martedì 4 ottobre 2011

Marchionne si libera le mani


Lettera di addio a Confindustria per l'ad della Fiat che chiede di avere libertà d'azione negli stabilimenti. Per la Fiom è l'avvio dell'uscita dall'Italia. Cisl e Uil restano di sasso e Marcegaglia perde un appoggio. Intanto 700 lavoratori della Irisbus vanno in mobilità
La lettera di Marchionne a Confindustria con cui l'ad della Fiat chiede le mani libere negli stabilimenti

"Cara Emma -. scrive Marchionne - negli ultimi mesi, dopo anni di immobilismo, nel nostro Paese sono state prese due importanti decisioni con l'obiettivo di creare le condizioni per il rilancio del sistema economico. Mi riferisco all'accordo interconfederale del 28 giugno, di cui Confindustria è stata promotrice, ma soprattutto all'approvazione da parte del Parlamento dell'Articolo 8 che prevede importanti strumenti di flessibilità oltre all'estensione della validità dell'accordo interconfederale ad intese raggiunte prima del 28 giugno"."La Fiat - prosegue Marchionne - fin dal primo momento ha dichiarato a Governo, Confindustria e organizzazioni sindacali il pieno apprezzamento per i due provvedimenti che avrebbero risolto molti punti nodali nei rapporti sindacali garantendo le certezze necessarie per lo sviluppo economico del nostro Paese. Questo nuovo quadro di riferimento, in un momento di particolare difficoltà dell'economia mondiale, avrebbe permesso a tutte le imprese italiane di affrontare la competizioneinternazionale in condizioni meno sfavorevoli rispetto a quelle dei concorrenti. Ma con la firma dell'accordo interconfederale del 21 settembre è iniziato un acceso dibattito che, con prese di posizione contraddittorie e addirittura con dichiarazioni di volontà di evitare l'applicazione degli accordi nella prassi quotidiana, ha fortemente ridimensionato le aspettative sull'efficacia dell'Articolo 8. Si rischia quindi di snaturare l'impianto previsto dalla nuova legge e di limitare fortemente la flessibilità gestionale".Marchionne ricorda che "Fiat è impegnata nella costruzione di un grande gruppo internazionale con 181 stabilimenti in 30 paesi" e "non può permettersi di operare in Italia in un quadro di incertezze che la allontanano dalle condizioni esistenti in tutto il mondo industrializzato". "Per queste ragioni - spiega Marchionne - che non sono politiche e che non hanno nessun collegamento con i nostri futuri piani di investimento, ti confermo che, come preannunciato nella lettera del 30 giugno scorso, Fiat e Fiat Industrial hanno deciso di uscire da Confindustria con effetto dal 1 gennaio 2012. Stiamo valutando la possibilità di collaborare, in forme da concordare, con alcune organizzazioni territoriali di Confindustria e in particolare con l'Unione Industriale di Torino. Da parte nostra, utilizzeremo la libertà di azione applicando in modo rigoroso le nuove disposizioni legislative.I rapporti con i nostri dipendenti e con le Organizzazioni sindacali saranno gestiti senza toccare alcun diritto dei lavoratori, nel pieno rispetto dei reciproci ruoli, come previsto dalle intese già raggiunte per Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco".
"E' una decisione importante, che abbiamo valutato con grande serietà e attenzione, alla quale non possiamo sottrarci - conclude Marchionne - perchè non intendiamo rinunciare a essere protagonisti nello sviluppo industriale del nostro Paese".
CONFINDUSTRIA, NON CONDIVIDIAMO MA PRENDIAMO ATTO DECISIONE
«Prendiamo atto delle decisioni della Fiat pur non condividendone le ragioni, anche sotto il profilo tecnico giuridico». È una nota di Confindustria a commentare la decisione dell'Ad Fiat, Sergio Marchionne, di uscire dall'associazione di viale delll'Astronomia.
BONANNI, ACCORDO 28 GIUGNO NON È STATO DEPOTENZIATO
La Fiat «è libera di stare o non stare in una associazione imprenditoriale, però non può dire che esce perchè è stato depotenziato l'accordo interconfederale del 28 giugno. Questo non è affatto vero». Lo dichiara il Segretario generale Cisl, Raffaele Bonanni, commentando l'uscita di Fiat da Confindustria il 1 gennaio 2012. «L'accordo del 28 giugno rimane per noi una tappa importante - sottolinea Bonanni - ed è utilissimo per la Fiat e per tutto il mondo del lavoro. D'altronde ha stabilito per la prima volta in sessant'anni che qualora in un'azienda c'è una maggioranza di lavoratori che esprimono una volontà precisa, quella maggioranza detta la linea e la minoranza deve rispettare gli accordi.
LANDINI, USCITA CONFINDUSTRIA SEGNALE DISIMPEGNO PAESE
La decisione della Fiat di uscire dal 2012 dalla Confindustria è un «segnale di disimpegno dal Paese»: lo afferma il segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini che sottolinea come nelle dichiarazioni di oggi ci sia di fatto un annuncio di un ulteriore allungamento dei tempi di investimento con l'aumento della cassa integrazione e migliaia di posti di lavoro a rischio. «Nessuno sa - ha detto - quando e se si faranno gli investimenti. Dovrebbero riflettere tutti coloro che in quest'anno hanno rincorso la Fiat».
CGIL, FIAT NON VUOLE REGOLE E NEGA RAPPRESENTANZA“E' la conferma dei nostri timori su di una scelta già compiuta e decisa da tempo da parte di chi non vuole rispettare le regole e nega la rappresentanza”. Così in una nota il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere, commenta la decisione dell'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, di uscire da Confindustria a partire da gennaio.
Purtroppo, prosegue, “questa posizione trova sostengo da parte di un governo giunto al capolinea e che non ha mai avuto la capacità di farsi rispettare e di far rendere conto alla Fiat delle scelte compiute. Un governo che ha sempre rincorso il Lingotto e che tutte le volte lo ripaga con scelte che non aiutano il Paese”. Inoltre, aggiunge il dirigente sindacale, “è spiacevole che proprio dalla più grande azienda italiana continuino ad esserci scelte che puntano a mettere in discussione i passi avanti fatti con gli accordi che hanno come obiettivo la ricostruzione di regole nell'ambito di nuove e rinvigorite relazioni sindacali”.
FIAT: IRISBUS; AVVIATE PROCEDURE MESSA IN MOBILITÀ
Fiat Industrial ha avviato le procedere per la messa in mobilità di tutti i dipendenti del gruppo Irisbus, la maggior parte dei quali, circa 700, relativi allo stabilimento di Valle Ufita, in provincia di Avellino. Il gruppo industriale ha infatti comunicato la decisione alle Rsu e tramite lettera raccomandata, come prevede la procedura, ai sindacati e al ministero per lo Sviluppo Economico. Il percorso adesso prevede un incontro tra le parti entro i prossimi sette giorni presso la sede di Confindustria Avellino nel corso del quale Fiat ribadirà i motivi alla base della sua decisione di dismettere la produzione di autobus e ulteriori settanticinque giorni per verificare le possibilità di giungere ad un accordo in sede sindacale e presso l'Ufficio regionale del Lavoro di Napoli.

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