martedì 22 novembre 2011

Marchionne balla da solo


Disdetta di tutti gli accordi nelle aziende del gruppo Fiat a partire dal 1 gennaio 2012. L'obiettivo è il "modello Pomigliano" dappertutto e la sconfitta finale della Fiom
Salvatore Cannavò
da Il Fatto quotidiano
La decisione della Fiat di disdettare, dal primo gennaio 2012, tutti i contratti applicati nel gruppo - che, tra Fiat spa e Fiat Industrial, coinvolgono circa 83 mila dipendenti – chiude una pagine di storia sindacale. La decisione costituisce un piccolo terremoto che fa già discutere sindacati, partiti e, probabilmente, anche il governo. La Fiat si è mossa in una logica di ferrea coerenza: il contratto di Pomigliano, poi quello di Mirafiori e della ex Bertone, l’uscita da Confindustria, l’ottenimento dal governo Berlusconi dell’articolo 8 che minaccia lo Statuto dei lavoratori. Ora arriva “il recesso a far data dal 1 gennaio 2012 da tutti i contratti applicati nel gruppo Fiat e da tutti gli altri contratti e accordi collettivi aziendali e territoriali vigenti, compresi quelli che comprendono una clausola di rinnovo alla scadenza, nonchè da ogni altro impegno derivante da prassi collettive in atto”. Con la lettera inviata alle sigle sindacali in cui si dice disponibile“a promuovere incontri per finalizzare e valutare le conseguenze del recesso” e “alla eventuale predisposizione di nuove intese collettive”la Fiat punta molto probabilmente a un contratto collettivo per l’intero gruppo ricalcato su quello di Pomigliano. “In una fase in cui tutti fanno un passo indietro – spiega al Fatto, Giorgio Airaudo responsabile Auto della Fiom - l’unica ad avanzare è proprio la Fiat”. La Fiom annuncia battaglia: “Finché c'è lo Statuto dei Lavoratori - afferma Maurizio Landini, segretario generale dei metalmeccanici Cgil - la Fiat non può decidere quali sindacati stanno in fabbrica e quali no. Noi andremo avanti con le azioni legali e le denunce, ma dovremo anche mettere in campo un'azione sindacale non solo dentro la Fiat, ma per tutta la categoria”. E un altro esponente della Fiom, Giorgio Cremaschi, parla addirittura di “fascismo aziendalistico”.
Ma è difficile che la stretta sindacale risolva problemi che sembrano essere strutturali e di mercato. Domani, ad esempio, è attesa la conclusione della trattativa per il futuro di Termini Imerese, lo stabilimento siciliano che la Fiat abbandonerà a partire dal giorno dopo, giovedì 24 novembre, con una scelta del tutto unilaterale. Si tratta di una vicenda molto delicata in cui 2200 lavoratori non sanno ancora quale sarà il loro futuro e costituirà il primo vero banco di prova per il nuovo ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera.
Pomigliano, invece, l’avvio della Panda procede con estremo rilento. “Il via libera che doveva arrivare da Torino ancora non si è visto” spiega al Fatto, Andrea Amendola, segretario della Fiom Campania, e la produzione dovrebbe avviarsi la prossima settimana. Fabbrica Italia Pomigliano (Fip) ha assunto i primi 133 dipendenti che si aggiungono ai 250 presenti in fabbrica. Dovranno produrre 3500 vetture fno al 31 dicembre. Un po’ poche, sembra, per giustificare una produzione di 270 mila vetture nel 2012 anche perché, al momento, la Fiat ha intenzione di far lavorare solo due turni mentre il terzo è subordinato all’andamento del mercato. Quanto al 18° turno, quello del sabato, per ora non se ne parla nemmeno mentre nel luglio del 2010 sembrava essere un fattore decisivo.
Ma più esemplificativo ancora della situazione Fiat-Chrysler, è il dato che giunge dagli Usa e che riguarda le vendite della 500. Il principale sito automobilistico negli Usa, Autonews, è venuto in possesso di un documento della Chrysler da cui risulta che tra marzo a ottobre le vendite della 500 ammontano a 15.826 esemplari mentre le previsioni puntavano a 50 mila unità entro la fine del 2011. La situazione ha già prodotto i primi licenziamenti nello stabilimento di Dundee nel Michigan e la responsabile di Fiat Nordamerica, Laura Soave, sembra pronta alla rimozione. “Oggi è una bella giornata” disse Sergio Marchionne quando presentà la 500 agli americani, esattamente un anno fa, promettendo “un grandissimo futuro”. Ma i suoi concessionari, che hanno lamentato i ritardi con cui è stata allestita la rete vendita, hanno scoperto che “ai clienti la vettura piace ma non vogliono comprare una macchina così piccola e si aspettano un prezzo più basso viste le dimensioni”. Per fare fronte alla situazione, Fiat ha deciso di operare uno sconto di 500 dollari a partire dal mese in corso.

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