sabato 14 luglio 2012

Guardare avanti, in memoria di Tassinari


Più di cento persone a Bologna per la presentazione dell'ultimo numero di "Letteraria" e del libro "Lavoro vivo". Tanti scrittori per pensare a progetti che continuano, e a quell'idea di connettere la letteratura con il mondo che Stefano chiamava "letteratura sociale".
Alberto Sebastiani
La foto di Stefano Tassinari, scattata da Mario Carlini sul palco della Fiom il 26 gennaio 2011, è appesa sotto la bandiera rossa del Che Guevara, accanto a quelle della Palestina e del movimento “Il mio voto va rispettato”. Sventolano sul parco di via Togliatti, alla Festa della Federazione della sinistra, insieme alla bandiera del Bologna. Questa, a un interista e spallino sfegatato come Tassinari, forse non sarebbe piaciuta. O forse sì, amante di calcio com’era.
A due mesi dalla sua scomparsa, mercoledì c’è stata una serata in sua memoria. Non per piangere di ricordi, ma per pensare a progetti che continuano, a un’eredità intellettuale da portare avanti. C’è l’antologia Lavoro vivo (Alegre), ad esempio, con i racconti sul mondo del lavoro di, tra gli altri, Marcello Fois e Carlo Lucarelli. Un libro di narrativa che interessa al sindacato, perché, ha detto il segretario regionale della Fiom Bruno Papignani presentandolo, «serve per discutere di attualità, e leggendolo nasce un senso di rabbia che fa venir voglia di unirsi ad altre persone per lottare».

Papignani è stato sorpreso dal volume, dalle sue potenzialità, come anche dalla rivista che Tassinari ha ideato nel 2009 e diretto fino all’ultimo: “Nuova rivista letteraria”. «Mai avrei pensato di abbonarmi a una rivista letteraria, invece ho letto l’articolo di Wu Ming su Beppe Grillo sul penultimo numero e ho cambiato idea».
Quello che gli ha fatto cambiare idea è chiaro pochi minuti dopo, grazie alle parole per presentare la rivista usate da Wu Ming1, Silvia Albertazzi, Niva Lorenzini, Alberto Bertoni e Massimo Vaggi, del collettivo redazionale di “Letteraria”. “Collettivo” e non “redazione” perché il progetto è anche politico, ed è un gruppo di lavoro con persone molto eterogenee, da Pino Cacucci, Marco Baliani e Bruno Arpaia a Emidio Clementi, Grazia Verasani e Simona Vinci, che però Tassinari sapeva vedere insieme. «Univa percorsi apparentemente lontani, vedeva parentele dove altri non vedevano neanche remote affinità», dice Wu Ming1 raccontando la storia di “Letteraria”, diventata “Nuova rivista letteraria” con il passaggio da Editori Riuniti ad Alegre nel 2010. «Una rivista voluta da Stefano come semestrale, con una periodicità che fa antico ai tempi veloci internet». Ma che segue tempi di riflessione slegati dalla cronaca, per andare in profondità nelle cose che succedono.
Il fulcro del progetto, quello che colpisce Papignani, è il concetto di “letteratura sociale” (il sottotitolo della rivista è “Semestrale di letteratura sociale”), cioè la volontà di «riconnetere la letteratura con il mondo», continua Wu Ming1. «E non in modo ideologico – aggiunge Bertoni – Tassinari era uno scrittore calato nei suoi tempi, e li ha attraversati senza seguire mode, usando la parola come esercizio di responsabilità, pensando ai libri e alle presentazioni come principio di dialogo autentico». Che continua nella rivista. Il nuovo numero ora in libreria, tra le altre cose affronta il rapporto tra letteratura, racconto del paesaggio e colonialismo, riflette su Christa Wolf e ospita un intervento pubblico inedito di Andrea Zanzotto. Articoli sempre attenti a come dialogano mondo reale (di oggi e di ieri) e letterario.
Ora però si va avanti. Il collettivo redazionale ha deciso di continuare, e il prossimo numero sarà dedicato a Stefano. Sarà un percorso biografico e critico che affronta i suoi romanzi, racconti e poesie, le sue esperienze musicali, teatrali e giornalistiche (per Niva Lorenzini il suo telegiornale su Rete 7 «non mentiva mai e raccontava la realtà delle cose»). Ma andrà oltre Tassinari, perché chi scriverà sul numero racconterà come l’incontro con Stefano gli abbia fatto vedere altre cose, guardare avanti.
Guardare avanti per ricordare Tassinari, quindi. Una persona «testarda, generosa e intelligente», dice Rudi Ghedini, che ricorda come tra le sue eredità ci sia anche la “Casa delle letterature”, progetto di uno spazio d’incontro e discussione a Bologna, e che negli ultimi tempi l’assessore Alberto Ronchi ha citato in occasioni pubbliche. Chissà che non si realizzi anche questa idea, nata da «una persona con tante sfaccettature», ricorda Vaggi, che «amava veder decollare gli aerei. Forse perché là dentro c’erano storie che avrebbe potuto scrivere».

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