domenica 23 settembre 2012

Marchionne vuole tagliare il 20%


L'obiettivo dell'ad Fiat è la riduzione significativa della capacità produttiva degli impianti magari riattivandoli in caso di ripresa. La vicenda si intreccia con la trattativa sulla produttività: incontro Squinzi-Camusso. Sullo sfondo il rinnovo dei contratti a partire da quello dei metalmeccanici
Salvatore Cannavò
Saranno diversi i temi sul tavolo dell'incontro tra la Fiat e il governo che si terrà domani a Palazzo Chigi. La crisi dell'auto induce Sergio Marchionne a porre domande concrete che spazieranno dall'intervento del governo in materia di ammortizzatori sociali ma che riguarderanno anche l'Europa. Era stato lo stesso Marchionne, in qualità di presidente dei costruttori europei dell’Auto (Acea) a lanciare l' allarme in estate chiedendo un intervento concreto e immediato all’Unione europea. La richiesta fatta alle istituzioni europee era quella di sostenere la competitività delle industrie del vecchio continente nei confronti della concorrenza, in una previsione di mercato che vede nel 2012 una riduzione delle vendite del 7 per cento.
E qualche tempo prima, in un’intervista pressoché ignorata, al quotidiano francese Le Figaro (vedi libro "C'era una volta la Fiat") era stato ancora più chiaro: “Il settore è confrontato a una sovracapacità produttiva di circa il 20 per cento”. Lo stesso problema degli Stati Uniti nel 2007-2008. “Ma laggiù i costruttori americani hanno chiuso il 20 per cento della loro capacità produttiva e ora guadagnano del denaro”. Marchionne preconizzava la stessa soluzione anche per l’Europa: chiudere circa dieci stabilimenti e ridurre la sovrapproduzione di circa 3 milioni di vetture. Soluzione osteggiata dai tedeschi che aleggiano sulla vicenda anche per l'interesse di Volkswagen sul marchio Alfa Romeo. Accanto a questo quadro sovranazionale si discuterà probabilmente di cassa integrazione. Oggi è diffusa in tutti gli stabilimenti (quasi integrale a Mirafiori, circa la metà dell'orario a Cassino) e se Marchionne si muoverà con l'annuncio di nuovi modelli, appetibili e attraenti, ma da mettere in produzione un po' più in là, avrà bisogno di assistenza pubblica ancora per un paio di anni.
Da Marchionne a Confindustria
Mentre la vicenda Fiat monopolizza l'attenzione e influisce, sia pure indirettamente, sulle dinamiche dello scontro sociale, si apprende anche del vertice a sorpresa, e riservato, tra il segretario Cgil, Susanna Camusso e il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. Ecco come ne parla il giornale online della stessa Cgil, Rassegna.it:

Si è tenuto ieri sera (20 settembre) un incontro tra il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, e il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. Secondo un'indiscrezione riportata dall'Ansa, si sarebbero visti alle 21 alla foresteria di Via Veneto, sede degli industriali.
Al centro della riunione, durata circa un'ora, la possibilità di arrivare a un patto sulla produttività tra le parti sociali, come chiesto nei giorni scorsi dal governo.
Confindustria vuole l'accordo sulla produttività in tempi brevi. Lo aveva ribadito lo stesso Squinzi nel corso del pomeriggio. I colloqui sono in corsi, aveva specificato, e l'intesa con i sindacati sulla produttività può arrivare "a giorni, al massimo entro qualche settimana. I margini di un accordo ci sono sempre, stiamo parlando con le controparti. Con i sindacati parliamo tutti i giorni".

Squinzi e Camusso non hanno parlato di Fiat ma di produttività e di accordi con il governo? O di altro? Cercheremo di capirlo meglio nelle prossime ore. Però la discussione sulla produttività è davvero scivolosa. Informalmente, la Cgil dice che non farà nessun accordo perché sul tavolo non c'è niente: però proliferano gli incontri e la vicenda si intreccia con il più importante rinnovo contrattuale in agenda, quello dei metalmeccanici. La Fiom è fuori dalla trattativa ma vorrebbe rientrare ed è l'unico risultato che la Cgil potrebbe ottenere da un accordo con Confindustria. Se fosse davvero così, vuol dire che i rapporti tra Landini e Camusso si sono davvero rappacificati. E che il filo del dialogo sia attorcigliato attorno a questo tema lo dimostra la "mossa" di Confindustria di ieri: chiedere il blocco dei rinnovi contrattuali fino a che non si arrivi a un accordo sulla produttività. Qualcosa potrebbe succedere.

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