lunedì 15 ottobre 2012

Lo spettacolo presidenziale


Anche nel confronto tra Joe Biden e Paul Ryan il circo mediatico Usa ha fatto un ampio utilizzo di sondaggi, talk show e opinionisti tutti impegnati a orientare il voto
Felice Mometti
Il mai abbastanza rimpianto Guy Debord se la riderebbe sornione guardando lo spettacolo politico messo in scena dai network televisivi americani in questa campagna per le presidenziali. E' come se i grandi guru della comunicazione mediatica avessero imparato la lezione dal suo "La società dello spettacolo", non per criticare le attuali forme del sistema mediatico ma per portarle all'eccesso. Una dimostrazione, se ce ne fosse ancora bisogno, si è avuta la settimana scorsa con il primo dibattito tra Obama e Romney ma soprattutto ieri sera con il confronto tra i candidati alla vicepresidenza Joe Biden e Paul Ryan. Un confronto carico di grandi aspettative da entrambe le parti. I democratici per una rivincita dopo la figuraccia (reale ? voluta per spaventare i delusi della sua presidenza indecisi se andare a votare? Il dibattito è aperto) di Obama con Romney. I repubblicani per consolidare le posizioni. In mezzo tutti media, televisivi, cartacei, del web che fanno a gara affinché la competizione elettorale si mantenga in bilico il più a lungo possibile.

Ne va dello share, dei contratti pubblicitari, del loro posizionamento politico, della sperimentazione di nuove tecnologie comunicative, della vendita dei format all'estero. In questi dibattiti non contano i contenuti, i progetti politici, le visioni del mondo, sono la fiera dell'ipocrisia, della menzogna e dello scambio di ruoli. Se il repubblicano fa il guerrafondaio patriottico, il democratico lo redarguisce perchè non conosce i vantaggi della guerra "umanitaria" ipertecnologica. Se il democratico si scaglia contro l'immoralità della nuova legge sul finanziamento delle campagne elettorali, il repubblicano gli risponde che Obama ne è stato il principale beneficiario. Uno scontro che si può leggere anche mediante la collocazione delle grandi imprese e società finanziarie americane. Dalla parte dei democratici ci sono Microsoft, Google, Facebook, gli azionisti e i sindacati dell'industria dell'auto, le grandi Università private e i grandi centri di ricerca sulle biotecnologie, dell'industria militare e aerospaziale. Per i repubblicani l'elenco comprende Goldman Sachs, J.P. Morgan-Chase Manhattan Bank, Credit Suisse, Morgan Stanley e Bank of America. Quest'ultima resasi protagonista di un precipitoso cambio di casacca dopo aver usufruito di decine di miliardi di dollari a fondo perduto da parte di Obama.
Le vere differenze sono queste, il resto è spettacolo. Ed è uno spettacolo costruito con un ingente impiego di mezzi, di denaro e di sondaggi orientati. Perchè il pacchetto mediatico è confezionato con il dibattito, il dopo dibattito e sondaggi di tutti i tipi dalla valenza quanto meno dubbia. Dopo il dibattito tra Biden e Ryan ci sono stati "approfondimenti", in realtà una riconferma delle proprie posizioni accusando gli avversari di raccontare menzogne, gestiti da veri e propri ammaestratori di notizie, in una quindicina di network televisivi e centinaia di siti web.
Chi ha vinto ? Secondo il "tempestivo" sondaggio della CNN, che usava come campione un focus di esperti senza indicarne la composizione, alcune centinaia di telefonate ed anche 31 ( sì, trentuno)cittadini indecisi di Norfolk nella Virginia ha vinto Ryan. Secondo i grandi network ABC e CBS ha vinto Biden. I sondaggi ormai, ed è un fatto evidente, non sono tanto usati per rilevare le intenzioni di voto ma sempre più per orientare le scelte elettorali. Ma non solo. Perfino durante il dibattito tra i due vicepresidenti si è saputo che entrambi hanno fatto uso di sondaggi. Ogni mezzora di dibattito i risultati di due sondaggi ad opera di società specializzate venivano comunicati - con un linguaggio non verbale - ai due contendenti per poter eventualmente calibrare le risposte successive, gli atteggiamenti, le posture, l'aggressività. Come dire ? Per una politica completamente mediatizzata ci vogliono sondaggi just in time. Per chi è spettatore davanti a un video purtroppo si potrebbe parafrasare una famosa citazione del vecchio Debord: " Lo spettacolo non è un insieme di network ma un rapporto sociale tra le persone mediato dai network"

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