lunedì 16 aprile 2012

Israele ordina, Alitalia esegue


Bloccati gli attivisti della "Flytilla" all'aeroporto romano come in tanti aeroporti di Roma su ordine del governo di Tel Aviv. Oggi presidio presso la sede della compagnia italiana in via Bissolati
Si svolgerà lunedì 16, alle ore 17,30 un presidio alla sede dell'AlItalia di via Bissolati (zona via Veneto) per protestare contro il blocco degli attivisti della missione "Benvenuti in Palestina". Domenica 15 aprile, infatti mentre stavano partendo per la Palestina per una missione di solidarietà (collaborare alla costruzione di una scuola a Betlemme, nei Territori occupati da Israele) all'aeroporto di Fiumicino (terminal T3), una decina di attivisti sono stati bloccati dalla polizia in base a una "lista nera" (black list) del tutto illegittimamente dettata dal governo di Tel Aviv all'Alitalia. Nonostante le proteste, l'Alitalia ha ribadito che in base alla "black list" non avrebbero potuto far partire le persone bloccate "né ora né mai".
L'iniziativa, dunque, è stata voluta da Israele che ha puntato a scompaginare una manifestazione internazionale di solidarietà ai palestinesi (Benvenuti in Palestina, Flytilla) concepita per evidenziare le difficoltà negli spostamenti sotto l'occupazione militare nei Territori. Vedendo negli attivisti «elementi visceralmente anti-israeliani, quasi antisemiti» (queste le parole del ministro Ghilad Erdan, Likud) il governo di Benyamin Netanyahu ha inoltrato alle compagnie aeree dirette a Tel Aviv "liste nere" di militanti sgraditi allo Stato ebraico. E' stato chiarito che questi non solo non avrebbero avuto il permesso di ingresso ma le spese del loro rimpatrio sarebbero state addossate alle stesse società di volo. Le compagnie non ci hanno pensato su due volte e hanno, a loro volta, bloccato i manifestanti che sarebbero dovuti giungere a Betlemme in 1500. I blocchi agli aeroporti si sono verificati ovunque in Europa: a Parigi, Londra, Roma, Bruxelles, Londra, Ginevra, Istanbul. All'aeroporto Ben Gurion sono arrivate in definitiva solo diverse decine di attivisti che sono stati scortati ed interrogati in un terminal separato. Gli ordini di espulsione, secondo valutazioni provvisorie, sono una sessantina. Almeno 20 attivisti sono stati subito rimandati a casa. Gli altri hanno trascorso la notte nel centro di detenzione Givon. Ancora traumatizzato per gli eventi della Freedom Flotilla di due anni fa (nove attivisti turchi rimasero uccisi in un blitz della marina militare) Israele si dice soddisfatto del semplice fatto che la manifestazione internazionale si sia esaurita questa volta senza violenze né vittime. Ma un giornale liberal, come Haaretz, ha biasimato il governo che avrebbe dovuto «accogliere gli attivisti con fiori» e che invece in questa circostanza «si è comportato come l'Iran».

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