mercoledì 31 ottobre 2012

"La vergognosa rappresaglia di Marchionne. L'ora della rivolta!"


Con un colpo non troppo a sorpresa, dopo la vergognosa raccolta firme 

orchestrata dall'azienda contro il rientro di 145 lavoratori iscritti Fiom 
decretato in due sedi di giudizio dal tribunale di Roma che ha riconosciuto 
l'evidente comportamento discriminatorio nei confronti degli iscritti ai 
metalmeccanici Cgil, Marchionne ha deciso di licenziare 19 lavoratori 
attualmente in forza nello stabilimento fiat di pomigliano per far posto agli 
altri. Un atto indecoroso , un insulto alla dignita' di un paese che Fiat sta 
abbandonando e che serve esclusivamente a rinfocolare la guerra tra poveri, tra 
lavoratori e a scaricare su altri le sue malefatte. Solo in un paese distratto, 
colpevolmente ripiegato su se stesso, con una politica e un sindacato assenti 
o  complici puo' essere tollerato  un amministratore delegato dispotico quanto 
scarsamente produttivo. Ha approfittato della nuova propaganda di regime sui 
grandi investimenti fiat per il nostro paese, su ennesime promesse che altro 
non sono che la stessa merce spacciata piu' volte, per aprire i licenziamenti. 
(...)
Non e' piu' sufficiente l'indignazione, occorre uno scatto di tutta la Cgil 
per riaprire la vertenza contro il piano Marchionne

Usa, come votano i sindacati


Il ruolo delle principali confederazioni è molto importante per il successo di Obama. Ma pesa la crisi di iscritti e di ruolo che i lavoratori statunitensi vivono ormai da anni
Felice Mometti
Quale tipo di campagna, per le elezioni presidenziali, stanno conducendo i principali sindacati americani? Nella grande maggioranza dei casi il sostegno va a Obama, la tradizionale collocazione nell'orbita del Partito Democratico continua a prevalere, ma questo non significa che a livello sindacale si condividano i medesimi obiettivi. Anche solo per il semplice motivo che le prossime elezioni americane del 6 novembre non riguardano solo la Presidenza. Nello stesso giorno si eleggono l'intera Camera dei Rappresentanti, un terzo del Senato, una decina di Governatori dei singoli stati e non è detto che gli interessi delle varie lobbies sindacali, locali e nazionali, coincidano sempre. E i conti si fanno spesso con le forze reali sul campo, guardando la reciproca consistenza.

lunedì 29 ottobre 2012

Madrid, la voce europea dei movimenti


DAll'1 al 4 novembre si terrà in Spagna, su invito degli "Indignados" un importante incontro dei movimenti sociali di tutta Europa. E' l'occasione per fare del 14 novembre la prima vera giornata di resistenza europea contro le misure di austerità
Quando l'incontro di Madrid è stato promosso la crisi marciava uguale a oggi ma non si erano ancora verificate le mobilitazioni europee che hanno caratterizzato la ripresa post-estiva. Gl scioperi e le grandi manifestazioni di Portogallo, Spagna e Grecia, la manifestazione della Coalition against austerity a Londra del 21 ottobre, la manifestazione nazionale in Francia e, sia pure su scala ridotta, il No Monti Day in Italia. C'è una resistenza europea alle politiche del rigore che cresce e preme anche sugli apparati tradizionali se è vero che la Ces, la Confederazione europea dei sindacati (di cui fanno parte Cgil, Cisl e Uil) si è decisa a promuovere la giornata europe del 14 novembre. Convocata su una piattaforma più che morbida e compromissoria rispetto alla Bce, la giornata ha però già avuto il merito di far scattare nuovi scioperi generali in Spagna e Portogallo. Anche in Italia si stanno preparando iniziative.
Dal punto di vista dei movimenti sociali se ne discuterà nell'appuntamento europeo convocato dagli indignados spagnoli a Madrid dall'1 al 4 novembre. L'occasione di un confronto e di un incontro per colmare un tassello decisivo nel tempo di crisi, il coordinamento e l'iniziativa europea delle lotte.

Sciopero a metà ma sciopero


La Cgil decide di proclamare 4 ore di sciopero generale il 14 novembre nel quadro della giornata di mobilitazione europea indetta dalla Ces ma raccolta da quasi tutti i movimenti sociali. La prima risposta europea all'austerity
La Cgil rompe gli indugi e decide di muovere ancora un passo nel quadro di una mobilitazione europea. La Segreteria nazionale infatti, dopo aver "inutilmente ricercato con CISL e UIL", spiega una nota di Corso ITalia, "di tradurre la decisione della CES di una mobilitazione europea il 14 novembre" ha interrotto le trattative con gli altri due sindacati e ha proclamato lo sciopero generale di quattro ore da gestire a livello territoriale. Uno sciopero a metà, che evita di chiamare direttamente in causa il governo Monti ma che non rinuncia a riferirsi alla legge di stabilità e quindi alla manovra di rigore. Come spiega la stessa nota della segretaria, "lo sciopero è “per il lavoro e la solidarietà contro l’austerità. E’ evidente che al centro di questa giornata di sciopero l’obiettivo di cambiare la legge di stabilità come il complesso delle politiche del governo rientrano pienamente nella piattaforma della Ces". Il 14 si carica quindi di significati ambivalenti ma la decisione della Cgil carica quella giornata di un significato di lotta europea che, quasi certamente, sarà gestita nelle forme più articolate e diverse dai vari movimenti e sindacati.
La piattaforma della Ces
14 NOVEMBRE 2012 CON LA CONFEDERAZIONE EUROPEA DEI SINDACATI PER IL LAVORO E LA SOLIDARIETA' – NO ALL'AUSTERITA'. L'AUSTERITA' NON FUNZIONA!

domenica 28 ottobre 2012

Buona la prima


A Roma, 50 mila persone in piazza per contestare Monti e le sue politiche. Molte vertrenze sociali in un corteo tranquillo che gli studenti scuotono bloccando la tangenziale e poi tutta la città. Prossima tappa lo sciopero sociale europeo del 14 novembre
Giorgio Sestili
E' appena terminata la manifestazione del No Monti Day a Piazza San Giovanni, gli studenti sono ancora in corteo selvaggio sulla Tangenziale Est di Roma. Alcune prime considerazioni sorgono spontanee su questa che è stata la prima giornata dell'autunno che ha visto in piazza l'opposizione politica e sociale al governo Monti.
Considerata l'assenza di un movimento sociale forte la manifestazione nei numeri è andata bene. Circa 50 mila persone (per dare numeri realistici) hanno sfilato in corteo per le strade di Roma. Una manifestazione eterogenea che ha visto la partecipazione di lavoratori in lotta (Ilva, Alcoa), distudenti medi e universitari, degli insegnanti in mobilitazione contro l'aumento dell'orario lavorativo e contro il ddl Aprea, di delegazioni del movimento No Tav e per l'acqua pubblica. Tante anche le lotte ambientali presenti. Questo è senz'altro l'aspetto maggiormente positivo del corteo, la presenza di tante lotte e vertenze sociali che ogni giorno si battono contro la crisi e contro questo governo, con lo sguardo sempre attento anche alle mobilitazioni europee.

Pomigliano, il ricatto Fiat


Nello stabilimento campano l'azienda fa girare una lettera che chiede di non riassumere i 145 operai Fiom che secondo la sentenza del Tribunale di Roma dovrebbero essere assunti dalla Fip. E scatta la guerra tra poveri
Salvatore Cannavò
da Il Fatto quotidiano
E ’una lettera pesante e torbida quella che circola nello stabilimento di Pomigliano e che crea un clima di ricatto e di apprensione tra gli operai dello stabilimento. Partito in sordina, senza che i promotori siano pubblici, il documento in poche semplici righe getta un ulteriore fardello sulle spalle di chi lavora nello stabilimento Fiat emblema di Fabbrica Italia: “A seguito della sentenza che obbliga Fiat a riassorbire i 145 lavoratori iscritti alla Fiom”, si legge nella lettera, tra i lavoratori è forte “la preoccupazione del rischio che Fiat debba far uscire dal lavoro persone come noi che l’azienda da poco ha rirpreso al lavoro, scatenando una guerra tra poveri”. Dopo aver definito tutto questo “inaccettabile!!!” i lavoratori chiedono alle organizzazioni sindacali di intervenire “perché vorremmo evitare che per affermare il diritto di alcuni venga calpestato il nostro diritto al lavoro”. Seguono le firme con accanto i numeri di matricola aziendale.

giovedì 25 ottobre 2012

Un femminismo di movimento e di lotta

Un appello di donne per un incontro a Firenze nel corso del Social forum 10+10 che si terrà dall'8 al 10 novembre
Riteniamo indispensabile e irrimandabile prendere posizione di fronte alla crisi economica e alla
sua drammatizzazione in Europa. La disperazione del popolo greco non solo ci sdegna per ragioni
di solidarietà politica ed umana empatia, ma anche ci inquieta perché l'Italia potrebbe essere la
Grecia di domani. L'équipe di persone di fiducia delle banche che da qualche tempo ci governa, ci
sta sottoponendo infatti alla stessa terapia a cui è stato sottoposto quel disgraziato paese.

mercoledì 24 ottobre 2012

No Monti Day. Per cominciare


Sabato 27 il corteo nazionale promosso da un ampio cartello politico, sociale e sindacale. Una prima occasione per attivare un movimento sociale di massa che sappia comprendere la portata europea della resistenza
Dario Di Nepi
Il 27 Ottobre la manifestazione No Monti Day sarà il primo banco di prova dell’autunno italiano. Certamente ci sono state altre importanti manifestazioni settoriali, da quelle degli studenti medi di inizio ottobre fino a quelle degli insegnanti della scorsa settimana, ma il 27 si scenderà in piazza in un momento nazionale, che si spera possa essere il più partecipato possibile.
Il No Monti Day però chiuderà anche un ottobre che alivello europeo potremmo già definire notevolmente surriscaldato: gli scioperi generali in Grecia e le manifestazioni in SpagnaPortogallo Francia dimostrano che i lavoratori, le lavoratrici, gli studenti e le studentesse così come i migranti del sud dell’Europa sono ormai arrivati al limite della sopportazione, le misure di austerità imposte dalle Trojka e dai governi nazionali stanno impoverendo pesantemente non solo le classi più deboli di questi Paesi, ma anche quelle classi medie che fino a qualche anno fa si sentivano protette, quasi inattaccabili dalla crisi. La Grecia è un esempio emblematico di questo processo, le strade di Atene sono ormai piene di macchine abbandonate e di negozi chiusi o falliti.

Gli estremisti visti dalla polizia


Anonymus viola i files di pubblica sicurezza e li mette in rete. Tra questi il rapporto riservato della Questura di Torino sul movimento No Tav e le realtà "estremiste" che lo sostengono
Anonymus viola i files della polizia e mette in rete una serie di cartelle di documenti di vario tipo (si possono vedere a questo indirizzo http://par-anoia.net/assessment/it/sample/)

La nostra Maria Antonietta


L'ultima "gaffe" di Elsa Fornero mostra la distanza siderale tra i ministri tecnici, e la classe dominante italiana, dalla vita reale delle persone. Espressione di una assenza totale di democrazia nell'organizzazione delle società occidentali. Forse, "ci vorrebbe una rivoluzione"
E' facile, ormai, ironizzare sulle presunte gaffes del ministro Fornero. Piena di sé e della propria missione "civilizzatrice", la responsabile del Welfare non perde occasione per esibire un atteggiamento professorale che sta logorando la sua immagine, oltre che il nostro futuro. Le sue esternazioni sfociano ormai nello psicodramma e diventano occasione di una reazione popolare fatta di rabbia e disorientamento. Ma nel caso dell'ultima, in ordine cronologico, brutta figura, quel "choosy" rivolto ai giovani che cercano lavoro, colpisce non tanto il disprezzo e l'altezzosità quanto la buona fede del ministro. Perché a Fornero quelle espressioni vengono naturali e rappresentano l'effetto genuino della sua estraneità dalla vita reale.

L'ora della rivolta


La Grecia ancora in sciopero e in piazza, al prezzo dei morti. Scioperi in Spagna e Portogallo, manifestazioni in Francia e Belgio. Un calendario di appuntamenti fitti il prossimo mese. L'appello di Rivolta il debito
L’aria si è fatta irrespirabile.
Dopo l’allungamento dell’età pensionabile, la cancellazione dell’articolo 18, la riduzione dei salari pubblici, la tassazione delle prima casa, i licenziamenti facili nel settore privato, le menzogne di Marchionne e le ruberie incontrastate di una classe politica a delinquere… ecco l’ultimo atto del governo dei professori: l’allungamento dell’orario di lavoro degli insegnanti a parità di salario e l’attacco ai diritti dei disabili, oltre all’aumento dell’IVA, e l’ulteriore aumento delle tasse attraverso la riduzione di tutte le detrazioni. Eccole qui le “Idee geniali” del governo dei “professori della Bocconi”.

mercoledì 17 ottobre 2012

Il ritorno di Obama


Il presidente Usa sembra battere il rivale nel secondo faccia a faccia ma nessun istituto di rilevazione spiega su che criteri vengono fatti i sondaggi. La corsa è sempre più spostata al centro con poche differenze di contenuto. Arrestata la presidente del Partito Verde
Felice Mometti
Probabilmente non si saprà mai se l'atteggiamento di Obama nel primo dibattito con Romney facesse parte di una strategia pensata a tavolino dal suo staff elettorale o se, invece, esprimesse una reale difficoltà. Non c'è accordo tra gli analisti politici. Sta di fatto che nel secondo round Obama è apparso come un'altra persona. Più aggressivo, con toni e movimenti studiati nei particolari. Non così Romney, più nervoso. La formula di questo secondo dibattito non era più il confronto diretto tra i due candidati. Dovevano rispondere alle domande in parte concordate di un pubblico, a dir poco ingessato, e di una conduttrice selezionati dopo infinite trattative tra i due staff elettorali con la CNN, la rete che li ospitava. I sondaggi dopo il dibattito sono stati concordi nell'assegnare a Obama quanto meno la vittoria ai punti. Ma vittoria di cosa ? Secondo quali criteri ? Rimane un mistero.

Chi ha ucciso la Teologia della liberazione


A pochi giorni dalle celebrazioni del Concilio Vaticano II una ricostruzione storica della dottrina che ha rivoluzionato la Chiesa in America latina e che è stata soffocata dal conservatorismo di Woityla e Ratzinger
Marcello Musto
da l'Unità
IL PROCESSO DI RIFORME DELLA CHIESA CATTOLICA, AVVIATO DAL CONCILIO VATICANO II, DI CUI È APPENA RICORSO IL CINQUANTESIMO ANNIVERSARIO, subì battute di arresto a partire dagli anni Settanta. Diversamente accadde in Sud America, dove le aspettative che esso aveva generato suscitarono grandi entusiasmi e produssero cambiamenti radicali.

In quegli anni, infatti, mentre nei Paesi capitalistici più avanzati, si realizzò un miglioramento dello standard di vita anche per le classi lavoratrici, in America Latina le diseguaglianze sociali aumentarono e gli indici di povertà crebbero ulteriormente. Guidati dall’illusoria concezione dell’esistenza di un tempo storico unilineare, che avrebbe dovuto riprodurre gli stessi stadi di avanzamento in tutte le società, esperti di vari organismi internazionali ella borarono piani di sviluppo per il Cono Sur. Nel 1961, ad esempio,l’amministrazione Kennedy avviò l’Alleanza per il progresso (Ap), progetto con il quale vennero stanziati 20 miliardi di dollari allo scopo di eliminare «le basi del comunismo», pericolo apparso ancora più concreto dopo la rivoluzione castristra a Cuba. Tuttavia, l’operazione si risolse in un clamoroso fallimento, osteggiata non solo dai latifondisti locali, ma anche dalle compagnie nordamericane, e il periodo di Ap si contraddistinse per i colpi di Stato, quasi tutti avallati dagli Usa, che fecero poi sprofondare l’intero continente in una spirale di violenza e morte.

lunedì 15 ottobre 2012

Sankara, una speranza per l'Africa


Il 15 ottobre del 1987 il leader del Bourkina Faso veniva assassinato da un complotto militare e internazionale. A venticinque anni dalla sua morte resta un simbolo di politica alternativa, integrità morale e tentativo rivoluzionario
Il 15 ottobre del 1987 il leader del Bourkina Faso, protagonista di una rivoluzione vittoriosa, Thomas Sankara, veniva assassinato da un complotto in cui si vedeva la mano dell'attuale presidente del paese, Blaise Compaoré e dall'esercito a lui legato. Aveva rappresentato una grande speranza per l'Africa, per la radicalità del suo programma, la sua opposizione ai piani di aggiustamento strutturale del Fmi e la volontà di rinegoziare il debito ma anche per l'integrità morale dei comportamenti. Sankara ha provato a mettere in pratica un nuovo modello di sviluppo, alternativo e centrato sulla ripartizione delle ricchezze.
Blaise Compaoré è oggi conosciuto per il suo coinvolgimento nel conflitto in Liberia e Sierra Leone e ci si interroga sul suo ruolo nel Mali. Viene presentato sotto l'immagine di "mediatore internazionale" costruita da potenti lobbies in Francia e negli Stati Uniti ed è per questo che questi due paesi sono sospettati di aver giocato un ruolo nell'uccisione di Sankara.

Veltroni se n'è 'gghiuto


E non sarà rimpianto. La mossa dell'ex segretario Pd oscura Bersani, prova a rispondere al bisogno di novità ma non modifica il campo di gioco. In attesa della vera novità che manca: l'irruzione di un movimento di massa
Salvatore Cannavò
Chissà qual è stata la reazione di Pierluigi Bersani quando ha letto sulle agenzie della notizia di Veltroni che lascia il Parlamento avendo deciso di non candidarsi più. Ieri è stato il giorno in cui il segretario del Pd ha avviato la campagna per le primarie, scegliendo il proprio paese, anzi la pompa di benzina in cui suo padre ha lavorato una vita. Eppure, il giorno dopo i titoli dei giornali sono tutti per il primo segretario del Pd, colui che ne ha permesso la fondazione candidandosi alle primarie del 2007 stravincendole con oltre il 70 per cento dei consensi. Veltroni, ha detto da Fazio, a Che tempo che fa, che quella decisione, con cui abbandonò la carica di sindaco di Roma, fu una sorta di sacrificio per lui, una chiamata a cui non poté sottrarsi. In realtà, quella "chiamata" fu l'inizio della fine del governo Prodi eroso non tanto dagli sgambetti della sinistra, che non ne ha mai fatti, quanto dalla volontà dello stesso di Veltroni di sostituire il Professore a palazzo Chigi

E dopo Formigoni?


La crisi del sistema di potere che ha cementato il presidente della Lombardia è una buona notizia. Di quel potere il Pd è stato complice, come dimostra Penati. Ora si parla di Tabacci. L'alternativa, ovviamente, è un'altra
Piero Maestri
La parola fine messa alla carriera politica del “governatore” della regione Lombardia Roberto Formigoni è una buona notizia.
Formigoni è presidente della regione Lombardia ormai da quasi 20 anni e certamente le condizioni politiche e sociali per le cittadine e i cittadini lombardi in questi stessi anni sono certamente peggiorate.
I motivi specifici per cui oggi il “governatore” è costretto ad abbandonare il suo posto – con tempi ancora incerti e che cercherà di condizionare con la sua solita arroganza decisionista – parlano d corruzione, di legami tra politica e malaffare, di sistema politico malato e reso quasi “ingovernabile” da chi avrebbe dovuto garantire proprio governabilità “a vita”.

Lo spettacolo presidenziale


Anche nel confronto tra Joe Biden e Paul Ryan il circo mediatico Usa ha fatto un ampio utilizzo di sondaggi, talk show e opinionisti tutti impegnati a orientare il voto
Felice Mometti
Il mai abbastanza rimpianto Guy Debord se la riderebbe sornione guardando lo spettacolo politico messo in scena dai network televisivi americani in questa campagna per le presidenziali. E' come se i grandi guru della comunicazione mediatica avessero imparato la lezione dal suo "La società dello spettacolo", non per criticare le attuali forme del sistema mediatico ma per portarle all'eccesso. Una dimostrazione, se ce ne fosse ancora bisogno, si è avuta la settimana scorsa con il primo dibattito tra Obama e Romney ma soprattutto ieri sera con il confronto tra i candidati alla vicepresidenza Joe Biden e Paul Ryan. Un confronto carico di grandi aspettative da entrambe le parti. I democratici per una rivincita dopo la figuraccia (reale ? voluta per spaventare i delusi della sua presidenza indecisi se andare a votare? Il dibattito è aperto) di Obama con Romney. I repubblicani per consolidare le posizioni. In mezzo tutti media, televisivi, cartacei, del web che fanno a gara affinché la competizione elettorale si mantenga in bilico il più a lungo possibile.

venerdì 12 ottobre 2012

Sulla democrazia in Fiom


La lettera di Eva Mamini, una delle poche lavoratrici presenti nel Direttivo nazionale della Cgil che esprime la contrarietà e l'amarezza per come il sindacato di Landini ha estromesso Sergio Bellavita dalla segreteria nazionale
Pubblichiamo la lettera di Eva Mamini, che fa parte del direttivo nazionale Cgil dopo essere stata per molti anni segretaria nazionale di Arcilesbica, sulla democrazia in Fiom e sul recente cambiamento di segreteria in quel sindacato.
Sento l'urgenza democratica di scrivere io stessa qualcosa in merito alla scandalosa quanto pretestuosa estromissione di Sergio Bellavita dalla segreteria nazionale della FIOM.
Sergio, insieme ad altri compagni e compagne, era ed è voce non conforme all'interno di una Fiom governata dall'assenso a Landini: la manovra fatta per dimissionarlo dalla segreteria si è svolta nel silenzio assordante di tutti i media, Manifesto compreso. Stupisce e fa pensare che questo giornale, di solito molto ricco di notizie sindacali, abbia risolto la faccenda con una nota a piè di pagina, fra l'altro imprecisa e fuorviante e – per uno strano lapsus d'immagine che dà da pensare – una foto di Monti, che non mi risulta essere, per ora, un iscritto né un simpatizzante Fiom.

Il Forum sociale mondiale a Tunisi


Il Wsf si svolgerà dal 26 al 30 marzo del 2013 là dove è cominciata la "primavera araba". Un'opportunità per ricominciare un percorso e legare le sponde del Mediterraneo
Il FSM 2013 si terrà a Tunisi dal 26 al 30 marzo 2013. Questa decisione, presa dopo numerose consultazioni fra i movimenti sociali della Tunisia e degli altri paesi magrebini, conferma e dettaglia la decisione del Consiglio Internazionale presa a Parigi e confermata a Monastir nel luglio 2012. Le autorità pubbliche sono state informate della decisione.
Il Segretariato Tunisino del Forum Sociale Mondiale 2013, costituito da UGTT, FTDES, LTDH, ATFD, Raid-Attac, Sindacato Tunisino dei Laureati Disoccupati, AFTURD, CNLT e il Bar Tunisino, è stato istituito per preparare l'incontro di Monastir, per iniziare le negoziazioni con le autorità tunisine e per coinvolgere nuovi movimenti sociali, per allargare il processo sia dal punto di vista tematico che geografico, nonostante le difficoltà attuali in Tunisia e nella intera regione Maghreb e Mashrek a soli due anni dagli eventi che hanno scosso la regione.

L'Artico si sta sciogliendo


Il 16 settembre scorso la banchisa artica ha raggiunto il livello minimo mai registrato, a 3,41 milioni di Km quadrati, appena metà della media 1979-2000. Una vera e propria catastrofe di cui non parla nessuno
di John Gibbons*
tratto da The Irish Times (traduzione Gigi Viglino)

LA VERITÀ, come diceva Winston Churchill, è incontrovertibile. «La perfidia può attaccarla, l’ignoranza può deriderla, ma alla fine, lei è lì». Grattiamo via gli strati di negazione, offuscamento e falsità che oscurano il cambiamento climatico ed emerge una nuda verità: la calotta artica sta morendo – e con essa le migliori speranze dell’umanità per un futuro prospero e prevedibile.
Nella più drammatica riconfigurazione della carta geografica del mondo dalla fine dell’ultima Era Glaciale, la calotta glaciale artica è ora avviata a un collasso accelerato.

giovedì 11 ottobre 2012

Una novità di classe


La crisi del quadro politico è sempre più pervasiva e nuovi equilibri si preparano, anch'essi instabili. Nella crisi si afferma "il nuovo che avanza", Grillo e Renzi sopra tutti. Servirebbe porsi in sintonia con il sentimento di distanza della politica per affermare un punto di vista classista
Salvatore Cannavò
"Qui viene giù tutto" titola il Giornale di Milano, quotidiano di casa berlusconiana che, evidentemente, di rapporti tra politica e mafia ne sa più di noi. In effetti, la sensazione che stia crollando un edificio costruito, instabilmente, negli ultimi venti anni, come risposta alla crisi di "Mani pulite", è ampiamente diffusa. Il sistema politico non regge più, non può reggere in tempi di nuova crisi economica globale - anche Mani pulite arrivò nel cuore della crisi della moneta italiana di allora, la lira, sotto l'attacco della speculazione - in cui le risorse si diradano e il sistema economico e sociale ha bisogno di nuovi equilibri.

mercoledì 10 ottobre 2012

Contro il debito in tutto il mondo


Un appello internazionale di Occupy Wall Street e Indignados per una giornata di mobilitazione il 13 ottobre, l'anniversario della morte di Thomas Sankara
da rivoltaildebito.org
Dal movimento degli Indignados e di Occupy WS nasce un appello alla mobilitazione contro il pagamento del debito che inizi simbolicamente il 13 Ottobre, due giorni prima dell'anniversario della morte di Thomas Sankara. Riportiamo la traduzione dell'appello nella speranza che anche in Italia si innesti una dinamica di opposizione al pagamento del debito ampia e plurale, che sia in grado di connettersi ai grandi movimenti che dalla Grecia agli Stati Uniti stanno ormai irrompendo sulla scena internazionale in maniera costante.

Alle istituzioni finanziarie internazionali abbiamo da dire una sola cosa: non vi dobbiamo NIENTE!
Ai nostri amici, salle nostre famiglie, alle nostre comunità, all'umanità e alla natura che rende la nostra vita possibile, noi dobbiamo tutto.
Agli abitanti di questo mondo diciamo: unitevi alla resistenza, non avete nulla da perdere fuorchè i vostri debiti.

Il 13 ottobre nella Settimana internazionale di Azione contro il Debito ci mobiliteremo in diverse città del mondo: Barcellona, Madrid, Messico, Parigi, New York..