Con le cariche del 1 ottobre la polizia di New York ha commesso uno sbaglio: gli indignati si stanno moltiplicando e scendono in piazza anche i sindacati. Il movimento si allarga nelle università
Cinzia Arruzza
da New York
Già nelle giornate tra gli arresti di massa di sabato e mercoledì 5 ottobre si respirava una strana aria in giro per la città e nei campus. Un’aria ancora più frizzante del solito ritmo frenetico di Manhattan. A quanto pare l’arresto di 700 manifestanti sabato 1 ottobre è stato il peggiore errore che la polizia newyorkese potesse commettere. È servito solo a fare indignare ulteriormente tutti coloro che già guardavano con indignazione alle misure neoliberiste con cui i governi di tutto il mondo stanno cercando di far pagare la crisi a chi la crisi non l’ha creata. Per esempio, ha spinto quasi 200 professori universitari della New School, la quarta università newyorkese per numero di iscritti e con una lunga tradizione progressista, a firmare e far girare un appello di condanna della repressione poliziesca e di sostegno a Occupy Wall Street e al corteo organizzato dagli studenti.
La manifestazione di ieri è stata organizzata dai sindacati più potenti di New York, tra cui Seiu 1199 (sindacato dei lavoratori della sanità), Afl-Cio, Cwa 1109 (sindacato dei lavoratori delle telecomunicazioni), Rwdsu (sindacato dei lavoratori commercio), Transport Workers Unions (che organizzai lavoratori della metropolitana) e da una rete di comunità di base, tra cui Alliance for Quality Education New York Communities for Change, Coalition for the Homeless, NYC Coalition for Educational Justice e molti altri. Con la manifestazione di ieri questa rete di sindacati e organizzazioni locali intendeva esprimere la propria solidarietà con Occupy Wall Street. A loro si sono aggiunti gli studenti di tre università newyorkesi, Cuny (università pubblica con un’alta percentuale di studenti afro-americani e latinos), The New School e NYU, che hanno organizzato il proprio corteo dai rispettivi campus alla piazza di partenza della manifestazione, Foley Square. Gli studenti sono partiti in una manifestazione non autorizzata dalla sede della New School, hanno bloccato la Quinta Avenue e si sono uniti in Washington Square agli studenti della NYU e di CUNY, per poi continuare verso il concentramento dei sindacati. Oltre 2000 studenti universitari hanno invaso le strade della città dietro gli striscioni “Arabian Spring, European Summer, American Fall...” (“fall” in americano vuol dire sia autunno che caduta, o declino) e “Occupy America”. E molti altri erano già nella piazza, mescolati ai vari spezzoni di sindacati, organizzazioni locali e comunità di base. A mobilitare gli studenti, oltre all’indignazione per gli arresti di sabato, la preoccupazione per gli effetti della crisi economica. Solo tra 2001 e 2006 le tasse universitarie sono aumentate del 56%. Ogni studente universitario americano ha un debito medio di 24 mila dollari: una cifra che, con gli effetti della crisi sul mercato occupazionale, in molti impiegheranno decenni a pagare. Peraltro, il totale del debito studentesco statunitense è di 805 miliardi dollari: somma sufficiente a fare scoppiare un’altra bolla finanziaria, in caso di insolvenza.
Nel frattempo Occupy Wall Street si sta trasformando in Occupy America. Sempre in questi giorni si stanno moltiplicando le occupazioni e le manifestazioni in tutti gli Stati Uniti: da Austin, in Texas, a Boston,Chicago, Denver, Los Angeles e decine di altre città in California e Florida. I commentatori di diverse testate americane, dal New York Times, a Democracy Now and The Nation, si iniziano a chiedere se la solidarietà tra sindacati, studenti e la protesta Occupy Wall Street, che ha dato vita alla straordinaria giornata di mobilitazione di oggi, non segni l’inizio di un nuovo movimento. A giudicare dall’aria che si respirava a New York oggi pomeriggio, sembrerebbe che il gigante America si stia finalmente svegliando.
This crisis and the measures adopted by governments will affect the future of young people, and among them, our student body. We all know that our students made a commitment to higher education that forces them into debt. The current economic situation is such that our students will probably carry these debts for decades to come. This is why we support the walk out organized by our students on Wednesday October 5th at 3:30pm.
Stefani Bardin (Adjunct Assistant Professor, Parsons)
Daniel G. Hill (Assistant Professor of Fine Arts)
P. Timon McPhearson (Assistant Professor of Urban Ecology)
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