mercoledì 28 dicembre 2011

Chi fa chiudere Liberazione?


Lavoratori e sindacati in rivolta contro la chiusura del quotidiano del Prc decisa a partire dal 1 gennaio. L'articolo di Ennio Remondino e i comunicati sindacali
di Ennio Remondino
da Globalist.it
Articolo tratto da www.globalist.it
Tra compagni. Una crisi grave quella che investe tutto il settore dell'informazione, e in particolare quello della carta stampata. Parliamo soprattutto dei giornali di partito e di quelli editi da cooperative sostenuti sino a ieri dai finanziamenti statali. Era il caso di Liberazione e della Mcr, società editrice del quotidiano del partito della Rifondazione Comunista. Tra gente di sinistra schierata e militante, anche di fronte ad una crisi drammatica di lettori e di soldi, ti aspetti che una soluzione di equi sacrifici, qualcosa di meglio di quanto ha fatto il governo Monti, alla fine esca fuori. Mica abbiamo di fronte la Marcegaglia per mobilitare la Fiom di Landini!
Invece. Trattativa rotta fra il sindacato di redazione, assistito dalla Fnsi e dalla Associazione stampa romana, e la Mrc. L'azienda, denuncia chiaro e tondo il sindacato, "Ha violato le più elementari regole di un civile confronto fra le parti, presentandosi al tavolo con una posizione precostituita, intransigente e inaccettabile: chiusura dell'edizione cartacea dal 1° di gennaio, cassa integrazione a zero ore per tutti i lavoratori (giornalisti e poligrafici), passaggio all'online ma senza un progetto definito e con un numero insufficiente di addetti". Caspita "Compagni" della Mcr, mi state facendo rimpiangere i "Padroni" che, in genere, il loro mestiere lo sanno fare.
Apparatnik. "Non bastassero i guasti causati dagli ultimi governi -afferma il segretario dell'Associazione Stampa Romana, Paolo Butturini - ci si mette anche la miope arroganza e l'insipienza aziendale di chi, da funzionario di partito, prova a inventarsi editore senza averne nè la stoffa nè le capacità. Il sindacato ha ragionevolmente argomentato la sua opposizione alla sospensione delle pubblicazioni (danno di immagine, disaffezione dei lettori, insufficienza progettuale ecc), provando anche ad articolare una controproposta che tenesse conto della drammatica situazione economica in cui versa tutto il comparto".
Sciur Parun. "Ma si è trovato di fronte a un muro di dinieghi la cui unica spiegazione è l'inaccettabile idea padronale di disporre a proprio piacimento della forza lavoro, selezionandola in base a imprecisati criteri di affidabilità. Siamo al cospetto di un atteggiamento che svilisce le professionalità e umilia le persone, prima ancora che e al cortocircuito fra improvvisazione e pochezza di idee. Liberazione e il Partito della Rifondazione Comunista, giova ricordarlo, hanno goduto per anni di ampi finanziamenti pubblici ai quali, nell'ultimo biennio, si è aggiunto un largo ricorso agli ammortizzatori sociali, sempre a carico dell'erario".
Madama la marchesa. "Un fatto che avrebbe dovuto suggerire ai dirigenti della Mrc, anche per la loro collocazione politica, più attenzione ai diritti dei lavoratori e più senso di responsabilità. L'Associazione stampa romana è stata e sarà a fianco della redazione di Liberazione, qualsiasi saranno le decisioni che l'assemblea intende adottare. L'Asr denuncia l'atteggiamento strumentale della Mrc che, approfittando dell'oggettivo momento di difficoltà generale, consuma una vendetta postuma sui giornalisti che hanno sempre difeso ragionevolmente le loro prerogative basandosi sulle leggi e sul contratto". A giornalisti e poligrafici tutta la solidarietà di Globalist.
I comunicati sindacali tratti dal sito www.liberazione.it
COMUNICATO CONGIUNTO DELL'ASSEMBLEA PERMANENTE DI LIBERAZIONE, DEL COMITATO DI REDAZIONE E DELLA RAPPRESANTANZA SINDACALE UNITARIA
CHI SCEGLIE DI CHIUDERE LIBERAZIONE?
Stop alle pubblicazioni del quotidiano e cassa integrazione a zero ore per tutti i lavoratori, il tutto a partire dal 1 gennaio.
E’ questa la decisione irrevocabile che la Mrc, editore del quotidiano Liberazione, una Spa il cui socio unico proprietario è Rifondazione Comunista, ha comunicato questa mattina alla rappresentanza sindacale dei lavoratori e delle lavoratrici di Liberazone, Cdr e Rsu, in occasione del secondo incontro del tavolo fissato presso la Fieg, la Federazione degli editori. Nessun progetto per il futuro, solo l’ipotesi di continuità del sito internet con due giornalisti, direttore e un poligrafico. E la generica promessa di un incontro a fine gennaio per “vedere cosa fare dopo” e per esplicitare “un progetto”, fatta ai poligrafici ma non ai giornalisti.
Da notare che le rappresentanze sindacali si sono presentate al tavolo con una proposta articolata di riduzione dei costi, compresi ulteriori interventi sul costo del lavoro, già fortemente ridotto negli ultimi anni, e di possibile aumento dei ricavi, per garantire la continuità del giornale cartaceo per affrontare questo breve periodo di incertezza. Questo senza abbandonare l’ipotesi di sviluppo del giornale online attesa per altro, in base agli accordi sindacali firmati, dall’editore entro settembre e invece mai presentata.
Le ipotesi avanzate dai lavoratori non sono nemmeno state prese in considerazione. L’azienda ha solo reiterato la propria decisione “irrevocabile” di sospendere le pubblicazioni dal 1 gennaio. Decisione sostanziata, prima dell’inizio di qualsiasi confronto sindacale, dall’annullamento dei contratti di stampa e distribuzione. Il tutto mentre si chiedeva a un’altra testata di ospitare una pagina di Liberazione: dandola così già per chiusa a trattativa sindacale invece appena iniziata.
I problemi economici ci sono, nessuno lo mette in dubbio, ma addossare tutta la responsabilità dell’uccisione della testata al governo Monti, specie in presenza di proposte concrete e praticabili da parte dei lavoratori, è un’interpretazione dei fatti che l’assemblea unitaria permanente di Liberazione non si sente più di avallare.
Qualcuno ha deciso a priori di chiudere Liberazione (e/o di ridurla a un sito ai minimi termini, tale da perdere la fisionomia di prodotto giornalistico degno di questo nome).
Qualcuno ha convocato un tavolo sindacale che non è mai stato tale, in cui il confronto non è mai nemmeno cominciato e che non aveva altra funzione che quella di strappare la firma delle organizzazioni sindacali a un provvedimento unilaterale di cassa integrazione a zero ore per tutti in assenza di prodotto. Un suicidio preventivo inspiegabile, a cui giornalisti e poligrafici non hanno nessuna intenzione di allinearsi.
L’iniziativa pubblica di denuncia e di lotta è appena cominciata, non ci arrendiamo. Abbiamo inaugurato oggi un fondo di solidarietà tra i lavoratori.
Resisteremo un minuto di più di coloro che vogliono dilapidare un patrimonio collettivo che non è loro proprietà privata: lettori e professionalità non si buttano dalla finestra. Nessuno, neanche Rifondazione Comunista, può permetterselo.
Assemblea permanente di Liberazione
Cdr e Rsu
Roma, 27 dicembre 2011

Il comunicato della FNSI


«I tagli all'editoria e non solo. La progressiva e drastica riduzione dei fondi, la continua incertezza della loro entità, l'indeterminatezza delle cifre negli ultimi anni avevano già messo a dura prova la possibilità di resistenza di molte testate, e tra queste 'Liberazionè, storico giornale del partito della Rifondazione Comunista. Ma ora la decisione di chiudere la pubblicazione a partire dal primo gennaio da parte dell'editore del partito della Rifondazione comunista, Mrc, suona come una ingiusta condanna a morte». È la presa di posizione della Federazione nazionale della stampa. «Suscita sconcerto - sottolinea la Fnsi in una nota - la grave scelta che fa piazza pulita di un'esperienza editoriale significativa nella diffusione delle grandi idee politiche, della cooperazione e dei posti di lavoro di decine di famiglie di giornalisti, poligrafici e impiegati. La durezza della determinazione a chiudere con il 31 dicembre, espressa oggi di nuovo dall'editore in sede sindacale, non trova giustificazione neanche nella più grigia e cupa decisione dei tagli dei fondi all'editoria. È una rinuncia e nello stesso tempo, per come è espressa, una sorta di infanticidio plurimo di figli considerati 'illegittimì. L'offerta dei giornalisti e di tutto il sindacato di proseguire l'attività e salvare i posti di lavoro con ulteriori, grandi, sacrifici (oltre quelli fin qui affrontati attraverso contratti di solidarietà pesanti), non è stata accettata dall'editore che aveva già deciso tutto prescindendo, evidentemente, dagli esiti di un confronto fra le parti sociali che è stata, invece, considerato solo un mero passaggio burocratico». Secondo il sindacato dei giornalisti, «non vale neanche la considerazione che 'ormai tutti nel partito della Rifondazione Comunista sono in cassa integrazionè. Quasi che aggiungere questa condizione senza via di uscita a colleghi di lavoro ormai stremati da anni di dedizione, ben oltre gli obblighi di un contratto, fortemente motivata da un desiderio, che si pensava comune, di assicurare innanzitutto la sopravvivenza della testata, fosse una giustificazione. Non basta neppure l'annuncio che 'Liberazionè continuerà a far sentire la sua voce su internet o in altre forme temporanee, cogliendo risorse dal volontariato politico e da pochissime attività professionali, inferiori comunque alle dita di una mano. Non ci siamo proprio». La Fnsi «denuncia una sorta di tradimento d'oneri e di impegno civile per le giuste battaglie volte a trovare le strade più idonee per la sopravvivenza dei giornali politici e di idee, delle voci delle minoranze e delle testate cosiddette deboli e cooperative. La Fnsi con l'Associazione Stampa Romana è, e resta, vicina ai colleghi assicurando loro tutte le azioni possibili di solidarietà e sostegno sindacale e morale per la legalità e la migliore tutela dei loro diritti»

Il comunicato della Slc-Cgil


Con l'incontro odierno in Fieg il confronto con Mrc per garantire la salvaguardia editoriale ed occupazionale del quotidiano Liberazione subisce una preoccupante battuta d'arresto. L'azienda infatti non è oggi in grado di definire un progetto editoriale sostenibile a causa dell'incertezza voluta dal governo circa l'entità della decurtazione del contributo pubblico e dei tempi e delle regole per l'eventuale erogazione delle somme residue. In particolare, la drastica decisione di Mrc di sospendere la pubblicazione cartacea dal 1° gennaio e l'ipotesi comunque irricevibile di mantenere una presenza indefinita in Internet con il minimo presidio di un solo lavoratore poligrafico, sembra prefigurare per il futuro scelte editoriali di ambizioni e di dimensioni estremamente ridotte e certamente non sufficienti a mantenere l'occupazione dei 50 lavoratori. Slc-Cgil conferma, tuttavia, la piena disponibilità ad affrontare la gravissima situazione ricorrendo a tutte le misure appropriate per attenuare l'impatto economico e sociale, ma perciò stesso chiede all'editore chiarezza sulla volontà di continuare ad assicurare in futuro, con le risorse disponibili, l'esistenza del quotidiano del Partito della Rifondazione Comunista. Per queste ragioni appoggia incondizionatamente le iniziative dell'assemblea permanente delle lavoratrici e dei lavoratori.

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