabili per mantenere il servizio pubblico,
dice Vendola, le stesse che hanno permesso all'Acquedotto Pugliese di
approvare il bilancio del 2010 con 37 milioni di utili. Il problema però
sorge nel momento in cui questa posizione pragmatica, e di governo,
cozza con quell'altra, di lotta e di opposizione, incarnata durante la
campagna referendaria per il Sì ai quesiti promossi dai movimenti.
Vendola annuncia infatti
"l’impossibilità di adeguarsi a quanto deciso dal recente referendum",
cioè l'abrogazione della norma che consente ai privati, ma anche ai
gestori pubblici, di ottenere profitti garantiti sulla tariffa,
caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del
capitale investito. Quel taglio non ci sarà.
Il motivo, ovviamente, è tecnico: "
In Puglia - spiega
l'assessore pugliese alle Opere pubbliche, Fabiano Amati, sempre al
Corriere del Mezzogiorno - la remunerazione del capitale investito del
7% è un costo: quello che pagheremo ogni anno fino al 2018 sul bond in
sterline pari al 6,92% contratto durante la gestione dell’era Fitto". "In Puglia - aggiunge Vendola - i
n
realtà non siamo di fronte alla scelta di abbassare la tariffa del 7% e
di conseguenza gli investimenti perché quella remunerazione non è
utilizzata, come dovrebbe, per gli stessi investimenti, ma rappresenta
la copertura di un debito e quindi dal punto di vista finanziario un
costo».
Come fa notare il quotidiano pugliese, però, resta il problema della
coerenza. Perché Vendola ha sostenuto il referendum sapendo che lo
avrebbe disatteso un minuto dopo? E perché, gli chiedono, non ha detto
queste cose in campagna elettorale? «
Nessuno me le ha chieste».
Vale la pena anche fare altre due citazioni. Intervistato dal manifesto, alla domanda se
"non gli dispiace essere considerato un populista di sinistra", Vendola ha risposto:
"Se posso fare la parte del vanitoso, no. Faccio tendenza. Le
espressioni che ho inventato, dalla «rivoluzione gentile» all'«Italia
migliore», alla «narrazione», sono state imitate e emulate. Ma lascerei
correre questa discussione stucchevole. Oggi (ieri, ndr) Massimo
Mucchetti, economista rigoroso, elogia sul Corriere della sera il lavoro
del presidente Vendola sull'acquedotto pugliese. Ecco cosa intendo:
sento il dovere di sottrarmi alla scorciatoia della bella sconfitta.
Siamo chiamati a organizzare la speranza e a trasformarla in un blocco
sociale, una nuova egemonia culturale".
E allora leggiamo cosa scriveva Mucchetti sul Corriere:
A pochi giorni dai referendum sull' acqua, Standard & Poor' s
promuove l' Acquedotto Pugliese (Aqp), e assegna il rating BBB-/A-3 al
suo debito a lungo e a breve, associato alla previsione di stabilità. In
precedenza, il debito della società controllata dalle Regioni Puglia e
Basilicata era classificato come BB+/B-1. Ciò significa che le
obbligazioni Aqp non sono più titoli spazzatura ma hanno, sia pure al
livello minimo, l' investment grade. Per una società come l' Aqp, che
godeva di una pessima reputazione («l' Acquedotto Pugliese serve a dar
da mangiare più che da bere», si diceva), il riconoscimento segna una
svolta. L' agenzia attribuisce il miglioramento sia all' aumento delle
tariffe (6,6%) che al taglio dei costi operativi e della morosità della
clientela. S&P si aspetta che gli aumenti tariffari proseguano (6%
quest' anno, 3,8 nel 2012) e così pure il recupero di efficienza in base
al piano industriale approvato dall' Authority. S&P ritiene quindi
che l' autofinanziamento possa coprire il 20% del debito e il margine
operativo lordo rimanere 3-3,5 volte il debito. Il responso di S&P
dovrebbe far riflettere sia i referendari più estremisti che i
privatizzatori a prescindere. L' Aqp investe e si fa retribuire in
tariffa il capitale investito in barba al secondo referendum, anche
perché, annullata la norma 2006, restano in vigore le precedenti. L'
Acquedotto Pugliese, con una dirigenza nominata dal sognatore Nichi
Vendola a governare una rete di 21 mila chilometri più altri 10 mila di
fognature e 184 depuratori, ha oggi un debito più affidabile di Fiat e
Fiat Industrial, Cir, Espresso, Guala Closures, Piaggio, Wind, Safilo,
Seat e AdR, tutte società alle quali S&P non concede l' investment
grade" (Massimo Mucchetti, Corriere della Sera, 24 giugno 2011)
Di lotta e di governo, dritti contro il muro