domenica 27 maggio 2012

Brutto ambiente in Confindustria


Il nuovo presidente, Squinzi, nomina ben 11 vicepresidenti. Tra di loro, Edoardo Garrone, petroliere designato come responsabile dell'Ambiente. Una dichiarazione d'intenti cristallina
Marco Bertorello
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Da tempo sono stato abituato a guardare con attenzione ciò che mette in campo quello che considero tuttora uno dei principali avversari di classe (scusate la definizione un po' demodé), vale a dire il padronato. Mi è stato insegnato a leggere e cercare di comprendere dichiarazioni, studi, persino propaganda prodotte dal capitale (anche in questo caso scusate la sintesi). E devo dire che l'insegnamento non è stato vano, in molte occasioni ho avuto modo di comprendere meglio gli obiettivi dell'impresa se ascoltavo direttamente i suoi esponenti, piuttosto che provare a decifrare quei messaggi criptici che di volta in volta venivano proposti da svariati soggetti che avrebbero dovuto essere indipendenti, fossero politici, economisti oppure giornalisti. Come spesso accade è sempre meglio volgere lo sguardo all'originale piuttosto che alle brutte copie. Fare attenzione al mondo delle imprese italiane non fa eccezione. Ed ecco che giungo al dunque. Mercoledì 23 maggio la giunta di Confindustria ha nominato il nuovo direttivo confederale, a seguito dell'elezione del nuovo presidente dell'associazione, Giorgio Squinzi. Un direttivo frutto e risultante di uno scontro tra due contendenti, cioè Squinzi e Bombassei, di cui il primo dovrebbe essere meno peggio del secondo.

Come è consuetudine i nuovi organismi dirigenti sono il risultato di nuovi equilibri, di rappresentanza, di collaboratori del nuovo presidente. Così oltre alla nomina di 11 vicepresidenti (si avete letto bene 11!) la squadra del presidente si avvarrà anche di figure proposte direttamente da Squinzi. Tra questi, con la responsabilità dell'Ambiente, c'è il genovese Edoardo Garrone, già presidente dei giovani industriali. Ora le mie obiezioni non sono di natura calcistica e personale (anche se a fatica cerco di non considerare che Garrone da amministratore delegato della Sampdoria, squadra di famiglia, lo scorso anno ha contribuito a vendere i migliori giocatori, facendoci retrocedere ingloriosamente in serie B), ma di natura economica. Perché il Garrone oltre a zoppicare come dirigente sportivo è presidente della Erg s.p.a., una compagnia petrolifera.
Qui torno alla legge secondo cui l'impresa, al di là delle complessità del sistema socio-economico in cui viviamo, ha una capacità di rendere chiare ed evidenti le sue scelte di campo come quasi nessun altro attore sociale e politico di questi tempi. Si potrebbe dire che ha il dono della chiarezza. Peccato che nonostante ciò vi sia sempre qualcuno disposto a spiegare che la realtà non è sempre come appare, che il mondo è contraddittorio, che non ha senso semplificare... e avanti con questo repertorio. Ma in questo caso la legge della chiarezza confindustriale direi che non è stata smentita. Un po' come quando alcuni mesi fa la Marcegaglia per risanare il debito e tornare a crescere (parola quanto mai vuota di senso) proponeva la riforma delle pensioni e del mercato del lavoro. Questo era il suo costruttivo contributo agli incontri con governo e parti sociali. Mettere un petroliere a responsabile dell'Ambiente per Confindustria fornisce un ulteriore elemento per comprendere la direzione di marcia con cui si intende risolvere crisi economica ed ecologica del nostro paese. Crozza, per restare a un genovese, direbbe che questa nomina equivale a mandare Hannibal Lecter a un convegno di vegetariani. Se la questione ambientale non fosse giunta a un punto tanto tragico ci sarebbe persino da ridere.

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