domenica 5 agosto 2012

Accade a sinistra, pensando alle elezioni



La proposta di Ferrero per una coalizione "alternativa e di sinistra"; il ruolo dei vari pezzi della sinistra radicale; la mossa-suicidio di Vendola; il Pcl che già si prepara a correre solo. Una rassegna delle principali novità della settimana
Ferrero si gioca tutto: facciamo l’asse con Di Pietro
di Marco Palombi da Il Fatto quotidiano

Questa non è una crisi di scarsità, ma di redistribuzione e dunque l’unica via d’uscita è il comunismo, vale a dire una radicale redistribuzione della ricchezza e del lavoro con in più un intervento dello Stato, gestito ovviamente in modo democratico, che avvii la riconversione ambientale dell’economia. Paolo Ferrero, segretario del Prc, non abbandona il caro vecchio Marx (“siamo sempre lì: il superamento del lavoro salariato e la preservazione della natura”), seppure tirato a lucido con aggiornamenti keynesiani e una recente sensibilità ecologista. Eppure, è la domanda, come s’arriva dentro al palazzo d’Inverno nel 2012, anno dei bocconiani? Forse è il vecchio tatticismo elettorale bolscevico, ma la risposta di Ferrero è con “una coalizione dell’alternativa e della sinistra” che vada da Antonio Di Pietro (l’alternativa) ai movimenti per i beni comuni, al sindacato all’associazionismo fino ai vendoliani pentiti (la sinistra). Il punto d’arrivo è, al solito, chiudere la diaspora post-comunista: una lista unica, una sorta di Front de Gauche italiano (quello francese viaggia al 7% circa).

Questione preliminare: ma servono ancora i comunisti?
Veramente, dentro questa crisi e in particolare con l’arrivo di Monti, la gente ha ricominciato davvero a capire a cosa serviamo. Prima sembrava che il problema fosse solo sconfiggere Berlusconi, ora è chiaro che è sconfiggere quelle politiche economiche. E attenzione: a livello di politiche economiche, centrosinistra e centrodestra sono più o meno la stessa cosa.
Quindi Vendola che s’allea col Pd…
Secondo me fa un errore enorme e si condanna all’impotenza: spero ancora che ci ripensi.
Eppure Diliberto, con cui lei è l’alleato nella Federazione della Sinistra, dice che bisogna rifare il centrosinistra senza l’Udc.
Ne stiamo discutendo, ma mi pare che il suicidio della sinistra radicale nel governo Prodi ce l’abbia già insegnato: non è bastato avere un buon programma, perché poi i rapporti di forza erano tutti sbilanciati verso chi tirava verso destra.
Niente Bersani, allora.
Guardi il punto è un altro. Monti non è una parentesi nella storia italiana, ma un fatto costituente: è l’uscita da destra dalla crisi della Seconda Repubblica. Monti non finisce con Monti, perché lui ha stabilito i binari su cui correremo nei prossimi vent’anni. Fiscal compact, riforma del lavoro, pareggio di bilancio: se non togli questo, sei sul suo treno, puoi sporgerti dal finestrino di destra o da quello di sinistra, ma la direzione è una sola. Un governo col Pd vuol dire continuare, più o meno, l’esperienza di Monti.
E lei l’alternativa comunista vuole farla con Di Pietro.
So bene che l’Italia dei Valori non è un partito di sinistra, ma abbiamo in comune almeno due cose decisamente rilevanti: Idv fa opposizione da sinistra al governo Monti e s’è dimostrata critica sulle politiche imposte dalla Ue come testimonia il voto negativo sul Fiscal compact in Parlamento. Anzi, ce n’è una terza…
Quale?
Noi siamo già andati insieme alle elezioni e abbiamo pure vinto contro l’alleanza Sel-Pd: è successo a Napoli e a Palermo. Possiamo portare quel modello a livello nazionale: a Di Pietro dico che da soli siamo solo una serie di persone che si lamentano…
E insieme?
Facciamo una proposta di governo che non si limiti al vaffa.
Va bene: vincete e poi che fate?
La prima cosa da fare è andare in Europa e dire che il Fiscal compact non si applica e che tutto va ridiscusso.
Lo dica: lei vuole uscire dall’euro.
No, sarebbe un dramma che finirebbe tutto sulle spalle dei lavoratori. L’Italia non è la Val d’Aosta, è un grande paese e se vuole pesare in Europa pesa. Il problema è che Monti, alla fine, è d’accordo con Merkel sulle politiche di austerità e l’attacco ai diritti dei lavoratori.
In attesa di conquistare Palazzo Chigi, a settembre fate l’ennesimo corteo contro il governo: sa un po’ troppo di Novecento, non crede?
I cortei servono, come serve il computer. Quando diciamo ‘facciamo una manifestazione’, diciamo in sostanza che non vogliamo aggregare tifosi, non vogliamo gente che vive di delega del potere e vuole esprimersi solo votando per questo o quell’altro. Persone che abbiano voglia di partecipare a un percorso che si basi su soggettività e fiducia in se stessi. Sa qual è il peggior lascito di Berlusconi?
Gianni Letta?
No, è il senso di impotenza, il pensare che non si conta niente, non si può fare niente: la diffusione della categoria dello sfigato è l’unica sua vera invenzione (contro)rivoluzionaria.
Polvere di Rifondazione a caccia del 10%
di Salvatore Cannavò, dal Fatto quotidiano

Il termine galassia, per indicare la sinistra più radicale, è forse esagerato. Se non suonasse offensivo sarebbe più adatto il termine scientifico di “polvere interstellare”, lo spazio tra le stelle all'interno della galassia stessa. Sono tante formazioni, frutto della diaspora della Rifondazione comunista di Fausto Bertinotti, arrivata a sfiorare il 7%. Oggi il troncone più importante è ancoraRifondazione comunista, che vale però circa un quarto della vecchia formazione. Il segretario, Paolo Ferrero (vedi intervista) ne divide la gestione con un'area guidata da Claudio Grassi, di origine cossuttiana e più attenta ai rapporti unitari con il resto della sinistra. Rifondazione dal 2009 ha costituito la Federazione della Sinistra, una coalizione sostanzialmente elettorale con il Partito dei comunisti italiani, fondato dal vecchio Armando Cossutta e oggi diretto da Oliviero Diliberto. Il Pdci è ai minimi termini anche se conserva in diversi territori un piccolo peso elettorale. Diliberto ha un profilo più tradizionale, togliattiano, ed è anche lui alla ricerca di un rapporto diretto con il centrosinistra. Nella Fds c'è poi anche la piccola componente di Cesare Salvi e Gianpaolo Patta (strutturata soprattutto nella Cgil) che ha creato il movimento per il Partito del Lavoro.
Alla sinistra della Fds ci sono due formazioni più piccole, scissioni di Rifondazione nel 2006 e nel 2008, il Partito comunista dei lavoratori di Marco Ferrando e Sinistra Critica di Franco Turigliatto e Flavia D'Angeli. Si tratta di organizzazioni con scarso peso elettorale (l'1% in due alle politiche del 2008), con una certa presenza nel sindacato e nei movimenti sociali. Entrambe di estrazione trotzkista hanno un approccio più partitista, per quanto riguarda il Pcl e più "movimentista" nel caso di Sinistra Critica e si oppongono a qualsiasi prospettiva di alleanza con il Pd. Sempre a sinistra della Fds c'è poi la formazione di un altro "cossuttiano" storico, Marco Rizzo, i Comunisti-Sinistra popolare. I cavalli di battaglia sono i legami con la Corea del Nord e il riferimento al marxismo-leninismo di Stalin. Fuori dalla tradizione comunista c'è poi il "soggetto politico nuovo" dell'Alba, la formazione fondata da Paul Ginsborg, Marco Revelli, Guido Viale, Ugo Mattei ma anche l'assessore napoletano Alberto Lucarelli, per rifondare una sinistra post-ideologica, legata ai movimenti, alla nuova cittadinanza, alla democrazia partecipata.
In presenza di un’“alleanza progressista” tra Pd e Sel orientata all'Udc, tutto questo potrebbe unirsi per creare una coalizione alternativa? Nelle scorse settimane la proposta di una "Syriza italiana" (dal nome della Coalizione della sinistra alternativa greca) è stata avanzata da Ferrero, da Sinistra Critica, dall'Alba ma al momento è tutto fermo. Un primo esperimento unitario, sia pure su scala ridotta, è stato formato dal Comitato No Debito che ha Giorgio Cremaschi come portavoce. Ma è soprattutto un ibrido politico-sindacale anche se punta a svolgere un ruolo più ampio. Dal punto di vista dei sondaggi, Nicola Piepoli valuta lo spazio elettorale a sinistra dei progressisti pari a quello che fu di Rifondazione, tra il 5 e il 10% con la capacità di risucchiare un 2-5% a Grillo. Nelle ultime rilevazioni, invece, la Fds era data tra il 2 e il 3%. Ma questo prima che infuriasse la polemica su Vendola e Casini.
L'appello di Vendola: "Il liberismo è il diavolo
Casini convertiti o tra di noi non si fa nulla"
di Alessandra Longo, da Repubblica

Casini sì, Casini no, Casini ni. Tentare di incastrare Nichi Vendola, con semplificazioni brutali, è terribilmente difficile. Ci abbiamo provato in un'oretta buona di conversazione.
Alla fine, però, ci ha regalato un appello secco (con ironia) al leader dell'Udc, definito in posizioni manifestamente "antitetiche alle sue". Eccolo l'appello: "Casini, convertiti! Il liberismo è il diavolo". Come dire: solo un miracolo potrebbe metterci sullo stesso binario.

Presidente Vendola, lei è contro "i linguaggi criptati". Abbandoni per un attimo il suo stile narrativo e ci dica: l'Udc è dentro o fuori il nuovo progetto del centrosinistra?

"Io non abbandono il mio modo di rispondere. La "narrazione" della politica collega il contingente a un orizzonte, il qui e ora a una strategia. Le ricordo piuttosto che alcuni dirigenti del Pd vedono in Casini contraddizioni irriducibili".

Ma voglio sapere cosa pensa lei.

"Io presento la mia agenda. Casini la sua. Stiamo lavorando a due prospettive completamente diverse".
Nel senso?
"Prendiamo la nozione di rigore. Tutti dicono che andremo incontro a periodi durissimi. Ebbene, il rigore può essere declinato in molti modi: puoi falcidiare il welfare, continuare a colpire i redditi dei ceti medio-bassi oppure puoi decidere per un'imposta patrimoniale, per la tassazione delle rendite finanziarie
e il taglio delle spese militari".

Immagino che l'agenda di Casini non contenga le sue risposte.
"Io non vedo agende, vedo la riproposizione di Monti di qui all'eternità".
Difficile arrivare alla "rottura radicale della stagione del liberismo" da lei auspicata con un interlocutore come l'Udc.
"Alla cultura del cattolicesimo sociale non appartiene il cinismo con il quale sono state affrontate le riforme sulla previdenza. Ma questo effettivamente interpella assai poco l'Udc".
Interpella assai poco anche quella parte del Pd che è più in sintonia con l'esperienza montiana e con il suo modello economico.
"Tanta sinistra europea ha flirtato a lungo con il liberismo. Ma io dico che oggi liberismo e riformismo sono culture e progetti antitetici".
Comunque non c'è verso di farle dire se Casini è dentro o fuori il suo orizzonte.
"Io penso che il centrosinistra si debba allargare, debba proporre punti chiari e forti. Se Casini accetta di fare subito una legge sulla rappresentanza sindacale, se condivide con noi di liberare l'Italia dalla sua ipoteca culturale, di avanzare sul terreno dei diritti civili, dai matrimoni gay, alla fecondazione assistita, al testamento biologico, se decide di difendere l'Europa dai diktat della troika. Ma accetta secondo lei? A me sembra fantapolitica".
E' quasi chiaro: niente da fare. Il centrosinistra dunque si allarga in altro modo.
"Penso al civismo nuovo, alla stragrande maggioranza degli italiani che ha votato per l'acqua-bene comune e al protagonismo dei nuovi sindaci".
Ci sarà una lista dei sindaci del centrosinistra?
"Non lo so. So soltanto che tra loro si è aperta la discussione, vogliono portare al centrosinistra la loro rete di esperienze, il valore aggiunto della loro sintonia con il territorio".
Un'arma contro il populismo di Grillo
.
"Il populismo si combatte con la democrazia. E' la buona politica che educa al cambiamento".

Che ne facciamo di Di Pietro? Sia sintetico.
"Il convitato Di Pietro? Direi che è innaturale tener fuori l'Idv dal cantiere della sinistra. Molti investono sulla lacerazione del rapporto, io, pur non condividendone lo stile, peraltro esacerbato dai provvedimenti profondamente sbagliati passati in Parlamento, punto sulla ricomposizione".
Il suo popolo protesta, temono che l'avvio del dialogo con Bersani, sia il suicidio di Sel.
"Quel che sto facendo rientra appieno nella scommessa di Sel che è nata per chiudere con l'epoca delle due sinistre, una riformista, l'altra radicale, e per contribuire ad una soggettività nuova, plurale, postideologica".
Ferrero spera che lei ci ripensi.
"E' rimasto attaccato a idee immobili. Non si può inseguire l'obiettivo di essere i migliori perdenti".
Il Pcl si candiderà alle prossime elezioni politiche
Il Partito Comunista dei lavoratori(PCL) sarà presente alle prossime elezioni politiche, su basi di piena autonomia. Come già alle elezioni politiche del 2008, con la candidatura a premier di Marco Ferrando; come alle elezioni europee del 2009.
(dal sito del Pcl)

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