Almeno 40 i morti ieri a Hama e Homs. I manifestanti chiedevano l’imposizione di una No Fly Zone sulla Siria da parte della Nato. Il paese scivola sempre più verso la guerra civile.
Roma,
29 ottobre 2011, Nena News – Il fuoco delle forze armate siriane contro
i manifestanti anti-regime ieri ha ucciso almeno 40 persone, in
prevalenza nelle città di Hama e Homs, le due città dove maggiormente si
concentrano le proteste contro il presidente Bashar Assad e il partito
Baath al potere. I feriti sono stati più di 100 e gli arrestati oltre
500, secondo le informazioni diffuse dal “Centro di documentazione delle
violazioni in Siria”, legato ai “Comitati di coordinamento” braccio
politico delle opposizioni. L’agenzia di stato Sana da parte sua ha
riferito del ferimento di un numero imprecisato di agenti di polizia e
soldati da colpi d’arma da fuoco esplosi da uomini armati a Hama.
Artificieri inoltre hanno disinnescato un ordigno a Duma,un sobborgo di
Damasco. Carichi di armi provenienti dal Libano, secondo la Sana,
sarebbero stati sequestrati nei pressi di Homs.
Questa guerra di cifre e comunicati si svolge parallela a quella
combattuta nelle strade del paese e che prende sempre più le forme di un
conflitto tra la maggioranza sunnita e il regime composto in prevalenza
da esponenti della minoranza alawita (sciita) alla quale appartiene
anche la famiglia Assad. La rivolta pacifica dei primi mesi per la
democrazia e la trasformazione di un regime che ai siriani nega libertà
fondamentali, ormai è un lontano ricordo. Sull’afflusso massiccio di
armi per i rivoltosi – quasi sempre dal confinante Libano dove i sunniti
sono nemici accaniti del regime di Assad – diversi esperti
internazionali non hanno più dubbi e i anche i media internazionali
cominciano (finalmente) a riferire di scontri armati tra le due parti.
Uno scenario libico anche per la Siria d’altronde non è più
inverosimile. Le manifestazioni ieri sono state indette con lo slogan di
«Chiediamo la creazione di una No-Fly Zone per la protezione dei
civili», visibile sugli striscioni portati dai manifestanti, ripresi dai
video amatoriali, pubblicati su Youtube, e rivolti all’Occidente e alla
Nato. Il Consiglio nazionale siriano (Cns), la piattaforma di
oppositori all’estero sostenuta da Turchia, Francia e Usa, ha chiesto
l’ingresso in Siria di «osservatori» arabi e internazionali e non ha
escluso di poter invocare invocare anche l’intervento militare
straniero. Dal sud della Turchia dove è ospitato e protetto dal governo
di Ankara assieme ad altre decine di ufficiali, il colonnello Riad
Assad, «comandante» dei disertori siriani, ieri ha chiesto armi per i
suoi uomini che operano in Siria.
Domani una delegazione ministeriale della Lega araba che mercoledì a
Damasco ha incontrato Assad ,vedrà in Qatar responsabili siriani per
cercare di giungere ad una soluzione alla crisi. I ministri hanno detto
di avere avuto discussioni «franche e amichevoli con il presidente
Assad». Nena News
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