martedì 3 maggio 2011

Mayday, meno ma meglio. Molto meglio.

Il corteo "alternativo" del 1 maggio a Milano quest'anno è stato più politico e tutto all'insegna del "non pagheremo la vostra crisi". Studenti e lavoratori più uniti
Gigi Malabarba
Mayday, meglio meno ma meglio. Molto meglio.
Non eravamo come l’anno scorso, dove le modalità un po’ ‘debordanti’ della tradizionale street parade avevano riempito sì a dismisura il corteo di tantissimi ragazzi e ragazze, oscurando però in parte i contenuti della manifestazione (e anche con conseguenze non piacevoli per gli eccessi di ‘sballo’). Ma eravamo comunque diverse migliaia in questa undicesima edizione, scesi in piazza sulla parola d’ordine centrale lanciata dal collettivo milanese della Mayday “Voglia di sciopero precario”, per tentare di passare dalla denuncia della precarietà all’azione di lotta per contrastarla, per cominciare a ‘far male’ all’avversario di classe.

Certamente un progetto ambizioso quello di arrivare non a uno ‘sciopero dei precari’, ma a uno sciopero generale dal basso -di tutti quindi- per estirpare la precarietà dalle condizioni di lavoro e di vita di milioni di persone. Si tratta del progetto elaborato dagli Stati generali contro la precarietà tenutosi a Roma a metà aprile che alla Mayday è stato ufficialmente lanciato e assunto attraverso una consultazione di massa in piazza: per arrivarci occorreranno sperimentazioni da realizzare nei prossimi mesi insieme a spezzoni sindacali non concertativi, cercando di rendere protagonisti proprio coloro che, per le condizioni di ricatto a cui sono sottoposti, non possono scioperare.
Nella Mayday non tutte le aree tematiche in cui le nuove modalità del corteo avrebbero dovuto materializzarsi hanno funzionato, ma sicuramente un segnale politico importante in questo senso è stato dato. Ha aperto lo spezzone ‘no oil’, ad esprimere l’idea di un modello sociale alternativo alla dipendenza dal petrolio e dal nucleare, insieme alla difesa dell’ambiente divorato dalla cementificazione e dalle mafie (che a Milano significa Expo 2015). E’ seguito il carro del Coordinamento dei Lavoratori e delle lavoratrici Autoconvocati/e caratterizzato dalla parola d’ordine “Non paghiamo la vostra crisi, rivoltiamo la BCE”, a cui ha dato il suo significativo apporto il Coordinamento dei collettivi degli studenti medi milanesi e Atenei in Rivolta uniti dietro lo striscione “Il sapere è precario, sovvertiamo il loro potere” e “BCE burns”. Un incontro, quello dietro questo carro dell’area cosiddetta ‘reddito-lavoro’, tra aree sociali che avevano lavorato nelle passate settimane, ognuno nelle proprie realtà, per costruire un appuntamento nazionale di tutte le opposizioni sociali che non ha trovato la disponibilità di altri soggetti, troppo condizionati dalle scadenze in realtà smobilitanti della Cgil. I comitati di immigrati che a Brescia e Milano avevano costruito momenti di lotta con l’occupazione della gru e della torre si sono ritrovati in questo stesso spezzone, così come il collettivo lgbt Tabù, animato da studenti e studentesse milanesi, con il loro riksciò colorato su e giù per il corteo.
Unico sindacato visibile, come sempre in questa occasione, la Cub, caratterizzata da tempo sulle tematiche migranti. Centri sociali come Sos Fornace, Zam-Corsari, Leoncavallo, Tortuga e altri hanno ognuno poi sottolineato in particolare una delle tematiche contro la precarietà proposte, ‘decorando’ creativamente lungo il percorso luoghi simbolici come banche, immobiliari e i tanti negozi aperti il 1° maggio con ordinanza del sindaco (convinti, dopo la mattina, a chiudere opportunamente le attività prima dell’arrivo del corteo, che ha attraversato il centro nonostante i tentativi di divieto voluti dal Comune e dalla Questura).
Un’azione simbolica era stata compiuta unitariamente anche nella mattinata nei confronti di un supermercato, attraverso una pacifica irruzione con affissione di cartelli, che ha trovato consensi soprattutto tra le commesse costrette a lavorare anche il 1° maggio.
Una Mayday più politica, quindi, certo anche eterogenea pur nella condivisione della tematica centrale, ma che ha conservato in ogni caso il suo carattere di festa in musica. Assenti di fatto i partiti, data l’indicazione di non farne occasione di campagna elettorale. Buon ruolo quindi di forze, come Sinistra critica, impegnate direttamente nell’organizzazione degli spezzoni sociali e di movimento.

Nessun commento: