venerdì 2 novembre 2012

La vendetta di Marchionne


Se il tribunale decide che a Pomigliano devono entrare 19 operai Fiom allora l'azienda ne licenzia altrettanti. "La scelta di Sophie" dell'amministratore Fiat alla fine è contro i lavoratori
Salvatore Cannavò
da Il Fatto quotidiano
Sergio Marchionne, alla fine, la sua“scelta di Sophie” l’ha fatta. Solo che la vittima designata – nel film, Sophie doveva scegliere chi sacrificare tra i suoi due figli – non è uno stabilimento ma i suoi operai. Ieri Fabbrica Italia Pomigliano (Fip) ha infatti avviato la procedura di mobilità per 19 unità. Nel motivare la sua decisione, Fip ha spiegato che la sua attuale struttura “è sovradimensionata rispetto alla domanda del mercato italiano ed europeo” e siccome deve eseguire “quanto disposto dall’ordinanza del Tribunale di Roma” - che la obbliga all’assunzione immediata di 19 operai iscritti alla Fiom - “è costretta a predisporre gli strumenti necessari per provvedere alla riduzione di altrettanti lavoratori”. Se il giudice ha stabilito, sia in primo grado che in appello, il diritto degli operai Fiom a essere assunti per non essere discriminati, la Fiat ritiene di avere il diritto di mandare via altrettanti dipendenti per far posto a quelli iscritti alla Cgil. E siccome la sentenza ha intimato all’azienda di assumere entro 180 giorni un totale di 145 operai iscritti alla Fiom, per sanare la discriminazione attuata finora, è probabile che i licenziamenti siano solo all’inizio.

La situazione è del tutto inedita. Mai una simile sentenza era stata emanata e mai si era assistito a quella che in molti, ieri, hanno definito ritorsione. Che probabilmente non potrà realizzarsi perché la legge prevede che per ottenere l’indennità di mobilità occorra essere in possesso di almeno 12 mesi di anzianità aziendale di cui almeno sei di effettivo lavoro. Requisiti che alla Fip di Pomigliano ancora non esistono senza contare che lo stabilimento è il frutto di un accordo che prevede la riassunzione di 4.400 operai mentre al momento in Fip ne sono stati assorbiti solo 2150. Gli altri sono in cassa integrazione e anche quelli chiamati a costruire la nuova Panda subiscono la cig da circa 20 giorni.
Che la situazione stesse precipitando, però, era chiaro da qualche giorno, da quando in fabbrica è stata fatta circolare una petizione a firma dei lavoratori che, come ricorda lo stesso comunicato della Fip di ieri, manifestavano “la propria comprensibile preoccupazione” per quanto stabilito dal Tribunale di Roma. Ora la Fiat ha preso “l'impegno a individuare la soluzione che consenta di eseguire l’ordinanza creando il minor disagio possibile a tutti quei dipendenti che hanno condiviso il progetto e, con grande entusiasmo e spirito di collaborazione, sono stati protagonisti del lancio della Nuova Panda”. Solo che la soluzione, al momento, è quella del licenziamento.
La gravità della “scelta” è tale che anche Fim e Uilm hanno annunciato la loro opposizione. “Invieremo immediatamente a Fiat la lettera di convocazione urgente d’incontro e avanzeremo la richiesta di ritiro delle procedure di mobilità” ha annunciato Giuseppe Terracciano, segretario generale della Fim di Napoli. Sulla stessa lunghezza d’onda la Uilm mentre il Fismic ha preferito accusare la Fiom di aver “seminato vento e raccogliere tempesta”. Ma le accuse alla Fiom di aver complicato tutto ricorrendo al Tribunale vengono anche dagli altri sindacati che però, allo stesso tempo, chiedono al sindacato di Landini di firmare l’accordo con la Fiat e tornare ad agire sindacalmente in fabbrica.
Dal canto suo la Fiom ha parlato di decisione “antisindacale e illegittima”, la Cgil di “ricatto” e il Pd Fassina di “ritorsione”.

In fabbrica, ovviamente, si respira una clima di forte tensione. Gli operai dell’ex terzo livello, 1.565 persone, sono quelli tra i quali Fiat sceglierà i 19 licenziamenti anche se c’è chi non esclude che a essere licenziati, non appena entreranno in fabbrica, saranno gli stessi 19 operai Fiom. Uno di loro, Antonio Di Luca, è molto scosso: “Sono fuori dalla fabbrica da quattro anni ma oltre a chiedere la riassunzione di tutti i 4.400 dipendenti sono pronto a lavorare a rotazione con i contratti di solidarietà”. Un altro, Ciro D’Alessio, scrive su Facebook: “Io non sto in guerra con i miei fratelli, io non voglio il posto di nessuno. Voglio entrare in quella fabbrica con i miei compagni, i miei amici”.

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