mercoledì 8 giugno 2011

Le mani su Roma.

Da oggi è il libreria "Le mani sulla città. Da Veltroni ad Alemanno storia di una capitale in vendita" Di Daniele Nalbone e Paolo Berdini che verrà presentato il prossimo 22 giugno al Cinema Palazzo a San Lorenzo. L'intervista a Nalbone pubblicata su Paese Sera online
Rocco Bellantone
da Paese Sera
Da oggi è il libreria un volume intitolato Le mani sulla città. Da Veltroni ad Alemanno storia di una capitale in vendita, che verrà presentato ufficialmente il prossimo 22 giugno al Cinema Palazzo a San Lorenzo. Lo sviluppo al contrario di Roma negli ultimi dieci anni nelle parole di uno dei due autori, Daniele Nalbone
Il coraggio di raccontare Roma per quella che è realmente diventata nell’ultimo decennio. A tradurlo nero su bianco in un volume, da oggi in uscita nelle librerie, sono Paolo Berdini, docente di Urbanistica all’Università di Roma Tor Vergata e collaboratore de il manifesto e Il Fatto quotidiano, e Daniele Nelbone, giornalista di Liberazione.
Il risultato si intitola Le mani sulla città. Da Veltroni ad Alemanno storia di una capitale in vendita (Edizioni Alegre, pag. 160, 14 euro) e narra della caduta, graduale e inesorabile, della Capitale sotto palate di cemento e soldi nel nome di un patto sempre più stretto tra il potere della classe politica e la fame speculatrice delle lobby finanziarie. Pagine da cui a emergere è una Roma lontanissima dalle belle pose da cartolina e più vicina, semmai, allo sviluppo al contrario targato bipartisan dal duo Walter Veltroni-Gianni Alemanno, abbattutosi con particolare ferocia sui quartieri di Tor Bella Monaca e dell’Eur, sull’aeroporto Leonardo Da Vinci e sui porti di Fiumicino e Ostia. Un presente a cui, recita la quarta di copertina del libro, “è urgente contrapporre l’idea della città come bene comune”. A spiegarci il perché e a introdurci dentro questa storia è uno dei due autori, Daniele Nalbone.

Come nasce l’idea di scrivere questo libro in collaborazione con il prof. Berdini?

L’idea nasce quasi obbligatoria dopo gli Stati Generali di Roma del febbraio scorso, e dunque di fronte alla conferma che l’attuale amministrazione comunale, come d’altronde quella che l’ha preceduta, si sono poste quale unico obiettivo quello di mettere a rendita Roma a favore dei dominanti gruppi di potere che da sempre governano la Capitale. È questo l’aspetto che lega il governo di Veltroni a quello di Alemanno. Tutto ciò oggi si materializza in quel masterplan presentato dall’attuale sindaco in pompa magna, che però si sta traducendo in ben altro. Parlo del raddoppio dell’aeroporto “Leonardo da Vinci”, del waterfront di Ostia che verrà plasmato secondo un modello che abbiamo definito “Dubai” con casinò e parchi tematici, dell’Eur dove la “Nuvola” di Fuksas crescerà come una vera e propria cattedrale nel deserto e, infine, di Tor Bella Monica dove un intero quartiere verrà distrutto per essere ricostruito.
In questo quadro di ‘ammodernamento cementificato’, che fine faranno le periferie?
In questa visione nessun progetto è stato contemplato per l’integrazione sociale delle periferie. Non c’è alcuna attenzione per tutto ciò che rimane fuori rispetto a questa vetrina. Ai finanziamenti per la costruzione di asili, per smuovere l’occupazione, per la reale integrazione degli stranieri, si è preferito agire con palate di soldi e di cemento.
Se la politica non ascolta, l’unica risposta che rimane è la cittadinanza attiva
A tal proposito, vi anticipo che questo libro verrà ufficialmente presentato mercoledì 22 giugno alle 18:30 al Cinema Palazzo a piazza dei Sanniti a San Lorenzo, insieme ad Action, Roma Bene Comune, i comitati di Tor Bella Monaca e Fiumicino e i cittadini che hanno occupato questo edificio impedendo la realizzazione di un casinò. Abbiamo scelto questo posto proprio perché vogliamo essere contro le logiche della politica e delle lobby del cemento di Roma. Occorre cambiare il modello di sviluppo che ci sta contraddistinguendo da almeno due decenni, basato sulla rendita, lo sfruttamento finanziario del territorio, la speculazione edilizia e fondiaria. Occorre rimettere Roma al centro dell’interesse generale dei suoi abitanti. Come è accaduto a San Lorenzo, dove un luogo è stato sottratto alla rendita e restituito alla cittadinanza. Perché altrimenti alla gente non rimarrebbe nulla per vivere veramente i propri quartieri.
di Rocco Bellantone

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