martedì 20 dicembre 2011

No debito day il 21 gennaio


L'assemblea del Comitato "no debito" a Roma del 17 dicembre lancia un'agenda di opposizione al governo Monti e all'austerità targata Europa
Checchino Antonini
Da Bocconi a Piazza Affari, il prossimo corteo nazionale No Debito non sarà a Roma ma a Milano e collegherà due punti cruciali per la governance delle banche. Come dire: anziché i maggiordomi si assediano i padroni. Perché questo spazio antiliberista, racchiuso nei cinque punti del 1°Ottobre (no al debito, alle spese militari, alle grandi opere, sì alla patrimoniale, ai beni comuni e alla democrazia) vuole costruire l’opposizione politica e sociale al governo “techno” e guasterà la festa a Monti anche quando scenderanno in Italia Merkel e Sarkozy, attesi per gennaio, fino a promuovere campagne in Italia e in Europa perché i cittadini si pronuncino - e boccino - sulla cessione di sovranità alla Bce, sulla costituzionalizzazione del pareggio di bilancio.
Poi si scenderà tutti a Napoli per attraversare il luogo simbolo della doppia schiavitù: «Ogni fabbrica che chiude al Sud c’è un silenzio colpevole, da Termini Imerese alla Iris Bus, ogni volta quel vuoto sociale drammatico viene riempito dalle mafie o dal lavoro nero». E prima ancora, i No Debsciopereranno il 27 gennaio coi sindacati di base e l’11 febbraio contesteranno Marchionne assieme alla Fiom. Tutto ciò passerà per la generalizzazione dei comitati nei territori e un No debito day calendarizzato per il 21 gennaio, giornata della visibilità della resistenza contro il pagamento del debito, l’austerità e la rapina di democrazia. E’ previsto un seminario sulla comunicazione e sarà disponibile un conto per l’autofinanziamento.
E’ toccato a Giorgio Cremaschi, ieri mattina a Roma, il compito di introdurre la seconda assemblea nazionale del nascente movimento ripetendo le ragioni fondative, spiegando l’inutilità del massacro sociale, l’urgenza di diventare «tutti greci» e lanciando il calendario per il breve periodo. E’ stata un’assemblea vera e forse per questo invisibile alla stampa mainstream dove, accanto alle strutture organizzate (Usb, pezzi di Fiom, Sc, Rifondazione, Rete dei comunisti, Pcl, Usi ecc...) hanno partecipato lavoratori in carne e ossa espressioni di conflitti in corso: da Pomigliano alla Merloni, dall’Inpdap a trasporti, pubblico impiego, dalla Val Susa “gasata” fino Liberazione (che ha preso la parola) e altre grandi e piccole realtà che attraversano le stagioni della crisi.
Tutto è iniziato con le 5-600 persone in piedi ad applaudire i senegalesi di Firenze nel ricordo dolente della strage del 13 dicembre. Consistenti settori, interessati all’appuntamento, sono stati dirottati nelle scadenze promosse dalle reti antirazziste a Firenze e Torino ma la diretta in streaming di Libera.tv, con i suoi mille contatti di ieri mattina, ha attutito la distanza da Roma.
L’incontro è stato utile per il confronto tra le esperienze territoriali e l’approfondimento della piattaforma che vuole essere efficace nella costruzione di conflitto sulla scia degli spazi ormai permanenti che sono stati aperti sulle altre sponde del Mediterraneo e negli Usa. «Non siamo un ufficio studi», ha tenuto a precisare Cremaschi in polemica con un’opposizione parlamentare inesistente e subalterna. E come lui altri interventi hanno provato ad incrociare pezzi di analisi con suggerimenti sulla strumentazione da adottare, fornendo dati o indicando iniziative possibili. Così, se una studentessa di Atenei in rivolta svela la mistificazione delle retoriche generazionali utilizzate per spiegare il massacro sociale («Il prestito d’onore degli universitari serve a far pagare il debito a chi non l’ha creato», Danilo Corradi, uno degli autori di “Capitalismo tossico”, individua nella detassazione dei profitti il motore del debito pubblico. Quello che si cerca di inventare è uno «strappo sociale con la concertazione, anche sul piano culturale» (Paolo Di Vetta dei Blocchi precari metropolitani) che rompa con la frammentazione sindacale e delle lotte. Ma non è questa l’unica dimensione sulla quale muoversi: Franco Russo ha suggerito due grandi campagne, una in Italia, l’altra in Europa. La prima perché non venga scippata la possibilità di un referendum sulle modifiche costituzionali per inserire il pareggio di bilancio nella Carta, l’altra perché un referendum europeo consenta che i cittadini si esprimano sull’austerità e sugli scippi di sovranità da parte della Bce. Ci sarà bisogno di alleati, di sperimentare - come ha proposto Vittorio Agnoletto - la possibilità di un’Ice (iniziativa dei cittadini europei, 1 milione di firme in almeno 7 paesi per obbligare l’Ue a una direttiva anti Bce). «L’opposizione costituente dovrà avere velocità e sguardo lungo - sintetizza Eleonora Forenza del Prc - l’irresponsabile è chi tace o balbetta o asseconda la torsione presidenziale mentre un anno fa saliva sul tetto di Valle Giulia per farsi fotografare con gli studenti e i ricercatori. Prima sono contro Gelmini poi sostengono il suo grande sponsor Monti»

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