lunedì 20 febbraio 2012

La Fiom ci riprova


L'assemblea delle Rsu dei metalmeccanici Cgil rilancia lo sciopero generale del 9 marzo, "aperto a tutti" e una nuova assemblea "sociale" per una piattaforma unitaria. Il quadro torna in movimento
Salvatore Cannavò
Il video dell'assemblea

La Fiom ci riprova, dunque. Lo fa modificando drasticamente un'agenda nata piuttosto in sordina e con il freno a mano tirato e, ora, invece rilanciando sull'unica possibilità di successo che la categoria guidata da Maurizio Landini ha: una mobilitazione "vera" e un tentativo di allargare le alleanze sull'onda di quanto fatto il 16 ottobre del 2010. Quella manifestazione, infatti, denotò un successo "politico" dei metalmeccanici Cgil del tutto inatteso e derivante dal vuoto che la sinistra radicale ha lasciato aperto dopo il fallimento storico di Rifondazione comunista. Certo, oggi c'è il fenomeno Vendola ma la sua Sel è sempre più una "costola", sia pure esterna, del Pd che un'altra sinistra. In ogni caso, quel successo è stato utilizzato soprattutto per costruire un'area politico-sociale - prima Uniti contro la crisi, poi Uniti per l'alternativa - che a molti osservatori è sembrata essere soprattutto uno strumento di pressione sulla politica del centrosinistra, per sostenere Nichi Vendola alle primarie e comunque costruire, legittimamente sia chiaro, uno strumento di mobilitazione vitale. L'esperimento sembra essere stato strozzato dalla doppia morsa rappresentata dalla caduta di Berlusconi con contestuale "governo costituente" dei tecnici e dall'esito disastroso della manifestazione del 15 ottobre scorso. Un quadro politico in movimento e una gestione di piazza, ma soprattutto dei rapporti tra i movimenti, poco felice, ha convinto i diversi soggetti, soprattutto la Fiom, a tirare il freno e a tornare sulle vertenze. Per i metalmeccanici ha inoltre pesato la durezza dello scontro con la Fiat, il contratto separato, la "cacciata" dalle fabbriche, le difficoltà finanziarie.
Oggi, però, lo schema del conflitto - con lo sciopero generale - e del'allargamento del "fronte" - con l'invito a partecipare alla manifestazione del 9 marzo e con l'annuncio di una Assemblea "sociale" successiva a quella scadenza - viene riproposto. Certo, esistono i margini di incertezza strutturali dati dalla politica della Cgil a cui, nel frattempo, il gruppo dirigente della Fiom si è riavvicinato. La Cgil con ogni probabilità non firmerà nulla che modifichi sostanzialmente l'articolo 18 ma non è chiaro se accetterà altre riforme del mercato del lavoro e, soprattutto, cosa farà in caso di modifiche allo Statuto dei lavoratori. Uno sciopero? una manifestazione nazionale? un semplice appello al Parlamento (cioè al Pd) perché non approvi l'eventuale riforma? Tutto questo inciderà sulle scelte e i percorsi della stessa Fiom. In ogni caso, oggi è aperta una nuova finestra e opportunità per costruire un'alleanza, una unità di base tra soggetti diversi per contrastare le politiche del governo (per quanto la Fiom non si spinga fino alla parola d'ordine necessaria della fine del governo Monti) e provare a far dialogare esigenze e bisogni diversi: il lavoro, la precarietà, il reddito, i diritti sociali.
Si tratta, evidentemente, di un'opportunità, non di una certezza. Saranno i fatti, e i comportamenti dei vari soggetti, a dire se l'occasione riuscirà a ricostituire una certa densità al movimento italiano, sotto botta dal 15 ottobre, schiacciato dal "consenso" mediatico del governo, incapace di dire qualcosa di unitario sulla Grecia e così via. In ogni caso, la scena sociale si muove di nuovo e sulla base del suo svolgimento e delle sue effettive conseguenza andrebbero calibrati i passi successivi.

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