domenica 12 giugno 2011

Non toccate l'acqua


Il referendum italiano sull’acqua non è più solo un problema italiano. Comunque vada, infatti, il risultato avrà un’eco globale. Daniel Tanuro, autore de "L’impossibile capitalismo verde", in Italia alla vigilia della due giorni elettorale, intervistato da Lettera43
Ferdinando Cutugno
da Lettera43.it
Il referendum italiano sull’acqua non è più solo un problema italiano. Comunque vada, infatti, il risultato avrà un’eco globale. Sempre più intellettuali ed economisti guardano a questo voto come a una frontiera nei rapporti tra pubblico e privato nella gestione delle risorse naturali. Uno di questi è il belga Daniel Tanuro, autore di L’impossibile capitalismo verde (Edizioni Alegre, 221 pagine, 16 euro), sbarcato in Italia alla vigilia della due giorni elettorale per portare una serie di esperienze a sostegno di una gestione interamente pubblica dell’acqua. Lettera43.it l’ha intervistato per conoscere il suo punto di vista sulla questione.
DOMANDA. Tanuro, ammettiamo che vinca il «no» nei due quesiti sull'acqua: che cosa devono temere i cittadini?

RISPOSTA. Oltre a temere l’aumento dei costi del servizio ci sarebbe anche il peggioramento della qualità dell’acqua e la cattiva gestione della risorsa.
D. E poi?
R. In una logica come quella prevista dalla legge italiana porterebbe anche una diminuzione dell’impiego.
D. Perché?
R. Per abbattere i costi, crollano i livelli di manutenzione degli impianti, e con essi la qualità dell’acqua e la sicurezza dell’approvvigionamento.
D. Una gestione privata non porterebbe maggior efficienza?
R. Dal punto di vista degli azionisti, la gestione privata ha funzionato bene ovunque, garantendo sempre ottimi dividendi, anche perché la storia che la qualità è migliorata dalla concorrenza è una bufala.
D. E nei settori come l'acqua?
R. In questi operano sempre dei monopoli di fatto, privati, controllati da gruppi transnazionali. Anche per questo motivo, per il capitalismo avanzato le risorse che definiamo pubbliche sono un ottimo affare.
D. Però ci sono dei casi in cui i cittadini sono stati danneggiati.
R. Come in Ghana, dove l’aumento dei prezzi è stato del 95% e potrebbe raggiungere il 300%. In Bolivia, le bollette dell’acqua sono aumentate a tal punto da rappresentare il 20% dello stipendio di una famiglia a basso reddito.
D. Anche in Europa ci sono esempi.
R. In Inghilterra, l’aumento è stato del 50% in quattro anni, portando al triplo dei tagli per morosità.
D. Le conseguenze sono state solo l'aumento dei prezzi?
R. No, perché uno studio realizzato 10 anni dopo la privatizzazione ha evidenziato livelli preoccupanti di nitrati, ferro, piombo e pesticidi nell’acqua. Nel 1995, i tagli di approvvigionamento nello Yorkshire, durante la siccità di quell’anno, furono dovuti alla logica del profitto a breve termine.
D. Quale crede sarà il futuro della privatizzazione delle risorse naturali?
R. L’appropriazione delle risorse è stata la prima frontiera del capitalismo, il suo atto di nascita. Oggi c’è un ritorno alle origini, una nuova ondata che riguarda i genomi, l’acqua, la capacità degli ecosistemi di stoccare l’anidride carbonica e anche l’atmosfera. Questo è un terreno a cui una sinistra ecologista dovrebbe fare molta attenzione.
D. Quale dovrebbe essere la strategia di una sinistra ecologista?
R. Una sinistra europea moderna e degna di questo nome dovrebbe capire che il capitalismo verde e il capitalismo sociale sono delle contraddizioni di termini, che un passaggio a energie rinnovabili richiede un massiccio intervento del pubblico.
D. Perché?
R. Si tratta di sistemi molto più costosi di quelli attualmente in uso.
D. Quindi?
R. Non c’è un vero profitto possibile in una green economy. Per questo motivo sono le imprese pubbliche che devono guidare questa transizione.
Giovedì, 09 Giugno 2011

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