Contro i movimenti di massa il riflesso è sempre lo stesso. E il Pd che cerca di intestarsi i referendum e il vento dell'indignazione da che parte sta stavolta?
Salvatore Cannavò
Non c’è niente da fare. Certi riflessi non scompaiono mai. A pochi
giorni dal decennale del G8 di Genova 2001, quello in cui fu ucciso
Carlo Giuliani, le forze di polizia hanno dato oggi un’altra prova della
loro potenza manganellando i manifestanti della Val di Susa,
attaccandoli con i lacrimogeni, cariche, getti d’acqua. E non è un caso
se l’ex capo della Digos di Genova ai tempi del controvertice, Spartaco
Mortola, sia stato appenna nominato dirigente del compartimento Polfer
di Torino, nonostante una condanna in secondo grado, in particolare tre
anni e 8 mesi per l'irruzione alla scuola Diaz e a un anno e due mesi
per l'induzione alla falsa testimonianza dell'allora questore di Genova
Francesco Colucci. Mortola, del resto, era stato promosso Questore il 2
giugno scorso tra le proteste dei sindacati di polizia che chiedevano di
attendere, almeno, l’esito del ricorso in Cassazione.
Ma, appunto, certi riflessi sono duri a morire. Le cariche di oggi
rilegittimano quelle di ieri perché hanno lo stesso impulso. Di fronte a
una protesta popolare, massiccia e pacifica che non lascia scampo, non
lascia spazio alle falsificazioni – “la Tav è sicura” – e scoperchia gli
affari e i profitti che si nascondono dietro l’opera, la risposta è di
nuovo il manganello.
I manifestanti hanno appena detto di aver perso un round “ma non la
guerra”. E dovrebbe sconfortare il fatto che siano costretti ad
affrontare una “guerra” per difendere le proprie vite, il proprio
territorio, il futuro dei propri figli. Una guerra dichiarata da un
governo imbelle e inerme, incapace di fare alcunché, per le sue
debolezze interne, ma ancora in grado di cercare coesione e compattezza
caricando una manifestazione pacifica.
Ma, crediamo, lo sconforto non ci sarà. Gli abitanti della Val di
Susa hanno dimostrato da anni di saper resistere e lo faranno ancora e
forse li aiuterà il vento nuovo che si respira nel Paese. Resta da
vedere, però, che faranno quelle forze politiche, come il Pd, che di
questo vento intendono essere i depositari ma che in Piemonte spingono
per la repressione. Qui non è più tempo di facile antiberlusconismo:
dopo le vittorie alle amministrative, quella sui referendum, è tempo di
dire con chi si sta. Con l’acqua pubblica o privata? Con Marchionne o
con gli operai? Con i “no Tav” o con la polizia che li manganella?
Fassino, Bersani, Veltroni e compagnia cantando questa scelta devono
farla, ora.
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