Il Salone di Torino è terminato e la nostra
piccola resistenza è finita. E' stato un massacro ma ne valeva la pena.
Alegre c'è e ha diversi progetti da tirare fuori. (Nella foto il nostro stand)
Il Salone del Libro per fortuna è finito. E' stato un massacro per
chi, come noi, è talmente piccolo da fare tutto da solo: contrattare i
diritti con le agenzie letterarie e caricare la macchina; vendere i
libri e progettare i prossimi. E' stato un massacro perché il Salone è
drammatico: da un lato vede una partecipazione di massa incredibile,
animata da lettori e lettrici in carne e ossa, quelli e quelle che i
libri li amano e li vengono a odorare. Dall'altra si regge su
un'organizzazione industriale fatta a uso e consumo della grande
editoria quella che in mezzo ai viali del Lingotto colloca delle vere e
proprie librerie, gigantesche idrovore di pubblico e di incassi. Come
non chiedersi, girando tra i corridoi del Salone, quale senso possa
avere una mega-libreria Feltrinelli uguale in tutto e per tutto a quella
che è possibile trovare in una grande città o in una qualsiasi
stazione. Come competere con gli stand giganteschi di Mondadori, Rcs,
Gems? Ma in fondo ne è valsa la pena. Abbiamo conosciuto molti di quelli
che leggono questo sito, abbiamo incontrato diversi nostri autori,
abbiamo messo in piedi dei progetti nuovi. Insomma, ci siamo divertiti e
lo rifaremo. Resta la sensazione di sempre, cioè che la piccola
editoria, indipendente o, addirittura, militante, sia troppo indietro
rispetto alla situazione, incapace perfino di parlarsi. Eppure, il
quadro offerto dal Salone è quello che dovrebbe spingere a concordare
qualcosa insieme, se non altro la necessità stessa di concordare.
Vedremo se qualcosa cambierà. In ogni caso è finita. Da domani si torna a
fare libri, sperando che a venderli ci pensiate un po' anche voi.
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