E' passata ieri in via definitiva alla Knesset con 47 voti favorevoli contro 38, la "Boycott Bill" che sanzionerà individui e gruppi che invitano a boicottare Israele, incluse le sue colonie. La società civile: "È una legge antidemocratica".
Roma, 12 luglio 2011, Nena News (nella foto, manifesto della Birzeit
University disegnato da Zanstudio) – La controversa “Boycott Bill” è
passata ieri dopo tre votazioni alla Knesset israeliana: da oggi saranno
sanzionate tutte le persone e le organizzazioni che inviteranno al
boicottaggio di Israele e delle sue colonie nei Territori Palestinesi
Occupati.
Per legge Israele potrà chiedere un risarcimento di 50mila shekel
(circa 10mila euro) per i danni finanziari provocati dal boicottaggio
economico, culturale e accademico. Un esempio? Il boicottaggio artistico
del centro culturale della colonia di Ariel e quello contro tutte le
compagnie internazionali che lavorano in Israele, come le società di
costruzioni impegnate nei lavori per il tram che da quest’anno
collegherà il centro di Gerusalemme alle colonie ad Est. Ma soprattutto
la campagna internazionale del BDS, Boycott, Divestment and Sanctions,
impegnata dal 2005 nel boicottaggio economico e culturale di Tel Aviv.
La legge appena sfornata, inoltre, prevede la revoca delle esenzioni
dalle tasse e dei benefici legali e economici a tutti quegli individui,
gruppi israeliani e istituzioni accademiche e culturali che sostengono
il boicottaggio del proprio Stato. Ad essere penalizzate anche compagnie
e società economiche israeliane che decideranno di mettersi al servizio
dell’Autorità Palestinese e che accetteranno di lavorare con compagnie
palestinesi.
Inizialmente si era pensato di rimandare il voto in vista
dell’incontro di ieri del Quartetto per il Medio Oriente, tenutosi a
Washington. Ma il primo ministro Netanyahu non pare essersi fatto troppi
scrupoli: nella mattinata di ieri l’ufficio del premier ha annunciato
che non sarebbe stato posto alcun ostacolo al naturale percorso della
legge.
La “Boycott Bill”, presentata dal parlamentare Ze’ev Elkin, avvocato
del partito Likud del premier Netanyahu, è passata per 47 voti a 38,
appoggiata da tutta la coalizione di maggioranza e dalle opposizioni,
con il solo voto contrario di Kadima e l’astensione di Indipendenza (il
partito del ministro della difesa Ehus Barak). Duri gli attacchi dai
parlamentari di Kadima al premier: “Netanyahu ha passato la linea rossa
della stupidità e dell’irresponsabilità nazionale. Il suo governa crea
problemi a Israele e dovrebbe essere il primo a pagarne il prezzo”.
Da tempo si erano levate le voci contrarie della società civile
israeliana che ha definito la legge antidemocratica, un assalto alla
libertà di espressione e manifestazione. I sostenitori della legge si
sono difesi affermando che il “Boycott Bill” altro non è che un mezzo
per tutelare lo Stato di Israele da quello che il governo chiama
delegittimazione globale.
Ma la levata di scudi da parte degli artisti e gli intellettuali
israeliani non si è fermata, convinti che una legge simile violi
duramente il diritto di espressione e intacchi lo spirito democratico su
cui si fonderebbe lo Stato di Israele. Anche alla luce del fatto che a
Tel Aviv non serviranno prove di effettivi danni economici per intentare
un’azione contro il “boicottatore”: secondo la nuova legge, non sarà
necessario individuare e quantificare il danno economico causato, ma
basterà l’invito al boicottaggio. Insomma, saranno possibili target
tutti coloro, individui o associazioni, che chiameranno società civili
israeliana e internazionale a boicottare “lo Stato di Israele, una delle
sue istituzioni o un’area sotto il suo controllo, nell’obiettivo di
causare danni economici, culturali e accademici”.
Quattro organizzazioni per i diritti umani (Adalah, The Public
Committee Against Torture in Israel, Physicians for Human Rights e
Coalition of Women for Peace) hanno annunciato nella notte che
presenteranno ricorso all’Alta Corte contro la nuova legge. La legge,
secondo i quattro gruppi, è “completamente anticostituzionale perché
limita la libertà di espressione politica ed è contraria al diritto
internazionale”. “La Knesset tenta non solo di chiudere la bocca della
protesta contro l’occupazione, ma anche di impedire alle vittime e a chi
si oppone di lottare contro”, ha detto Hassan Jabarin, direttore
generale di Adalah, certo che il “Boycott Bill” non riceverà mai
l’assenso dell’Alta Corte.
A preoccupare è l’idea di fondo su cui si basa la nuova legge: come
spiegano le quattro organizzazioni, la Knesset ha l’obiettivo di
proteggere le colonie illegali in Cisgiordania penalizzando chi vi si
oppone attraverso quello che definiscono un boicottaggio del
boicottaggio.
Dure critiche anche da parte palestinese, soprattutto in vista
dell’incontro del Quartetto. Nella mattinata di ieri, prima del voto
finale, il membro anziano dell’Organizzazione per la Liberazione della
Palestina, Yasser Abd Rabbo, ha avvertito del pericolo di una simile
legge: il sì al “Boycott Bill” renderebbe inutile l’impegno del
Quartetto ad una ripartenza dei negoziati di pace. Nena News
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