giovedì 27 settembre 2012

Il ritorno degli indignados


Un pomeriggio di proteste e scontri a Madrid con circa 10 mila persone che hanno circondato il Parlamento per chiedere le dimissioni del governo e la formazione di una Costituente.
Alta tensione, cariche di polizia che usano manganelli e proiettili di gomma, almeno 14 feriti, di cui uno in gravi condizioni, e una ventina di manifestanti arrestati. Uno scontro annunciato, per la manifestazione degli
indignati che ha paralizzato oggi il cuore di Madrid.

Al grido di "No nos rapresentan!" e "La voce del popolo non è fuorilegge",almeno 10mila persone - le autorità ne hanno stimate 6mila - hanno marciato nel pomeriggio verso il Parlamento, blindato da oltre un migliaio di agenti come una fortezza, per esigere le dimissioni del governo, lo scioglimento delle Camere e l'inizio di un processo costituente. "Governo dimission!""Fuera, Fuera!", la rabbia scandita contro i tagli imposti dall'esecutivo di Mariano Rajoy, tornata in piazza in due cortei partiti alle 17 da Atocha e da Piazza di Spagna, per confluire alla Carrera de San Jeronimo, protetta dalla vigilia da un triplo cordone di agenti in assetto anti-sommossa e a cavallo e vigilata dall'alto dagli elicotteri.

mercoledì 26 settembre 2012

Qualcosa si muove


Gli Indignados in Spagna, la grande manifestazione in Portogallo (nella foto), la Grecia, la Francia, la coalizione contro l'austerità in Gran Bretagna. Si sta realizzando una mobilitazione contro la crisi e anche in Italia ci sono le prime scadenze
Salvatore Cannavò
Qualcosa in Europa, e anche in Italia, sta cominciando a muoversi. Siamo ancora alla ricerca di cronache più aggiornate e attendibili di quanto avvenuto a Madrid con il ritorno degli indignados e il loro desiderio di democrazia come forma costituente per battere la crisi. Non era un fuoco di paglia il movimento 15M e le immagini che giungono dalla Spagna mostrano che è rimasto acceso sotto la cenere di quest'ultimo anno. E così, come lo scorso anno, se in Spagna si fanno prove di resistenza immaginando alternative possibili, anche la Grecia si prepara di nuovo a manifestazioni e scioperi contro una situazione sempre più insostenibile.

Liberiamo la democrazia


Il movimento degli indignados torna in piazza e la repressione aumenta. Hanno paura di chi si ribella. Nella foto, il barista di Madrid che ha impedito l'accesso della polizia al suo bar in cui si erano rifugiati i manifestanti
Esther Vivas
La repressione scatenata ieri in Spagna è l’altra faccia dei tagli e della chiusura degli spazi democratici imposti dai mercati finanziari con la complicità dei maggiori partiti politici.
La mano dura dello stato dal 15M punta sulla criminalizzazione dei manifestanti e la paura per spegnere le aspirazioni di giustizia sociale e democrazia. Ma le misure repressive per far saltare l’accerchiamento del parlamento sono fallite ed un #25Sinmiedo ha portato in piazza decine di migliaia di persone disposte a tornare in piazza il 26.

Di Esther Vivas*
“La chiamano democrazia ma non lo è” si è urlato ripetutamente nelle piazze, nelle manifestazioni... E più il tempo passa più questo slogan si carica, se è possibile, di significato. La stigmatizzazione e la repressione contro chi lotta nelle strade per i suoi diritti negli ultimi tempi non ha fatto che intensificarsi. Più aumenta la crisi e l’appoggio popolare verso i manifestanti, più aumenta la criminalizzazione e la repressione. Il desiderio di libertà sembra essere in contrasto con l’attuale “democrazia”.

“Per una nuova finanza pubblica”


Appello per un percorso comune promosso da Attac, Rivolta il debito, Re:Common, Smonta il debito, Centro nuovo modello di sviluppo
Le crisi - finanziaria, economica, sociale ed ambientale - sono ormai arrivate ad un punto critico, soprattutto in Europa. A cinque anni dallo scoppio della bolla dei sub-prime negli USA, la crisi bancaria, sintomo della finanziarizzazione strutturale dell'economia e della società attuata negli ultimi decenni, è stata trasformata in una crisi del debito pubblico dei governi con il fine di imporre ulteriori riforme liberiste (politiche di austerità e conseguente svendita del patrimonio pubblico).
Si accelera la crisi democratica nell'Unione europea ma anche in Italia, dove l'imposizione di un governo tecnocratico apprezzato dai mercati ha tolto potere ai cittadini e a chi sta pagando l’ impatto della crisi. Intorno alla questione della finanza ruota il futuro di una rinascita politica così come la possibilità di pensare una nuova democrazia dei diritti e dei beni comuni ben oltre l'attuale fallimentare modello di sviluppo.

martedì 25 settembre 2012

"Sostenete la rivoluzione siriana"


L'appello della sinistra rivoluzionaria siriana per un programma che punta alla caduta del regime, al rifiuto dell'intervento occidentale e straniero, alla lotta contro il confessionalismo religioso. E per l'autodeterminazione dei popoli
La resistenza del popolo siriano non ha smesso di crescere fin dall'inizio del processo rivoluzionario iniziato nel marzo 2011. La lotta del popolo siriano è parte delle lotte popolari avviate in Tunisia ed Egitto e diffuse in altri paesi della regione.
Allo stesso modo, il processo rivoluzionario siriano fa parte delle lotte anticapitaliste a livello mondiale. Gli indignati e i movimenti delle occupazioni si sono ispirati alle rivoluzioni arabe. In più di 700 città di 70 paesi sono risuonate, e in qualche modo risuonano ancora, le parole d'ordine di un movimento che manifesta contro la povertà e il potere della finanza. Allo stesso modo, la resistenza del popolo greco contro i dettami imposti dalle agenzie finanziarie e di rating è anch'essa una battaglia per la dignità e la giustizia sociale, ma soprattutto per l'emancipazione contro l'ordine capitalista.

Dov'è finito il movimento?


Esiste una protesta diffusa e sociale in aumento con gli scioperi aumentati del 25% in un anno. Ma manca una mobilitazione generale e politica. Gli effetti del governo "tecnico" ma anche l'assenza di una sponda e di uno sbocco convincente
Antonella Della Porta
da il manifesto
Di fronte alle dure politiche di austerity che, già da tempo ma oggi con maggiore vigore, colpiscono ampie fasce di popolazione ("Nove su dieci", dimostra il libro di Mario Pianta), una delle domande spesso rivolte agli studiosi di movimenti sociali (così come ai loro attivisti) è: perché a fronte di una sfida così grande, la mobilitazione si mantiene limitata?Perché - diversamente da Spagna, Grecia e Stati Uniti, ma anche dall'Islanda prima di loro - c'è apparentemente così poca protesta?

domenica 23 settembre 2012

I portatori d'acqua


A Padova l'Idv sta tradendo il risultato referendario appoggiando la fusione AcegasAps-Hera. La denuncia del comitato
In questi giorni in maniera forsennata si sta andando verso la fusione di Acegas Aps Hera, un'operazione fortemente contraria per spirito, contenuto e forma al voto espresso con il referendum. Un'operazione che si sta facendo senza la minima partecipazione reale della città.
Il ruolo che l'Idv presente a Padova con tre consiglieri e due Assessori (Silvia Clai alla Partecipazione e Giovanni Battista Di Masi Assessore alla casa) ha in questa operazione è gravissimo

I fatti:
- alla riunione della giunta comunale l'Assessore Giovanni Battista di Masi IDV ha avvallato la delibera a favore della fusione mentre l'Assessore alla Partecipazione Clai ha preferito non essere presente
- nella riunione dei capigruppi l'IDV si è astenuta sulla proposta di rinviare la discussione al Consiglio Comunale, a differenza di Sel e Rifondazione, permettendo così di accellerare la votazione a favore della fusione

I nove giorni di sciopero a Chicago


Il primo sciopero in 25 anni indetto dal sindacato degli insegnanti di Chicago, nonostante gli attacchi frontali provenienti da Romney e l’evidente imbarazzo di Obama, ha goduto dell’ampio supporto di studenti e genitori, e, andando avanti per nove giorni consecutivi, ha strappato risultati importanti.
Cinzia Arruzza
A mezzogiorno del 10 settembre, 26.000 insegnanti di Chicago incrociano libri, penne, e registri, indossano le magliete rosse del sindacato, ed entrano in sciopero. Niente di eccezionale, verrà da pensare al lettore europeo: e invece si tratta del primo sciopero in 25 anni indetto dalla CTU di Chicago (il sindacato degli insegnanti). E di uno dei pochissimi scioperi in decenni che è riuscito non solo a strappare una vittoria significativa su diversi fronti, ma anche a creare una dinamica non corporativa e a produrre una mobilitazione generalizzata ad altri settori sociali.

Marchionne vuole tagliare il 20%


L'obiettivo dell'ad Fiat è la riduzione significativa della capacità produttiva degli impianti magari riattivandoli in caso di ripresa. La vicenda si intreccia con la trattativa sulla produttività: incontro Squinzi-Camusso. Sullo sfondo il rinnovo dei contratti a partire da quello dei metalmeccanici
Salvatore Cannavò
Saranno diversi i temi sul tavolo dell'incontro tra la Fiat e il governo che si terrà domani a Palazzo Chigi. La crisi dell'auto induce Sergio Marchionne a porre domande concrete che spazieranno dall'intervento del governo in materia di ammortizzatori sociali ma che riguarderanno anche l'Europa. Era stato lo stesso Marchionne, in qualità di presidente dei costruttori europei dell’Auto (Acea) a lanciare l' allarme in estate chiedendo un intervento concreto e immediato all’Unione europea. La richiesta fatta alle istituzioni europee era quella di sostenere la competitività delle industrie del vecchio continente nei confronti della concorrenza, in una previsione di mercato che vede nel 2012 una riduzione delle vendite del 7 per cento.

martedì 18 settembre 2012

Occupy? Ancora un altro passo"


"Se un anno fa mi avessero detto cosa avrebbero fatto non ci avrei creduto. Sono incredibili". Noam Chomsky, a Trieste per una laurea honoris causa, parla del movimento statunitense ma anche della sua visione del mondo
Carla Reschia
Da La Stampa.it

"Occupy Wall Street? “Se un anno fa mi avessero detto quello che volevano fare avrei risposto che era una follia. Non ci credevo e sbagliavo, sono incredibili. Ora però devono fare il passo successivo: una tattica non può diventare un movimento, deve fare un salto di qualità”. Noam Chomsky a Trieste fa il pieno di folla - 1400 persone al teatro Rossetti strapieno, dopo che le prime due sedi, più piccole, erano state abbandonate per il crescere delle prenotazioni – e dialoga a 360°, spaziando dalla linguistica alla Primavera araba alla libertà di opinione in Italia, “Ne avete abbastanza, tutto sommato, ma pochi sanno usarla”. Senza dimenticare i temi economici e la dittatura delle multinazionali, suo cavallo di battaglia, con molti excursus storici, da Martin Luther King a Kennedy, e con uno speciale accanimento verso Obama, che voterà, dice con una metafora di montanelliana memoria, “turandosi il naso”, ma che intanto incolpa, con il suo stile sommesso, di colpe peggiori di quelle dei Bush padre e figlio e che definisce un ottimo pr, nulla di più: “Manca di sostanza, parla per slogan”

Occupy? Ancora un altro passo"


"Se un anno fa mi avessero detto cosa avrebbero fatto non ci avrei creduto. Sono incredibili". Noam Chomsky, a Trieste per una laurea honoris causa, parla del movimento statunitense ma anche della sua visione del mondo
Carla Reschia
Da La Stampa.it

"Occupy Wall Street? “Se un anno fa mi avessero detto quello che volevano fare avrei risposto che era una follia. Non ci credevo e sbagliavo, sono incredibili. Ora però devono fare il passo successivo: una tattica non può diventare un movimento, deve fare un salto di qualità”. Noam Chomsky a Trieste fa il pieno di folla - 1400 persone al teatro Rossetti strapieno, dopo che le prime due sedi, più piccole, erano state abbandonate per il crescere delle prenotazioni – e dialoga a 360°, spaziando dalla linguistica alla Primavera araba alla libertà di opinione in Italia, “Ne avete abbastanza, tutto sommato, ma pochi sanno usarla”. Senza dimenticare i temi economici e la dittatura delle multinazionali, suo cavallo di battaglia, con molti excursus storici, da Martin Luther King a Kennedy, e con uno speciale accanimento verso Obama, che voterà, dice con una metafora di montanelliana memoria, “turandosi il naso”, ma che intanto incolpa, con il suo stile sommesso, di colpe peggiori di quelle dei Bush padre e figlio e che definisce un ottimo pr, nulla di più: “Manca di sostanza, parla per slogan”

domenica 16 settembre 2012

"Esiste un'altra ipotesi di Europa"


Intervista al dirigente di Syriza, Pavlos Kazakopoulos: "Il voto greco chiedeva di rinegoziare gli accordi non di applicare le direttive europee". Il no all'austerità e la prospettiva di un coordinamento più solido tra i movimenti di opposizione alla crisi
Julie de Los Reyes
Intervista tratta da Vientosur.info (traduzione Dario Di Nepi)
I risultati delle elezioni greche sono stati presentati come un voto a favore della permanenza nell’euro, e, con le parole del ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, come una decisione di continuare ad attuare le riforme della Troika.
In generale sia in Grecia che all’estero le elezioni sono state presentate in questo modo, ma credo che sia comunque una maniera distorta di vedere le elezioni greche. Noi appoggiamo fermamente l’integrazione europea sulla base della giustiza sociale e degli ideali democratici. Adesso ci sono diverse tipologie di integrazioni e non sono tutte uguali. Questa forma di presentare le elezioni è stato piuttosto un modo per attaccare Syriza e alla fine ha dato i suoi frutti.

Tutte le balle di Marchionne


Negli spot televisivi di due anni prometteva di raddoppiare produzione e magari anche gli stipendi. A credergli solo politici compiacenti e governi complici. Cisl e Uil imbambolati e Della Valle che si vendica per essere stato fatto fuori dal salotto buono
Salvatore Cannavò
da Il Fatto quotidiano
Le cose che creiamo ci dicono cosa diventeremo”. Era il verbo della Fiat nel suo spot su Fabbrica Italia. Un papà con in braccio un piccolo di pochi mesi a cui dice, con voce calda (di Ricky Tognazzi): “Visto che non vuoi dormire ti racconto di questo piano industriale”. Il piccolo non vede l'ora. E il papà attacca:“C'è un piano industriale, Fabbrica Italia che in 5 anni raddoppia la produzione di veicoli, anche in America”. Il bambino si sta per addormentare, la storia è soporifera. Il padre, che lo vuole addormentare, continua.“Raddoppiano le possibilità... anche per me”. Si profila un lavoro sicuro per gli anni a venire. Il piccolo riapre gli occhi. “E io cosa faccio?” chiede simbolicamente (è la voce del padre a parlare al suo posto). “Non lo so, per esempio possiamo comprare un'auto italiana – risponde l'uomo – il colore lo scegli tu, magari”. E in sovrimpressione: “Un cammino da fare tutti insieme per rendere gli italiani di domani orgogliosi di quelli di oggi”. Dissolvenza. Gli italiani di domani probabilmente rideranno di quelli di oggi e a piangere saranno solo gli operai della Fiat. Sergio Marchionne, l’ad del gruppo, si è inventato tutto, il piano Fabbrica Italia esisteva solo nelle slide proiettate sui monitor.

mercoledì 12 settembre 2012

: “Democrazia e conflitto vanno insieme. No alla svolta di Landini Airaudo”


Colpisce la durezza con cui Landini e Airaudo stanno lavorando alla cacciata 
della sinistra Fiom dalla segreteria nazionale.
Colpisce perché mai era stato messo in discussione in Fiom il diritto al 
dissenso, la possibilità cioè che su alcune questioni si potessero registrare 
opinioni differenti anche all'interno della segreteria. E' sufficiente leggere 
dal sito Fiom i materiali dei comitati centrali degli ultimi dieci anni per 
averne testimonianza indiscutibile. Mai nessun segretario generale era arrivato 
al punto di convocare il comitato centrale a porte chiuse, peraltro con un 
ordine del giorno inquietante: “rapporto politico sull'organizzazione”, per 
porre in discussione l'opportunità della mia presenza in segreteria. 
Mai si era arrivati al tentativo, peraltro infruttuoso, di azzerare la 
segreteria con le dimissioni di due segretari su 4 pur di cacciare il dissenso.
Perché?

martedì 11 settembre 2012

Occupy Obama


Chiuse le convention il presidente uscente sembra in vantaggio ma tra lui e Romney, proposte alla mano, non ci sono differenze significative. Nemmeno sulla riforma sanitaria. L'unico fattore di novità negli Usa è il movimento nato a Zuccotti Park. Che discute di elezioni
Cinzia Arruzza
Vai al libro di Chomsky: "America, no we can't"
Tra fine agosto e la prima settimana di settembre si sono svolte le due convenzioni nazionali del partito repubblicano e del partito democratico. Contrariamente al 2008 il tono di entrambe è stato più prosaico e ci sono stati meno spazi per voli lirici, fatta eccezione per il dialogo tra Clint Eastwood e Obama, rappresentato da una sedia vuota, che è stato probabilmente l’unico colpo di scena in due copioni fin troppo scontati. Mentre non è sicuro quanto questi due eventi abbiano realmente contribuito a uno spostamento degli elettori indecisi, la loro conclusione sembrerebbe non lasciare dubbi. Di fronte a un candidato presidente degli Stati Uniti come Mitt Romney e a un candidato vice-presidente come Paul Ryan, non c’è scelta: bisogna sostenere Obama. È questo il ragionamento di parte di coloro che quattro anni fa hanno sinceramente creduto nel messaggio di speranza lanciata dalla campagna di Obama. E sebbene quattro anni dopo in molti pensino che il baldanzoso obamiano ‘yes, we can’ si sia trasformato in un amareggiato ‘no, we couldn’t’, sostenere Obama contro Romney alle elezioni del prossimo novembre sembrerebbe l’unica opzione per coloro che vogliono arrestare la corsa a destra della politica americana.

Hollande? Sembra Schroeder


Il giudizio è di un commentatore privilegiato, il Financial Times Deutschland, che ricorda come le riforme del neo-presidente francese siano simili all'Agenda inaugurata dal cancellerie socialdemocratico negli anni 2000
Articolo tratto da Presseurope
“Permetteteci di presentarvi Gerhard II”, annuncia il Financial Times Deutschland. Secondo il quotidiano economico tedesco il piano di austerity e riforme sociali entro il 2014 proposto dal presidente francese ricorda l’“Agenda 2010” lanciata nel 2003 dall’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder. “Hollande aspira a essere Schröder”, riassume il quotidiano in prima pagina.

Secondo il francese Le Echos il paragone è molto lusinghiero per il nuovo presidente:

Il respiro corto di Draghi


La mossa della Bce sembra trovare il più ampio sostegno, della politica e dei mercati. Ma la Bce ha già cominciato da un anno a comprare titoli italiani. E le sue iniziative non bastano a risolvere i problemi strutturali che hanno provocato la crisi
di Marco Bertorello e Danilo Corradi
Guarda il libro "Capitalismo tossico"

A oltre un anno dall'esplosione della crisi del debito tra i principali paesi periferici sarebbe giunto il tempo per provare a fare qualche bilancio. Dal drastico aumento del differenziale tra il tasso di interesse di questi paesi e quello tedesco (il famoso spread) molta acqua è passata sotto i ponti. Ricambi ai vertici politici, tecnocrati che hanno realizzato durissime politiche di austerità (i famosi compiti a casa), ma soprattutto un susseguirsi di scadenze, vertici, a livello europeo per arginare questa crisi. Ognuno di questi era considerato l'ultimo possibile, oltre il quale il tempo sarebbe scaduto, Eurolandia venuta meno, insomma il baratro. Peccato che, nonostante le presunte buone notizie a conclusione di ogni enclave, gli effetti benefici avessero una durata piuttosto effimera. 

La foto del referendum


Presentati i quesiti per abrogare la riforma dell'articolo 18 e l'articolo 8 della legge 142 voluta da Sacconi. Ma il comitato che si presenta sa di vecchio. Ma davvero, la riscossa sociale si fara così?
La foto è quella che è. Un'immagine statica di una realtà che, però, non è in movimento. A parte Di Pietro, le facce che si vedono qui rappresentate sono le stesse che nel 2008 diedero vita alla Sinistra Arcobaleno. Una somma di sigle, nomi, vertici e ambizioni elettorali naufragata miseramente alla prova del voto. Ora, si lavora per un'altra ipotesi, l'ottenimento delle firme per realizzare un referendum abrogativo della riforma Fornero del lavoro (articolo 18) e dell'articolo 8 della legge Sacconi (quella che consente di derogare dai contratti nazionali).
Iniziativa meritoria, che andrà sostenuta.

Rinasce la Rete 28 Aprile


Contro la gestione di Susanna Camusso ma anche contro le "involuzioni" della Fiom riprende vita la vecchia area di opposizione nella Cgil. Obiettivi: l'opposizione al governo Monti e all'idea di un Patto per il lavoro
Dal sito Rete28aprile
L'incontro di Parma, a cui ha partecipato un centinaio di compagni e compagne, ha deciso di dar vita all'opposizione organizzata in CGIL, chiamandola: Rete 28 aprile-opposizione CGIL.
La ragione di questa scelta sta nella necessità di organizzare la lotta e l'alternativa contro il governo Monti e l'Europa dell'austerità, contro l'attacco ai diritti e all'occupazione da parte del padronato.

Il sindacato confederale, compresa la CGIL, non ha davvero contrastato quella che è la più grave aggressione al lavoro dal 1945 a oggi. E così, in pochi mesi, governo e padronato hanno realizzato successi.
Il peggior sistema pensionistico d'Europa, la cancellazione dell'articolo 18 e l'estensione della precarietà, i tagli allo stato sociale, i licenziamenti e la chiusura delle fabbriche, i contratti che peggiorano drasticamente le condizioni di lavoro e cancellano i diritti, tutto questo è avvenuto senza una reale ed efficace azione sindacale, con la complicità o la subalternità.

lunedì 10 settembre 2012

L'altra faccia della Fiat


E' uscito per Aliberti editore, "C'era una volta la Fiat", di Salvatore Cannavò. Il racconto dell'azienda fatto con gli operai che ci lavorano, i lati nascosti delle strategie aziendali, il disastro annunciato e le prospettive sindacali. Di seguito, un'anticipazione del libro
Salvatore Cannavò
Sergio Marchionne ha sempre sostenuto che c’è una pregiudiziale anti-Fiat in Italia che caratterizza giornali, commentatori, politica e sindacato. E che contro questa pregiudiziale lui stesso e il gruppo dirigente della Fiat hanno dovuto condurre una sorda battaglia che non si è ancora conclusa. Ogni volta che ci si imbatte nell’istituzione Fiat, fatta dei suoi uomini, delle sue azioni, dei suoi legali, del complesso meccanismo che il più importante gruppo privato italiano, almeno per ora, è in grado di mettere in piedi, questa visione delle cose fa capolino da ogni battuta e da ogni discorso.
VITTIMISMO CONSAPEVOLE.

Il popolo di Grillo


Uscirà fra poche settimane il libro di Matteo Pucciarelli per Edizioni Alegre sul mondo di Grillo e del Movimento 5 Stelle. Di seguito i ritratti di Giovanni Favia e Beppe Casaleggio
Matteo Pucciarelli
da Repubblica.it
L'uomo dietro Grillo, più manager che politica
Gianroberto Casaleggio, messo sotto accusa da Favia, non ama i riflettori. Guida una società di comunicazione e marketing, ha una forte influenza sulle scelte del Movimento 5 Stelle
di MATTEO PUCCIARELLI

"Ce n'è abbastanza per rinchiuderlo. È un individuo oggettivamente pericoloso e socialmente utile". Il ritratto di Gianroberto Casaleggio è del fratello acquisito, cioè Beppe Grillo. Si incontrarono per la prima volta in una sera d'aprile a Livorno, dopo uno spettacolo del comico. Grillo era ancora quello che spaccava i computer durante le sue performance, ma da quel giorno cambiò tutto. "Venne in camerino - scriveva Grillo nella postfazione di Web Ergo Sum - e cominciò a parlarmi di Rete. Di come potesse cambiare il mondo. Non conoscendolo lo assecondai.