lunedì 15 ottobre 2012

Veltroni se n'è 'gghiuto


E non sarà rimpianto. La mossa dell'ex segretario Pd oscura Bersani, prova a rispondere al bisogno di novità ma non modifica il campo di gioco. In attesa della vera novità che manca: l'irruzione di un movimento di massa
Salvatore Cannavò
Chissà qual è stata la reazione di Pierluigi Bersani quando ha letto sulle agenzie della notizia di Veltroni che lascia il Parlamento avendo deciso di non candidarsi più. Ieri è stato il giorno in cui il segretario del Pd ha avviato la campagna per le primarie, scegliendo il proprio paese, anzi la pompa di benzina in cui suo padre ha lavorato una vita. Eppure, il giorno dopo i titoli dei giornali sono tutti per il primo segretario del Pd, colui che ne ha permesso la fondazione candidandosi alle primarie del 2007 stravincendole con oltre il 70 per cento dei consensi. Veltroni, ha detto da Fazio, a Che tempo che fa, che quella decisione, con cui abbandonò la carica di sindaco di Roma, fu una sorta di sacrificio per lui, una chiamata a cui non poté sottrarsi. In realtà, quella "chiamata" fu l'inizio della fine del governo Prodi eroso non tanto dagli sgambetti della sinistra, che non ne ha mai fatti, quanto dalla volontà dello stesso di Veltroni di sostituire il Professore a palazzo Chigi
. Per questo obiettivo, Veltroni non esitò a mettersi d'accordo con Berlusconi sulla legge elettorale, fece un patto di non belligeranza con Fausto Bertinotti, allora presidente della Camera, e iniziò a togliere terreno a quel governo fino a provocare l'indispettita reazione di Mastella e Dini, aiutati anche dalla longa manus del Cavaliere. Effetto collaterale di quella scelta, la consegna del Comune di Roma alla destra di Alemanno, cioè a un misto di famelica necessità del potere da parte di una destra arcaica, violenta e del tutto incompetente.
Ora, che uno così si metta a cantare in televisione l'elogio della coerenza e a sottolineare la limpidezza dei propri comportamenti è ovviamente risibile. Eppure, nel desolante panorama della politica italiana anche il gesto di Veltroni appare vincente e degno di nota. Mette in imbarazzo lo stesso Pd e il suo antico gruppo dirigente - non esiste in Europa un gruppo dirigente formatosi tra gli anni 70 e 80 che ancora oggi controlla le leve di un partito così importante in un paese così rilevante - e probabilmente imprime alle primarie una nuova spinta.
Il fatto è che la stanchezza per il già noto e per la politica tutta uguale ha raggiunto livelli di guardia. La mossa di Veltroni non fa che mettere in rilievo tutto questo, pur nella sua ininfluenza.
Da questo punto di vista è istruttivo il sondaggio con cui il Fatto quotidiano inaugura la sua edizione del lunedì. Una porzione crescente degli italiani chiede un'altra politica e siccome quando si ha sete si beve qualunque cosa, anche Renzi rientra nelle speranze dell'attualità, tallonando il ben più rodato, ormai, Beppe Grillo. La fiducia nei partiti tradizionali si riduce sempre più e con essa la partecipazione al voto che, ad oggi, è un'opzione solo per il 50% per degli elettori.

In tutto questo disagio, nel mix di rassegnazione e rabbia, non è escluso qualche colpo a effetto rigenerativo da parte della vecchia politica e la mossa di Veltroni va in questa direzione. Per questo Grillo ha prontamente chiesto all'ex sindaco se rinuncerà, oltre al seggio, anche al vitalizio. Non lo farà e non è nemmeno questo il problema. Il problema è che l'offerta politica "nuova" al momento non è all'altezza dei problemi di questo paese, dei suoi lavoratori, giovani, precari e così via. E' un'offerta tutta basata sulle regole, sui vitalizi, sulla "rottamazione" ma non c'è nulla in termini di idee per destrutturare l'attuale sistema economico e costruirne un altro. In realtà, Grillo dice qualcosa di utile nel fiume dei suoi comizi e questo non va sottovalutato. Ma l'idea scattante di "un altro mondo possibile" stenta ad affermarsi. Non riescono ad animarla i vecchi rappresentanti della politica degli anni 90 e 2000 e non c'è un movimento ancora in grado di indicare la strada come in parte ha fatto Occupy negli Usa o gli Indignados in Spagna. Il nodo, credo, è ancora questo.

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