giovedì 8 novembre 2012

Una vita...


(Al posto di un elenco di date, libri e quant'altro). Oggi in libreria Letteraria interamente dedicata a Stefano Tassinari. La sua biografia scritta, di getto, da Wu Ming 1
a cura di Wu Ming 1
Esce oggi in libreria, a sei mesi dalla sua morte, la rivista Letteraria interamente dedicata a Stefano Tassinari (qui l'indice completo)

Quello che al momento non è possibile offrire: un lavoro biografico esteso, una bibliografia completa, una cartografia degli eventi e momenti creati da Stefano nel corso della sua esistenza.
Nei mesi scorsi abbiamo udito e letto tanti aggettivi, come mani che cercano di afferrare un mulinello d'acqua. Forse potranno raccogliere gli oggetti che il mulinello aveva attratto e faceva vorticare (un barattolo, l'ochetta di plastica di un bimbo, il berretto di un pescatore), ma il mulinello stesso no, non si può stringere tra le dita.
Stefano era «poliedrico», ovvero simile a un solido che presenta più facce piane poligonali. Stefano era «eclettico», colui che sceglie, che fa una cernita e mette insieme oggetti diversi. Stefano era «versatile», quindi in grado di cambiare direzione. Mah. E' vero che un vocabolo non è la sua etimologia - altrimenti dovremmo chiamare «denaro» (che sta per dieci) solo i biglietti da dieci euro e le monete da dieci centesimi - ma quando un vocabolo è abusato e diventa cliché, allora perde forza immaginifica, e quando viene pronunciato suona debole e spossato, come stesse per cadere all'indietro, per riaccasciarsi sulla propria origine. E così, «poliedrico» evoca la geometria: punti e linee, lati diritti, angoli appuntiti. «Eclettico» fa pensare a uno che pesca di qua e di là. «Versatile» richiama una banderuola agitata dai venti.

Nessuno di questi attributi può rendere l'idea dell'attività molteplice di Stefano come scrittore giornalista drammaturgo autore e conduttore radiofonico e televisivo organizzatore di festival rassegne e presentazioni di libri promotore di iniziative viaggiatore militante politico intellettuale marxista commentatore sportivo. Ho tolto le virgole perché non c'era separazione tra questi aspetti del suo fare, né spaziale né temporale. Noi stiamo cercando di ricostruire e mappare questo concatenamento esteso un'intera vita, senza la pretesa di afferrare il vortice, ma ponendo attenzione agli oggetti che il vortice aveva raccolto - eklektos, appunto: se diciamo che a essere eclettico non è l'individuo ma il concatenamento stesso, allora il termine suona meno stereotipato - e fatto ruotare insieme. Questo numero speciale di Letteraria è un primissimo sguardo d'insieme, al quale seguirà un lungo (e prevedibilmente accidentato) lavoro di composizione di un archivio.
Qui di seguito, alcuni dati e momenti essenziali. Risultano un po'... sviliti dalla linearità, dall'esposizione approssimata e lacunosa, ma i testi raccolti in questo numero li riscatteranno, rendendo giustizia quasi a ognuno di essi.
Stefano nasce la sera del 24 dicembre 1955, in una famiglia della piccola borghesia ferrarese. Per tutta la vita, il regalo di compleanno coinciderà con quello di Natale.
Entra nell'adolescenza nei tardi anni Sessanta, mentre un'ondata di cambiamento investe il Paese, accendendo lotte civili e sociali, innescando reinvenzioni della tradizione di sinistra e miscelandole con musiche rock, pop, jazz e influenze delle controculture d'Oltremanica e d'Oltreatlantico. Persino la sonnacchiosa Ferrara è investita da quei flussi. Stefano si immerge nella temperie, suonando basso, chitarra, armonica a bocca in diverse formazioni (all'epoca li chiamano «complessi»). La sua passione più grande: i Rolling Stones. Nel 1970, quindicenne, organizza il suo primo sciopero: impegnato in un lavoro agricolo stagionale insieme ad alcuni coetanei, apprende dalla radio che è morto Jimi Hendrix e propone una «fermata» lungo i filari del frutteto. I ragazzi si siedono a terra per commemorare il loro idolo, il padrone non ha mai visto niente del genere, non sa chi sia 'sto Endrics, non sa cosa pensare.

Nel decennio che comincia, oltre a suonare, Stefano milita nella galassia della cosiddetta «nuova sinistra», come membro di Avanguardia Operaia. Per alcuni anni si stabilisce a Roma, dove si sposa e si separa. Come molti giovani dell'epoca sperimenta la vie en commune, con coabitazioni di vario genere. Scrive sul «Quotidiano dei lavoratori», organo di Avanguardia Operaia. Poi torna a Ferrara. Frequenta la facoltà di psicologia a Padova e intanto continua a fare politica, trasmette su radio libere, organizza concerti e per quel viatico diventa amico di diversi musicisti e cantautori. Non a caso, nel 1979 si laurea con una tesi sul ruolo della musica nel movimento di contestazione giovanile.
In questi anni, su impulso e con grande sbattimento di Stefano (non solo suo, ma è un elemento-chiave), nasce a Ferrara la cooperativa culturale «Charlie Chaplin»: musica, teatro, rassegne cinematografiche, editoria, organizzazione e gestione di corsi e sale prove, produzione di documentari e pubblicazione di una rivista mensile, Luci della città. 
E' proprio la «Charlie Chaplin» a pubblicare, nel 1980, il primo romanzo di Stefano, Riflesso di ruggine, ed è sempre la «Charlie Chaplin» a produrre, nel 1984, il documentario Nicaragua libre,firmato da Stefano e Luca Gavagna, prezioso documento di un viaggio-inchiesta nella rivoluzione sandinista.

Nel frattempo, Stefano è diventato segretario della federazione ferrarese di Democrazia Proletaria. Dopo la laurea in psicologia, si iscrive al Dams di Bologna, ma lascerà perdere. Inizia comunque a «gravitare» intorno al capoluogo regionale, dove nel giro di pochi anni diventa inviato della TV locale Rete 7 e addirittura direttore del telegiornale. L'esperienza dura per il tempo necessario a lasciare un segno nelle memorie di molti bolognesi: negli anni Novanta - in uno dei tipici «rimpasti» del mondo dell'informazione - lo estrometteranno e dovrà reinventarsi vita e mestiere.
Non gli risulterà difficile, perché nel frattempo si è dato da fare in più campi: è già un apprezzato operatore culturale e promotore di eventi e, come scrittore, ha già pubblicato diversi libri: All'idea che sopraggiunge (1987), Ai soli distanti (1994) e Assalti al cielo (1998), oltre a un «cd letterario»,Lettere dal fronte interno (1997), con la collaborazione di musicisti come Mauro Pagani e Roberto Manuzzi. Quest'ultimo lavoro è un'opera «seminale», che annuncia nuove ibridazioni. Forse proprio con Lettere dal fronte interno ha il suo vero inizio il «concatenamento-Tassinari»: negli anni a seguire, Stefano produrrà - in un modo davvero peculiare, riconoscibilissimo - diverse sintesi delle sue passioni: l'impegno civile, la letteratura, la musica, il reportage... e anche la buona cucina.
Stefano inventa «cornici» - oggi si direbbe format - per incontri e incroci, collegamenti e innesti reciproci tra musica dal vivo, letteratura ad alta voce, fotografia, messaggio politico e arti culinarie. I format che riscuotono più successo - tanto che li ripropone in mezza Italia per tutti gli anni zero - sono forse «La parola immaginata» e la «Cena con l'autore». Stefano ne è l'ideatore, l'organizzatore e il maestro di cerimonie.
«La parola immaginata» vede la presenza sul palco di Stefano, dell'autore di un libro, di uno o più attori, di musicisti che suonano dal vivo e delle immagini di un fotografo, proiettate sullo sfondo in sequenze mai casuali, per «contrappuntare» visivamente l'inseguirsi parole e musica. E' sempre Stefano a intuire la combinazione giusta: il tale romanzo richiama alla mente i tali musicisti, e quest'insieme richiama alla mente le immagini scattate dal tale fotografo.
La «Cena con l'autore» è un momento di commensalità tra uno scrittore/scrittrice e i suoi lettori. Stefano l'organizza in ristoranti, osterie e addirittura mense universitarie di diverse città tra Emilia-Romagna e Marche. Si partecipa su prenotazione, e nel prezzo della cena è inclusa una copia del libro che verrà presentato.
In questi anni Stefano fonda l'Associazione Scrittori di Bologna, un tentativo di «fare comunità» tra colleghi nella città italiana con più romanzieri in rapporto alla popolazione. Nel 2000, l'ASB vola all'Avana, parte integrante della delegazione italiana alla Feria Intercontinental del Libro.
Nel frattempo, Stefano ha conosciuto Stefania, che ha le sue stesse passioni e diventa prima la sua compagna (nonché complice e collaboratrice) e, più tardi, sua moglie. Insieme militano nel Partito della Rifondazione Comunista.

Nel primo decennio del XXI secolo, Stefano scrive ben quattro romanzi: L'ora del ritorno (2000), I segni sulla pelle (2003), L'amore degli insorti (2005) e Il vento contro (2008). I temi affrontati sono la Resistenza (nei suoi aspetti meno conosciuti), le spaccature nel movimento comunista internazionale, i traumi dello stalinismo, le violenze poliziesche al G8 di Genova 2001, le rimozioni e falsificazioni delle lotte degli anni Settanta.
Nel 2004, una biopsia troppo a lungo rinviata, un foglietto pieno di numeri, una diagnosi che costringe a una lunga battaglia. Stefano strapperà coi denti otto anni di vita, otto anni pieni di progetti realizzati, libri curati e scritti, eventi organizzati, viaggi (a Berlino sulla tomba di Rosa Luxemburg)... e una nuova avventura: la fondazione della rivista che, proprio ora, tenete tra le mani.
Nel 2011 esce per i tipi di Alegre la raccolta di racconti D'altri tempi.
Nell'aprile 2012, ormai allo stremo, viene ricoverato all'hospice Seràgnoli di Bentivoglio, pochi chilometri a nord di Bologna. Le ultime due settimane sono affollate di amici e compagni, come sempre è stato ogni momento della sua vita. Si festeggia addirittura il 25 Aprile, con le chitarre, seduti sull'erba del cortile.

E anche nell'ineluttabilità di un decorso, nella marcia cadenzata di un tempo eterodiretto, Stefano riesce a ricavare un ultimo interstizio di autonomia: muore perché lo vuole la logica del male che lo consuma, ma muore nel momento che decide lui, perché la mente funziona così, non c'è davvero separazione tra pensieri consci e inconsci, prendiamo decisioni anche mentre dormiamo, persino nel coma, anche quando tutti pensano che non sentiamo più nulla. Per la prima volta dopo giorni, Stefano rimane solo. - Va bene, è il momento. - dice la sua mente. - Si va! - dice al corpo, e il cuore smette di battere. E' la mattina dell'8 maggio.
L'ultima volta che lo abbiamo salutato era il 10 maggio e c'erano tante bandiere: quelle delle sue squadre del cuore (l'Inter e la Spal), quelle di Democrazia Proletaria e del PRC, e quella del Frente Sandinista de Liberación Nacional.
Tutta la sua vita è stata concatenamento, e il concatenamento prosegue.

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