sabato 29 ottobre 2011

LA NUOVA TUNISIA SUBITO ALLA PROVA

Dopo la vittoria islamista, il paese deve affrontare i colpi di coda del vecchio regime. La sinistra nel frattempo appare divisa e poco aderente alla realtà sociale. La controversa figura di Hachmi Hamdi, leader di “Petizione popolare”.

FABIO MERONE
Tunisi, 29 ottobre 2011, Nena News – Il colpo di scena delle elezioni in Tunisia non è venuto dalla vittoria elettorale del partito islamista Nahdha quanto dall’annullamento di sei seggi alla lista Aridha Shabiaa (Petizione popolare). Poco dopo il suo chiacchieratissimo leader, Hachmi Hamdi, ha annunciato da Londra prima nel suo canale privato (Mustakilla), poi sulle onde di Radio Mosaique, il ritiro dei suoi eletti dall’Assemblea Costituente. In risposta sono cominciate marce di proteste a Sidi Bouzid, la sua «capitale elettorale», degenerati in atti di vandalismo e scontri violenti.

L’annuncio dell’annullamento dei seggi aveva tuttavia scatenato un entusiasmo tale nella sala del palazzo dei congressi che l’oratore era stato costretto a più riprese a chiedere contegno da parte dei giornalisti e pubblico. Cosa sta accadendo? La giornata del 23 ottobre si era aperta con un sole brillante ed un cielo sereno che prefigurava una grande festa popolare. Il giornale francofono “La Presse” aveva titolato “Il trionfo della democrazia” e tutti gli osservatori, nazionali ed internazionali, hanno rilevato il fatto politico piu’ importante. Il primo test elettorale della primavera araba si era aperto con un grande successo. Code ordinate davanti ai seggi fin dalle 7 di mattina; scene commoventi di gente con le lacrime, o avvolti dalla bandiera nazionale.Nei quartieri popolari l’evento si è trasformato in una festa in cui ci sono tutti, bambini compresi.
L’entusiasmo (e la confusione) dell’inaspettato afflusso di cittadini é stato tale che Kamel Jandoubi, presidente dell’istanza elettorale era uscito in conferenza stampa alle 11.00 del mattino non per annunciare l’affluenza alle urne, come tutti si aspettano, ma per dichiarare tra l’entusiasmo e l’imbarazzo: l’afflusso alle urne é più alto di qualunque piu’ ottimistica previsione.
L’entusiasmo era dovuto al fatto che l’istituzione da lui presieduta aveva fatto di tutto, ma proprio di tutto, per incoraggiare gli elettori ad iscriversi alle liste elettorali. Senza apparente risultato finché l’ultima notte ha scacciato via i fantasmi dell’astenzionismo. Nella notte tra domenica e lunedì scorsi, durante lo spoglio il tono dei commenti è cambiato rapidamente e si capito che il paese aveva scavalcato un’altra tappa della sua storia con la schiacciante vittoria del Nahdha ed il crollo della sinistra (soprattutto del PDP). La Tunisia ha conquistato la sua Democrazia Cristiana ma le manca un grande partito di sinistra.
Non tutti gli osservatori, pero’, condividono questo approccio. Soprattutto dall’esterno, ma anche dentro i settori piu’ “modernisti” della società appaiono angoscie e punti di interrogazione. Gli islamisti al potere! Il partito islamista moderato invece è stato ampiamente digerito dalla Tunisia e non sorprenda più di tanto che tutti gli attori gli riconoscano il diritto legittimo di governare. Il grande perdente, il PDP (Partito Democratico Progressista), é stato il primo a convocare una conferenza stampa  per ammettere la sconfitta e riconoscere il diritto del Nahdha il diritto-dovere di governare”. Il secondo vincitore di questa tornata elettorale é stato Moncef Marzouki che, con il suo CPR (Congresso per la Repubblica), ha conquistato il secondo posto distanziando tutti i partiti di sinistra che nei sondaggi erano dati largamente in vantaggio. Partito liberale centrista, il suo leader é stato un militante indefesso dei diritti umani finché é stato costretto in esilio in Francia da cui ha condotto la battaglia contro il regime. La sinistra manca di unità politica ma soprattutto di un progetto in cui la società possa identificarsi. Il PDP ed il Polo Democratico e Modernista pagano amaramente il prezzo di aver sostenuto il primo governo Ghannouchi e di essersi posizionati in continuita’ con l’eredità bourghibiana.
Il voto al Nahdha é un vero voto “rivoluzionario” nel senso che il popolo tunisino ha voluto voltare pagina definitivamente con Ben Ali e con tutta la generazione post-indipendenza. Forse c’é chi obietterebbe questa analisi ma non si può non rilevare alcuni punti centrali. Il Nahdha ed il Cpr, identificatisi come i partiti più marcatamente anti-vecchio regime, sono gli unici partiti “nazionali” (che si affermano cioé a livello omogeneo in tutto il territorio e in tutte le classi sociali). I tre partiti della sinistra significativi, Ettakatol, Polo e PDP, sono partiti “cittadini” per la maggior parte e legati quasi esclusivamente alla classe media o medio-alta. Le altre liste significative si affermano su una base regionalista e clientelare. Entrambi hanno condotto la loro campagna politica sulla demarcazione netta dal vecchio regime e non hanno mai decantato “la Tunisia modernista”, senza negarne allo stesso tempo le conquiste (la questione dell’identita’ arabo-musulmana é un classico esempio).
Il Partito comunista e l’estrema sinistra sono un caso a parte che meritano una riflessione distinta. Questo voto probabilmente li fara’ scendere dall’olimpo dell’ideologismo ad oltranza che li fa apparire marziani al resto della società (non sono da disprezzare cmq i 3 seggi del Partito comunista).
Mentre si conteggiavano i voti e gli studi televisivi tornavano a riempirsi dei protagonisti della politica, emergeva intanto  la vera novità di questa campagna elettorale: una semi-misteriosa lista dal nome enigmatico, “Petizione popolare” si affermava come la terza forza elettorale. Senza che apparisse ufficialmente nei dibattiti pubblici, le persone, dentro e fuori i partiti hanno incominciato ad interrogarsi ed a ricostruire i personaggi. Ed il personaggio é lui, Hachmi Hamdi. Magnate dei media in salsa “tunisino rifugiato a Londra”, ha costruito in circa sette mesi una specie di miracolo elettorale. Con una campagna quasi inesistente, in sordina e senza clamori, sfonda in tutte le regioni del centro e del sud e nei quartieri popolari delle citta della costa. L’unica regione immune dal fenomeno é la grande Tunisi (con l’eccezione di Mannouba). La cosa diventa scioccante se si guarda al dato della circoscrizione di Sidi Bouzid, citta natale, dove la sua lista scalza addirittura il partito Nahdha (3 seggi contro 2), l’unico caso tra tutte le circoscrizioni elettorali.
Le prime voci di protesta si alzano nella piazza politica. Prima in sordina, poi per le strade adiacenti il palazzo dei congressi, la protesta scende in piazza. Si fa rilevare che il canale del “proprietario” di Aridha ha continuato indisturbato per tutta la campagna elettorale a trasmettere programmi in cui faceva campagna elettorale alla lista. Hamdi si difende sostenendo che l’unico ad apparire negli studi televisivi era il sottoscritto che non era candidato in nessuna delle liste. Infatti il su citato non si é neanche “degnato” di schiodarsi dalla sua comoda residenza londinese per impiantarsi nel paese dove aspira a giocare un ruolo politico.
Uomo di cultura, si sa di lui che da studente é stato tra i leader del movimento studentesco islamista, allora in embrione. Rifugiato in Gran Bretagna avrebbe poi costruito legami con ambienti diplomatici e finanziari di alto livello. Molte fonti citano i suoi legami apparentemente contraddittori con il leader islamista sudanese Tourabi e con pezzi grossi degli ambienti sauditi. Circa queste ultime frequentazioni le analisi differiscono: si é trattato di legami di interesse o di un riaggiustamento dottrinale verso il wahabismo?
Sta di fatto che sembra aver acumulato ricchezze tali da permettergli la fondazione di un giornale e due tv, tra cui la piu’ famosa é “Mustakilla”.
Il canale per un periodo é molto seguito nella Tunisia di Ben Ali, perché nei suoi studi appaiono gli oppositori al regime. Secondo i detrattori nello stesso periodo ricostruisce delle vecchie reti clanico-familistiche che, partendo dai quadri locali dell’RCD di Sidi Bouzid, arrivano fin negli alti ranghi del potere benalista.
Siamo nel 2000 e si apre in Tunisia una brevissima stagione di distensione nei confronti degli islamisti. Molti detenuti politici vengono rilasciati e si sussurra di tentativi di avvicinamento tra Ben Ali ed il Nahdha. Hachmi Hamdi sarebbe il grande mediatore. Qualcuno si spinge nell’analisi piu’ a fondo e considera quest’ultimo l’architetto dell’operazione Radio Zeitouna, prima radio religiosa del paese sotto il controllo di Sakher Matri, giovane rampollo della famiglia Trabelsi.
Questa rete di amicizie influenti, misto al populismo ed al regionalismo, sarebbero gli ingredienti alla base del clamoroso successo elettorale. Dietro le lista di “Aridha shabiaa” ci sarebbero cioé gli esclusi dall’articolo 15.
Quando il portavoce della Alta Istanza elettorale annunciava stasera l’annullamento dei sei seggi nelle circoscrizioni elettorali di Sidi Bouzid, Kasserine, Tataouine, Jandouba, Sfax1, Francia 2, invocava, tra le altre, l’infrazione dell’articolo 15 del codice elettorale, che vieta la candidatura “di qualunque persona abbia assunto incarichi nell’ RCD (ex partito di potere)”.
La Tunisia é gia’ entrata in una fase nuova della sua storia. Si intensificano le consultazioni tra i partiti in vista della costituzione di un governo. Alla radio stamattina un costituzionalista cercava di familiarizzare i tunisini con terminologie nuove come “governo di unita’ nazionale” o “governo di larghe intese”. Il Nahdha ha gia’ annunciato che candida il suo segretario Jebali alla presidenza del consiglio:“come in tutte le democrazie del mondo il segretario del partito vincente si propone come primo ministro”. La Tunisia non ha paura del partito islamista. Questi ultimi, in conferenza stampa, reiterano le rassicurazioni fatte in campagna elettorale circa una loro visione “civile” (leggi laica) della politica. Il Nahdha vuole farsi legittimare. E’ un’occasione storica ha cui guardano con attenzione gli altri movimenti islamisti della famiglia della fratellanza musulmana. Per la sinistra tunisina un’occasione per metterli alla prova rimanendo in guardia.
La questione politica che si pone: si costruira un governo di unita’ nazionale o di larghe intese che includa il maggior numero possibile di partiti in uno spirito costituente, o la sinistra cedera’ alla tentazione di lasciar cuocere il Nahdha nel suo brodo e lasciarlo corrodere dalla difficilissima prova di governo? Nena News

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