lunedì 31 ottobre 2011

UNESCO VERSO ACCETTAZIONE PALESTINA

Israele e Stati Uniti si preparano a tagliare i fondi all’agenzia dell’Onu per la cultura, la scienza e l’istruzione che con ogni probabilità oggi accoglierà come membro effettivo lo Stato di Palestina.
Roma, 31 ottobre 2011, Nena News – La conferenza generale dell’Unesco con ogni probabilità voterà oggi a favore dell’accoglimento dello Stato di Palestina come suo membro a pieno titolo. Un successo diplomatico per i palestinesi che, contro l’opposizione di Stati Uniti e Israele, hanno scelto l’organizzazione culturale dell’Onu come teatro del secondo round per la campagna per ottenere dalle Nazioni Unite il pieno riconoscimento come Stato.

Lo scorso 5 ottobre il Consiglio esecutivo dell’Unesco ha approvato con 40 voti favorevoli su 58 una raccomandazione  (giunta dai Paesi arabi) per attribuire alla Palestina lo statuto di stato membro visto che al momento è coinvolta solo con lo status di osservatore. Solo quattro Paesi votarono contro, tra cui gli Stati Uniti, mentre 14 furono quelli che scelsero l’astensione, tra cui l’Italia. I palestinesi oggi avranno bisogno dei 2/3 dei voti dell’Assemblea Generale per vedersi riconoscere il pieno ingresso nell’Unesco. La dura opposizione di Stati Uniti e Israele all’iniziativa palestinese non va inquadrata solo sul piano diplomatico e della battaglia in corso al Palazzo di Vetro per l’accettazione della Palestina come Stato membro dell’Onu. Il passo mosso dall’Unesco qualche settimana fa di fatto rappresenta una risposta alla decisione unilaterale del governo Netanyahu di dichiarare, un anno fa, «monumenti del patrimonio storico israeliano» due siti  - la Grotta dei Patriarchi di Hebron e la Tomba di Rachele di Betlemme – che si trovano entrambi nella Cisgiordania occupata. Un passo criticato anche da una parte della comunità internazionale.

sabato 29 ottobre 2011

DI CORSA CONTRO IL TAV!

DI CORSA CONTRO IL TAV! (e intanto le reti vanno giù…) GUARDA IL VIDEO DELL CORSA

Submitted by admin on 29 ottobre 2011 – 16:31No Comment
Questa mattina un centinaio di No Tav hanno effettuato due giri di corsa delle reti che proteggono il nulla, su alla Maddalena. Due giri completi per ribadire ancora una volta che i Valsusini non hanno paura di quelle reti fasulle e di chi le difende. La manifestazione sportiva è partita verso le 10 e 30, tutti hanno partecipato in modo non competitivo andando con il prorio passo, il più veloce ha impiegato 20 minuti e 30 secondi. Al termine la premiazione fatta con i premi messi a disposizione dagli Imprenditori No Tav, sempre più numerosi. Infine la consueta polentata No Tav alla Baita. Interessante rilevare un iniziale nervosismo dei dirigenti delle FO, gabbati questa notte da alcuni “anziani”, hanno raccontato, che questa notte hanno tagliato la rete del cantiere, aprendo un varco di discrete dimensioni senza essere visti e  richiuso alla meglio poco prima della gara podistica da alcuni operai.

TEL AVIV, RIPRENDE LA PROTESTA SOCIALE

A quasi due mesi dall'ultima grande manifestazione, gli "indignados" israeliani tornano stasera in piazza. Speranze per la nuova fase che il movimento sta affrontando.

GIORGIA GRIFONI
Tel Aviv, 29 ottobre 2011, Nena News- Democrazia, giustizia sociale, diritti umani. Slogan che si sono succeduti per mesi nelle strade di Tel Aviv, durante l’estate degli “indignados” israeliani. Con mezzo milione di persone scese in piazza durante l’ultima grande manifestazione del 4 settembre scorso, hanno dimostrato al Governo che loro ci sono, e che si aspettano un cambiamento. Netanyahu ha a malapena risposto con un rapporto sull’economia, e ha fatto sì che un evento di grande spessore come la liberazione di Gilad Shalit distogliesse l’attenzione dalle proteste. All’alba di una nuova, grande manifestazione nazionale, viene da chiedersi se la protesta stia andando veramente nella direzione in cui la si immaginava.

LA NUOVA TUNISIA SUBITO ALLA PROVA

Dopo la vittoria islamista, il paese deve affrontare i colpi di coda del vecchio regime. La sinistra nel frattempo appare divisa e poco aderente alla realtà sociale. La controversa figura di Hachmi Hamdi, leader di “Petizione popolare”.

FABIO MERONE
Tunisi, 29 ottobre 2011, Nena News – Il colpo di scena delle elezioni in Tunisia non è venuto dalla vittoria elettorale del partito islamista Nahdha quanto dall’annullamento di sei seggi alla lista Aridha Shabiaa (Petizione popolare). Poco dopo il suo chiacchieratissimo leader, Hachmi Hamdi, ha annunciato da Londra prima nel suo canale privato (Mustakilla), poi sulle onde di Radio Mosaique, il ritiro dei suoi eletti dall’Assemblea Costituente. In risposta sono cominciate marce di proteste a Sidi Bouzid, la sua «capitale elettorale», degenerati in atti di vandalismo e scontri violenti.

SIRIA, OPPOSITORI ORA VOGLIONO NO FLY ZONE.

Almeno 40 i morti ieri a Hama e Homs. I manifestanti chiedevano l’imposizione di una No Fly Zone sulla Siria da parte della Nato. Il paese scivola sempre più verso la guerra civile.

Roma, 29 ottobre 2011, Nena News – Il fuoco delle forze armate siriane contro i manifestanti anti-regime ieri ha ucciso almeno 40 persone, in prevalenza nelle città di Hama e Homs, le due città dove maggiormente si concentrano le proteste contro il presidente Bashar Assad e il partito Baath al potere. I feriti sono stati più di 100 e gli arrestati oltre 500, secondo le informazioni diffuse dal “Centro di documentazione delle violazioni in Siria”, legato ai “Comitati di coordinamento” braccio politico delle opposizioni. L’agenzia di stato Sana da parte sua ha riferito del ferimento di un numero imprecisato di agenti di polizia e soldati da colpi d’arma da fuoco esplosi da uomini armati a Hama. Artificieri inoltre hanno disinnescato un ordigno a Duma,un sobborgo di Damasco. Carichi di armi provenienti dal Libano, secondo la Sana, sarebbero stati sequestrati nei pressi di Homs.

venerdì 28 ottobre 2011

BEDUINI: “TRANSFER” FORZATO

Si aggrava la situazione dei beduini della Cisgiordania: un nuovo piano israeliano prevede il trasferimento forzato di quasi 30.000 persone. Ma anche nel deserto del Negev, le comunità beduine sono in pericolo.
MARTA FORTUNATO
Beit Sahour (Cisgiordania), 28 ottobre 2011, Nena News (nella foto: beduini senza casa nella Valle del Giordano, fonte:maannews) – Trasferimento forzato. Questo il termine utilizzare per indicare le politiche israeliane in area C. E questa volta a pagarne le conseguenze saranno i beduini della Cisgiordania. L’Amministrazione Civile Israeliana ha reso noto, due settimane fa, un piano per espellere oltre 27000 beduine che vivono nell’area C della Cisgiordania in un arco di tempo che va dai 3 ai 6 anni.
Secondo l’organizzazione israeliana per i diritti umani B’tselem, la prima fase di questo trasferimento forzato inizierà a gennaio 2012 e avrà come prime vittime 2300 beduini residenti nell’area intorno all’insediamento israeliano di Ma’ale Adummim. Essi verranno spostati vicino alla discarica di Abu Dis, pochi chilometri ad est di Gerusalemme.

Lo sciopero di Oakland


L'assemblea di Occupy Oakland, con oltre 1600 partecipanti, decide di convocare uno sciopero cittadino il 2 novembre per bloccare la città: "Tutto il mondo ci guarda, facciamogli vedere cosa è possibile"
Pubblichiamo in basso la proposta approvata dall'assemblea generale di Occupy Oakland mercoledì 26, subito dopo le cariche della polizia e il relativo sgombero. La proposta è stata votata da 1607 persone ricevendo 1484 voti favorevoli, 77 astensioni e 46 voti contrari. Il 96,9 per cento, quindi, ha detto sì all'ipotesi dello sciopero generale cittadino. Da notare il metodo seguito dall'assemblea, quello del consenso. Vengono approvate le proposte che ottengono il 90 per cento dei voti, dopo aver eliminato dal conteggio gli astenuti.
Proposta approvata"In quanto occupanti di Oscar Grant Plaza proponiamo che mercoledì 2 novembre liberiamo Oakland e farla finita con l'1 per cento.Proponiamo uno sciopero generale della città e invitiamo gli studenti a disertare le scuole. Invece di andare al lavoro o a scuola, lavoratori e studenti dovrebbero convergere nel centro di Oakland per bloccare la città.Tutte le banche e le aziende dovrebbero chiudere per l'intero giorno altrimenti manifesteremo contro di esse.Mentre facciamo appello per uno sciopero generale proponiamo molto di più. Le persone che si organizzano nei loro quartieri, scuole, comunità, gruppi di affinità, luoghi di lavoro e famiglie devono sentirsi incoraggiate ad autorganizzarsi in modo da partecipare al blocco della città in tutti i modi possibili.Il mondo intero sta osservando Oakland. Facciamogli vedere cosa è possibile

giovedì 27 ottobre 2011

ONU, NUOVO RAPPORTO CONDANNA BLOCCO GAZA


Lo Special Committee per i Territori Occupati ha reiterato che Israele mantiene lo status di potenza occupante ed é, come tale, tenuto al rispetto di precise obbligazioni di diritto internazionale e al rispetto dei diritti umani della popolazione civile sotto occupazione.
DAVIDE TUNDO*
Roma, 27 ottobre 2011, Nena News – Durante la 66ma sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, apertasi a New York il 13  settembre, é stato presentato il 43mo rapporto dello “Special Committee to Investigate Israeli Practices Affecting the Human Rights of the Population of the Occupied Territories”.1

Istituito nel 1968 su impulso dell’Assemblea Generale a seguito dell’occupazione israeliana di Gaza, Cisgiordania (con Gerusalemme Est) e Alti Siriani del Golan[2], questo Special Committee ha, secondo mandato, il compito di accertare pratiche e politiche di Israele lesive dei diritti umani delle popolazioni dei territori anzi detti.
Si tratta, dunque, di uno dei più longevi comitati ONU attivi, presumibilmente in carica fino alla cessazione dello stato di occupazione, composto da 3 stati membri delle Nazioni Unite, su nomina del presidente dell’Assemblea Generale. Attualmente ne fanno parte Sri Lanka, che svolge altresì funzioni di presidenza, Malaysia e Senegal.
Il rapporto, incaricato dalla medesima Assemblea Generale con la risoluzione 65/102[3] e basato su informazioni raccolte durante una field mission a Gaza, ha preso in esame il blocco di Gaza, le restrizioni della libertà di movimento e l’impatto umanitario sulla popolazione civile.
Il rapporto ha inoltre incorporato altre questioni, quali la situazione dei bambini e la condizione dei detenuti palestinesi in Israele, incluse donne e bambini, e la confisca delle terre palestinesi, le demolizioni, l’espansione degli insediamenti dei coloni israeliani in Cisgiordania.[4]

mercoledì 26 ottobre 2011

La truffa contro il referendum sull'acqua


Secondo il presidente del Conviri Roberto Passino l'eliminazione del profitto sulla gestione del sistema idrico integrato è in sostanza qualcosa di virtuale. Si cerca di annullare l'effetto della consultazione popolare
Andrea Palladino
da Ilfattoquotidiano.it
Non avrà nessuna conseguenza, almeno per ora, il voto dei referendum dello scorso giugno sull’acqua. I due quesiti che hanno ricevuto prima il numero più alto di firme di accompagnamento, e poi il consenso quasi unanime degli elettori, dopo essere passati nelle intercettazioni telefoniche tra Valter Lavitola e il tecnico candidato a dirigere la neonata Agenzia delle Acque, Roberto Guercio, sono stati mandati in soffitta con discrezione dalla Commissione per le risorse idriche. L’eliminazione del profitto sulla gestione del sistema idrico integrato – pari al 7% del capitale investito – secondo il presidente del Conviri Roberto Passino è in sostanza qualcosa di virtuale.

Che paura di Occupy Oakland!


In una delle città più progressiste d'America, la polizia ha fatto irruzione nella piazza dell'accampamento per sgombrare i cittadini che protestavano da una ventina di giorni
Felice Mometti
da New York
Ne deve avere di fantasia, per non dire di faccia tosta, il capo della polizia di Oakland per dichiarare in un comunicato ufficiale che l’attacco alla manifestazione di Occupy Oakland con lacrimogeni e granate flash bang è stato necessario per salvaguardare la “salute e la sicurezza” dei cittadini e dei manifestanti stessi. Martedì all’alba la polizia ha fatto irruzione nella piazza davanti al Municipio dove erano accampate alcune centinaia di cittadini che protestavano da una ventina di giorni contro lo strapotere delle istituzioni finanziarie e le politiche di austerità del governo locale e federale. La sera è stata convocata una manifestazione di protesta contro lo sgombero, in difesa diOccupy Oakland. Prima ancora che partisse, la manifestazione è stata attaccata e dispersa dalla polizia che ha eseguito un centinaio di arresti.

La vittoria di Cristina

Una vittoria saldamente "kirchneriana", ottenuta in quasi tutti i settori sociali per una "presidenta" che non è Peròn e che oggi controlla interamente la politica argentina. A sinistra il vuoto e qualche considerazione da fare
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Guillermo Almeyra
Cristina Fernández Kirchner (CFK) ha ottenuto quasi il 54 % dei voti in elezioni generali in cui si doveva scegliere non solo il presidente e il vicepresidente ma anche senatori e deputati nazionali e provinciali, governatori delle province e sindaci. È così la prima donna che è stata eletta due volte presidente, ma anche quella che ha ottenuto il maggior numero di voti nella storia delle elezioni presidenziali argentine, con il maggiore distacco (più del 35% dei voti) dal secondo.
CFK ha anche ottenuto in entrambe le camere una maggioranza assoluta,insieme agli alleati del suo partito, il Frente para la Victoria (FPV), e di conseguenza anche la direzione delle commissioni, cosa che le permetterà di presentare e fare approvare senza ostacoli le leggi che riterrà necessarie, mentre finora non riusciva a far approvare lo stesso bilancio. Ha conquistato ugualmente otto dei nuovi governi provinciali in palio, e ha ottenuto il controllo delle assemblee provinciali e dei comuni in cui ha presentato candidati.

"Occupy everything, occupare tutto"


Intervista a Wu Ming: "L'idea della Grande scadenza è un'illusione. Il potere capitalistico non sta chiuso in un fortilizio: è nel rapporto di produzione, nello sfruttamento quotidiano, nella valorizzazione finanziaria".
da wumingfoundation.com
Intervista realizzata dal manifesto e tratta dahttp://www.wumingfoundation.com/giap/
«Bisogna raccogliere tutte le informazioni possibili prima di decidere che un suono è rumore». Con questa citazione di Tom Waits, Wu Ming 1, membro del collettivo degli autori di Q(come Luther Blissett), 54 e Altai, è intervenuto a metà della fluviale discussione sulla manifestazione del 15 ottobre avvenuta sul blog Giap. Nei 467 post prodotti in tre giorni, di suoni se ne sono registrati parecchi e anche il “rumore” è stato meno fastidioso degli inviti alla delazione di massa, o alla ricostruzione dei fatti in base ai rapporti dell’intelligence registrati nell’ultima settimana. Nella discussione pubblica più lunga e articolata avvenuta in rete, molti partecipanti hanno dichiarato senza remore di aver preso parte agli scontri in Piazza San Giovanni, pur riconoscendo che molte cose non hanno funzionato e la manifestazione ha avuto un esito politicamente disastroso. E così anche chi ha condannato con decisione gli scontri ha riconosciuto la difficoltà di leggere i fatti distinguendo tra «violenti» e «non violenti». Finita la lettura, un elemento sembra emergere con chiarezza: la convinzione che la divisione tra la “massa” e “pochi facinorosi” non regge più, così come è a dir poco inadeguato dirsi soddisfatti per aver fatto fallire una manifestazione.

martedì 25 ottobre 2011

Il dito macchiato d'inchiostro



In attesa dei risultati elettorali che arriveranno nel pomeriggio, un corrispondenza dalla Tunisia della delegazione di Sinistra Critica che sta seguendo il processo elettorale.

Domenica 23 Ottobre, milioni di tunisini hanno mostrato con orgoglio ad osservatori, giornalisti e curiosi provenienti da tutto il mondo, il dito indice macchiato di inchiostro; dito macchiato che è il simbolo della partecipazione alle prime elezioni democratiche dopo la caduta di Ben Alì. L’orgoglio e la felicità con cui i tunisini mostravano l’indice era carico di tutte le aspettative, speranze e sogni con cui hanno vissuto queste elezioni. A dimostrazione di questo, la popolazione tunisina si è recata davanti ai seggi ben prima della loro apertura, fin dal primo mattino. Ma l’aria che si respirava nelle file chilometriche non era di stress e noia, ma piuttosto un vento di entusiasmo. Anche all’uscita dei seggi si respirava la stessa atmosfera di ottimismo; quasi tutti i tunisini intervistati parlavano del futuro vedendo nelle elezioni il primo passo per la ricostruzione del paese. In tanti si facevano fotografare il famoso dito, sventolando idealmente la bandiera della lista votata e, anche grazie a questo, si è potuta fare una prima previsione sul risultato delle urne.
A farla da padrone è sicuramente Ennahda (“la rinascita”), il partito islamista di centro-destra, in cui sono racchiuse diverse realtà del mondo musulmano tunisino. Ennahda si è conquistato questo primato grazie al lavoro di aiuto sociale nelle periferie (è un partito con diversi membri provenienti dal popolo) e grazie anche alla frammentazione delle forze democratiche di centro-sinistra e a quella dei partiti di sinistra radicale. Infatti, i partiti che sono sembrati avere più sostenitori dopo Ennahda, sono il PDP (Partito Democratico Progressista), il CPR (Congresso Per la Repubblica) e l’Ettakatol (Forum Democratico per il Lavoro e la Libertà); tutti partiti di centro-sinistra dal programma social-liberista. Anche le prime voci uscite dalle urne sembrano confermare questa prospettiva; in sostanza l’Ennahda vive con il lavoro sociale (soprattutto nelle periferie) fatto dai suoi militanti di base, mentre le forze democratiche vivono sulla paura del fondamentalismo islamico rappresentato dall’area più estremista di Ennahda. Ma per avere un quadro definitivo della situazione bisognerà aspettare il 25 Ottobre, quando usciranno i risultati definitivi delle elezioni, quando cioè incomincerà il dibattito sulla costituzione, quando si esprimeranno più chiaramente le contraddizioni delle realtà in campo e, soprattutto, quando usciranno allo scoperto le tensioni interne ai partiti.
https://www.facebook.com/corrieredellasera?sk=app_185380578208121#!/pages/23Ot-TunisianRevolution/233752406680049

Ows, analisi di un movimento

L'occupazione di Zuccotti Park non nasce dal nulla ma affonda nelle contraddizioni degli Usa. Nuove istanze e una nuova modalità di azione alludono alla possibilità di un blocco sociale nuovo e inedito per la società nordamericana

Charles-André Udry*
www.alencontre.org
Il 12 settembre 2011, sull'onda di un appello lanciato a fine luglio sul sitoAdbusters - sito che indica la volontà di "cambiare il modo in cui viene diffusa l'informazione da parte di coloro che esercitano il potere e su come essa viene prodotta nella nostra società" - i primi "attivisti" hanno dato il via al movimento Occupy Wall Street (Ows) a New York.
La polizia di New York ha impedito loro di piazzare le tende nel bel mezzo del centro mondiale della finanza. Alla fine le hanno impiantate nel Zuccotti Park, situato vicino a "Ground Zero", nel Lower Manhattan. La piazza è stata rinominata "Liberty Square", facendo riferimento alla Tahrir Square del Cairo.
Da allora, il movimento si è esteso in un gran numero di città degli Stati Uniti: il 6 ottobre erano più di 75. Agli inizi di ottobre questo movimento sociale ha raggiunto dimensioni inusuali con l'adesione e il sostegno di numerose sezioni sindacali e di diverse organizzazioni di quartiere (community groups)