mercoledì 8 febbraio 2012

La Cgil in trincea con l'occhio al Pd


Susanna Camusso non vuole spaccare il partito di Bersani e quindi non vuole rompere la trattativa. Ma dall'interno crescono le pressioni per non firmare accordi sull'articolo 18
Salvatore Cannavò
Alla vigilia di due vertici molto delicati, quello di oggi pomeriggio tra Cgil, Cisl e Uil e poi con la Confindustria, l'unico dato certo sono le mobilitazioni. Cgil, Cisl e Uil convocano per domani un sit-in al Pantheon per chiedere modifiche al decreto “milleproroghe” relative alle pensioni in particolare “gli esodati”, costretti a lasciare il posto di lavoro e che non trovano ancora la pensione ad attenderli. I tre sindacati si ritroveranno poi di nuovo in piazza nella manifestazione europea indetta dalla Confederazione europea dei sindacati il 29 febbraio, contestando che il Trattato sul Patto di Bilancio sia “l'unica risposta alla crisi”.
Più imminente è invece la manifestazione della Fiom, inizialmente prevista per sabato prossimo e, causa neve, spostata al 18 febbraio. Si snoderà da piazza della Repubblica a piazza San Giovanni e oltre al tema dello scontro con la Fiat, ora si aggiunge, come spiega Maurizio Landini “anche la difesa dell'articolo 18”. Una manifestazione in stretta connessione con la Cgil con Susanna Camusso che parlerà dal palco segno di un rapporto non più conflittuale tra le due organizzazioni e della volontà della Cgil di utilizzare anche la piazza per cercare di tenere botta rispetto ai continui assalti sull'articolo 18.

La Cgil in effetti rischia di restare nuovamente isolata se Cisl e Uil alla fine dovessero sostenere quella che Raffaele Bonanni ha chiamato “manutenzione” dell'articolo 18. Uno scenario da incubo non solo perché il ripristino del rapporto con gli altri sindacati è stato perseguito con fatica ma anche perché una Cgil che non firma l'accordo “spaccherebbe il Pd” come in molti dirigenti si sono sentiti ripetere. L'esecutivo nazionale che si è svolto lunedì è stato difficile perché nessuno vuole cedere sull'articolo 18 ma in molti percepiscono un clima politico difficile. E non sono mancati distinguo e critiche alla gestione del segretario generale da parte dello Spi, della Flc ma anche mugugni non esplicitati da parte di regioni importanti come l'Emilia Romagna.
Dal canto suo, in un'intervista all'Unità, Susanna Camusso ha provato a definire i suoi paletti: “Il tema su cui possiamo ragionare è che le cause di lavoro non possono durare un tempo infinito”. Ma l'onere della prova deve restare a carico delle aziende. Una linea su cui sta lavorando anche Pierluigi Bersani che però non ha escluso che, sia pure "solo in fondo" alla trattativa, ci possano essere modifiche. Cisl e Uil si sono spinte più in là, ipotizzando di ritoccare le leggi che regolano i licenziamenti individuali e collettivi - la 604 del 1966 e la 223 del 1991, in particolare quest'ultima . Per questo, annusando l'aria, ci sono aree della Cgil che hanno invitato Camusso a rompere prima che sia troppo tardi. Ma la rottura, come detto, romperebbe anche il Pd.
Intanto i tre sindacati cercano di affinare la piattaforma unitaria sulle cose che li uniscono e ieri hanno fatto dei passi avanti su ammortizzatori e precarietà. E così già oggi con Confindustria, Cgil, Cisl e Uil vorrebbero verifcare la riduzione delle oltre 40 tipologie contrattuali in un pacchetto minimo che oltre al tempo indeterminato preveda l'apprendistato, il reinserimento, la somministrazione, il tempo determinato e il parti-time.

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