Domenica 12 giugno ci saranno le elezioni
politiche in Turchia. La società civile curda ha avviato una campagna
di azioni pacifiche di disobbedienza civile, la risposta dello stato
turco è stata una campagna di terrore da stato di polizia
Valentina Quaresima
Il partito kurdo BDP (Partito della Pace e della Democrazia) si presenterà con il blocco “Lavoro, Democrazia e Libertà”, una formazione di 64 candidati indipendenti che riunisce diverse voci della società civile kurda e turca. “Porteremo la voce dei cittadini turchi, kurdi, arabi, cristiani, assiri e aleviti al Parlamento” ha dichiarato il candidato indipendente Ertugrul Kürkcü. “Saremo il pugno degli operai oppressi e sfruttati. Noi rappresentiamo le componenti reali dei popoli della Turchia”.
Dall’Europa partirà una delegazione di 150 rappresentanti della società civile – 10 dall’Italia tra cui anche giornalisti - per vigilare sul corretto svolgimento del processo elettorale.
La società civile curda ha avviato una campagna di azioni pacifiche di disobbedienza civile: sit-in, tende per la soluzione democratica, raggruppamenti assembleari pacifici, in sostegno ai propri candidati. La risposta dello stato turco è stata una campagna di terrore da stato di polizia, con più di 2500 attivisti e rappresentanti del mondo politico attualmente in carcere e altre 3200 persone poste in stato di arresto solo negli ultimi due mesi.
Le elezioni rappresentano l’ultima occasione per l’AKP per avviare un processo reale di pacificazione politica e democratica della questione curda. E’ necessario che il governo ufficializzi un percorso negoziale che porti a garanzie sul percorso di pace e autonomia, che preveda l’approvazione di una nuova costituzione che rispetti realmente i diritti delle minoranze. Se questo non accadrà, le municipalità democraticamente elette nelle regioni kurde metteranno in pratica forme di autonomia democratica a livello locale a partire dal 15 giugno.
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