Il segretario della Fiom ottiene il 70 per cento dei voti al Comitato centrale sulla vicenda Bertone. Frattura con la l'area di Cremaschi e Bellavita. La Cgil rilancia le "firme tecniche"
Salvatore Cannavò
da Il Fatto quotidiano
La discussione in effetti è stata molto tesa. Circa cinquanta interventi in una sala stracolma e gran parte degli interventi a fare quadrato attorno a Landini spiegando che il voto nello stabilimento di Grugliasco è stato un atto di “legittima difesa” che non modifica la linea della Fiom. Sarà lo stesso Landini a dare un nuovo appuntamento cruciale, il 18 giugno, quando si terrà la prima udienza sul ricorso presentato dalla Fiom contro l'accordo di Pomigliano. Qua e là si avvertono segnali di insofferenza per le critiche, specialmente se mosse “a mezzo stampa, con comunicati sui giornali, fuori dalle sedi appropriate”. Bellavita, nel suo intervento, invece, sostiene che la Fiom ha cambiato linea e che “stavolta ha toppato” sottolineando che non si può dare alle Rsu la titolarità su punti decisivi del contratto nazionale. Durante, invece, sottoscrive in pieno quanto fatto alla Bertone e invita ad andare avanti su questa linea. Il segretario nazionale della Cgil, Vincenzo Scudiere, anche lui appoggiando quanto fatto alla Bertone spiega che si possono prendere in considerazione anche “le firme tecniche”.
Landini, nelle conclusioni, risponde colpo su colpo. “Non è vero che la Fiom ha cambiato linea, dice, abbiamo detto chiaramente ai delegati Bertone che non avremmo firmato nazionalmente l'accordo”. “Con la Bertone in amministrazione controllata, aggiunge, le pratiche di licenziamento erano già pronte, con il placet di Cisl e Uil”. Nulla da recriminare, dunque, “era la scelta migliore da fare” che non muta la linea di fondo: si va avanti come prima e “l'accordo la Fiom nazionale non lo firma”. Poi si vota, e per la Fiom inizia una nuova vita interna.
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