domenica 14 luglio 2013

La nuova sinistra radicale di Hong Kong

Intervista di Sid Zoichi a Sophia Chan pubblicata il 13/7/2013 su “Socialist Alternative Link”. Traduzione di Lillo Cannarozzo 
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Negli ultimi mesi Hong Kong è stata scossa da due grandi battaglie. La prima è consistita nel massiccio sciopero di 40 giorni che ha coinvolto centinaia di gruisti e stivatori del Kwai Tsing Container Terminal, il porto di container più grande del mondo. Ai primi di maggio i lavoratori hanno ottenuto un aumento salariale del 9,8 % (nella foto una manifestazione dei portuali).
La loro lotta è stato vittoriosa anche grazie al sostegno di migliaia di persone in città.
Negli ultimi giorni c’è stata l’esplosione di proteste a favore della democrazia che, secondo gli organizzatori della manifestazione antigovernativa del 1° luglio, ha coinvolto più di 400.000 persone.
Solo 40 dei 70 seggi dell’assemblea legislativa di Hong Kong sono eletti direttamente dal popolo. Gli altri 30 sono quasi tutti espressione del mondo degli affari. Mondo degli affari che controlla totalmente anche la nomina del capo dell’esecutivo dell’isola. La Cina si è impegnata a cambiare questo sistema non prima del 2017.
Ma nel frattempo i residenti della regione amministrativa speciale sono si sono fatti sempre più scontenti di quest’accordo. Ogni anno, il 1° luglio si svolge una manifestazione per reclamare i diritti democratici, compresi quelli dei lavoratori, quelli delle minoranze e e quelli riguardanti la libertà di parola oltre ovviamente alla rivendicazione del suffragio universale.
Il redattore di ”Red Flag” (il mensile di Socialist Alternative, organizzazione australiana legata alla Quarta Internazionale) Sid Zoichi ha parlato con Sophia Chan attivista di Left 21 (Sinistra 21) una nuova organizzazione fondata nel 2010, a proposito del del nuovo clima politico che si respira nell’isola.

Puoi descriverci la situazione generale della sinistra oggi a Hong Kong?
La situazione della sinistra ad Hong Kong è migliorata negli ultimi anni. La gente di Hong Kong è stata sempre particolarmente allergica alle idee di sinistra in considerazione del fatto che una parte delle ultime generazioni sono costituite da rifugiati dalla Repubblica Popolare venuti nell’isola per sfuggire alla devastazione politica e sociale instaurata dal Partito Comunista Cinese.
Ma con il crescere della disuguaglianza economica (abbiamo raggiunto il primo posto al mondo nella classifica del coefficiente Gini fra i paesi sviluppati; il coefficiente Gini è la misura della diseguaglianza di una distribuzione; viene spesso usato come indice di concentrazione per misurare la diseguaglianza nella distribuzione del reddito o anche della ricchezza, ndr) in aggiunta al netto peggioramento delle condizioni di vita in settori chiave come il diritto alla casa ed all’istruzione, la popolazione di Hong Kong, specialmente quella più giovane, si mostra sempre più disillusa e scettica nei confronti della retorica capitalista della mobilità sociale e del raggiungimento del benessere.
Oggi come oggi alcune delle più dibattute questioni che hanno spinto sempre più giovani verso le idee di sinistra sono costituite dalla crescente corruzione governativa sotto il capo dell’esecutivo Chun-Ying Leung, dalla richiesta di un sistema pensionistico universale e dalla mancanza di una legislazione di protezione del lavoro che preveda il diritto alla contrattazione collettiva, la limitazione della durata massima della giornata lavorativa e così via.
Lo sciopero dei portuali è stata la più grande azione di lotta di lavoratori industriali degli ultimi anni a Hong Kong. Puoi dirci qualcosa sul movimento operaio di Hong Kong e su cosa ha rappresentato questo sciopero?
Lo sciopero dei portuali è stata davvero la più grande azione di lotta di lavoratori industriali degli ultimi anni. Il movimento operaio era stato impopolare fra il pubblico di Hong Kong ed ha sempre stentato a guadagnare forza. I diritti sindacali sono estremamente deboli in assenza del diritto alla contrattazione collettiva cosicché i padroni possono permettersi semplicemente di ignorare i lavoratori che si uniscono per avanzare rivendicazioni.
Lo sciopero dei portuali ha avuto un significato storico in quanto ha suscitato un’attenzione mediatica ed una solidarietà diffusa di dimensioni prima sconosciute. Il comitato di sciopero ha potuto gestire un ammontare di donazioni di più di 8 milioni di dollari di Hong Kong (circa 790.000 €) in 40 giorni e le organizzazioni studentesche, sia delle scuole superiori che delle università, hanno attivamente sostenuto la campagna di solidarietà.
Sono stati, inoltre, mobilitati membri della società civile e del pubblico, con manifestazioni a favore dei lavoratori in sciopero. Tutti i mass media più diffusi, inoltre, hanno dato, tra le notizie principali, quella dello sciopero, per molti giorni fino alla sua fine.
Per i lavoratori, questo è stato anche un importante momento di reintegrazione politica, e dopo lo sciopero hanno continuato a partecipare in altri eventi politici, come la manifestazione del primo Luglio con la richiesta del diritto alla contrattazione collettiva. Tutto questo, crediamo, indica un significativo spostamento a sinistra nella società civile di Hong Kong. Il risultato dello sciopero tuttavia non è stato una vittoria totale. La compagnia non ha riconosciuto la legittimità del sindacato, e non ha concesso appieno le richieste dei lavoratori. Ma l’aumento dei salari del 9.8 % significa senza dubbio un miglioramento per i lavoratori, e dopo lo sciopero, le condizioni di lavoro sono anche visibilmente migliorate.
Un effetto più importante è quello che ha reso i lavoratori portuali capaci di vedere l’azione collettiva come una possibilità di lotta contro l’ingiustizia economica e l’oppressione, e che ha anche permesso alla società civile di porre una maggiore attenzione ai problemi di ingiustizia sociale affrontati dai lavoratori ogni giorno.
Per tutta la durata dello sciopero, Left 21 ha giocato un ruolo di supporto per il sindacato ed i lavoratori. Grazie al sindacato, fummo informati dell’azione industriale prima che cominciasse, e siamo stati così capaci di pianificare l’azione di appoggio sin dall’inizio.Il nostro lavoro ha incluso: persuadere i lavoratori a unirsi al sindacato; mobilitare gruppi di attivisti, organizzazioni studentesche e in generale la società civile per partecipare ad attività di appoggio allo sciopero; l’organizzazione di raduni e manifestazioni in supporto dei lavoratori; la creazione di banchi per raccogliere donazioni in diverse parti di Hong Kong; la scrittura di editoriali ed articoli per organi di stampa per spiegare le motivazioni e gli ultimi sviluppi dello sciopero, così come per educare il pubblico sulle sue basi ideologiche; infine l’organizzazione di un sistema di volontariato per studenti, per prendere parte ad attività legate allo sciopero.Abbiamo imparato molto dai nostri ruoli di supporto al sindacato e di collegamento tra il pubblico e lo sciopero. Come organizzazione di sinistra, abbiamo partecipato a riunioni sindacali e dato la nostra opinione sia sulle strategie sia sugli obiettivi, ma, in ultima analisi, abbiamo sempre rispettato le decisioni del sindacato e dei lavoratori come le uniche legittime, e agito in appoggio a tali decisioni.
Qual è la relazione tra i movimenti politici a Hong Kong ed nel resto della Cina?
Hong Kong avrà senza dubbio un ruolo cruciale nel cambiamento politico in Cina. La nostra città è tradizionalmente sempre stata rifugio di rivoluzionari, da Sun Yat-Sen fino ai molti capi del 4 Giugno, ripiegati ad Hong Kong dopo il massacro di Tienanmen.
Anche se noi non avremo un ruolo così cruciale in futuro, Hong Kong è, ad oggi, l’unico posto in Cina dove la gente può apertamente criticare e rifiutare il sistema statale monopartitico e lottare per la democrazia. Ad ora, un’innovativa campagna chiamata Occupy Central è in preparazione.
Lanciata da un professore di legge all’Università di Hong Kong, questa campagna per la democrazia ha raccolto con successo l’adesione di partiti politici e di molti grandi gruppi e organizzazioni della società civile. La campagna, con differenti fasi di discussioni pubbliche sulla democrazia e sul cambiamento politico, culminerà in atti di disobbedienza civile se Pechino non permetterà un vero sistema politico democratico in Hong Kong, realizzando gli ideali della democrazia deliberativa.
Left 21 continuerà a lavorare per portare le idee di democrazia ed eguaglianza, sia economiche che politiche, in tali storici eventi in procinto di accadere a Hong Kong ed in Cina.

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