A farla da padrone è sicuramente Ennahda (“la rinascita”), il partito islamista di centro-destra, in cui sono racchiuse diverse realtà del mondo musulmano tunisino. Ennahda si è conquistato questo primato grazie al lavoro di aiuto sociale nelle periferie (è un partito con diversi membri provenienti dal popolo) e grazie anche alla frammentazione delle forze democratiche di centro-sinistra e a quella dei partiti di sinistra radicale. Infatti, i partiti che sono sembrati avere più sostenitori dopo Ennahda, sono il PDP (Partito Democratico Progressista), il CPR (Congresso Per la Repubblica) e l’Ettakatol (Forum Democratico per il Lavoro e la Libertà); tutti partiti di centro-sinistra dal programma social-liberista. Anche le prime voci uscite dalle urne sembrano confermare questa prospettiva; in sostanza l’Ennahda vive con il lavoro sociale (soprattutto nelle periferie) fatto dai suoi militanti di base, mentre le forze democratiche vivono sulla paura del fondamentalismo islamico rappresentato dall’area più estremista di Ennahda. Ma per avere un quadro definitivo della situazione bisognerà aspettare il 25 Ottobre, quando usciranno i risultati definitivi delle elezioni, quando cioè incomincerà il dibattito sulla costituzione, quando si esprimeranno più chiaramente le contraddizioni delle realtà in campo e, soprattutto, quando usciranno allo scoperto le tensioni interne ai partiti.
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