giovedì 23 febbraio 2012

Melfi, la Fiat di nuovo condannata


I tre operai licenziati dall'azienda sono reintegrati al lavoro perché il loro allontanamento è stato antisindacale. Una vittoria molto importante per la Fiom
La Fiat a Melfi ha perso nuovamente in tribunale ed è stata condannata al per comportamento antisindacale e dovrà dunque provvedere al reintegro dei tre operai Fiom dello stabilimento Sata che erano stati licenziati durante uno sciopero. I loro nomi sono ormai famosi - Barozzino, Lamorte e Pignatello - e dopo la sentenza appena pronunciata dal Tribunale di Potenza la loro vicenda subisce un'ulteriore svolta. In seguito a uno sciopero spontaneo in cui la Fiat accusò gli operai di aver compiuto atti di sabotaggio alla produzione l'azienda licenziò i tre operai che vinsero però il loro primo ricorso in tribunale. Il giudice allora confermò che quel licenziamento violava l'articolo 28 dello Statuto dei lavoratori. La Fiat si oppose e, sempre in primo grado, riuscì a ribaltare il verdetto ottenendo una sentenza a lei favorevole. In seguito a quella Barozzino, Lamorte e Pignatello sono stati messi di nuovo dalla fabbrica lucana nella quale, in ogni caso, erano potuti entrare solo simbolicamente perché relegati in una saletta sindacale.
Oggi, con l'appello promosso dalla Fiom, la sentenza del giudice riporta tutto alla casella di partenza: il licenziamento viene giudicato "antisindacale" e la Fiat condannata a reintegrare i tre operai. Inoltre, il Tribunale condanna l'azienda a rimborsare alla Fiom le spese sostenute per la pubblicazione della prima sentenza su due quotidiani, Repubblica e Corriere della Sera, a dimostrazione della volontà di rendere evidente il comportamento illecito della Fiat. Una vittoria per la Fiom, per i tre operai che, probabilmente, riapre tutta la partita in corso da ormai due anni e rende questo conflitto sempre più complicato

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