lunedì 23 gennaio 2012

Debito vs democrazia


Si è svolto sabato 21 il "No debito day" la giornata dedicata al lancio di una petizione nazionale per chiedere il referendum sulle politiche economiche. Decide "l'Europa" o decidono i cittadini?
Andrea Martini
Si è svolto sabato 21 gennaio, in numerose città, almeno 12 (Torino, vai centri liguri, Padova, Monfalcone e Trieste, Pisa, Firenze, Roma, Frosinone e Napoli, ma nel frattempo arrivano notizie anche da altre città) il No Debito Day, la giornata di propaganda, iniziative, dibattiti sul debito. E’ stato un lavoro particolarmente controcorrente, visto quello che accade, nell’informazione mainstream, sul giudizio sul governo, sulla sua politica e, in particolare, sul debito. Infatti, da due mesi e mezzo a questa parte, cioè dalla sostituzione dell’ingombrante Berlusconi con il più suadente Monti, tutti i conduttori dei maggiori telegiornali nazionali si sono trasformati in altrettanti Minzolini, cioè in entusiasti e acritici sostenitori dell’azione governativa e della presunta “azione risanatrice” dei “professori”.
Il Comitato nazionale No Debito, invece, ha cercato di sviluppare una decisa opera di controinformazione, in particolare nelle città in cui possiede una presenza maggiormente organizzata e supportata dalle formazioni politiche e sociali che con il Comitato hanno dato vita alle due assemblee nazionali del 1° ottobre e del 17 dicembre.

Le iniziative vertevano, naturalmente, sulla questione del debito, che ormai dall’estate scorsa è diventato il punto di riferimento di tutta la politica nazionale e comunitaria, giustificazione generale e assoluta per tentare di fare l’unanimità attorno alla definitiva demolizione dei diritti del mondo del lavoro e al drastico peggioramento delle condizioni di vita delle cittadine e dei cittadini.
I comitati No Debito locali hanno prodotto materiale, volantini, mostre e manifesti per confutare le tesi sulla ineluttabilità del pagamento del debito, per dimostrarne il carattere ingiusto giuridicamente e socialmente, per illustrare gli sfregi che la politica del governo “tecnico” sta imprimendo ai servizi sociali e pubblici più importanti (scuola, sanità, trasporti), per denunciare gli attacchi espliciti alla democrazia, di cui è nitido emblema il tentativo di annullare il risultato dei referendum di giugno 2011 sull’acqua, sui servizi pubblici e sul nucleare.

A proposito di democrazia, il Comitato No Debito ha lanciato una campagna di raccolta firme su una petizione popolare sui trattati europei e sulle modifiche costituzionali intimate dalla BCE e dalla UE, intitolata “Chi decide?”, petizione che chiede al parlamento e ai parlamentari italiani di consentire lo svolgimento di due referendum quanto mai necessari per non avallare lo stupro di democrazia che, all’ombra del debito, si sta attuando: da un lato un “referendum di indirizzo” sul trattato comunitario che detta tempi e ritmi di “risanamento” del debito e, dall’altro, un referendum che, in base all’articolo 138 della Carta, verifichi il consenso popolare sulla deturpante introduzione dell’obbligo costituzionale del “pareggio di bilancio”. La raccolta di firme, iniziata nelle strade il 21 gennaio, continuerà nelle prossime settimane online e con banchetti e gazebo diffusi nel paese. Un primo punto di questa campagna verrà fatto a marzo, in occasione della manifestazione nazionale che il Comitato No Debito sta proponendo a tutta l’opposizione politica e sociale al governo da svolgere a Milano, di fronte alla sede del cuore dei poteri forti, e cioè a Piazza Affari.

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