martedì 7 febbraio 2012

C'eravamo tanto odiati?


Intesa Pd-Pdl sulla legge elettorale per una riforma "tendenzialmente bipolare" con sbarramenti più alti. Per Letta è il primo passo per abbandonare il Porcellum
Sal. Can.
Pd e Pdl oltre a sostenere insieme il governo Monti sembrano accordarsi anche sulla legge elettorale. «Per quanto attiene alla legge elettorale -si legge infatti nella nota congiunta dei due partiti che si sono incontrati martedì - si è convenuto sulla necessità di cambiare l'attuale sistema elettorale restituendo ai cittadini il diritto di scegliere i propri rappresentanti». «Il nuovo sistema elettorale - si sottolinea - dovrà evitare la frantumazione della rappresentanza parlamentare e mantenere un impianto tendenzialmente bipolare». L'incontro è avvenuto nel quadro delle consultazioni che il Pdl ha deciso di tenere con tutti i partiti italiani, compresi quelli fuori dal Parlamento, come Sel. In tanti hanno così potuto esporre le proprie visioni elettorali ma è la nota congiunta di Pd e Pdl a dare il senso della giornata e la possibile traiettoria della trattativa.

Se quel testo, infatti, si traducesse in una riforma della legge potrebbe prendere corpo un'ipotesi che da tempo gira nei corridoi del Transatlantico e nelle segreterie dei partiti: una correzione minima del "Porcellum" con l'indicazione delle preferenze, uno sbarramento superiore a quello attuale (dal 4 al 5 per cento?) per accedere alla rappresentanza e poi, questa la novità, uno sbarramento in alto per poter accedere al premio di maggioranza. E' l'escamotage che permetterebbe di "mantenere un impianto bipolare" sia pure "tendenzialmente".Cioè i primi due partiti, Pd e Pdl appunto, non potendo raggiungere quella soglia sarebbero costretti a essere rappresentati proporzionalmente e quindi a trovare le alleanze in Parlamento. Il modo per raggiungere questo risultato sarebbe l'introduzione dei collegi con un sistema simile a quello spagnolo in cui i primi due partiti avrebbero la meglio ma senza tagliare del tutto fuori i partiti minori.
Guarda caso è la soluzione che sta sponsorizzando proprio Silvio Berlusconi, l'uomo del "predellino" colui che era "sceso in campo" per dare lustro alla personalizzazione della politica. E che oggi, però, sondaggi alla mano ha capito che per non essere travolto dalle urne - i dati parlano di un Pdl al 22 per cento - deve cercare di avvinghiarsi agli avversari come i pugili quando non ce la fanno più. C'è chi pensa che la mossa di Berlusconi sia in realtà un modo per costringere la Lega a più miti consigli e a rasserenare i rapporti. Può darsi visto che proprio con la Lega il Pdl ha avuto nella giornata di martedì un incontro definito positivo e colloquiale. Ma la mossa sembra invece fare breccia nel Pd dove Enrico Letta ha definito la giornata come "il primo passo per uscire dal porcellum".
Su Repubblica, Pierluigi Bersani ha rilanciato la sua idea per le prossime elezioni fondata su primarie, su un'alleanza di centro sinistra - "Italia bene comune" - e su un rinnovamento della compagine governativa. Ma mentre pronunciava queste parole il segretario del Pd ha anche detto chiaramente di non avere alcuna intenzione di "staccare la spina" a Monti, semmai "di attaccarla meglio". Difficile capire come il Pd pensi di affrontare una campagna elettorale su una linea di centrosinistra mentre in Parlamento sostiene le misure draconiane del governo Monti. E' vero che il centrosinistra italiano ci ha abituato a compatibilità inimmaginabili ma forse la quadratura del cerchio è difficile anche per Bersani.
Al momento quel che si può registrare è un quadro politico in movimento che va assestandosi attorno agli equilibri dell'attuale governo con un profilo dei due partiti principali che si fa più moderato e più contiguo. Uno schema davvero europeo che però, anche dopo le elezioni, potrebbe non riuscire più a fare meno di Monti o di qualcuno che lo rappresenti al meglio (Passera?).

Nessun commento: