martedì 29 novembre 2011

IL 26 NOVEMBRE IN PIAZZA PER L’ACQUA, I BENI COMUNI E LA DEMOCRAZIA



PER IL RISPETTO DELL'ESITO REFERENDARIO, PER UN'USCITA  ALTERNATIVA DALLA CRISI

Domani il popolo dell’acqua tornerà in piazza. Lo facciamo perché il 12 e 13 giugno scorsi la maggioranza assoluta del popolo italiano ha votato per l’uscita dell’acqua dalle logiche di mercato, per la sua affermazione come bene comune e diritto umano universale e per una gestione pubblica e partecipativa del servizio idrico.
Ad oggi nulla di quanto deciso ha trovato alcuna attuazione: la legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua continua a giacere nei cassetti delle commissioni parlamentari, gli enti locali - ad eccezione del Comune di Napoli - proseguono la gestione dei servizi idrici attraverso S.p.A. e nessun gestore ha tolto i profitti dalla tariffa.

EGITTO: DA DOVE VIENE SECONDA ONDATA RIVOLUZIONE


E' necessario capire da dove venga l'attuale protesta che non ha mancato di sorprendere molti, inclusi alcuni militanti di sinistra, soprattutto tra quanti hanno deciso di partecipare al voto, all'ombra della giunta militare

GENNARO GERVASIO*
Il Cairo, 29 novembre 2011, Nena News -  La seconda ondata della «rivoluzione egiziana» che ha travolto il paese e ha avuto ancora una volta come epicentro piazza Tahrir ha travolto anche molti degli attori politici e molti degli osservatori locali ed internazionali. La determinazione di giovani rivoluzionari è riuscita a tenere in scacco le Forze di sicurezza centrale (Fsc) e la polizia militare difendendo l’occupazione della piazza, durante cinque giorni di vera e propria guerriglia, che è costata la vita a più di quaranta persone, oltre a più di tremila feriti, a citare le stime più prudenti.

E’ necessario fare un passo indietro per cercare di capire da dove venga l’attuale ondata di proteste che non ha mancato di sorprendere molti, inclusi alcuni militanti di sinistra, soprattutto tra quanti che hanno deciso di partecipare alla competizione elettorale, all’ombra del potere del Consiglio supremo delle forze armate (Csfa), che di fatto ha ereditato il potere da Mubarak lo scorso febbraio. Lungi quanto ancora affermano alcuni media occidentali, la «rivoluzione di gennaio» non era stata una «rivoluzione dei social network», né era stata dominata dalla partecipazione della classi medie o privilegiate.

Fiat, ecco perché è fascismo aziendale.






di Giorgio Cremaschi [articolo pubblicato su Liberazione del 27 novembre 2011]

Vorrei rispondere alle critiche che ho ricevuto per aver usato la definizione fascismo aziendale per quello che oggi sta facendo la Fiat di Marchionne.
Partiamo dai fatti. Dopo la svolta di un anno e mezzo fa, quando l’amministratore delegato del gruppo lanciò il suo diktat agli operai di Pomigliano, l’aggressione al diritto dei lavoratori si è estesa a valanga nel Paese. Altro che eccezione, come disse allora il segretario del partito democratico. Il ricatto Fiat («O rinunci ai diritti o non lavori») è diventato il leit motiv che ha guidato la più grave offensiva contro i contratti, i diritti, le leggi a tutela del lavoro dal ’45 a oggi. Il sistema Pomigliano si è prima esteso a tutto il sistema Fiat e poi è diventato un modello per tutte le relazioni sindacali. L’arroganza e lo strapotere della casta dei top manager ha perso ogni senso della misura.

Magri, il comunista intelligente


Scompare uno dei fondatori del manifesto e dirigente della prima Rifondazione comunista. Una testa pensante, innamorata del Pci che però ha saputo anche criticare. Articoli di Salvatore Cannavò e Antonio Moscato
Suicidio assistito in Svizzera. E' morto così, a 79 anni, Lucio Magri, fondatore de "il manifesto" e protagonista della sinistra eretica. "Non voglio funerali, per carità, tutte quelle inutili commemorazioni. Necrologi manco a parlarne», si legge su Repubblica che gli dedica due pagine ripercorrendo la sua «storia a sinistra fuori dagli schemi». «Morto per sua volontà, perchè vivere gli era diventato intollerabile», prosegue l'articolo. «Una depressione vera, incurabile. Un lento scivolare nel buio provocato da un intreccio di ragioni, pubbliche e private. Sul fallimento politico - conclamato, evidentissimo - s'era innestato il dolore privato per la perdita di una moglie molto amata, Mara, che era il suo filtro con il mondo".
Si spegne un personaggio ormai non più molto conosciuto, distante dalle pagine dei giornali e soprattutto dagli schermi tv ma che ha animato diverse stagioni della sinistra italiana. Prima come giovane dirigente del Pci, infatuato da Togliatti come ricorda più in basso Antonio Moscato. A quella storia ha consacrato il suo libro più importante, "Il sarto di Ulm" in cui il riconoscimento politico all'esperienza originale del "comunismo italiano" è ribadita senza molte incertezze. Quella resterà la formazione di fondo e, di fronte allo spaesamento provocato dalla rovinosa sconfitta della sinistra italiana degli ultimi anni, sarà anche un riferimento orgoglioso per chi non ha mai voluto smettere di definirsi "comunista". In un'accezione che è sempre stata, a parere di chi scrive, un appiglio identitario e salvifico più che uno strumento per costruire novità.

Ma che bel governo....


La nomina dei sottosegretari, tra uomini delle banche, tecnocrati di Stato e piccole spartizioni politiche, contribuisce ancora un po' a definire il volto e la missione del governo Monti
Salvatore Cannavò
La nomina dei sottosegretari e viceministri del governo Monti non fa che confermare il profilo di fondo dell'esecutivo: un governo tecnocratico al servizio degli interessi più forti condito di un po' di sottobosco politico e di spartizione clientelare. I profili dei sottosegretari sono esplicativi di questa fisionomia e descrivono una filosofia politica che sta per essere confermata dalle prime misure economiche. Misure che saranno decise con uno spruzzo di "lotta alla casta" come dimostra il modo con cui si è condita la nomina di Vittorio Grilli a viceministro dell'Economia (in grado di ridursi del 70 per cento lo stipendio...!). In realtà stiamo parlando di un grand commis dello Stato che si è distinto per la guida del ministero dell'Economia e per essere un uomo fidato di Giulio Tremonti. Tanto che l'ex ministero dell'Economia voleva piazzarlo a tutti i costi alla guida della Banca d'Italia. Oggi viene premiato con un incarico più che rilevante visto che il ministro è lo stesso Monti, cioè il presidente del Consiglio, e quindi sarà Grilli a gestire la macchina del ministero. Una politica di continuità con il recente passato che viene mascherata dalla lotta ai privilegi.

lunedì 28 novembre 2011

Appello per un audit dei cittadini sul debito pubblico


Occupy anche in Cina?


Il movimento “Occupy” sbarca nell’Asia dell’est. A Hong Kong e Taipei, due regimi esemplari del capitalismo “modello cinese” diversi soggetti sociali si sono riuniti dopo il 15 ottobre per chiedere un cambiamento della politica economica.
Isabelle Zhang
Articolo tratto da Extreme Asie (tradizione Imq)

Il movimento “Occupy” sbarca in Asia dell’Est. A Hong Kong e Taipei, due regimi esemplari del capitalismo “modello cinese” diversi soggetti sociali si sono riuniti dopo il 15 ottobre per chiedere un cambiamento della politica economica.

Occupy Central a Hong Kong
Paese dalle complete libertà economiche per i capitalisti, Hong Kong è anche il paese sviluppato più diseguale del pianeta e il 15° a livello mondiale (Coefficiente di Gini 55,3). Da quando la Cina ha lanciato le riforme economiche nel 1978, le industrie di Hong Kong sono state poste in concorrenza con quelle della Cina continentale e il ruolo finanziario della prima è stato insidiato da quello di Shanghai. La tendenza alla delocalizzazione è accelerata dopo la restituzione di Hong Kong alla Cina e la sua integrazione politica nel 1997 e dopo la realizzazione del Cepa (l’accordo di commercio bilaletale) con la Cina nel 2003. Conseguentemente, la sua struttura economica si è indirizzata fortemente verso il settore terziario.
Poco sindacalizzati, con una sicurezza sociale debolmente sviluppata, i giovani e la classe media di HK sono ora preoccupati soprattutto per l’inflazione dei diplomi delle superiori, l’aumento della durata del lavoro supplementare e il rialzo dei prezzi del settore immobiliare.

La sfida del Npa


Il partito di Olivier Besancenot è a metà strada nella raccolta delle firme per le presidenziali e si ricompatta attorno alla candidatura di Philippe Poutou
imq
Il Consiglio politico nazionale delNouveau parti anticapitaliste (Np)francese, che si è tenuto il 19 e 20 novembre, sembra aver ricomposto un quadro unitario all'interno del giovane partito nato dalle ceneri della Lcr. Un documento unitario è stato approvato con 61 voti contro 2 e l'organizzazione ha deciso di affrontare la campagna elettorale per le presidenziali tutta compatta dietro il nuovo candidatoPhilppe Poutou chiamato a raccogliere l'ingombrante eredità di Olivier Besancenot., il giovane postino che ha superato il 4 per cento alle presidenziali del 2007. Forti anche del fatto di aver raggiunto 250 firme, sulle 500 da raccogliere da qui a marzo, per depositare la propria candidatura, il partito - che proprio sulla decisione della candidatura di Poutou si era diviso praticamente in due, con la maggioranza a favore dell'operaio Ford e una consistente minoranza più propensa a cercare convergenze con la sinistra di Melenchon - ha deciso di procedere con uno sforzo un po' più unitario.

Perché va rispettato il voto del referendum.


Dopo un nuovo successo della manifestazione dei Forum per l'acqua pubblica la battaglia per difendere il voto di giugno continua
Stefano Rodotà
da la Repubblica
l governo Monti non è atteso soltanto alla prova difficile dell´economia. Lo hanno sottolineato ieri a Roma i movimenti per l´acqua come bene comune che non si sono dissolti dopo il successo referendario.
Ma hanno voluto opportunamente ricordare che nessuna emergenza può giustificare l´allontanarsi dalla retta via costituzionale. Sappiamo che sono all´opera gruppi e interessi che spingono nella direzione opposta, invocando il mercato come unica regola, alla quale le istituzioni dovrebbero, una volta di più, piegarsi. Guai se queste suggestioni trovassero eco nel governo. La paventata sospensione della democrazia troverebbe un´inquietante conferma. La volontà espressa con il referendum, infatti, non è disponibile per nessun governo, politico o tecnico che sia, e per qualsivoglia maggioranza parlamentare, ristretta o allargata che sia.

venerdì 25 novembre 2011

FATAH-HAMAS: MANCA ACCORDO SUL GOVERNO


Khaled Meshaal e Mahmoud Abbas si sono incontrati ieri al Cairo per siglare un'intesa di riconciliazione. Nonostante l'ottimismo dei due leader dopo il meeting, non è stata presa nessuna decisione concreta sulla data delle elezioni e sul nuovo governo.

MARTA FORTUNATO
Beit Sahour (Cisgiordania), 25 novembre 2011, Nena News – “E’ l’inizio di una nuova partnership palestinese”. Con queste parole il presidente palestinese Mahmoud Abbas e il capo dell’ufficio politico di Hamas Khaled Meshaal hanno definito i risultati dell’incontro di ieri al Cairo. Ma nella realtà non è stato preso nessun accordo sul governo di unità nazionale e non è stata stabilita nessuna data precisa per le elezioni.

I due leader non si incontravano da più di sei mesi, da quando Fatah ed Hamas avevano firmato l’accordo di riconciliazione che avrebbe dovuto porre fine alle divisioni politiche tra i due movimenti. Tuttavia, per mancanza di consenso sul nome del primo ministro che avrebbe dovuto guidare il nuovo governo di transizione, l’accordo non è mai stato applicato, e il potere di Fatah è rimasto confinato nella Cisgiordania mentre Hamas ha mantenuto il controllo sulla Striscia di Gaza.

Occupy coast to coast


Da New York a Oakland, dopo il successo del 17 novembre "il movimento occupy" entra in un'altra fase del suo sviluppo. Il 28 novembre sciopero degli studenti in California e poi il 12 dicembre nuovo sciopero a Oakland
Felice Mometti
e Michele Cento
Il successo della giornata del 17 novembre a New York, assedio alla Borsa al mattino, studenti nelle strade al pomeriggio e più di 30 mila persone in piazza la sera, è in larga parte dipeso dalla capacità di Occupy Wall Street di tradurre l’ampio consenso di cui gode in mobilitazione sociale. Tuttavia, il sostegno – secondo i sondaggi – della maggioranza dei newyorchesi non è sufficiente se tale meccanismo di accumulazione del consenso rimane a livello di opinione pubblica e non diventa possibilità concreta di inceppare i meccanismi della riproduzione dei rapporti sociali.
In altri termini, occorre chiedersi se OWS sia in grado o meno di costruire connessioni tali da produrre rotture nell’ordine sociale, anche quando l’onda emotiva innescata dallo sgombero si è ormai esaurita. La proposta, avanzata dal “gruppo di Azione diretta” subito dopo il 17, di occupare sette tra edifici e piazze sparsi per la città costituiva un ulteriore segnale in direzione di un superamento dei confini ormai stretti di Zuccotti Park. L’obiettivo non era tanto quello di delimitare spazi, quanto piuttosto quello di attivare nuovi focolai di disordine da cui il virus di Zuccotti si sarebbe dovuto diffondere. Un virus pericoloso per la salute del capitale e dell’establishment politico-istituzionale, proprio per la sua capacità di contagiare i gruppi che oggi pagano maggiormente i costi della crisi. In questo senso, si poteva scorgere una spinta verso una definitiva radicalizzazione del movimento, espiando dunque il peccato originale della semplice rappresentazione del conflitto.

Appello per un Audit pubblico sul debito


Riprendiamo dal sito Rivoltaildebito.org l'appello siglato da oltre 40 mila cittadini europei per verificare qualità e consistenza del debito sovrano.
da RivoltailDebito.org

Dalla Francia ( http://www.audit-citoyen.org/ ) proviene un appello per creare una commissione di audit del debito pubblico in grado di visionare come è fatto quel debito, come è stato contratto a favore di chi e di quali interessi. Noi vogliamo fare nostra questa proposta per rivedere in profondità l'entità del debito pubblico italiano accumulato nel tempo per favorire rendite, profitti, interessi di casta e di una ristretta elite e non certo per favorire le spese sociali, l'istruzione, la cultura, il lavoro. Una proposta che serve per impostare un'altra politica economica, del tutto alternativa a quella avanzata in questi anni dai vari governi che si sono succeduti e improntata alla redistribuzione della ricchezza, alla valorizzazione dei beni comuni, del lavoro, del welfare, dell'ambiente contro gli interessi del profitto e della speculazione finanziaria. Una politica economica per il 99% contro l'1% del pianeta.

APPELLO PER UN AUDIT DEI CITTADINI SUL DEBITO PUBBLICO 
Scuole, ospedali, alloggi d’urgenza…Pensioni, disoccupazione, cultura, ambiente…viviamo quotidianamente l’austerità finanziaria e il peggio deve venire. “Noi viviamo al di sopra dei nostri mezzi”, questo è il ritornello che ci viene ripetuto dai grandi media.

L'obbedienza dei referendari


Il "popolo dell'acqua" torna il piazza il 26 novembre. Una manifestazione per esigere il rispetto del Referendum, in particolare eliminando la quota del 7 per cento dalle bollette
Checchino Antonini
Si riprenderanno sabato prossimo le strade di Roma, vietate dal 15 ottobre, come già hanno fatto gli studenti. E arriveranno alla Bocca della Verità dove avevano aspettato i risultati dei referendum per poi festeggiare i 27 milioni di sì. Sarà quella dei movimenti per l’acqua e i beni comuni la prima manifestazione nazionale nella Capitale dopo la quarantena imposta da Maroni e Alemanno. Potrebbe essere la prima manifestazione nazionale contro il nuovo governo visto che denuncia l’attacco alla democrazia contenuto nella manovra di agosto e poi dalla “legge di stabilità” che riprongono e rafforzano l’obbligo “europeo” di privatizzazione dei servizi pubblici locali in barba al risultato referendario. In realtà la Corte costituzionale è stata chiara quando, all’ammissione dei referendum, lo scorso gennaio, ha spiegato che l’abrogazione avrebbe riguardato tutti i servizi pubblici di rilevanza economica. Per questo i referendari hanno deciso di fare ricorso sull’incostituzionalità dell’articolo 4 della manovra e delle altre norme che rendono inesigibile un risultato referendario straordinario. Non solo la montagna dei voti ma anche la partecipazione attiva dei cittadini alla campagna referendaria hanno prodotto una messa in mora del ventennio liberista. Nei fatti, però, quella tensione antiliberista si è sovrapposta sia all'ondata di indignazione sia al vasto consenso costruito mediaticamente attorno al governo “techno": chi ha votato Sì è lo stessa persona sceso in piazza il 15 ottobre e, spesso, la stessa che nutre aspettative dall'esecutivo guidato da Monti.

Tunisia, si insedia il Parlamento


Prima riunione dei 217 deputati eletti il 23 ottobre. Il partito islamico Ennahda, partito di maggioranza, farà la parte del leone nel nuovo governo.
da ilmediterraneo.it
TUNISI- Mentre l’Egitto è ancora in fiamme, la vicina Tunisia sembra aver inaugurato la sua fase di transizione democratica. Dopo la vittoria del partito islamista Ennahda, ieri, si è tenuta la prima riunione dell’Assemblea costituente.
I 217 deputati eletti il 23 ottobre si sono incontrati in mattinata nel palazzo del Bardo, periferia nord di Tunisi, per l'incontro inaugurale.
"Un momento storico per la Tunisia. Dopo tutti questi anni di incubo, sento di sognare", ha confidato Zohra Smida, militante del partito islamista Ennahda. Come tutti gli altri funzionari eletti, anche Walid Bennam, ha voluto esprimere il suo pensiero: "Sono orgoglioso della Tunisia. E non abbiate paura degli islamisti. Vedrete che porteranno un valore aggiunto alla società".

Ma molti tunisini non credono nell’apertura del partito islamista. Ieri, fuori dal Parlamento, diverse centinaia di attivisti dei diritti umani, gruppi di molte donne, si sono riuniti per chiedere "il rispetto e le libertà fondamentali che saranno garantiti dalla Costituzione