venerdì 16 agosto 2013

Sinistra Anticapitalista Cuneo

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Sinistra Anticapitalista Cuneo


sabato 3 agosto 2013

Nuovi inizi

Nell’ultima conferenza nazionale di Sinistra Critica si sono confrontate, e alla fine sostanzialmente eguagliate, due posizioni politiche e strategiche tra loro alternative. Il lavoro degli ultimi sei mesi non ha prodotto significativi passi avanti nella convergenza tra quelle impostazioni che affrontano diversamente nodi analitici e teorici rilevanti e soprattutto si danno progetti di lavoro politico e strumenti di intervento differenti.
Questa difficoltà la viviamo come una nostra debolezza inserita però nella più ampia crisi sociale e politica italiana ed europea. Le forze della sinistra anticapitalista conoscono quasi ovunque una difficoltà materiale e di strategia politica.
Le condizioni obiettive dettate dalla crisi e da quella “lotta di classe” al contrario che i poteri dominanti stanno conducendo da diversi decenni, dovrebbero offrire un terreno privilegiato a forze orientate verso la trasformazione sociale. Ma la realtà materiale indica che non è così: in Francia, in Germania, in Gran Bretagna e in Italia, ad affermarsi è la difficoltà, la scomposizione delle forze ed anche la crisi
Sinistra Critica ha rappresentato un progetto politico che, nel quadro dell’esperienza di Rifondazione comunista, ha puntato ad amalgamare la necessaria rifondazione del pensiero e della pratica marxiste con le energie rese disponibili dai nuovi movimenti sociali e politici. In questo senso ha trovato ispirazione e progetto politico nelle vertenze sociali, nella vita e nelle vicende del movimento operaio, nei movimenti anti-globalizzazione e per la pace, nel nuovo femminismo e nelle lotte dei movimenti lgbt.
Sempre tenendo fermo un orientamento finalizzato alla ricostruzione di una soggettività e di una organizzazione politica anticapitalista, internazionalista, femminista, ecologista.
Questo progetto si è dipanato nel corso degli anni 90 e 2000, nella battaglia politica interna al Prc contro le derive governiste di quel partito, rese evidenti, in particolar modo, con il secondo governo Prodi. Abbiamo cercato di indicare una via d’uscita all’impasse della sinistra, alternativa a quella proposta da Fausto Bertinotti e dal gruppo dirigente di Rifondazione. Quella battaglia, in termini di consenso, non ha avuto l’esito sperato.
Ma i vincitori di quella contesa hanno ottenuto una vittoria di Pirro che presto si è trasformata nella disfatta del partito e risultano tra i principali responsabili della scomparsa della sinistra politica dal panorama italiano.
Restiamo convinti che l’esperienza condotta negli anni, o decenni, trascorsi alle nostre spalle, sia stata giusta. E’ stato giusto contestare in radice la cultura politica dominante della sinistra italiana, derivante dal riformismo togliattiano e dalla vocazione al compromesso sociale. E’ stato giusto denunciare il ruolo nefasto che lo stalinismo ha avuto nella storia del movimento operaio internazionale, battendosi per recuperare “la memoria dei vinti”, le giuste battaglie storiche degli oppositori alla Terza Internazionale. E’ stato giusto lavorare per il rinnovamento culturale del marxismo, recuperando le teorie migliori e la freschezza dell’apparato critico dello stesso Marx contro ogni tentazione di ossificazione. E’ stato giusto battersi contro gli apparati burocratici del movimento operaio, in campo politico e sindacale, rivendicando l’autorganizzazione e il protagonismo operaio come unico viatico per una effettiva emancipazione. E’ stato giusto recuperare il pensiero ecologista come punto nevralgico di un’identità per la nuova sinistra.
Rivendichiamo, in particolare, lo sforzo costante di coniugare, nella nostra concezione della sinistra anticapitalista, il femminismo con il marxismo critico e di fare del protagonismo delle donne un passaggio ineludibile per qualsiasi progetto di trasformazione. E’ stato giusto mantenere la rotta su un progetto di trasformazione rivoluzionaria e socialista della realtà esistente.
Tutto questo non ha impedito anche al nostro progetto di segnare il passo. Non siamo riusciti a costruire una alternativa forte e credibile alla deriva della sinistra italiana e, nel momento in cui si sono verificati grandi sommovimenti internazionali (la crisi) e modificazioni profonde nel corpo vivo della sinistra politica – si pensi alla crisi del Pd, dopo quella di Rifondazione – abbiamo iniziato a maturare, al nostro interno, analisi e progetti diversi per rispondere alla crisi.
La nostra ultima conferenza ci ha consegnato un’organizzazione sostanzialmente divisa a metà su due progetti la cui alternatività si è mostrata evidente con il passare del tempo. La politica, del resto, non può essere confinata alla sola analisi e alla condivisione degli orizzonti di fondo.
Se fosse così non esisterebbero, e non sarebbero esistite, scissioni, divisioni, divaricazioni inconciliabili.
A questo punto avremmo potuto dare vita a una classica contesa, strappandoci reciprocamente consensi, in un faticoso lavoro di interdizione simultanea. Avremmo potuto anche nascondere le nostre divergenze e “fare finta” che non fosse successo nulla dando vita, di fatto, a due correnti separate.
Abbiamo preferito spiegare la nostra situazione, renderla esplicita e trasparente con la presunzione di offrire un altro modo di affrontare la crisi della sinistra.
Con questa lettera noi dichiariamo chiusa l’esperienza politica di Sinistra Critica che quindi da oggi non esisterà più nel nome e nella simbologia. Ma il collettivo militante che questa organizzazione ha rappresentato non si ritira dalle battaglie politiche e sociali: dalle sue “ceneri” nascono altre storie, anzi già operano iniziative e attività articolate e complesse. I suoi e le sue militanti daranno vita, infatti, a progetti diversi, uno che propone una organizzazione politica più che mai orientata a un forte radicamento di classe, l’altro intenzionato a intraprendere, in un’ottica di classe, la strada della promiscuità tra “politico” e “sociale” che cominceranno a vivere pubblicamente nelle prossime settimane e nel mese di settembre.
Abbiamo pensato che invece di dare vita a scontri e recriminazioni fosse più giusto e utile, anche per rispetto alla nostra storia comune, condividere il momento della separazione, rispettando l’impegno di tanti e tante militanti. Speriamo che i due progetti politici che scaturiranno dalla nostra esperienza restino complementari tra loro anche se distinti. Non sappiamo se ci riusciremo ma questa è la nostra intenzione.
Anche per questo abbiamo deciso di garantirci per il futuro uno spirito fraterno dividendo con un accordo comune espresso in uno specifico testo scritto le poche risorse esistenti e garantendo a ciascuno l’operatività politica organizzativa.
In questo nuovo quadro politico organizzativo, insieme ribadiamo, la comune adesione al dibattito, al patrimonio e al progetto politico della corrente Quarta internazionale così come si è andata evolvendo nel tempo e come oggi si presenta nelle sue articolazioni internazionali: dal progetto del Nuovo partito anticapitalista francese, al dibattito latinoamericano fino alle nuove esperienze asiatiche. Un riferimento non dogmatico ma politico, culturale e “in progress”.
Il coordinamento nazionale

domenica 28 luglio 2013

Se non con Marta quando?

 Da:ilmegafonoquotidiano

 La campagna di solidarietà con la noTav picchiata dalla polizia si diffonde velocemente in rete e non solo. Dopo la contestazione alla festa del Pd, la marcia popolare in valle con 3000 persone in mezzo ai boschi


Ci sono tanti modi per esprimere solidarietà a una persona. Quello scelto per stare accanto a Marta, la giovane noTav manganellata e poi molestata dalla polizia, è particolarmente efficace. Il gruppo Facebookhttps://www.facebook.com/pages/Se-non-con-Marta-quando-Se-toccano-una-toccano-tutte/611101625590032, infatti si sta limitando a raccogliere delle semplici foto. Chiunque voglia si mette davanti alla macchina fotografica, più spesso al cellulare, e si immortala con in mano un semplice cartello: "Se non con Marta quando? Se toccano una toccano tutte". Una volta si sarebbe detto "siamo tutti Marta". I social network aiutano l'immaginazione e la volontà di mettersi in gioco è stata evidente. In un giorno il gruppo ha sfiorato i 3000 utenti e i fotografati sono tantissimi. Soprattutto facce singole ma anche collettivi. I ragazzi di Ri-Make, ad esempio, il centro sociale Zapata di Genova, il gruppo NoTav di Pisa fatto tutto da donne.

sabato 27 luglio 2013

Genova, il paradosso è che nulla è come allora

genova
di Checchino Antonini (da Popoff)

Il paradosso è che quella pistolettata che ha ammazzato Carlo ha generato più vita di quella che ‘è rubata, oltre al dolore irrimediabile di un omicidio e all’ingiustizia di un processo negato. E’ la vita che torna a respirare ogni 20 di luglio in piazza Alimonda, che rimette gli striscioni sulla ringhiera della chiesa e fa suonare la gente dal palco, che fa tornare i “reduci”, che li fa abbracciare, piangere, ridere e indignarsi. C’era chi ci doveva stare anche stavolta, la dodicesima da quel 2001. Mancava don Gallo ma le sue parole sono risuonate dall’altoparlante.
Il paradosso è che nella città di don Gallo e don Paolo Farinella c’è un altro prete che quegli striscioni non li sopporta assieme a certi suoi parrocchiani perbenisti.

Egitto, non in nostro nome!

Venerdì 26 erano convocate al Cairo e in altre città egiziane due distinte mobilitazioni: una dei Fratelli musulmani contro la propria estromissione dal potere e la repressione subita; l’altra da Al-Sissi, che fa appello alla popolazione per sostenere la propria “legittimità”. Nei giorni scorsi si sono contati almeno 10 morti negli scontri. Inoltre 20 poliziotti sono stati uccisi in un agguato nel Sinai contro le forze di polizia. Il Fronte di Salvezza nazionale (il principale raggruppamento liberale egiziano) ha annunciato la propria partecipazione alla manifestazione convocata da Al-Sissi. I Fratelli musulmani hanno definito l’appello di Al-Sissi come una “dichiarazione di guerra civile”. Le “misure di sicurezza più idonee” sono state prese dalla polizia e dall’esercito. Inoltre sembra che Morsi sia accusato di collaborazione con Hamas contro le forze di polizia egiziane. (Nota della redazione)
Dichiarazione dei Socialisti rivoluzionari egiziani
La Fratellanza Musulmana è stata rovesciata per portare avanti la rivoluzione, non per sostenere il regime.

Qualunque crimine la Fratellanza abbia commesso contro il popolo e contro i Copti per difendere il suo potere in nome della religione, noi non diamo al capo dell’esercito di Al-Sisi alcuna autorizzazione. Non andremo in piazza venerdì per offrirgli un assegno in bianco per commettere stragi.

Il ruggito del nipote

di Antonio Moscato (da Movimento Operaio)
Enrico Letta, che è a capo del governo per le stesse ragioni per cui è vicepresidente Alfano (sono mediocrità che non fanno ombra a nessuno nel loro partito), in realtà eccelle in quella che una volta era considerata una virtù tipicamente democristiana, e che si è poi diffusa in ogni angolo del parlamento: confondere le acque e annunciare solennemente il nulla.
Esempio ultimo, il proclama contro l’evasione fatto nel covo dei protettori della grande evasione e persecutori di quella piccolissima, cioè di chi ha sbagliato o ritardato di poco un versamento: l’Agenzia delle Entrate. Perfino la Stampa e il Messaggero, organi zelantemente governativi, hanno riferito ironicamente sulla vicenda.
Su “la Stampa”, dopo il titolo non certo ultimatista (“Chi ha i soldi all’estero farebbe bene a riportarli”, virgolettato dal quotidiano), il testo parla di una minaccia vera, “di quelle toste”. Chissà se Letta riuscirà a realizzarla, si domanda il giornalista…

La svolta, moderata, di Syriza

di Stathis Kouvelakis (Comitato centrale di Syriza)
1. Il congresso di Syriza si è svolto in un contesto di grande instabilità politica che fa seguito alla crisi provocata dalla chiusura della radiotelevisione pubblica (Ert) da parte del governo di Antonis Samaras e dall’abbandono del governo da parte di una delle sue tre componenti, il partito di Sinistra democratica (Dimar). Il nuovo governo bipartitico di Nuova democrazia e Pasok, non può che contare su una maggioranza molto ristretta (153 voti su 300) come ha dimostrato il voto del Parlamento del 17 luglio sul nuovo pacchetto di tagli alla funzione pubblica. Soprattutto: l’ampiezza della reazione popolare alla chiusura della Ert ha segnato la fine della relativa apatia sul versante sociale dopo il voto del precedente Memorandum lo scorso novembre.