domenica 27 maggio 2012

Prove di movimento


L'assemblea dei delegati (Usb e sinistra Cgil) riunita a Roma il 26 maggio, l'appello dell'area "Global Project" per una Coalizione sociale che rompa steccati e cartelli. La possibilità di una mobilitazione comune?
Qualcosa nel movimento di resistenza alle politiche della Bce e al governo Monti si muove. Sabato si è svolta un'assemblea di lavoratori e lavoratrici autoconvocati - circa 400 al Teatro Ambra Jovinelli di Roma - fondamentalmente organizzati dall'Usb e dalla ex Rete 28 Aprile in Cgil. Una fatto nuovo nella tradizione sindacale italiana in cui è stato messo l'accento sulla necessità di costruire un'alleanza e si è individuato nell'8 e nel 9 giugno prossimi alcuni momenti di mobilitazione anche davanti Montecitorio. Non c'stata l'indizione di uno sciopero generale, dopo che sia la Cgil che la Fiom hanno lasciato cadere questa parola d'ordine. Forse non ci sono le condizioni o forse manca del tutto la forza se non il coraggio. Non sappiamo e non vogliamo dare giudizi. Qualcuno più competente potrà darli. Ma un passo in una direzione di unità sulle cose, e non su simboli, identità o ambizioni politiche, è stato fatto.
Particolarmente significativo che, quasi contestualmente, sia apparso sul sito Global Project, un appello che rilancia una "La Coalizione sociale contro il Ddl Fornero e la precarietà", appello che muove dalle assemblee promosse dalla Fiom - l'ultima a Firenze il 20 maggio - ma che, esplicitamente propone di "superare la logica dell'identità e dei cartelli", di "mettere assieme le forze per incidere" rivolgendosi alla Fiom, alla coalizione del lavoro indipedente, agli Autoconvocati, alle reti studenstesche, ai teatri occupati e autogesti, ai precari di ricerca e scuola e ad altri ancora. L'appuntamento è per il 30 maggio al Cinema Palazzo (Roma, S.Lorenzo). Per la prima, dopo il 15 ottobre, si lanciano fili unitari, certamente difficili e esili, ma che vanno nella direzione di un "Movimento contro la crisi" unitario e radicale. Una buona ragione per coltivarli. Di seguito l'ordine del giorno dell'assemblea dei lavoratori autoconvocati e l'appello per la Coalizione sociale contro il Ddl Fornero e la precarietà.

Assemblea delegati-e Rsu di Roma, 26 maggio: Odg finale
L' assemblea convocata da RSU e RSA a Roma il 26 maggio ha raccolto la spinta di chi sta lottando contro l'aggressione scatenata dal governo verso il mondo del lavoro. Ma siamo soprattutto indignati per la rassegnazione o, perfino, l’assenso con cui le direzioni confederali CGIL, CISL e UIL hanno accompagnato e favorito questa aggressione.

L'Assemblea condivide quanto proposto nella relazione e raccoglie le indicazioni e i contributi emersi dal dibattito.
Le pensioni sono in via di essere ridotte a sussidi di sopravvivenza e l’età di quiescenza è stata portata a livelli inediti in Europa.
Centinaia di migliaia di lavoratori messi fuori dalle aziende con accordi spesso ricattatori vengono messi in condizione di non avere più né un salario, né una pensione, né un ammortizzatore sociale.
I salari sono fermi da almeno 20 anni, mentre i prezzi galoppano. I contratti nazionali sanciscono la riduzione delle retribuzioni, l’aumento degli orari di fatto e la regola delle deroghe.
La precarietà è diventata la forma generalizzata di assunzione: un esercito di milioni di giovani vive quotidianamente senza diritti e nell’incertezza più totale sul proprio futuro.
La disoccupazione tocca livelli inediti ed è destinata a crescere ulteriormente, per la chiusura di tante fabbriche ma anche attraverso la drastica riduzione dell’occupazione nel pubblico impiego.

I servizi sono stati privatizzati, peggiorandone la qualità e aumentandone i costi per l’utenza, mentre si faceva
cassa sui diritti e sulle retribuzioni degli addetti.

Il padrone sceglie i sindacati da legittimare, mentre gli altri in particolare FIOM e sindacati di base, vengono cacciati dalla porta delle aziende.
Infine l’articolo 18, quella norma che giusto 42 anni fa ha posto un limite all’arbitrio e all’autoritarismo padronali, è in procinto di essere cancellata, sopprimendo la funzione deterrente della reintegra e ripristinando l’effetto intimidatorio della minaccia di licenziamento contro chi si attiva politicamente o sindacalmente o contro chi, comunque, ha un comportamento non gradito al padrone e ai capi.

In queste settimane in molte aziende c’è stata una massiccia reazione contro questo stravolgimento dell’articolo 18, con fermate, scioperi, picchettaggi, blocchi stradali e manifestazioni. Ma se stessimo all’azione del sindacalismo confederale di CGIL CISL e UIL tutto ciò sta passando senza una resistenza degna di questo nome o addirittura con un vero e proprio consenso, in nome della governabilità e della nuova “unità nazionale” che sostiene il governo dei “tecnici” diretta emanazione della Bce, dell' Unione Europea e del Fondo monetario internazionale, della Confindustria e del sistema bancario italiano. Noi non ci riconosciamo in questa unita'
nazionale ma anzi ci battiamo per cacciare il governo Monti Fornero.

Il movimento di lotta nelle fabbriche e nei posti di lavoro a cui anche molti dei delegati e delle delegate qui presenti hanno dato vita nei giorni scorsi deve continuare, con l’obiettivo di impedire la trasformazione in legge del disegno Fornero. Siamo disponibili a valutare e sostenere ogni iniziativa di mobilitazione che persegua gli stessi obiettivi.
Ma questa mobilitazione dovrà rimettere in campo non solo la difesa dell’articolo 18 e la sua estensione ai milioni di lavoratrici e di lavoratori che non ne sono tutelati (i precari e i dipendenti delle piccole aziende), ma anche una piattaforma complessiva, per invertire la tendenza a far pagare la crisi ai lavoratori e alle classi popolari. intendiamo elaborare questa piattaforma in maniera compiuta in un prossimo appuntamento assembleare analogo a questo. In ogni caso gia' da oggi proponiamo alcuni punti irrinunciabili:
- Il blocco dei licenziamenti;
- Il rinnovo di tutti i contratti attraverso piattaforme costruite con la partecipazione democratica dei lavoratori;
- La riduzione degli orari di lavoro a parità di salario;
- Un aumento dei salari e delle pensioni generalizzato e consistente;
- Il ripristino di una scala mobile dei salari e delle pensioni per tutelarli dalla nuova inflazione;
- La riconquista del pensionamento di vecchiaia a 60 anni di importo adeguato;
- No ai fondi pensione privati;
- La definitiva abolizione di tutte le forme contrattuali precarie;
- Il blocco delle privatizzazioni e la ripubblicizzazione dei servizi gia' privatizzati;
- Una politica fiscale di forti sgravi sul lavoro dipendente e sulle pensioni compensati dall'aumento della progressività delle aliquote e da una patrimoniale sulle rendite e sulle ricchezze;
- Il diritto al reddito, alla casa e alla gratuita' di tutti i servizi pubblici per precari e disoccupati;
- La elezione libera dei propri rappresentanti sindacali, senza alcuna limitazione da parte del padrone e senza riserva per nessuno;
- L'abolizione della Bossi/Fini e uguali diritti per i migranti.
Si tratta delle rivendicazioni minime e essenziali per preservare livelli di vita e di dignità basilari in un paese civile. Se sembrano incompatibili con il pagamento del debito, diciamo: è il debito che non va pagato.
Per questi motivi, e per difendere l’articolo 18 nel suo valore di fondo e nella sua essenza simbolica, noi invitiamo tutte le RSU, le RSA, le organizzazioni e le aree sindacali che condividono queste esigenze a organizzare nelle prossime giornate dell’8 e del 9 giugno momenti di lotta: fermate, scioperi, azioni di protesta, presidi.
Indiciamo per il pomeriggio dell’8 giugno, a partire dalle 16,00 a piazza Montecitorio un presidio della Camera dei deputati che sta dibattendo del futuro dei nostri diritti
Invitiamo tutte e tutti, RSU, RSA, organizzazioni e aree sindacali a rendere permanente la lotta anche nei giorni successivi, fino all’ultimo giorno utile per impedire l’approvazione parlamentare della controriforma Fornero e ancora oltre nei prossimi mesi.

Per la coalizione sociale contro il Ddl Fornero e la precarietà

Lo scorso mercoledì la Commissione lavoro del Senato ha licenziato positivamente il Ddl Fornero, ovvero la cosiddetta “riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali”. La parola dunque passa al Senato e poi alla Camera, in breve si procede verso l'approvazione definitiva (forse entro fine giugno) del testo. Nel paese si moltiplicano i suicidi e cresce la disoccupazione, soprattutto quella giovanile (31%), mentre la recessione non è più solo una minaccia, ma è la realtà, in Italia e in Europa. In questo quadro drammatico, il minimo che si poteva e doveva fare, era indire lo sciopero generale, ma la CGIL ha scelto di seguire un'altra strada. Prima ha indetto uno sciopero e poi di fatto lo ha revocato, indicendo la manifestazione del 2 giugno (insieme a Cisl e Uil) su crescita e fisco. In Italia si conferma una pessima tendenza: quando il centrosinistra sostiene un governo, sembra impossibile mobilitarsi e difendere la dignità del lavoro e i diritti delle giovani generazioni.
La FIOM, dopo lo sciopero di categoria del 9 marzo, ha intrapreso un percorso di apertura ai movimenti, oltre il terreno corporativo, in controtendenza con quanto avviene con i sindacati metalmeccanici in altre parti d'Europa. Con due assemblee, quella del 14 aprile a Bologna e quella del 20 maggio scorso a Firenze, la FIOM ha esplicitato con forza l'esigenza e l'intenzione di costruire una coalizione sociale ampia, in grado di unire con continuità soggetti e istanze tra loro costitutivamente eterogenee. Un altro passaggio molto importante della primavera è stato l'assemblea del Quinto stato che si è tenuta il 5 maggio a Roma, presso la Città dell'Altra Economia. Per le partite Iva e i lavoratori della conoscenza il tema della coalizione è tema decisivo, laddove si tratta di connettere forme di vita e di lavoro irriducibili allo schema tradizionale della contrattazione collettiva. Ancora, l'espansione delle lotte dei lavoratori dello spettacolo ha visto nell'esperienza milanese di Macao un ulteriore passo positivo, dopo le occupazioni di Napoli, Palermo e Catania che hanno seguito il percorso avviato dal Cinema Palazzo e dal Teatro Valle di Roma.
Insomma, nel Global May dei movimenti, in Italia abbiamo partecipato a tanti importanti frammenti di un discorso che fatica però a diventare iniziativa comune contro l’approvazione della “riforma” Fornero e più in generale contro le politiche di austerity del governo Monti. Intanto New York veniva nuovamente invasa dal movimento #occupy, e poi ancora Oakland e Chicago. In Spagna gli indignados hanno ribadito la potenza di un processo democratico molecolare e nello stesso tempo estensivo, in grado di mettere radicalmente in crisi le forme tradizionali della politica. In Germania, poi, nel «ventre della bestia», il dispositivo Blockupy è stato in grado di paralizzare per tre giorni la City di Francoforte. L'Europa è stata scossa dall'elezione di Hollande e dall'affermazione di Syriza in Grecia. Scosse a cui ha risposto con durezza la Merkel, sempre più isolata, ma indisponibile a cambiare rotta. La fine dell'euro e dell'Eurozona sembrano a questo punto un destino quasi inevitabile, con tutte le conseguenze catastrofiche che ciò potrebbe comportare.
Solo in Italia, per il momento, per quanto esaurita la sbornia del dopo-Berlusconi e ampiamente ridimensionata la fiducia nel governo dei tecnici, sono mancati momenti ricompositivi all'altezza della drammaticità degli eventi. Siamo realisti, siamo a giugno e invertire ora la rotta non è cosa facile. La convulsa dinamica autunnale dello scorso anno di certo non ha aiutato e non aiuta.
Con altrettanto realismo, però, e con la passione accumulata nelle giornate di Blockupy Francoforte, pensiamo che non sia possibile subire con rassegnazione la riforma neoliberale del governo Monti e della ministra Fornero! C'è bisogno di segnalare che il paese reale non è d'accordo, che i giovani saranno falcidiati e non di certo sostenuti dalla riforma, che le partite Iva saranno salassate con le aliquote della gestione separata, che gli studenti e i lavoratori della conoscenza non hanno risorse né prospettive, che gli operai e i lavoratori dipendenti non accettano e non accetteranno di essere liberamente licenziati dall'impresa!
Pensiamo a una mobilitazione che unisca ciò che il governo voleva dividere. Una mobilitazione costituente, in cui si parli insieme di opposizione alla dismissione dell’art.18 e di rivendicazione di un reddito garantito, di tassazione dei patrimoni e di nuovo welfare universale. In cui, oltre le categorie e le singole vertenze, si possano gettare le basi di una piattaforma sociale comune.
Con questa lettera non intendiamo definire nel dettaglio una proposta, ma vogliamo aprire uno spazio, per tutte e tutti. Riteniamo che superare l'autunno italiano, che con la nomina di Monti sembra non finire mai, significa in primo luogo superare la logica dell'identità e dei cartelli. La durezza dell'offensiva ci impone un processo ricompositivo, nel senso della coalizione tra tanti e diversi, perché tante e diverse sono le figure del lavoro e dello sfruttamento oggi. Non ci interessa la titolarità di un'iniziativa, magari ben riuscita, ma fin troppo scandita nei perimetri e nell'identità. Vogliamo piuttosto mettere assieme le forze per incidere, per far sì che l'approvazione del Ddl non sia facile o non accada nel silenzio assordante della società e dei movimenti. Meglio tante iniziative che nessuna, indubbiamente, ma meglio, molto meglio un'iniziativa unitaria, costruita democraticamente e in modo orizzontale, forte e capace di incidere.
Con questo spirito avanziamo una proposta “aperta”, abitabile e agibile da tanti: 2 o 3 giorni di Blockupy, nella finestra temporale della seconda settimana di giugno, prima dell'approvazione definitiva del Ddl Fornero, che si divida tra momenti di azione territoriale e dislocata e un momento, alla fine, di convergenza sotto il parlamento italiano. Una proposta che vogliamo elaborare condividendo nel dettaglio i tempi, i luoghi e le pratiche. Pratiche che sappiano unire e non dividere, luoghi che sappiano parlare al Paese, tempi che tengano conto della difficoltà del periodo, ma che sappiano anche esprimere la tenacia di un movimento che non può limitarsi agli eventi sparsi o isolati.
Ci rivolgiamo alla FIOM, impegnata nella costruzione di iniziative territoriali e scioperi di settore. Pensiamo al Quinto stato, alla coalizione del lavoro indipendente, ma anche al comitato che aveva promosso la manifestazione del 26 maggio La meglio gioventù. Ci rivolgiamo ai lavoratori autoconvocati che si incontrano il 26 maggio a Roma, presso il teatro Ambra Jovinelli. Pensiamo alle reti studentesche e ai teatri occupati e autogestiti. Ancora, ai precari della ricerca e della scuola. Pensiamo alle tante lotte isolate e frammentate nel paese, ai presidi e alle fabbriche occupate.
Soprattutto ci rivolgiamo ai 5 milioni (circa) di lavoratori precari e indipendenti, privi di garanzie e di futuro.
Con tutt* vorremmo discutere di questa proposta mercoledì 30 maggio alle ore 12 presso il Cinema Palazzo, in una riunione nazionale che sia luogo democratico e decisionale rispetto alla 3 giorni di Blockupy. Non ci interessa la sigla o l'identità, ma ci interessa fermare il Ddl, ci interessano obiettivi e pratiche comuni, ci interessa la coalizione sociale come processo aperto, capace di raccogliere forza e di non disperdere le energie!

Per la coalizione sociale contro il Ddl Fornero e la precarietà

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