lunedì 30 luglio 2012

La rappresaglia alla Diaz


Anche Vincenzo Canterini, capo dei "celerini" romani all'epoca del G8, e condannato con sentenza definitiva, ricostruisce la notte alla Diaz come un piano preordinato del Viminale. Lo fa in un libro in cui cerca di scaricare le colpe dei suoi uomini tirando in ballo un fantomatico Gos. Ma nel suo libro, di fatto, chiama in causa De Gennaro
Mario Portanova


“La Diaz fu una rappresaglia scientifica alla figuraccia mondiale per le prese in giro dei black bloc. Un tentativo, maldestro, di rifarsi un’immagine e una verginità giocando sporco, picchiando a freddo, sbattendo a Bolzaneto ospiti indesiderati assolutamente innocenti”. A dirlo, anzi a scriverlo, non è un no global reduce dal G8 di Genova, ma un poliziotto. E che poliziotto: Vincenzo Canterini, primo dirigente oggi a riposo, all’epoca dei fatti comandante del Primo reparto mobile, cioè dei “celerini” romani. Nel quale era inquadrato il VII Nucleo Sperimentale, l’élite antisommossa protagonista dell’irruzione nella scuola genovese sotto il comando di Michelangelo Fournier, che per quell’operazione avrebbe poi coniato l’efficace etichetta di “macelleria messicana“.

domenica 29 luglio 2012

Il padrone delle ferriere che soffoca Taranto


Il problema dell'Ilva si chiama Riva che ha intascato per anni facili profitti non facendo nulla per mettere al sicuro lo stabilimento e la città. Serve un esproprio per bonificare sul serio la fabbrica. Lavoro e ambiente devono allearsi
Francesco Maresca*
Il Giudice delle indagini preliminari, dopo aver depositato, già da diversi giorni, le conclusioni dell’indagine sulla situazione ambientale a Taranto, in rapporto alle emissioni in atmosfera, in mare e sul terreno, causate dall’Ilva, ha sequestrato gli impianti dell’area ghisa (cokerie, il camino E 312 dell’agglomerato e gli altiforni), e messo agli arresti domiciliari 6 dirigenti tra cui Emilio Riva, proprietario dello stabilimento e suo figlio Nicola (in realtà fatto dimettere alcuni giorni fa proprio in previsione di questo provvedimento insieme al massimo gruppo dirigente).
I "Soloni" dello stabilimento hanno agito in anticipo per non restare senza dirigenti. Infatti, sono stati sostituiti immediatamente con altri dirigenti già presenti in fabbrica, mentre Nicola Riva è stato sostituito dall’ex prefetto di Milano, Ferrante (lo stesso che era stato candidato per il centrosinistra a Milano contro la Moratti prima di Pisapia).

Germania, fine ciclo per la sinistra


Il congresso della Die Linke ha segnato un punto di crisi nei rapporti interni. Le prospettive elettorali sono pessime e gli antichi contrasti tra "est" e "ovest" tornano a galla. Il punto della situazione della sinistra nel cuore d'Europa
Pierre Vandevoorde
Gli atteggiamenti di sufficienza della cancelliere tedesca, Angela Merkel, esprimono bene la fiducia in se se stessi dei potenti. La Bundeswehr, l'esercito dell'imperialismo tedesco si prepara a intervenire in ogni parte del globo. In dieci anni, i redditi annuali dei più ricchi sono aumentati del 50%. E, malgrado qualche scandalo di tanto in tanto, i punti di resistenza restano piuttosto circoscritti (movimento antinucleare, rifiuto della nuova stazione di Stoccarda, azioni contro i neo-nazi, Blockupy a Francoforte); niente sembra veramente in grado di perturbare il gioco della cogestione sindacale e dell'alternanza dei partiti tradizionali alla gestione degli affari governativi.

mercoledì 25 luglio 2012

Strani incidenti a Cuba


Il più autorevole dei dissidenti cubani, Oswaldo Payá, ha perso la vita in un incidente stradale. Era già successo a Celia Hart, altra dissidente morta nel 2006. Non c'è bisogno di ricorrere a misteriose teorie del complotto però il sistema di informazione cubano scandalizza perfino i cubani
Antonio Moscato
Non so nulla, ovviamente, dell’incidente stradale in cui ha perso la vita il più autorevole dei dissidenti cubani,Oswaldo Payá. La figlia è convinta che l’incidente sia stato organizzato, anche perché poche settimane fa era stato preceduto da un altro tentativo analogo. In ogni caso non tarderemo a sapere qualcosa di più preciso, dato che a parte i testimoni esterni (contrastanti) citati da familiari, amici e autorità, sulla macchina su cui viaggiava Payá c’erano due stranieri, che sono sopravvissuti, e da cui si potrà sapere se c’è stato l’urto con un camion, o un malore o altro. Basta aspettare.
Possiamo però parlare già ora di due argomenti che non hanno bisogno di conferme o smentite. Il ruolo di Oswaldo Payá a Cuba, e le ragioni per cui si fanno tante illazioni su un incidente stradale apparentemente banale.

Il Consiglio di Stato annulla il provvedimento sulla svendita dell'Acea da parte della giunta. Ancora una vittoria per i movimenti dell'acqua pubblica e uno schiaffo a chi vuole regalare un bene comune al profitto privato
Comunicato del Forum dei movimenti per l'acqua pubblica
Alemanno sconfitto ancora una volta: a vincere è la città di Roma!

Oggi il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso sulle forzature procedurali, effettuate dalla maggioranza di Alemanno nell'assemblea capitolina, per far passare la privatizzazione di ACEA.
Questo è l'ennesimo colpo per il Sindaco di Roma e le sue alleanze che vogliono speculare sull'acqua e i beni comuni.
Questa sentenza, che sancisce lo stop sulle forzature della discussione in Campidoglio, si unisce a quella sul merito espresso dalla Corte Costituzionale sul Decreto Legge dell'agosto scorso sulle privatizzazioni

Dove si trova il bottino


Sono 21 mila miliardi di euro i soldi custoditi nei paradisi fiscali da meno di 100 mila persone. Quanto basterebbe per sanare la crisi finanziaria dell'intero pianeta (e far avanzare anche qualcosa)
di Luca Manes
L’elite globale dei super ricchi nasconderebbe nei paradisi fiscali sparsi per il Pianeta ben 21 trilioni di dollari (circa 17 trilioni di euro, cioè 17 mila miliardi). È il dato più eclatante che emerge dal libro “The Price of Offshore Revisited”, scritto dall’economista James Henry, il quale dimostra in maniera molto circostanziata e documentata come, alla fine del 2010, i capitali “nascosti” ammontassero al valore dell’economia statunitense e di quella giapponese messe insieme.
Henry, ex figura di spicco della società di consulenza McKinsey, ha realizzato il tomo per conto del Tax Justice Network, la rete internazionale che da anni si batte per l’eliminazione dei paradisi fiscali.
Sebbene alcuni esperti britannici, tra cui il consulente governativo John Whiting, siano molto scettici sulle cifre presentate nel libro, è lo stesso Henry ad avvertire che la sua è una valutazione di natura conservativa. Il “bottino”, infatti, potrebbe addirittura attestarsi sui 32 trilioni.

martedì 17 luglio 2012

CONTINUA IL MASSACRO SOCIALE, ORA TOCCA AL LAVORO PUBBLICO


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Come annunciato da una stampa sempre più asservita, il governo Monti ha varato il decreto legge che concretizza la cosiddetta spending review, cioè il dimagrimento forzato delle amministrazioni pubbliche in nome, naturalmente, del “risanamento del debito”.
27 miliardi di euro di tagli da qui al 2014 tra Ministeri, Enti locali, regioni e Sanità, riduzione di dirigenti (20%) e lavoratori (10%) attraverso lo strumento della mobilità obbligatoria. Tutto ciò arriva dopo l’approvazione del “Fiscal Compact” e la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio imposta dall’Unione Europea ai paesi membri.
L’obiettivo è chiaro e rivendicato ideologicamente dal Governo dei Professori: approfittare della crisi per regolare definitivamente i conti con il movimento dei lavoratori. Dopo aver “sistemato” i lavoratori delle aziende private con la demolizione dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, dopo aver massacrato e precarizzato tutto il mondo del lavoro dipendente con la “controriforma” delle pensioni varata nel dicembre scorso, oggi è il turno del lavoro pubblico.

Genova 01 e la sentenza 10×100. Orizzonti di gloria


Avevamo ragione. Abbiamo perso. Il nemico si tiene gli ostaggi. Fino a quando la marea non monterà un’altra volta.
Il commento di Wu Ming 4 alla sentenza di condanna di 10 dei 300mila di Genova.
Wu Ming 4
E’ chiaro che stanotte non c’è nessuna gloria. E domattina nessun orizzonte. Era antifrastico anche il titolo del film di Stanley Kubrick, uno dei più belli contro l’ottusità antiumana del militarismo. La trama è nota: durante la Prima Guerra mondiale, sul fronte occidentale, un inetto generale francese lancia un impossibile attacco contro una fortificazione tedesca. Le truppe francesi non riescono nemmeno a uscire dalle trincee, vengono falciate dalle mitragliatrici, ricacciate indietro. L’attacco è una catastrofe colossale. Per non passare da incapace, il generale addossa la colpa alla codardia dei suoi soldati e chiede che ne vengano fucilati cento, estratti a sorte. L’Alto Comando gliene concede tre. Tre capri espiatori, che pagheranno per tutti, anche se la colpa non è di nessuno, o meglio, è di chi stava in alto. Di chi ha voluto quella guerra.

Cosa succede alla Fiom di Bergamo?


Pubblichiamo di seguito il comunicato stampa dei delegati FIOM di Same, Brembo, Piaggio e altre aziende del bergamasco, che denunciano l'allontamento forzato della dirigente Fiom Eliana Como, esponente della sinistra interna.
Come delegati Fiom-Cgil di Ponte San Pietro, insieme a quelli di altre fabbriche di Bergamo tra cui Same e Brembo e della Piaggio di Pontedera, ribadiamo la nostra totale contrarietà al trasferimento forzato di Eliana Como a Roma e denunciamo il fatto che in questa vicenda si stia andando avanti con forzature amministrative, senza ascoltare il suo parere (cosa peraltro prevista dal regolamento della Cgil) né tanto meno il nostro.
Martedì 10 luglio, senza che nessuno di noi fosse avvisato, il segretario generale di Bergamo ha inviato a tutte le fabbriche della zona un fax in cui dichiara che “dalla data odierna il funzionario di riferimento per la vostra azienda è il signor G. Belometti. La presente sostituisce ogni altra comunicazione in merito”. Questo fatto è gravemente irrispettoso del nostro ruolo di delegati. La Fiom in quelle fabbriche siamo prima di tutto noi.

sabato 14 luglio 2012

Acea, bloccata l'approvazione della privatizzazione


Dopo l'occupazione in mattinata dell'entrata del campidoglio da parte del movimento per l'acqua, l'approvazione della delibera che privatizza un ulteriore 21% di Acea è stata bloccata dal Consiglio di Stato che ha accolto il ricorso fatto sulle forzature procedurali fatte da Alemanno.
COMUNICATO DEL MOVIMENTO "ROMA NON SI VENDE"
Oggi attivisti e attiviste, cittadini e cittadine della rete “Roma non si vende” sono tornati per l'ennesima volta sotto al Campidoglio per dimostrare la loro contarietà alla delibera 32 voluta dalla Giunta Alemanno che mette in vendita il 21% di ACEA.

Dopo giorni in cui la maggioranza ha ripetutamente messo in pratica forzature in Consiglio comunale, dopo aver calpestato la volontà popolare espressa con il referendum dell'anno scorso e aver impedito ai cittadini di entrare a seguire la discussione pubblica, abbiamo deciso di occupare simbolicamente l'entrata del Campidoglio.
La reazione è stata assolutamente in linea con quella delle ultime settimane e, dopo averci ignorato per due ore, hanno deciso di sgomberare con la forza un presidio assolutamente pacifico.
Ma l'amarezza di questa situazione ci è stata addolcita da quella che è la notizia di oggi: il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso fatto su tutte le forzature fatte dalla Giunta Alemanno fino ad oggi e sospende la discussione sulla delibera 32.
Questa è una prima vittoria e sicuramente un duro colpo per la maggioranza.

Genova, ingiustizia è fatta


Si apriranno le porte della galera per punire comportamenti simbolici e solo a danno di cose, con largo uso di quel concetto di concorso morale che invece non è stato applicato a De Gennaro dalla Cassazione di fronte a prove ben più concrete, e con sevizie a danno di persone. Una sproporzione abissale delle pene. Un chiaro attacco al conflitto sociale.
Checchino Antonini
Prendere a calci un vetro già andato in frantumi è più grave di uccidere un diciottenne che torna a casa senza commettere alcun reato. Solo ritocchi dalla Cassazione alle sentenze genovesi per i dieci manifestanti scelti a casaccio tra i trecentomila che contestarono il G8 del 2001. Al di là del maquillage resta - agghiacciante - la condanna a un secolo di galera complessivo per devastazione e saccheggio, reati gravissimi pensati da quel Rocco che scrisse per il duce un codice di leggi di polizia negli anni '30 ancora in voga nei palazzi di giustizia italiani.
Occhi rossi nell'aula del secondo piano del Palazzaccio, sede della Cassazione, quando il presidente della Prima sezione sciorina il dispositivo della sentenza definitiva per uno dei tre grandi processi scaturiti da quelle tre giornate genovesi del luglio di undici anni fa. Nello stesso contesto, solo otto giorni prima, era stata pronunciata una sentenza di segno opposto contro i vertici della polizia di stato e alcuni agenti colpevoli a vario titolo del massacro di 92 cittadini europei alla scuola Diaz e del loro arresto illegittimo.

Guardare avanti, in memoria di Tassinari


Più di cento persone a Bologna per la presentazione dell'ultimo numero di "Letteraria" e del libro "Lavoro vivo". Tanti scrittori per pensare a progetti che continuano, e a quell'idea di connettere la letteratura con il mondo che Stefano chiamava "letteratura sociale".
Alberto Sebastiani
La foto di Stefano Tassinari, scattata da Mario Carlini sul palco della Fiom il 26 gennaio 2011, è appesa sotto la bandiera rossa del Che Guevara, accanto a quelle della Palestina e del movimento “Il mio voto va rispettato”. Sventolano sul parco di via Togliatti, alla Festa della Federazione della sinistra, insieme alla bandiera del Bologna. Questa, a un interista e spallino sfegatato come Tassinari, forse non sarebbe piaciuta. O forse sì, amante di calcio com’era.
A due mesi dalla sua scomparsa, mercoledì c’è stata una serata in sua memoria. Non per piangere di ricordi, ma per pensare a progetti che continuano, a un’eredità intellettuale da portare avanti. C’è l’antologia Lavoro vivo (Alegre), ad esempio, con i racconti sul mondo del lavoro di, tra gli altri, Marcello Fois e Carlo Lucarelli. Un libro di narrativa che interessa al sindacato, perché, ha detto il segretario regionale della Fiom Bruno Papignani presentandolo, «serve per discutere di attualità, e leggendolo nasce un senso di rabbia che fa venir voglia di unirsi ad altre persone per lottare».

martedì 10 luglio 2012

Totti e Zeman leggono il libro di Narducci


Rispondendo a una domanda sugli scudetti della Juve, prima l'allenatore boemo poi il capitano giallorosso fanno capire di aver letto il libro del pm Giuseppe Narducci "Calciopoli. La vera storia".
«Ho letto lo stesso libro del mister», risponde il Capitano per antonomasia, Francesco Totti, quando i giornalisti lo incalzano sulla vicenda degli scudetti realmente vinti dalla Juventus. Sabato era stato Zdenek Zeman, dalla medesima posizione, in conferenza stampa, a dire:«Gli scudetti sono tanti quanti sono stati assegnati. Poi se vedo le cose che sono state scritte e i libri che ho letto, allora credo che già 28 siano troppi». Già, ma quale libro hanno letto il mister boemo e il numero 10 della Roma? Uno di questi, ne siamo certi, è quello appena scritto dall'ex Pm di Calciopoli Giuseppe Narducci, "Calciopoli. La vera storia" (Alegre, 269 pp, 15,00 euro), uscito a giugno in libreria «per rinfrescare la memoria agli smemorati», come scrive Marco Travaglio nella sua lunga prefazione al volume.

10x100. Genova non è finita


Il mondo della cultura e della società civile ha chiesto a gran voce che venga annullata il prossimo 13 luglio in Cassazione la sentenza che ha condannato 10 persone a pagare con 100 anni di carcere tutta la mobilitazione della società civile del G8 di Genova
Checchino Antonini
Era solo un fotomontaggio per bucare su fecebook l'immagine di Totti con un cartello tra le mani in solidarietà coi dieci manifestanti condannati per le mobilitazioni del 2001. Ma le venticinquemila firme in calce all'appello del comitato 10X100 sono assolutamente autentiche così come le foto di molti altri nomi e penne note che davvero si sono lasciate immortalare con quel cartello: “Genova non è finita. Dieci, nessuno, trecentomila". Si tratta, tra gli altri, di Erri De Luca, Ascanio Celestini, Mario Tronti, Daniele Vicari, Margherita Hack, Patrizio Gonnella e Antigone, Caparezza, Luigi Manconi, Valerio Mastandrea, Elio Germano, Giorgio Tirabassi, Moni Ovadia, Paolo Beni, Wu Ming, Don Gallo, Lea Meandri, Subsonica, Wilma Labate, Curzio Maltese, Paolo Fresu, Antonello Salis, Fausto Paravidino, Orchestra di Piazza Vittorio, Mario Tozzi, Loredana Lipperini, 99 Posse.
Il mondo della cultura e della società civile ha chiesto a gran voce che venga annullata il prossimo 13 luglio in Cassazione la sentenza che ha condannato 10 persone a pagare con 100 anni di carcere tutta la mobilitazione della società civile del G8 di Genova, affermando che le persone sono più importanti delle cose.
Il reato contestato "devastazione e saccheggio" è un detrito giuridico, figlio del codice penale fascista, il cosiddetto Codice Rocco. Un reato pensato contro i vandali che si aggiravano tra le macerie delle città terremotate o bombardate e traslato per colpire le forme del conflitto sociale sul fronte interno della guerra globale.
Così dieci uomini e donne, che sembrano pescati nel mucchio tra i trecentomila dell'altromondo possibile, rischiano di pagare con un secolo di galera complessivo la straordinaria mobilitazione che tutta la società civile di allora mise in campo. All’indomani della sentenza sulle violenze inaudite all’interno della scuola Diaz, che ha decapitato la linea di comando della polizia di stato, si potrebbe verificare il paradosso che, per una vetrina rotta (di questo si tratta nel peggiore dei casi, o una bottiglia presa in un supermercato o una vespa presa per spostarsi dall’altra parte della città) si possano scontare da 8 a 15 anni di prigione, mentre per il massacro e l'arresto illegittimo di 92 persone inermi e innocenti non si sconta neppure un quarto d'ora di pena.
La montagna di firme(www.10x100.it) verrà consegnata in Cassazione venerdì 13 alle 10 e 30.

lunedì 9 luglio 2012

29° CAMPEGGIO DEI/DELLE GIOVANI RIVOLUZIONARI/E



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Dal 30 luglio al 5 agosto in Spagna, a Besalù (Girona), si terrà il campeggio internazionale, rivoluzionario, femminista ed ecologista, organizzato dalla Quarta Internazionale ma ormai da anni allargato a diverse forze della sinistra anticapitalista e ad esperienze di movimento. In Italia il campeggio è promosso da Sinistra Critica. Un appuntamento particolarmente importante quest’anno, segnato dalle rivoluzioni esplose in nord-africa, dalle mobilitazioni e dagli scioperi in Europa contro le misure d'austerità e il debito, dai movimenti Occupy che in tutto il mondo hanno posto al centro la questione democratica. Un occasione utile per discutere, confrontare lotte ed esperienze, approfondire la natura dei processi di radicalizzazione in atto nel mondo, progettare campagne contro il pagamento del debito, la guerra, la precarietà, la dismissione della formazione pubblica, così come sui temi di genere e lgbt. Un momento importante per chi è impegnato nei movimenti sociali, nelle scuole e nelle università, e nella costruzione di una sinistra anticapitalista europea, senza se e senza ma, alternativa alle destre ma anche alla “sinistra” liberista.

domenica 8 luglio 2012

Uscire dall'euro, una scorciatoia


Il rischio dell'impoverimento delle classi subalterne e della egemonia della competitività d'impresa. Ma la crisi è reale e la prospettiva probabile. Il punto è impostare una via d'uscita alternativa, come la ristrutturazione dei debiti pubblici (Bertorello e Corradi)
Marco Bertorello e Danilo Corradi
vedi il libro "Capitalismo tossico"

La crisi dell'Euro trascina con sé una molteplicità di problemi e potenziali soluzioni. L'economia politica condotta a livello continentale svela tutte le sue contraddizioni, facendo precipitare il contesto e rendendo urgenti scelte di cambiamento radicale. Alla crisi ha corrisposto il riemergere di un'opzione nazionale, che viene interpretata come una prospettiva adeguata ai problemi che abbiamo di fronte. Il rischio è che l'opposizione al rigore e all'austerità slitti verso un progetto di ripiegamento statual-nazionale che non fa i conti con i problemi di ordine globale, rinviando un approccio sistemico e fondamentalmente alternativo. In ogni caso il punto di partenza è rappresentato dal caso greco.
La Grecia esce oppure è fuori?

Scuola Diaz, la polizia paga


La Cassazione conferma le condanne di appello contro i vertici della Polizia. "Non faranno un giorno di galera ma perderanno il posto" dicono gli avvocati di parte civile. Una vittoria del movimento e uno smacco per chi ha cercato di nascondere le responsabilità
Checchino Antonini
Con una lentezza esasperante Giuliana Ferrua, presidente della quinta sezione, legge il dispositivo, sciorina articoli e nomi ma la parola più frequente è “rigetta". La sentenza della Diaz ha superato la prova della Cassazione, 25 tra funzionari e agenti che comandarono o presero parte alla mattanza nella scuola genovese sono colpevoli per gli abusi e le menzogne che si consumarono attorno al gigantesco pestaggio. In particolare quelli che furono condannati anche all'interdizione dai pubblici uffici dovranno smettere la divisa.«Non faranno un giorno di galera», dice Simonetta Crisci, una dei legali di parte civile, uscendo dall'aula magna del Palazzaccio, «ma perderanno il posto». Perché è vero che, seppure la sentenza abbia dovuto prendere atto delle prescrizioni e dell'indulto, solo un'acrobazia giuridica spregiudicata può salvare la poltrona di Francesco Gratteri (ora capo del dipartimento centrale anticrimine), di Giovanni Luperi (ora ai servizi segreti), del capo dello Sco, Gilberto Caldarozzi o anche di VincenzoCanterini, capo della celere di Roma.

G8, a cosa alludono le condanne di oggi?


La conferma della condanna in via definitiva di alcuni dei poliziotti responsabili della mattanza alla Diaz può apparire come uno spiraglio di luce, ma sarebbe sbagliato non vedere che la Cassazione ha colpito nel modo più lieve possibile alcuni funzionari di PS, ma così facendo lascia la porta aperta alla condanna definitiva fra qualche giorno di 10 ragazzi a 100 anni complessivi per 'devastazione e saccheggio'.
Gigi Malabarba
La conferma della condanna in via definitiva di alcuni dei poliziotti responsabili della mattanza alla Diaz può apparire a prima vista come uno spiraglio di luce, anche perchè - con la sospensione dai pubblici uffici per cinque anni - il capo nazionale dello Sco, quello dell'Anticrimine e uno dei dirigenti dell'Aisi tra gli altri dovranno essere rimossi da quegli incarichi nazionali voluti come promozioni dall'allora capo della polizia De Gennaro. Un'assoluzione proprio di tutti i poliziotti che avesse rovesciato in Cassazione la sentenza d'appello come per l'attuale sottosegretario con delega ai servizi avrebbe suscitato un sentimento di impunibilità delle forze dell'ordine forse eccessivo. E inopportuno.
Guardiamo i fatti. La prescrizione aveva già tolto di mezzo il reato più grave, quello di lesione in assenza di quello di tortura che in Italia non esiste. Per cui le condanne sono relative alla falsificazione dei verbali, non al massacro a freddo di 61 persone. Il capo della catena di comando, come si è detto, è stato assolto in Cassazione e premiato con l'ingresso nel governo Monti. E questi particolari, insieme all'assenza di qualsiasi commissione d'inchiesta, all'affossamento in tutte le sedi anche dell'idea di celebrare un processo per l'assassinio di Carlo Giuliani, costituiscono un bilancio assai negativo sul piano politico-giudiziario di quella vicenda.

martedì 3 luglio 2012

Cgil, l'opposizione si riorganizza


Dalla ex Rete 28 Aprile nasce una nuova area di sinistra -"L'opposizione organizzata" - che contesta i cedimenti della Cgil e attacca anche la Fiom. Non tutti seguono la nuova strategia. A settembre un seminario programmatico
La vecchia Rete28Aprile nella Cgil, diretta da Giorgio Cremaschi, si ricostituisce come Area programmatica (secondo lo Statuto Cgil è con questa formula che si garantiscono alcuni diritti alle minoranze interne nella fase post-congressuale) ma al prezzo di alcune rotture interne. La decisione è stata presa lo scorso fine settimana a conclusione di un incontro nazionale a Firenze in cui si è formalizzata la costituzione di un' area di opposizione organizzata nell'ambito della minoranza congressuale "La Cgil che vogliamo".
Una discussione difficile che ha visto manifestare il dissenso di alcuni dirigenti della sinistra sindacale come il dirigente torinese Pietro Passarino che ha preso le distanze con una lettera rivolta a Giorgio Cremaschi.
Anche un altro settore della Rete, riconducibile all'area Falce e Martello, pur non opponendosi alla decisione ne ha contestato l'utilità (vedi documento, qui).