giovedì 7 luglio 2011

I custodi del voto referendario

Molto partecipata la due giorni di assemblea nazionale dei Comitati dell'acqua. Rilanciata la mobilitazione per la ripubblicizzazione del servizio. Polemiche sulla legge pugliese. Primo risultato: la Camera calendarizza la discussione sulla legge di iniziativa popolare presentata nel 2007.

Giulio Calella
Più di 400 persone, in rappresentanza di decine di comitati per l’acqua pubblica sparsi in tutto il paese, si sono riunite a Roma tra il Teatro Vittoria e la Città dell’AltraEconomia il 2 e 3 luglio.
Dopo un meritato brindisi per la prima grande vittoria contro le privatizzazioni dopo decenni, i veri vincitori dei referendum, fin dall’introduzione di Paolo Carsetti della segreteria nazionale del Forum dell’acqua, hanno chiarito che la battaglia per la ripubblicizzazione non è finita. Se il referendum ha bloccato con il primo quesito la privatizzazione obbligatoria prevista dal Decreto Ronchi, laddove le società erano già state privatizzate la situazione rimane al momento la stessa dell’11 giugno. E ancora non ci sono stati atti immediati rispetto agli effetti del secondo quesito, quello che eliminava la remunerazione in bolletta del 7% sul capitale investito. Ancora più pericolose le libere interpretazioni del voto di chi, come il Pd, ha appoggiato il referendum ma il giorno dopo ha presentato un disegno di legge che non prevede la ripubblicizzazione del servizio. Insomma, oltre 27 milioni di italiani hanno votato, e hanno detto che l’acqua non si vende, ma la quasi totalità degli interventi, a partire da quello di Stefano Rodotà, hanno sottolineato il rischio concreto che il risultato venga disatteso.

Oltre ai tanti Comitati, agli studenti di Ateneinrivolta, alla Cgil e ai sindacati di base, all’assemblea sono intervenute anche alcune organizzazioni politiche, tra cui Sinistra e Libertà, Verdi, Federazione deIla Sinistra, Sinistra Critica e Pcl. I primi a capire che l’intenzione dei comitati è di non fare sconti a nessuno sono stati Bonelli – a cui è stato contestato l’operato durante i Governi di Centrosinistra – e soprattutto Calzolaio (responsabile Beni Comuni di Sel) contestato per le ambiguità della legge Regionale della Giunta Vendola. Come denunciato dal Comitato pugliese, Vendola ha sì ripubblicizzato l’acquedotto ma non ha ancora chiarito la natura giuridica del nuovo soggetto, se nella gestione continueranno ad avere ruolo anche se esterno i privati, e non ha garantito i quantitativi minimi e, soprattutto, la restituzione del 7%. Quest’ultimo punto, giustificato con l’assenza di risorse anche a causa di debiti contratti dalla precedente Giunta Fitto, ha creato le maggiori polemiche, anche perché è considerato un pericoloso precedente per l’atteggiamento dei vari Governi locali di fronte alla questione del 7%, specie laddove i privati rimangono a gestire il servizio idrico.
Ben diversa l’accoglienza riservata invece al neo assessore ai Beni Comuni della Giunta De Magistris, Alberto Lucarelli, tra gli estensori dei quesiti referendari e oggi impegnato a ripubliccizzare totalmente il servizio idrico napoletano.
Tra gli interventi più applauditi senza dubbio quello di Marco Bersani, la cui metafora è stata ripresa nelle conclusioni dell’assemblea: «Il risultato del referendum appartiene a tutti coloro che hanno votato, ma noi ne dobbiamo essere i custodi» ha detto il leader di Attac Italia. E proprio su come “custodire” e rilanciare questa grande vittoria sono intervenuti in tanti, anche nei gruppi di lavoro della domenica mattina.
Il gruppo di lavoro sulla campagna nazionale ha lanciato una piattaforma di mobilitazione, su cui preparare anche una manifestazione nazionale per il prossimo autunno, lanciata in assemblea da Marco Filippetti – intervenuto a nome del Comitato romano – e ripresa da tanti comitati e nel report finale. In pratica si chiede in ogni Comune l’immediata cancellazione in bolletta del 7% di remunerazione del capitale e la ripubblicizzazione del servizio idrico, da attuare con una nuova legge che parta da quella di iniziativa popolare su cui lo stesso Forum dell’acqua ha raccolto 400mila firme, ferma in parlamento dal 2007 e finalmente calendarizzata alla Camera nella Commissione ambiente per il prossimo 7 luglio, primo importante risultato ottenuto subito dopo l'assemblea nazionale.
È chiaro che la ripubblicizzazione necessita di risorse, per questo più interventi hanno anche sottolineato la necessità di opporsi ad una finanziaria che annuncia al contrario pesanti tagli agli enti locali, di chiedere il taglio delle spese militari e di quelle inutili e dannose come per la Tav in Val di Susa. Non a caso subito dopo l’introduzione l’assemblea ha riservato un’ovazione ad un rappresentante dei No Tav venuto a portare il saluto della Valle all’assemblea.
Il gruppo di lavoro sulle vertenze territoriali, ha invece approfondito le diverse situazioni in cui si trovano le aziende locali, i diversi strumenti legislativi per la ripubblicizzazione, ma anche le proposte di autoriduzione delle bollette del 7% e la questione della qualità delle acque. Ha infine discusso della proposizione concreta di nuove idee di servizio pubblico partecipato, da introdurre concretamente nelle gestioni locali.
Infine il gruppo di lavoro sulla campagna internazionale si è dato due obiettivi. Il primo è quello partecipare alla mobilitazione di febbraio a Marsiglia quando si riunirà il Consiglio mondiale dell’acqua, a cui parteciperanno tutte le multinazionali interessate a fare profitto sull’oro blu. Il secondo è quello di valutare una raccolta firme a livello Europeo, per una consultazione a valore consultivo in tutti i paesi dell’Unione proprio sulla privatizzazione.
Prossimo passaggio in cui discutere queste scadenze sarà il decennale di Genova. Ma già da subito l’invito ai comitati è di fare pressione sulle istituzioni per l’applicazione del risultato referendario, per poi rilanciare l’autorganizzazione del movimento subito a settembre con un momento seminariale e poi con la manifestazione nazionale entro l’autunno.
I Comitati dell’acqua hanno vinto, e non vogliono sentir parlare di semplice vittoria politica o simbolica. L’acqua deve tornare ad essere pubblica, e dopo il referendum sembra a tutti più che mai una questione di democrazia.

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