sabato 30 luglio 2011

No Tav, il voltafaccia di Ferrentino

Polemiche nel movimento No Tav dopo l'intervista di Ferrentino, coordinatore di Sel ed ex Presidente della Comunità Montana Bassa Valle Susa, che sulla Stampa invita a non andare alla marcia NoTav del 30 luglio

Da NoTav.info
Ieri Antonio Ferrentino, ex presidente della Comunità Montana Bassa Valle Susa, ha voluto rilasciare un’intervista a Massimo Numa de LA STAMPA. Tra le altre cose spiccano la sua pronta solodarietà a Lazzaro (ITALCOGE) impegnato nella costruzione del ”fortino” della Maddalena e l’appello ai Valsusini di non partecipare alla marcia No Tav prevista per sabato 30 luglio.
CHI E’ Antonio Ferrentino: ex PCI, PDS, PD, SD, oggi coordinatore regionale di Sel, consigliere Provinciale, Sindaco Sant’Antonino, nel periodo della battaglia di Venaus era parte del movimento notav in qualità di raprresentante dei sindaci della Val di Susa. Convinto nella lotta fino a quando non comparve l’osservatorio tecnico di Mario Virano, con il quale inzio un flirt che lo portò a remare contro le istanze del movimento notav, divenatndo di fatto l’interlocitore privilegiato del presidente dell’osservatorio, con il quale fece molti dibattiti pubblici. Insieme all’allora tecnico della Comunità Montana Andrea Debernardi ideò la proposta del F.A.R.E., ovvero una possibilità tecnica alla realizzazione della Torino Lione a fasi, che oggi è ricalcata dal “Tav low cost” della lobby del tav

*Dobbiamo fermarli***


*5 proposte per un fronte comune contro il governo unico delle banche*****

E´ da più di un anno che in Italia cresce un movimento di lotta diffuso,
civile, democratico. Dagli operai di Pomigliano e Mirafiori agli studenti, a
coloro che lottano per la casa, alla mobilitazione delle donne, al popolo
dell´acqua bene comune, ai movimenti civili e democratici contro la
corruzione e il berlusconismo, per affermare la Costituzione in tutto il
Paese una diffusa e convinta mobilitazione ha cominciato a cambiare le cose.
E´ andato in crisi totalmente il blocco sociale e politico e l´egemonia
culturale che ha sostenuto i governi di destra e di Berlusconi. La
schiacciante vittoria del sì ai referendum è stata la sanzione di questo
processo e ha mostrato che la domanda di cambiamento sociale, democrazia e
di un nuovo modello di sviluppo economico, ha raggiunto la maggioranza del
Paese. ****

venerdì 29 luglio 2011

La "bolla del carbonio" o la vita

L'ultimo rapporto della Carbon Tracker segnala che un terzo del carbonio utilizzabile nel periodo 2000-2050 è stato già utilizzato e che l'80% di carbonio conosciuto dovrebbe restare nel sottosuolo. Ma per far ciò le compagnie interessate dovrebbero distruggere l’80% del loro capitale...

Daniel Tanuro
Carbon Tracker Initiative è una ONG niente affatto sovversiva e ben conosciuta per i suoi seri lavori sul «bilancio del carbonio»: in altri termini, la quantità di carbonio fossile che l’umanità può ancora immettere nell’atmosfera sotto forma di gas di carbonio da qui al 2050, se si vuole avere una possibilità di non superare (troppo) i 2°C di aumento della temperatura.
Il suo ultimo rapporto non manca di interesse. Basandosi sui lavori del Potsdam Institut, Carbon Tracker mette in fila i seguenti elementi:
► Nel 2011, l’economia mondiale ha già utilizzato un terzo del bilancio del carbonio di 886 gigatonnellate (= miliardi di tonn.) di gas di carbonio (GtCO2), di cui disponeva per il periodo 2000-2050. Il saldo disponibile è solo più di 565 GtCO2.(= miliardi di tonn.).
► Le riserve provate di combustibili fossili in mano alle compagnie pubbliche private e governative corrispondono all’emissione di 2.795 GtCO2.
► Le parti di queste riserve in mano alle 100 più grandi compagnie private nel settore del carbone e delle 100 più grandi nei settori del gas e del petrolio corrispondono a 745 GtCO2, il resto è in mano agli Stati, in particolare il regno saudita.
Il fatto che il saldo di carbonio fossile disponibile è solo di 565 GtCO2 su un totale di 2.795 equivale a dire che per non sconvolgere troppo il clima, l’80% delle riserve conosciute di carbone, petrolio, e gas naturale devono restare nel sottosuolo per non essere mai bruciate

mercoledì 27 luglio 2011

ISRAELE, “INDIGNATI” IN PIAZZA

Nuove manifestazioni a Tel Aviv contro il carovita ma tra le tende di viale Rothschild si discute anche dei Territori Occupati grazie ad "Anarchici contro il muro". 

MICHELE GIORGIO
Roma, 26 luglio 2011, Nena News – Gli «indignados» di Tel Aviv resistono. L’accampamento di viale Rothschild non smobilita, nonostante le cariche della polizia a cavallo di sabato sera e le decine di fermi effettuati tra le oltre 20mila persone che hanno sfilato nelle vie del centro per protestare contro le «case d’oro», gli affitti stratosferici, il costo della vita insopportabile e a favore dell’aumento dei salari e di ciò che rimane dello stato sociale. Al contrario la mobilitazione si intensifica. Ieri centinaia di manifestanti hanno bloccato alcuni degli incroci stradali più trafficati a Tel Aviv e in altre città, come Haifa e Rosh Hain. Un campo di tende improvvisato è spuntato all’improvviso accanto alle Torri Azrieli mandando in tilt il traffico. Ma nessun taxista e automobilista ha protestato, il consenso alle iniziative degli indignati è ampio in tutto il paese. Tutti si sentono nella stessa barca.
Proteste di questa portata non si vedevano da tempo nella più importante delle città israeliane, più nota per la vita notturna e lo stile liberal dei suoi abitanti che per le rivolte contro i governi. Ormai sono centinaia le tende allineate che partono dalla «bianca» piazza Habima, a poche centinaia di metri dalla centralissima via Dizengoff.

lunedì 25 luglio 2011

Contro la "spoliticizzazione" della crisi

Recensione del libro Capitalismo tossico di Marco Bertorello e Danilo Corradi. Smontando la tesi che contrappone una finanza “malata” ad un’economia reale “sana”, i due autori svelano i meccanismi dell’ennesima beffa
Vladimiro Giacchè
(Da Liberazione)
In questi giorni, in cui la crisi sembra riesplodere con la violenza dell’autunno 2008, è particolarmente importante possedere delle bussole per capire cosa accade. Anche oggi – come allora – la stampa e la pubblicistica dominanti ci parlano di “speculazione da imbrigliare”. Ma mentre allora si “riscopriva” lo Stato, implorandolo di fare il bagnino e di riportare a riva le grandi imprese finanziarie (e non solo) che affogavano nei loro debiti, oggi la parola d’ordine è “disciplina di bilancio!”. E sul banco degli accusati ci sono gli Stati, a causa dei debiti di cui si sono fatti carico. Il conto lo presentano proprio quei “mercati” che erano stati salvati. E gli Stati, contriti e ubbidienti, stanno girando la parcella ai lavoratori.

domenica 24 luglio 2011

Il loro debito non lo paghiamo!


tremonti.jpg
respingiamo la manovra lacrime e sangue del governo:
70 miliardi di euro rubati alle classi popolari
Sapevamo tutti che la crisi del capitalismo non era finita e che ben presto, dopo Grecia e Portogallo e Spagna, anche l’Italia sarebbe finita nella tormenta. Le classi dominanti in Europa, come in Italia non hanno nessun vero progetto per il futuro se non quello di scaricare sulla classe lavoratrici tutte le contraddizioni sociali, economiche ed ambientali del loro iniquo sistema basato sul profitto, la concorrenza e il mercato. Ora vogliono che l’enorme debito con cui banche e padroni si sono arricchiti nel corso degli anni sia pagato dalle classi popolari. Quando televisioni e giornali di ogni colore dicono “c’è la speculazione, abbiamo il fuoco in casa, dobbiamo fare sacrifici per rassicurare i mercati” vogliono dire che le lavoratrici e i lavoratori dovrebbero lasciarsi spogliare di salari, pensioni, tempo di lavoro e di vita, servizi sociali e sanitari per dare ai capitalisti e alla speculazione finanziaria
Per raggiungere questo obbiettivo è stata già messa insieme una “sacra unione” che unisce partiti di governo e di “opposizione”, la confindustria, le tre confederazioni sindacali (che non a caso hanno firmato un patto sociale per legare le mani ai lavoratori), con a capo il Presidente delle repubblica che svolge il ruolo di supremo rappresentante istituzionale del capitalismo italiano.
Tutti pronti a sostenere e varare rapidamente la paurosa stangata da 40 miliardi del governo Tremonti Bossi Berlusconi, (in realtà l’insieme delle misure nel corso dei prossimi anni vale circa 68 miliardi di euro), cioè una vergognosa aggressione sociale contro tutte le classi popolari.

A Genova per nuove rivoluzioni possibili

Il decennale di Genova non può essere la riproposizione del "patto di lavoro" del 2001 ma un'occasione per rilanciare l’unità sociale delle lotte, connettendo le “piazze” nordafricane ed europee con le “piazze” sociali italiane.

Aurelio Macciò*
L’appuntamento per il decennale di “Genova 2001 – Genova 2011” può rappresentare un’utile occasione. Un’importante occasione di incontro per le ragioni dei movimenti e delle resistenze politiche e sociali alla crisi della globalizzazione capitalista, beninteso se si rifugge dai rischi del “reducismo” o da impropri istituzionalismi. Insomma, se questo appuntamento riuscirà ad attualizzare le ragioni di ieri, di dieci anni fa, per saperle reinterpretare nelle ragioni dell’oggi. In connessione con le piazze degli “indignati” delle due sponde del Mediterraneo, di Barcellona e Madrid, di Atene e di Tunisi, del Cairo, e di tutte quelle “piazze” sociali che tentano di opporsi alla pesante dittatura del mercato e del profitto capitalistico.

Contro il sistema Penati, al di là del penale...

Non sappiamo se il sistema Penati sia "corrotto" nel senso penale del termine, e speriamo di no. Ma lo è sicuramente nel senso politico: è la politica che si consegna mani e piedi all’impresa e alla finanza.
Piero Maestri*
La notizia dell’indagine in corso nei confronti di Filippo Penati per corruzione/concussione non mi ha fatto brindare.
Intendiamoci, pur avendo fatto parte per qualche anno della “sua” maggioranza in Provincia (o forse proprio per quello), considero Penati un avversario politico. Non per questo mi auguro venga condannato penalmente e davvero spero possa uscire assolto da ogni accusa sul piano penale.
La vicenda potrebbe però rappresentare un’occasione per un utile riflessione a sinistra (non intendo quindi nel PD, ma almeno in quella “sinistra del centrosinistra” sempre pronta ad alleanze “necessarie” con lo stesso PD dei penati e dintorni...).

martedì 19 luglio 2011

Una spoon river per il '68

       
Recensione del libro D'altri tempi: Un’elegia per la rivolta che fu. Con il linguaggio scarno e asciutto dello scrittore Stefano Tassinari.
Filippo La porta
(Da Left)
Compito principale della letteratura è dare voce all’altro, specie a chi la voce non ce l’ha, perché è morto o perché è un paria, un ribelle, uno sconfitto, uno sventurato fatto a pezzi dalla vita. Qui la sua moralità, e non nel fatto che dovrebbe trasmettere valori positivi o edificanti. In questo senso Stefano Tassinari, che ha pubblicato finora innumerevoli romanzi di tipo storico (e che dirige la Nuova rivista letteraria), dimostra di essere uno dei nostri scrittori più “morali” oltre a darci una raccolta notevolissima di racconti: D’altri tempi, Alegre.

lunedì 18 luglio 2011

Capitalismo, strada senza uscita

Recensione del libro Capitalismo tossico di Marco Bertorello e Danilo Corradi. Una severa lettura sistemica dell'epoca tradita dal mercato.

Fabrizio Franchi*
In questi giorni di grave crisi finanziaria emergono ancora le solite ricette liberiste per affrontare gli scossoni che arrivano prima ancora che dalle Borse, in generale dall’economia. I Paesi e i loro governi sono di fatto nel panico e reagiscono tutti allo stesso modo, sia che si tratti di governi di centrodestra, sia che si tratti di governi di centrosinistra: tagliando le spese sociali, riducendo il potere d’acquisto dei salari. Ricette, come abbiamo visto in questi decenni che non riescono a ridare slancio alle economie capitaliste, oltretutto preda di crisi economiche e finanziarie sempre più ravvicinate nel tempo se paragonate all’andamento ciclico del passato.
Ma non sarà che non si tratti di crisi temporanee, ma è il capitalismo ad essere in crisi, come modello economico affermatosi in questi ultimi secoli? Un sistema economico che certamente ha saputo cambiare, adattarsi, trasformarsi, quasi come un camaleonte per sopravvivere a se stesso ma che ora dimostra tutto l’affanno e l’incapacità di rispondere alle esigenze di una popolazione mondiale moltiplicatasi nell’ultimo secolo. Il debito pubblico dei Paesi occidentali cresce e non si arresta, nonostante i tentativi di governanti, banche mondiali e capitalisti di arginare il mostro che cresce.

Pomigliano, vittoria a metà

Il Tribunale di Torino ha riconosciuto la legittimità dell'accordo siglato dalla Fiat con Cisl, Uil, Ugl e Fismic ma, allo stesso tempo, ha riconosciuto il carattere di antisindacalità. Partita ancora aperta, e solita minaccia sugli investimenti da parte di Fiat.

Salvatore Cannavò
(Da il Fatto quotidiano)
Il Tribunale di Torino ha riconosciuto la legittimità dell'accordo siglato dalla Fiat con Cisl, Uil, Ugl e Fismic che stabilisce la nascita di Fabbrica Pomigliano ma, allo stesso tempo, ha riconosciuto il carattere di antisindacalità di quell'intesa come richiesto dalla Fiom che brinda alla sentenza emessa ieri sera dal giudice Vincenzo Ciocchetti. La Fiat, invece, si dice “soddisfatta a metà” e, ancora una volta, rimette in gioco gli investimenti di “Fabbrica Italia”.

giovedì 14 luglio 2011

Cassazione proclama vittoria dei Sì, parta subito il processo di ripubblicizzazione

COMUNICATO STAMPA
Cassazione proclama vittoria dei Sì, parta subito il processo di ripubblicizzazione
La Corte di Cassazione ha oggi proclamato la vittoria dei Sì ai referendum del 12 e 13 giugno. I due quesiti sull'acqua sono quelli che hanno registrato il più alto numero di votanti, (27.689.455 il primo, 27.690.714 il secondo) e il maggior numero di Sì (25.931.531 il primo, 26.127.814 il secondo).
Il Comitato Referendario 2 Sì per l'Acqua Bene Comune si aspetta che a fronte di una così chiara espressione della volontà popolare, venga al più presto discussa e approvata in Parlamento la proposta di legge di iniziativa popolare depositata alla Camera dei Deputati già nel 2007, proposta che va nella direzione di un governo pubblico e partecipativo del servizio idrico così come lo intende la maggioranza degli italiani.
Allo stesso modo, il Comitato chiede a tutti gli Ambiti Territoriali Ottimali e a tutti gli enti locali di ottemperare immediatamente a quanto abrogato dai quesiti referendari, predisponendo gli atti necessari a togliere “l'adeguata remunerazione del capitale” dalla tariffa e ad avviare percorsi di ripubblicizzazione del servizio idrico integrato.
Roma, 14 luglio 2011

LEGGE BOICOTTAGGIO, TIRANNIA DELLA MAGGIORANZA

Alle voci e alle proteste della società civile israeliana che contestano l’approvazione dell’”AntiBoycott Bill”, si sono aggiunti oggi anche 32 accademici: è una legge “incostituzionale” scrivono in una lettera indirizzata alla magistratura.

Gerusalemme, 14 Luglio 2011 – Nena News (foto di Oren Ziv – Activestill) – Nonostante come il Ministro della Difesa Barak, anche Binjamin Netanyahu non si sia presentato al voto della legge contro il boicottaggio approvata in via definitiva lunedì alla Knesset (il Parlamento israeliano) con 47 voti a favore e 38 contrari, ieri il Primo Ministro, nel suo intervento nelle aule parlamentari, ha affermato a gran voce che la legge in questione “è un prodotto di un processo democratico in uno stato democratico”. Affermazioni che oggi hanno provocato l’immediata risposta di 32 accademici delle università israeliane, appartenenti in gran parte alle facoltà di legge, che hanno sottoscritto un appello alla magistratura, definendo la legge “incostituzionale” (sebbene Israele non abbia una reale Costituzione).

Smiracolo a Milano.

L'Expo di Pisapia segue la rotta di Formigoni-Moratti e l'alternativa di Boeri è tarlata dal conflitto di interesse
Marco Travaglio*
da Il Fatto quotidiano
Era il 4 novembre 2010 quando Giuliano Pisapia ruppe gli indugi e annunciò al corriere.it la sua candidatura alle primarie di Milano per l'aspirante sindaco del centrosinistra. Disse di farlo per "far tornare Milano una città che sorride, che dà case e lavoro, dove l'aria è respirabile e le esigenze di tutti hanno diritto di cittadinanza".
Quando gli domandarono che differenza c'era fra lui e l'architetto-urbanista Stefano Boeri, candidato ufficiale del Pd, Pisapia dichiarò: "Boeri parla molto bene di progetti e di cose; io parlo delle persone e dei loro bisogni, delle loro necessità: su questo ho impegnato tutta la mia vita".

La manovra Napolitano-Tremonti

Dopo l'intervento del Capo dello Stato la finanziaria peggiora. Per lavoratori, precari e anziani un salasso sociale di prim'ordine. Con la benedizione del Pd
imq
C'è voluto il Presidente della Repubblica per peggiorare la manovra. Con il suo appello alla "responsabilità" subito spalleggiato da Pd e dal prossimo presidente della Bce, Mario Draghi, Tremonti ha calmato i mercati internazionali inasprendo le misure contenute nella manovra finanziaria e scaraventando su lavoratori, anziani, precari e migranti una violenza di fuoco immediata. Aumento del ticket, taglio alle varie assistenze tramite agevolazioni fiscali, innalzamento dell'età pensionabile e poi un piano di "dismissioni del patrimonio dello Stato" che prelude a una nuova ondata di privatizzazioni in barba al risultato del referendum del 12 e 13 giugno.
L'unità nazionale, la responsabilità, l'allarme per i mercati sono tutti ingredienti che non fanno che peggiorare il saldo sociale degli interventi di riduzione del debito. Il governo "di salvezza nazionale" possiamo dire che è già nato e si chiama Napolitano-Tremonti spalleggiato da Draghi e guardato con dolcezza dal Pd. Che dice tutta la sinistra alternativa che proprio con questo Pd vorrebbe costruire un futuro diverso per l'Italia?

mercoledì 13 luglio 2011

No signor Presidente della Repubblica,





di Giorgio Cremaschi  [13 luglio 2011, "Liberazione"] - No signor Presidente della Repubblica, mi permetto di obiettarLe che questo non e' il momento della coesione nazionale. Capisco  le buone intenzioni di natura istituzionale, ma esse oggi lastricano una via che porta al massacro sociale in Italia come in Europa. Non di coesione, ma di una irruzione di giustizia, eguaglianza sociale e democrazia ha oggi bisogno la nostra stanca ed inutile politica per affrontare davvero la crisi. (...)
Giustizia, perché nessuna misura e' credibile se non vanno in galera i potenti che rubano, se non si colpiscono davvero gli evasori fiscali, se non c'è un risanamento morale della politica e se non si liquida il suo intreccio con gli affari.

martedì 12 luglio 2011

ISRAELE APPROVA LEGGE CONTRO IL BOICOTTAGGIO

E' passata ieri in via definitiva alla Knesset con 47 voti favorevoli contro 38, la "Boycott Bill" che sanzionerà individui e gruppi che invitano a boicottare Israele, incluse le sue colonie. La società civile: "È una legge antidemocratica".

DI EMMA MANCINI
Roma, 12 luglio 2011, Nena News (nella foto, manifesto della Birzeit University disegnato da Zanstudio) – La controversa “Boycott Bill” è passata ieri dopo tre votazioni alla Knesset israeliana: da oggi saranno sanzionate tutte le persone e le organizzazioni che inviteranno al boicottaggio di Israele e delle sue colonie nei Territori Palestinesi Occupati.

Il capitalismo ha bisogno di vacanze

La risposta alla crisi è: competitività, quindi crescita, quindi posti di lavoro. Ma se tutta la crescita va a un piccola frangia di ricchi, a che scopo perseguire una crescita più elevata? La vera posta in gioco è di distribuire in modo diverso la ricchezza

Michel Husson*
I vecchi paesi capitalisti non vanno bene. È quanto mostrano le ultime previsioni dell'Onu (1): "Un rallentamento della crescita mondiale è atteso nel 2011 e nel 2012". Per i paesi sviluppati, il rapporto prevede una crescita dell'1,9% nel 2011, poi del 2,3% nel 2012. L'Unione europea (1,5 e 1,9) e il Giappone (1,1 e 1,4) farebbero ancora peggio, e gli Stati Uniti (2,2 e 2,8) un po' meglio.
La crescita mondiale sarebbe trascinata dai paesi in via di sviluppo, con il 6% nel 2011 e poi il 6,1% nel 2012. "La ripresa mondiale è stata frenata dalle economie sviluppate" dice il rapporto. Ci si può persino chiedere se ci sarebbe stata ripresa nei paesi sviluppati senza il dinamismo dei paesi emergenti.
La crescita misura almeno una cosa: la salute del capitalismo.

Le folli spese di guerra dell’amministrazione Obama

Mentre vara una finanziaria "lacrime e sangue" per ridurre lo spaventoso debito pubblico, l’amministrazione statunitense approva un bilancio della difesa da record.
Antonio Mazzeo
L’amministrazione degli Stati Uniti d’America sfida l’opposizione repubblicana e una parte del Partito democratico e annuncia per il 2012 una manovra finanziaria “lacrime e sangue” per ridure lo spaventoso debito pubblico di oltre 14.000 miliardi di dollari. All’orizzonte si profilano nuove tasse sui consumi e tagli alla spesa sociale e sanitaria per 4.000 miliardi ma il complesso militare industriale e i signori del Pentagono potranno comunque dormire sogni tranquilli. Il Congresso, infatti, con 336 voti favorevoli e 87 contrari, ha varato per il prossimo anno un bilancio della difesa record: 649 miliardi di dollari in nuove armi e missioni di guerra, 8,9 miliardi in meno di quanto aveva richiesto il presidente Obama ma 17 miliardi in più di quanto previsto nel budget 2011. Restano fuori dalla difesa perché computate sotto altre voci del bilancio federale, le spese per la cosiddetta “sicurezza nazionale”, quelle per la ricerca e la sperimentazione di nuovi strumenti bellici e quelle per la realizzazione di installazioni militari nazionali e d’oltremare, per le abitazioni da assegnare al personale o per la produzione degli ordigni nucleari destinati ai cacciabombardieri strategici o ai missili a medio e lungo raggio imbarcati nei sottomarini.

domenica 10 luglio 2011

“L’ISRAELE CHE NON TI ASPETTI” NON CONQUISTA MILANO


Per 10 giorni in Italia, la kermesse Unexpected Israele, volta a presentare “l’altra faccia” del paese. In realtà a porte chiuse si firmavano accordi per rafforzare le relazioni commerciali con l’industria privata e le istituzioni pubbliche italiane.

DI STEPHANIE WESTBROOK
Roma, 09 Luglio 2011, Nena News – Per 10 giorni nel mese di giugno, Milano ha ospitato un’iniziativa promozionale volta a presentare, come ha detto l’ambasciatore israeliano in Italia Gideon Meir, “l’altra faccia di Israele”. L’evento, “Unexpected Israele” è stato patrocinato dai governi italiano e israeliano, insieme alle amministrazioni locali di comune e provincia di Milano.
Quando la manifestazione è stata annunciata nel dicembre 2010, con un costo stimato di € 2.500.000, includeva un padiglione di plexiglass di 900 metri quadrati – illuminato notte e giorno – in Piazza Duomo per far conoscere le meraviglie tecnologiche e culturali di Israele. Alla fine, sulla piazza principale di Milano non c’era altro che una piccola installazione multimediale: 15 totem parlanti che sproloquiavano i classici della hasbara (propaganda) israeliana per i pochi visitatori che osavano entrare nell’area transennata e sorvegliata dalla polizia.

EGITTO: E’ ANCORA RIVOLUZIONE

Un milione di persone ieri in piazza Tahrir al Cairo e in altre citta' del paese. Hanno aderito alla manifestazione anche i Fratelli musulmani, timorosi di perdere consensi

DI MARIO CORRENTI
Roma, 09 luglio 2011, Nena News – Un milione, forse più, a sfidare il caldo soffocante dell’estate cairota in nome di un nuovo Egitto. Il «Venerdì dell’epurazione e del castigo» ieri ha riempito Piazza Tahrir come nei giorni indimenticabili della rivolta contro Hosni Mubarak. Ora l’ex raìs non è più al potere. Malato e depresso, affronterà il prossimo 3 agosto un processo storico. Eppure la ribellione che infiamma la piazza più famosa della «primavera araba» non si placa. I protagonisti della «rivoluzione del 25 gennaio» contestano  il Consiglio supremo delle forze armate al potere, che ogni giorno che passa, si dimostra un avversario sempre più insidioso. E ieri a protestare contro la lentezza dei processi che vedono sul banco degli imputati alcuni degli uomini di Mubarak e per le esitazioni nell’attuazione del processo di riforma, c’erano anche centinaia di migliaia di manifestanti ad Alessandria e a Suez mentre un migliaio di persone ha tenuto un sit-in davanti all’ospedale internazionale a Sharm el Sheikh dove, da metà aprile, è ricoverato Mubarak.

venerdì 8 luglio 2011

Libia: chi c'è al crocevia tra affari, guerra e politica?

Connivenze, logiche massoniche, il potere del gruppo degli amici di Bisignani sulle scelte di politica estera. E un grande manovratore che qualcuno vorrebbe al Quirinale...

Gigi Malabarba
(da Globalist.it)
Premessa: nessuna persona che abbia un minimo di onestà intellettuale può aver creduto che l'intervento della Nato in Libia fosse dovuto all'umanitaria protezione delle popolazioni della Cirenaica, insorte contro Muhammar Gheddafi. E' comprensibile che i ribelli di Bengasi, in tutto simili alla generazione protagonista della primavera araba che ha abbattuto Ben Alì e Mubarak e sconvolto l'intero Nordafrica e Medioriente, invocassero l'intervento armato dei paesi europei. E a loro e a tutti coloro che si ribellano alle dittature deve andare il nostro pieno sostegno e, per quel che mi riguarda, anche al di là di quello strettamente umanitario (specialmente se provenienti da forze politiche e sociali solidali, più che dai governi).

Npa, "Un candidato operaio"

Dopo la scelta di Olivier Besancenot di non ricandidarsi, l'Npa ha scelto il suo nuovo candidato alle presidenziali francesi del 2012. E' l'operaio della Ford Philippe Poutou.

Daniel Minvielle
"Un candidato operaio, non il candidato degli operai". Con queste parole di Philippe Poutou finisce l'articolo di Liberation di Martedì 28 Giugno a lui dedicato, dal titolo: Philippe Poutou un lavoratore per riavviare la macchina. La "macchina" in questione, l’NPA [Nuveau parti anticapitaliste, Ndt], è descritta in un altro articolo della stessa edizione come appena uscita da "una nuova frattura", al convegno nazionale dello scorso fine settimana. "Forse l'ultima"…risultato di due anni nei quali l’Npa ha “dilapidato” un “capitale militante”. Due anni nel corso dei quali l’Npa ha spazzato via le “speranze” riposte da molti nella formazione politica che prometteva di essere “il pezzo dei movimenti sociali orfani della rappresentanza politica”.

giovedì 7 luglio 2011

Nessuna notizia dall'Islanda?

Di fronte alla grave crisi economia il popolo islandese ha fatto dimettere un governo, sono state nazionalizzate le principali banche, i cittadini hanno votato per l’insolvenza del debito ed è stata creata un’assemblea popolare per riscrivere Costituzione. Perchè nessun media ne parla?

Marco Pala
Qualcuno crede ancora che non vi sia censura al giorno d’oggi? Allora perchè, se da un lato siamo stati informati su tutto quello che sta succedendo in Egitto, dall’altro i mass-media non hanno sprecato una sola parola su ciò che sta accadendo in Islanda?
Il popolo islandese è riuscito a far dimettere un governo al completo;sono state nazionalizzate le principali banche commerciali; i cittadini hanno deciso all’unanimità di dichiarare l’insolvenza del debito che le stesse banche avevano sottoscritto con la Gran Bretagna e con l’Olanda, forti dell’inadeguatezza della loro politica finanziaria; infine, è stata creata un’assemblea popolare per riscrivere l’intera Costituzione. Il tutto in maniera pacifica. Una vera e propria Rivoluzione contro il potere che aveva condotto l’Islanda verso il recente collasso economico.

Una crisi strutturale

Il caso greco mostra quanto la crisi economica sia ancora robusta, mentre nessuno ne affronta le cause strutturali. Dal 6 luglio è in libreria Capitalismo tossico. Crisi della competizione e modelli alternativi di cui pubblichiamo la Prefazione.

Marco Bertorello
e Danilo Corradi
A tre anni dall’esplosione della crisi economica e finanziaria che si è resa manifesta con il fallimento della banca Lehman Brothers alcune sirene annunciano che il peggio è passato, che la ripresa è alle porte, persino che quest’ultima starebbe diventando “robusta”, come sostenuto nel marzo 2011 dalla Banca centrale europea. Ma in tre anni nessuna delle cause strutturali della crisi è stata affrontata. Certo al biennio 2008-2009 non ha fatto seguito un periodo altrettanto deflagrante, ma gli squilibri economici e sociali sono rimasti tutti. Persino gli eccessi della finanza a così breve tempo dalla loro detonazione sono tornati alla ribalta. «Speculatori all’assalto» titolava significativamente in prima pagina il 20 maggio 2011 persino un giornale che non brilla certo per spirito critico come l’Avvenire, annunciando «bolle all’orizzonte come nel 2008»

I custodi del voto referendario

Molto partecipata la due giorni di assemblea nazionale dei Comitati dell'acqua. Rilanciata la mobilitazione per la ripubblicizzazione del servizio. Polemiche sulla legge pugliese. Primo risultato: la Camera calendarizza la discussione sulla legge di iniziativa popolare presentata nel 2007.

Giulio Calella
Più di 400 persone, in rappresentanza di decine di comitati per l’acqua pubblica sparsi in tutto il paese, si sono riunite a Roma tra il Teatro Vittoria e la Città dell’AltraEconomia il 2 e 3 luglio.
Dopo un meritato brindisi per la prima grande vittoria contro le privatizzazioni dopo decenni, i veri vincitori dei referendum, fin dall’introduzione di Paolo Carsetti della segreteria nazionale del Forum dell’acqua, hanno chiarito che la battaglia per la ripubblicizzazione non è finita. Se il referendum ha bloccato con il primo quesito la privatizzazione obbligatoria prevista dal Decreto Ronchi, laddove le società erano già state privatizzate la situazione rimane al momento la stessa dell’11 giugno. E ancora non ci sono stati atti immediati rispetto agli effetti del secondo quesito, quello che eliminava la remunerazione in bolletta del 7% sul capitale investito. Ancora più pericolose le libere interpretazioni del voto di chi, come il Pd, ha appoggiato il referendum ma il giorno dopo ha presentato un disegno di legge che non prevede la ripubblicizzazione del servizio. Insomma, oltre 27 milioni di italiani hanno votato, e hanno detto che l’acqua non si vende, ma la quasi totalità degli interventi, a partire da quello di Stefano Rodotà, hanno sottolineato il rischio concreto che il risultato venga disatteso.

Cosa è successo in Val Susa?

Guardando ciò che in rete è accessibile a tutti si scopre che nella Valle è andata in onda una resistenza popolare come non si vedeva da tempo. Ma l'assalto mediatico e ideologico mostra un'unità nazionale di fatto tra centrodestra e centrosinistra

imq
Cos'è successo in Val di Susa? Alcuni siti, informazioni disponibili a tutti e tutte (ad es.qui, qui, qui, qui o qui) lo possono rivelare. E guardando quello che è accessibile a tutti si scopre che nella Vale, domenica 3 luglio, è andata in onda una resistenza popolare come non si vedeva da tempo. Frutto di uno dei movimenti popolari più organizzati e duraturi dell0ultimo decennio. Purtroppo, l'informazione, come dire?, "mainstream"?, uniformata, cieca e monodirezionale, preferisce giocare la solita divisione dei "cattivi" che ostacolano i "buoni", dei "violenti" - addirittiura responsabili di "omicidio", come dice oggi Maroni - che fanno ombra ai "pacifici". E tutti a far finta di non vedere l'evidenza: la Tav la Valle non la vuole e se a qualcuno è sfuggita un po' la mano, nessuno può far finta di non vedere l'esercito schierato a protezione di un cantiere, i lacrimogeni sparati ad altezza uomo, i manganelli che roteano per permettere a una classe politica che rappresenta sempre meno di poter portare in bocca ai propri padroni i denari del finanziamento europeo e dei mega-appalti che dovranno sventrare un territorio e rimpinguare profitti già grassi.