domenica 31 marzo 2013

Il “doppio pacco” di Napolitano


Crisi-di-governo-napolitano-italia (1)Piero Maestri – da  ilmegafonoquotidiano.it
L’esperimento istituzionale che propone il Presidente della Repubblica, è in perfetta sintonia con il cosiddetto “two pack”, la parte finale del nuovo regolamento di stabilità economica che assegna alla Commissione europea la possibilità di pronunciarsi sui bilanci nazionali della zona euro.
La crisi di governabilità e di credibilità dell’intero sistema politico italiano ha prodotto l’ennesima invenzione creativa della politica nostrana: un presidenzialismo incostituzionale coadiuvato da una bicamerale extraparlamentare.
Il presidente Napolitano ha ancora una volta chiarito quale sia il fondamento ultimo della politica del nostro paese, rappresentato dagli interessi e dalla volontà dell’Unione europea – o meglio del capitale europeo e dalle sue istituzioni, Bce e Commissione Europea.
E’ in questo senso molto chiaro il riferimento a questa «costituzione materiale» secondo il presidente, quando dichiara che «Non può sfuggire agli italiani e all’opinione internazionale che un elemento di concreta certezza nell’attuale situazione del nostro paese è rappresentato dalla operatività del governo tuttora in carica, benché dimissionario e peraltro non sfiduciato dal Parlamento: esso ha annunciato e sta per adottare provvedimenti urgenti per l’economia,d’intesa con le istituzioni europee e con l’essenziale contributo del nuovo Parlamento attraverso i lavori della Commissione speciale presieduta dall’on. Giorgetti» (corsivo nostro).

Tunisi, dal Nord al Sud del Mediterraneo: No al pagamento del debito!



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di Dario Di Nepi – RiD
Lo scorso fine settimana Tunisi ha accolto un centinaio di attivisti di organizzazioni anticapitaliste, rivoluzionarie e progressiste provenienti dalle due sponde del mediterraneo per discutere e programmare una campagna contro il pagamento del debito illegittimo – al sud come al nord del Mediterraneo, in Tunisia come in Italia, Spagna, Grecia, Portogallo ed Egitto. Tunisi è una città dove i segni della rivoluzione sono ancora evidenti, il filo spinato onnipresente di fronte all’ambasciata francese e ai palazzi del governo testimoniano non solo l’eredità della rivoluzione di due anni fa ma anche e soprattutto una costante presenza e protagonismo dei movimenti sociali, di cui, evidentemente, l’attuale governo di Enhadda ha paura.

venerdì 29 marzo 2013

La valle c'è e tiene il tempo della lotta


La manifestazione dei No Tav di sabato ha mostrato la capacità di un movimento autorganizzato di saper sfruttare a proprio vantaggio l'instabilità politica post-elettorale.

Enrico Lancerotto Marta Russo
Sabato in valle eravamo in tanti. Nonostante la pioggia incessante, la marcia NoTav da Susa a Bussoleno ha visto la partecipazione di 80.000 persone. Donne, uomini, giovani, anziani, bambini sono accorsi da tutta Italia per affermare ancora una volta che la Valle non si tocca.
E per la salvezza della Valle, per la salvaguardia del territorio e per una gestione differente degli investimenti in questo paese, il movimento NoTav ha marciato per 8 Km da Susa a Bussoleno. Un corteo allegro, nonostante il grigiore del cielo, una marcia che ha chiamato a raccolta tutti i NoTav e che ricorda ancora una volta che la marcia dei movimenti in lotta non si arresta.
Doveva essere l'ennesima marcia di un movimento ventennale che simboleggia il punto più alto per l'autorganizzazione delle comunità in difesa dell’ambiente in Italia, e non solo, ma è stata qualcosa di più.
Nella marcia di sabato si sono fuse infatti le novità dell' instabilità politica post-elettorale con le costanti del movimento contro l'alta velocità, il quale riesce a giocare d'anticipo su ambo i fronti.
Dal punto di vista dell’autonomia del proprio percorso di opposizione al TAV, i valligiani si sono messi in rete con altri movimenti (NO MUOS e NO PONTE), in modo da creare un’agenda di mobilitazioni ambientaliste.
Marzo si era preannunciato, infatti, un mese in difesa dei beni comuni: il 16 a Messina contro il ponte sullo stretto, il 23 in Val di Susa e il 30 a Niscemi per il NoMuos.

I due marò, una farsa spacciata per dramma


di Antonio Moscato

Terzi e marò
Senza pudore, tutto il nuovo parlamento si è mostrato incapace di reagire alla farsa orchestrata dal ministro degli Esteri Terzi in combutta con l’ala più sfacciatamente fascista del PDL: le sue dimissioni spettacolari non erano state discusse neppure col capo del Governo (che pagherà anche quest’ultimo smacco, conseguenza quasi inevitabile dell’aver scelto e spacciato come “tecnico” un mediocre fascistello), ed erano state preparate con la tribuna riempita con i familiari e i colleghi dei due marines assassini, presenti in divisa a nome del Cocer, che era già intervenuto inequivocabilmente nella vicenda.

La parola più ricorrente in aula e sui media è stata “tragedia”, ma ci si riferiva sempre a quella delle famiglie dei due irresponsabili sparatori. Nessuno pensava ai due pescatori e alle loro famiglie.

giovedì 28 marzo 2013

Scattata l’offensiva del Forum: Cassa Depositi&Prestiti pubblica!



azione1
Irruzione degli attivist

i del Forum Finanza Pubblica e Sociale alla sede della Cassa Depositi e Prestiti. 
IL COMUN
ICATO

Oggi 27 Marzo a Roma gli attivisti del Forum Nuova Finanza Pubblica e Sociale hanno fatto un’irruzione dimostrativa nella sede di Cassa Depositi e Prestiti in occasione del convegno “CDP e Valorizzazione immobiliare: al via il Roadshow CDP in tour”, ottenendo così un incontro con i dirigenti.
La Cassa Depositi e Prestiti è stata privatizzata nel 2003, con l’arrivo delle Fondazioni bancarie (30%). Da quel momento, la tipica funzione pubblica sino ad allora perseguita da Cdp è scomparsa in favore di: investimenti con l’unico scopo di produrre utili per gli azionisti (le Fondazioni bancarie in dieci anni hanno incassato profitti annuali del 10-12%), finanziamento degli enti locali con tassi di mercato e non più agevo

lati, contribuendo, assieme all’irrigidimento del patto di stabilità interno, al progressivo blocco della loro attività e funzione sociale. Con questa azione, in cui abbiamo simbolicamente consegnato un assegno gigante da parte di CDP alle fondazioni bancarie, vogliamo ribadire e richiedere i seguenti punti:
1) che non sia distribuito il dividendo agli azionisti, bensì accantonato per sussidiare i prestiti agli enti locali, portandoli da un 5,5 % medio a sotto il 3 % e che siano rese pubbliche l

Da Forum Sociale Mondiale alle rivolte arabe


di Ester Vivas ( nella foto dal suo Blog)

Ester Vivas
La Tunisia, culla delle rivolte nel mondo arabo, accoglie da oggi a Sabato il Forum Sociale Mondiale (FSM- WSF), il più grande raduno internazionale di organizzazioni e movimenti sociali. E non si tratta di una coincidenza. I promotori del FSM hanno scelto questo paese proprio pensando alla “primavera araba”. Una primavera che non solo ha portato a nuove proteste in Nord Africa e in Medio Oriente, ma ha anche “contaminato” il sud Europa, in particolare con gli Indignados nello Stato spagnolo, oer arrivare al movimento Occupy negli Stati Uniti.
Si tratta di un nuovo ciclo di proteste nato con forza a livello internazionale, determinato dalla del sistema e dalle politiche di austerità e del debito, in particolare nei paesi della periferia dell’Unione europea sottoposti a dure misure di aggiustamento.

domenica 24 marzo 2013

Il “colpo” di Cipro


Banca-Cipro-reuters
di Michel Husson

Il piano per Cipro concepito dall’Eurogruppo è una dimostrazione della violenza delle politiche europee, e dell’abilità dei dirigenti europei di aggravare la crisi che sono convinti di gestire.
Costoro non hanno esitato a giocarsi il loro stesso rispetto della proprietà privata, nello specifico il loro impegno a garantire i depositi bancari fino a 100.000 euro, in nome di un principio superiore: far pagare la fattura della crisi ai cittadini. Nel caso di Cipro, si trovavano di fronte a un paese piccolo (0,2% del Pil europeo), ma che aveva bisogno, per ricapitalizzare le proprie banche, di un “aiuto” di 15,8 miliardi di euro, pari all’incirca al suo Pil annuo.
La faccenda si spiega con l’enorme portata degli attivi bancari di Cipro: 150 miliardi di euro, pari a quasi 9 volte il Pil, che evidenzia quale sia il suo ruolo di “piattaforma girevole” per gli investimenti russi “round cycling”, che non fanno che passare per Cipro per poi essere reinvestiti in Russia: ad esempio, oltre il 50% degli investimenti russi nel settore immobiliare provengono da Cipro, che è il secondo investitore straniero in Russia.

No TAV di nuovo in marcia: la scommessa è riuscita!


La manifestazione No TAV di oggi è stata una grande manifestazione di popolo, come ci ha abituato il movimento valsusino nei lunghi anni di resitenza al progetto di devastazione ambientale dell’alta velocità.
Decine di migliaia di persone hanno sfilato per oltre otto chilometri di percorso che separano Susa da Bussoleno, nonostante la pioggia battente. In testa al corteo i bambini hanno aperto con lo striscione “più trenini meno trenoni”, con un trenino turistico  su gomma pieno di bambini. Un corteo con una straordinaria presenza di donne, a sottolineare il carattere pacifico e popolare della manifestazione, nonostante la militarizzazione cui è stato sottoposto il territorio della Val di Susa anche in questa occasione.
Foto di Ugo Roffi per Popoff
Foto di Ugo Roffi per Popoff
C’erano in primo luogo i tanti comitati No TAV dei comuni della Valle e limitrofi, il Comitato di Lotta Popolare, con una forte presenza del centro sociale Askatasuna, gli Insegnanti Arrabbiati di Torino, i comitati contro la guerra e “No Dal Molin”, C’era una forte delegazione milanese dietro lo striscione dei “compagni e compagne di Dax”, in cui erano presenti anche le compagne e i compagni di Rivolta il Debito.

Torna in scena il codice Rocco


Si celebra oggi, 21 marzo, il processo agli studenti che nel 2010 manifestarono fin davanti al portone del Senato contro la riforma Gelmini. E in tribunale si rispolvera il famigerato codice Rocco per reprimere il dissenso sociale.

Ludovica Formoso Tatiana Montella
Si celebra oggi, 21 marzo 2013, presso il Tribunale penale di Roma, la prima udienza del processo per i fatti del 24 novembre 2010 quando, durante le proteste studentesche contro la riforma Gelmini si era tentato di portare il dissenso, espresso nei lunghi mesi di mobilitazione, fin sotto i palazzi del potere.
Era in discussione in quei giorni alle camere, il dl 1905, percorso di riforma di scuola e università, iniziato nel 2008, ed accompagnato dalla ferma contestazione degli studenti e delle studentesse. Già con il movimento “dell’Onda” esplosero in Italia le occupazioni e le mobilitazioni contro la legge 133/08, che prevedeva il taglio preventivo di 1,5 mld al F.F.O (“fondo finanziamento ordinario”) e che consente oggi a banche e multinazionali di finanziare l’università, di controllarne gli indirizzi formativi e di legarla ai propri interessi di profitto privato

Guevara, le tracce di una rivoluzione


La recensione de il manifesto del libro di Antonio Moscato, "Fidel e il Che. Affinità e divergenze tra i due leader della rivoluzione cubana".

Aldo Garzia da il manifesto
Si possono problematizzare alcuni passaggi della storia della rivoluzione cubana senza cadere nell'accusa di «fare il gioco del nemico»? La risposta è ovviamente affermativa. Pur essendo l'esperimento cubano ancora in corso, su alcune questioni c'è ormai la giusta distanza temporale per riconsiderare episodi e scelte sia dal punto di vista politico, sia da quello analitico. È per esempio passato quasi mezzo secolo da quando Ernesto Che Guevara lasciò Cuba nel marzo 1965 per andare prima in Africa e poi in Bolivia (tornò sull'isola in incognito per un breve periodo per preparare l'infausta spedizione boliviana). Dalla caduta del Muro di Berlino, altro esempio ancora, è passato quasi un quarto di secolo, un tempo sufficiente per valutare analisi e politiche messe in campo a L'Avana per resistere al traumatico disfacimento del «socialismo reale». Se poi a compiere la ricostruzione di biografie e scelte è uno storico come Antonio Moscato (la sua cattedra di Storia del movimento operaio è da tanti anni a Lecce), sempre impegnato politicamente in prima fila, il risultato non può che essere di grande utilità per tutti coloro che seguono le vicende cubane e dell'America Latina.
Fidel e il Che (edizioni Alegre, pp. 190, euro 14,00) non delude le aspettative. Moscato espone le sue tesi senza schematismi. Nell'introduzione ricorda che la propria passione per la ricerca intorno a Guevara nasce dalla precoce analisi fatta da quest'ultimo sulle incongruenze del modello sovietico.

venerdì 22 marzo 2013

Progetto Hidroaysèn: il Cile ha un problema


Cinque dighe targate Enel in uno dei luoghi più incontaminati del pianeta, nella Patagonia cilena. E un'«autostrada elettrica» di duemila chilometri che attraverserebbe 9 regioni, 4 parchi nazionali e vari territori mapuche per trasferire l'energia alle miniere del nord. Il movimento che si oppone al progetto è il più ampio ed eterogeneo che la regione ricordi. Ma il governo tentenna, sotto la pressione delle imprese coinvolte.


alt«Quando soffia il vento del cambiamento alcuni costruiscono muri, altri mulini a vento». Così il vescovo dell'Aisèn Luis Infanti de la Mora si è rivolto alla Commissione di ministri chiamata a esprimersi sulla fondatezza dei 35 ricorsi presentati contro l'approvazione della valutazione di impatto ambientale del controverso progetto Hidroaysèn, nella Patagonia cilena.
La lunga e intensa lettera del vescovo di origini italiane, da sempre in prima linea contro la costruzione delle cinque dighe targate Enel in uno dei luoghi più incontaminati del pianeta, ha suscitato l'ira degli sparuti supporter del progetto a livello locale, i quali hanno acquistato diverse pagine dei quotidiani della regione per replicare pubblicamente al prelato. L'accusa è quella di non rappresentare il pensiero della comunità e di non averla consultata prima di consegnare la missiva ai destinatari. Un rimprovero a prima vista anomalo, considerando che la maggioranza della popolazione cilena si dichiara contraria al progetto. Ma l'iniziativa suona meno bizzarra se si legge con attenzione l'elenco delle settanta firme apposte in calce alla breve requisitoria. Vi compaiono ex dipendenti dell'impresa, ex politici locali, beneficiari dei cosiddetti programmi di «responsabilità sociale d'impresa» e, a detta di alcuni attivisti, persone che non sono state neanche informate dell'iniziativa e che si sono scoperti sostenitori della polemica aprendo il giornale.

giovedì 21 marzo 2013

A proposito del «Manifesto ecosocialista» del Parti de Gauche



di Daniel Tanuro (Da Europe Solidaire Sans Frontières N.28123 e Contretemps; trad. di Gigi Viglino)
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Il Manifesto ecosocialista del Parti de Gauche è un documento importante. Per la prima volta in Francia, una forza politica rappresentata nelle aule parlamentari si richiama all’ecosocialismo, per tentare di coniugare rivendicazioni sociali ed esigenze ecologiche in una prospettiva di rottura con il capitalismo. La condanna del produttivismo è senza appello. Il fatto che il testo scarta come socialmente ingiusta ed ecologicamente criminale la strategia socialdemocratica di rilancio del sistema (Tesi 6:«Noi non aspettiamo dunque né la ripresa della crescita, né gli effetti benefici dell’austerità:non crediamo né all’una né agli altri») testimonia di una presa di coscienza tanto della gravità della situazione quanto dell’urgenza delle misure da prendere per farvi fronte. Vale a dire che il Manifesto contribuisce ad aprire un dibattito politico fondamentale: quale alternativa alla cogestione del capitalismo da parte dei Verdi e del social-liberalismo? Quale programma, quale progetto di società, quale strategia per un socialismo antiproduttivista?

Questo dibattito è solo all’inizio. La sinistra, per approfondirlo, ci guadagnerebbe ad immergersi ancor più nei problemi ambientali dei quali fatica a misurare la dimensione.

I salari non devono essere una variante di aggiustamento



di Michel Husson*
Le politiche di “svalutazione interna”, cioè di austerità salariale vengono proposte oggi come strumento per ridurre gli squilibri inter-europei e per uscire dalla crisi, di cui i salari sono implicitamente ritenuti responsabili. Nel libro “Salaire et compétitivité: pour un vrai debat” ho proposto di adottare un punto di vista radicalmente opposto che consiste nel sottolineare due concetti: che la diminuzione generalizzata della parte salariale nel valore aggiunto sta alla base della crisi attuale e che gli aggiustamenti salariali portano in un vicolo cieco.

 Disoccupazione e ripartizione dei redditi

Sul primo punto, le considerazioni sono unanimi, dall’OCSE alla Commissione europea, passando per l’FMI: tutti questi organismi hanno recentemente pubblicato studi nei quali non si sono chiesti se la parte salariale fosse diminuita, ma perché. Questa constatazione è logicamente in contraddizione con l’analisi secondo cui la causa degli squilibri economici dei paesi al Sud dell’Europa sarebbe la perdita di competitività, derivata anch’essa da una eccessiva crescita dei salari.

DIFENDI IL TUO FUTURO



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Ancora una volta invitiamo tutti e tutte a manifestare contro questo scellerato progetto che con il passare del tempo, l’avanzata della crisi economica nazionale e internazionale, diviene sempre più inutile e insostenibile, non solo per il nostro territorio ma per tutto il Paese.

Su un punto vogliamo essere chiari, quest’opera, nonostante il battage pubblicitario che la circonda, fa sempre più acqua da tutti i punti di vista e sopratutto, man mano che si delineano le fantasiose tempistiche dei fan del tav, si conosce sempre più a fondo la reperibilità dei fondi per la sua realizzazione.

mercoledì 20 marzo 2013

È riformabile la Chiesa?


di Antonio Moscato (dal sito Movimento operaio)

Bergoglio
Lasciamo passare l’ondata emotiva per l’elezione di un papa argentino, e sospendiamo per un po’ la polemica sulle corresponsabilità di Jorge Mario Bergoglio con i crimini della dittatura militare. Certo non è convincente la difesa fatta da padre Lombardi, che parla di “presunto silenzio”, esattamente come si è fatto per decenni a proposito dell’atteggiamento di Pio XII durante il genocidio degli ebrei, dei rom, dei comunisti, dei serbi, a cui per giunta collaboravano zelantemente in varie parti d’Europa anche molti religiosi, da mons. Tiso in Slovacchia al francescano Miroslav Filipović-Majstorović che diresse il campo di Jasenovac in Croazia al servizio di Ante Pavelić e con la benedizione di mons. Stepinac…
Il silenzio non può essere “presunto”, è un dato di fatto. Può essere spiegato, e a volte si tenta di giustificarlo, ma c’è stato. E quando si è esteso al rifiuto di allontanare dalla Chiesa i preti che collaboravano attivamente ai crimini, potrebbe essere chiamato, come quello che ha protetto per anni tanti preti molestatori di innocenti, con un nome sgradevole ma efficace: omertà, o almeno inammissibile spirito di corpo. In base al principio, cioè, che i panni sporchi si lavano in famiglia, se si lavano.

L’eclisse della Cgil


di Andrea Martini

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Nel confuso teatro dello scontro politico italiano di queste settimane pare clamorosamente uscito di scena un attore di non secondaria importanza, e cioè il sindacato confederale. E, per quello che può più interessare la sinistra, il desaparecidoprincipale è proprio la Cgil di Susanna Camusso.

La Cisl, dopo il plateale appoggio di Bonanni alla lista Monti e al suo progetto centrista e la evidente delusione per i risultati dell’operazione, è ora tutta protesa verso il sostegno all’ipotesi di un governo “di larghe intese”, cioè ad un gabinetto che prosegua, nei contenuti e perfino nelle forme, il lavoro del governo dei “tecnici”. E dietro questa posizione la Cisl avanza una proposta di revisione organica della seconda parte della Costituzione al fine di un riequilibrio, riorganizzazione e bilanciamento dei poteri dello stato che non può che sottendere una controriforma istituzionale in direzione presidenzialista o comunque autoritaria.

Dalle fabbriche occupate alla finanza pubblica


Un'esperienza di autogestione dei lavoratori, quella della Maflow occupata, incontra il progetto di cittadinanza attiva della campagna per una nuova finanza pubblica, sperimentando nuove pratiche di partecipazione democratica conflittuale.

Piero Maestri*
Portare all’interno di una fabbrica occupata un seminario “per una nuova finanza pubblica” è stata in qualche modo una scommessa. Perché non era scontato che un’esperienza di autogestione di lavoratrici e lavoratori, appena avviata, potesse incontrarsi con un progetto di “cittadinanza attiva e consapevole”.
È vero che lavoratrici e lavoratori sono anche cittadine/i, ma spesso si pensa che debbano esserlo “a prescindere” dalla loro condizione sociale, dalla loro “appartenenza di classe”.
Questa volta invece era proprio una delle tante facce dell’attuale condizione di classe ad ospitare un incontro che aveva come obiettivo quello di “riprendersi il credito”: un obiettivo “generale”, come si sarebbe detto una volta, che può essere conquistato a partire dal protagonismo dei soggetti sociali che più pagano la crisi e la “lotta di classe dall’alto” (come la definisce Luciano Gallino).

La democrazia 2.0 e i soldatini di piombo


Lo scontro tra Grillo e i suoi senatori si svolge in nome della democrazia di base. Ma chi decide? E dove sono i soggetti organizzati? Dove il conflitto e la partecipazione?

Salvatore Cannavò
Hanno ragione i senatori 5 Stelle che rivendicano il diritto a votare come credono? O Grillo che chiede a tutti di attenersi alle regole del movimento? E gli elettori devono partecipare o no? Le riunioni vanno trasmesse in streaming tutte o no?
Un po' alla volta contraddizioni e fili complessi stanno venendo al pettine. La democrazia 2.0 promessa dal Movimento Cinque Stelle fa i conti con le strutture della democrazia istituzionale e rappresentativa e ci si tormenta. Si è fatta molta ironia sulla mancata diretta streaming della riunione dei senatori grillini riuniti a porte chiuse per discutere del voto per la presidenza del Senato. La promessa che era apparsa la più rivoluzionaria - "metteremo tutto in rete, vogliamo la trasparenza" - è stata disattesa al primo passaggio impegnativo. E "trasparenza", paradossalmente, ha chiesto lo stesso Beppe Grillo, per lanciare il suo "altolà" ai senatori dissidenti. La rete, poi, in particolare i commenti al post di Grillo, hanno reso esplicita una discussione e una divisione trasversali. Il problema su "chi decide?", quindi, torna a porsi e proporsi all'attenzione generale. E la discussione merita di essere affrontata se, come nel caso del M5S, si vuole fare un discorso "rivoluzionario" sul tema, ipotizzando, o vagheggiando, forme di rappresentazione diretta o, addirittura, l'estinzione della stessa rappresentanza una volta che "i cittadini" si fossero impadroniti della cosa pubblica.

domenica 17 marzo 2013

Una presa di parola dal basso e dentro la società


Se è grande il disordine sotto il cielo, una forte iniziativa dei movimenti dal basso diventa necessaria per attraversarlo e segnare un punto netto di avanzamento sociale per la riappropriazione dei beni comuni.

Forum Movimenti per l'acqua
Nel pieno di una profonda crisi economica e sociale, le recenti elezioni politiche ci consegnano un quadro di forte sommovimento, instabilità e relativa incertezza.
Un elemento tuttavia emerge con nitida chiarezza: il popolo italiano ha pesantementebocciato il Governo Monti e le politiche di austerità che, durante un anno di governo “tecnico”, hanno terremotato socialmente il Paese, peraltro senza ottenere neppure l’obiettivo dichiarato di ridurre il debito pubblico. Così come si evidenzia una domanda forte di rinnovamento della democrazia e delle sue forme, in un quadro di pressoché totale assenza di riflessione sulla crisi della rappresentanza e sul venire avanti di nuove forme partecipative espresse dalle molte vertenze da tempo aperte nel Paese, nel mondo del lavoro e nelle conflittualità territoriali per la riappropriazione sociale dei beni comuni.
La sconfitta della coalizione di centrodestra, ma anche di quella di centrosinistra, nonché l’irruzione nel quadro istituzionale del Movimento 5 Stelle, ci consegnano un quadro complesso, gravido di possibili involuzioni ma anche di nuove potenzialità.

In questa situazione, l’atteggiamento peggiore che i movimenti attivi nel paese possono assumere è quello di stare alla finestra ed attendere il succedersi degli eventi.
Sia perché gli eventi continuano ad operare e i vincoli monetaristi europei – Fiscal Compact e pareggio di bilancio/Patto di Stabilità e Crescita 2012-2014 – approvati dal precedente Parlamento, sono attivi e renderanno perpetue le politiche di austerità.

Profana è la politica che pensa la rivoluzione senza attribuirle il carattere unico dell'evento, che punta a una trasformazione radicale dello stato presente delle cose, senza attribuirle il carattere necessario di una storia sacra. La recensione di "Elogio della politica profana" di Daniel Bensaïd.

Maurizio Ricciardi da il manifesto
Ripetutamente, dopo la sua recente rielezione, il presidente statunitense Obama ha dichiarato che un decennio di guerra deve considerarsi concluso. Guardandosi attorno è difficile credere che la guerra sia davvero finita. Quello che è certo, e che risulta confermato da quella dichiarazione, è che per un lungo decennio la guerra è stata la scena su cui si è giocata la trasformazione globale della società capitalistica. Sebbene dal punto di vista militare essa sia stata paradossalmente meno mondiale di quelle del XX secolo, la guerra ha stabilito le coordinate lungo le quali l'ordine della società del capitale si è riconfigurato, dispiegandosi violentemente su una scala globale.

Papa Francesco, il conservatore popolare nei torbidi della dittatura


Jorge Bergoglio è un esponente tipico della destra peronista. Mette i poveri al centro del suo apostolato, è ostile ai politici ma è stato vicino alla dittatura militare. Eppure ha reso omaggio ai sacerdoti assassinati da questi ultimi. E' in realtà l'erede di Wojtyla.

Gennaro Carotenuto
 Bergoglio, Papa Francesco I, è quello che in Argentina si definisce un “conservatore popolare”, un esponente tipico – e dichiarato - della destra peronista. Sinceramente attento alla povertà, umile a sua volta, ha già rinnovato con successo la chiesa argentina senza modificarne il segno politico conservatore. È l’erede materiale e spirituale di Karol Wojtyla e, per i cardinali che lo hanno eletto in conclave, deve essere apparso una scelta perfetta su più d’uno dei fronti aperti per la chiesa cattolica.
Infatti può essere davvero l’uomo in grado di metter fine ai veleni curiali che secondo loSpiegel hanno portato al “fallimento” Benedetto XVI. È quello che i giornali stanno indicando come esponente del partito della trasparenza. Lo ha fatto, e bene, in alcuni contesti. Allo stesso tempo rilancia il cattolicesimo in un continente letteralmente assalito dalle chiese protestanti conservatrici. La percezione europea di una chiesa cattolica egemone in America latina è gravemente viziata dalla mancanza di notizie su di un fenomeno che sfiora il 50% dei fedeli in alcuni paesi e figlio della guerra senza quartiere alla teologia della liberazione che ha portato i poveri a cercare una spiegazione altra in un dio meno lontano. Inoltre Bergoglio può rappresentare allo stesso tempo un’alternativa conservatrice ai governi progressisti e integrazionisti latinoamericani dei quali in molti si aspettano che possa diventare un leader alternativo continentale. Per qualcuno – chi scrive non ne è convinto anche se l’idea ha un suo fascino - Bergoglio può stare all’America latina integrazionista come Wojtyla stava all’Europa dell’Est del socialismo reale. Nonostante abbia spesso puntato il dito contro la politica, la corruzione di questa e la disattenzione ai problemi delle periferie, Bergoglio si è scontrato ripetutamente anche coi governi della sinistra peronista di Néstor Kirchner e Cristina Fernández. Gli scontri più duri, ma questo non può sorprendere, sono stati sull’aborto e sul matrimonio egualitario. Le nozze gay per papa Francesco sono «la distruzione del piano di dio».

Milano, in quindicimila per ricordare Dax


di Igor Zecchini

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Quindicimila almeno, un numero importante e con cui bisognerà fare i conti. E’ il dato di partecipazione alla manifestazione nazionale dei centri sociali in occasione del decimo anniversario dell’assassinio di Davide Cesare DAX.
Una manifestazione composta in larga parte da giovani molto radicali negli slogan e negli atteggiamenti, con la presenza di settori della sinistra più o meno radicale milanese ma (con pochissime eccezioni) mescolati alla folla di giovani, senza simboli identificativi: un’altra esternazione della crisi della sinistra.
Una manifestazione militante non disturbata da qualche momento di tensione e da qualche vetrina di banca distrutta e che è passata indenne in mezzo a uno schieramento enorme di forze dell’ordine a cui a Milano siamo oramai abituati.

Dall’Irisbus, un appello Pubblicato da fabur49 il 16 marzo 2013 in Attualità, Economia, Lavoro


RIAPRIAMO LE FABBRICHE, CREIAMO POSTI DI LAVORO!
ESTENDIAMO IL CONFLITTO, COSTRUIAMO L’ALTERNATIVA!

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Lo stabilimento Irisbus della Valle Ufita in provincia di Avellino è avviato alla chiusura ed allo smantellamento, ma il Comitato di Resistenza Operaia nato dalla determinazione di un gruppo di operai della fabbrica e dai cittadini schierati in loro difesa non vogliono arrendersi. La loro mobilitazione è volta a riprendersi lo stabilimento e riavviare la produzione. Per questa ragione, e da questo luogo simbolo di mille realtà diffuse nel paese, vogliamo ripartire e riprendere la riflessione necessaria ad elaborare soluzioni praticabili qui ed ora, dall’autogestione alla nazionalizzazione degli stabilimenti in dismissione, ad organizzare la lotta coordinata con le altre mobilitazioni in corso, a costruire una campagna nazionale che imponga all’ordine del giorno il lavoro!

Secondo seminario IIRE sull’ecologia, 1-3 marzo 2013



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Un rapporto di lavoro

Il secondo seminario sull’ecologia organizzato dall’IIRE (International Institute for Research and Education) della Quarta Internazionale rappresenta un significativo passo avanti per le sezioni della Quarta Internazionale e le organizzazioni fraterne. La presenza di membri delle direzioni nazionali è la prova che il nostro lavoro e le nostre attività legate alla crisi ecologica stanno crescendo, e anche che la nostra alternativa ecosocialista al sistema capitalista sta diventando sempre più un interesse centrale dei partiti di molti paesi. È stato anche il risultato dell’integrazione delle risoluzioni degli ultimi due congressi mondiali sulla crisi ecologica.

giovedì 14 marzo 2013

Per un nuovo progetto politico, anticapitalista


*Piero Maestri, Tatiana Montella, Dario Di Nepi, Daniele D’Ambra, Giulio Calella, Salvatore Cannavò, Lidia Cirillo, Danilo Corradi, Flavia D’Angeli, Roberto Firenze, Luciano Governali, Gianni De Giglio, Gigi Malabarba, Felice Mometti, Michela Puritani, Giorgio Sestili, Emiliano Viti.
book-block
Il terremoto politico creato dalle elezioni dello scorso 24 febbraio ci conferma la giustezza di un’analisi che abbiamo avviato da circa due anni. Una riflessione che muoveva dalla consapevolezza della fine del movimento operaio come lo abbiamo conosciuto nel Novecento e dalla fine dei riti e degli strumenti politici che quella storia ci consegna (partiti e, in gran parte, organizzazioni sindacali burocratiche). Non saranno più quei simboli e quelle tradizioni a parlare e a ricomporre socialmente e politicamente una classe frammentata ma non per questo meno colpita dallo sfruttamento e dall’alienazione; non basta una generica «unità delle opposizioni» per risalire la china.