martedì 25 ottobre 2011

Il dito macchiato d'inchiostro



In attesa dei risultati elettorali che arriveranno nel pomeriggio, un corrispondenza dalla Tunisia della delegazione di Sinistra Critica che sta seguendo il processo elettorale.

Domenica 23 Ottobre, milioni di tunisini hanno mostrato con orgoglio ad osservatori, giornalisti e curiosi provenienti da tutto il mondo, il dito indice macchiato di inchiostro; dito macchiato che è il simbolo della partecipazione alle prime elezioni democratiche dopo la caduta di Ben Alì. L’orgoglio e la felicità con cui i tunisini mostravano l’indice era carico di tutte le aspettative, speranze e sogni con cui hanno vissuto queste elezioni. A dimostrazione di questo, la popolazione tunisina si è recata davanti ai seggi ben prima della loro apertura, fin dal primo mattino. Ma l’aria che si respirava nelle file chilometriche non era di stress e noia, ma piuttosto un vento di entusiasmo. Anche all’uscita dei seggi si respirava la stessa atmosfera di ottimismo; quasi tutti i tunisini intervistati parlavano del futuro vedendo nelle elezioni il primo passo per la ricostruzione del paese. In tanti si facevano fotografare il famoso dito, sventolando idealmente la bandiera della lista votata e, anche grazie a questo, si è potuta fare una prima previsione sul risultato delle urne.
A farla da padrone è sicuramente Ennahda (“la rinascita”), il partito islamista di centro-destra, in cui sono racchiuse diverse realtà del mondo musulmano tunisino. Ennahda si è conquistato questo primato grazie al lavoro di aiuto sociale nelle periferie (è un partito con diversi membri provenienti dal popolo) e grazie anche alla frammentazione delle forze democratiche di centro-sinistra e a quella dei partiti di sinistra radicale. Infatti, i partiti che sono sembrati avere più sostenitori dopo Ennahda, sono il PDP (Partito Democratico Progressista), il CPR (Congresso Per la Repubblica) e l’Ettakatol (Forum Democratico per il Lavoro e la Libertà); tutti partiti di centro-sinistra dal programma social-liberista. Anche le prime voci uscite dalle urne sembrano confermare questa prospettiva; in sostanza l’Ennahda vive con il lavoro sociale (soprattutto nelle periferie) fatto dai suoi militanti di base, mentre le forze democratiche vivono sulla paura del fondamentalismo islamico rappresentato dall’area più estremista di Ennahda. Ma per avere un quadro definitivo della situazione bisognerà aspettare il 25 Ottobre, quando usciranno i risultati definitivi delle elezioni, quando cioè incomincerà il dibattito sulla costituzione, quando si esprimeranno più chiaramente le contraddizioni delle realtà in campo e, soprattutto, quando usciranno allo scoperto le tensioni interne ai partiti.
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