Definito il percorso, da Piazza della Repubblica a San Giovanni passando per il centro. Libertà sulle modalità di conclusione. Anche Alex Zanotelli all'assemblea del 1 ottobre
Checchino Antonini
Quindici ottobre: la chiamata è ufficiale. Oggi stesso verrà diramato l’invito a convergere su Roma nella giornata internazionale indetta dagli indignados spagnoli del 15-M (dalla data di maggio in cui sono spuntate le tende alla Puerta del Sol). Rispetto alla riunione della scorsa settimana, il Coordinamento che s’è assunto un ruolo di servizio per quanti risponderanno alla chiamata ha trovato la quadra per il percorso: dall’Esedra a San Giovanni ma passando per Via Nazionale oPiazza Venezia, ossia senza evitare il centro della Capitale con tutto ciò che di simbolico e concreto significhi per la possibilità che si apra uno spazio politico pubblico che viene evocato da tempo. Ma che ancora non c’è, sebbene l’indignazione italiana abbia spesso trovato voce nell’emersione delle nuove soggettivazioni dei movimenti sociali (donne, studenti, precari) senza sedimentare pratiche e immaginari. Unica significativa eccezione: l’esperienza dei comitati referendari dell’acqua che sabato prossimo daranno vita alla loro assemblea nazionale a Bari.
Occhi puntati sul primo ottobre, allora, sull’assemblea all’Ambra Jovinelli che discuterà una piattaforma in cinque punti che comprende un ragionamento sul deficit di democrazia, sulla torsione autoritaria determinata dalle manovre, sull’assenza di un’opposizione politica. Un appuntamento - convocato dall’appello “Dobbiamo fermarli” - che prova a superare gli steccati di sigle lavorando su una parola d’ordine - il diritto all’insolvenza - che rompe la compatibilità con il liberismo temperato, con i vincoli imposti dalla Bce e prova ad aprire lo spazio pubblico che ancora non c’è e sul quale il popolo del 15 ottobre potrebbe avere molto da dire.
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