martedì 12 aprile 2011

Come raccontare il conflitto sociale


Sabato 9 e domenica 10 aprile si sono riunite a Roma oltre 30 realtà della comunicazione indipendente, per dare vita a nuovi progetti comuni. C'eravamo anche noi con la nostra esperienza del megafonoquotidiano.it e della casa editrice Alegre
Checchino Antonini (Da Liberazione.it)
«Noi siamo riusciti ad andare sulle prime pagine di tutti i giornali ma non è servito a nulla. Ci è mancata una sponda politico-sindacale», dice Alessandra Carnicella dell'Eutelia, due anni di vertenza e nessun risultato eccetto la beffa feroce di una recentissima condanna per 12 suoi colleghi a tre mesi (o quasi 8mila euro) per l'occupazione degli uffici. La solitudine dell'Eutelia, alla faccia della buona stampa, è la stessa dei protagonisti dell'Isola dei cassintegrati, da un anno e mezzo all'Asinara con picchi d'ascolto nel prime time ma nel vuoto pneumatico del territorio in cui vivono e vorrebbero lavorare. Chi l'ha detto che le lotte non fanno notizia? Il problema è che o vengono mistificate (le vertenze contro inutili e devastanti opere vengono travisate come rivolte Nimby) o scontano un «racconto compassionevole - dice Rossella Lamina, ufficio stampa dell'Usb - o devono superare la soglia della notiziabilità». Ossia salire su un tetto, una gru, prossimamente una nuvola. Ma poi non sono più la stessa cosa. Sono spettacolo. E, in quello spettacolo il «conflitto viene simulato» (Paolo Di Vetta dei Bpm) e la crisi viene «naturalizzata, diventa spazio costituente», avverte Francesco Piobbichi di controlacrisi.org, che riscrive i rapporti di forza.
Del rapporto tra informazione e conflitto si sta occupando un convegno a Roma che si concluderà oggi alla Casa delle culture dopo una prima tornata, ieri - ben 26 interventi - su quattro nodi: informazione e potere, reale e virtuale in rete, la voce delle lotte e la cassetta degli attrezzi. L'interrogativo di fondo della lavoratrice di Eutelia e dell'addetta stampa del sindacato di base è lo stesso che solleva Marco Revelli nell'introduzione al suo ultimo libro. La domanda è «Chi può spezzare l'incantesimo?». Perché il "loro" racconto è così «irresistibile» perchè trasferisce il potere di produrre senso alla «nuda potenza dell'immagine e di chi la controlla». Avverte lo studioso torinese che chi ne accetta il codice comunicativo ne viene irrimediabilmente incorporato, «finisce in qualche modo per essere raccontato». I promotori di "Comunicazione e lotte. Un coro di voci contro la crisi" hanno aperto ormai da mesi (le puntate precedenti sono state un convegno a Roma e un workshop al meeting di Uniti contro la crisi a Marghera) uno spazio pubblico di soggetti produttori di comunicazione e soggetti produttori di conflitto e vertenze(dal sito Contro la crisi a Liberazione, Manifesto, Left, Globalproject, Carta, Radio Onda d'Urto, Città aperta, Libera.tv, Atenei in rivolta, Usb, Blocchi precari metropolitani, Prc, edizioni Alegre, No Expo ecc... catalogo abbondantemente incompleto per ragioni di spazio ma recuperabile in rete). Ai buoni propositi di trasformare questo pulviscolo di soggetti in «sciame» - che il cartello di soggetti coinvolti s'era riproposto alla vigilia di importanti scadenze condivise (come lo sciopero dei metalmeccanici di fine gennaio) - la discussione sta aggiungendo esigenze più mature di una messa in comune, dentro uno spazio ancora in via di espansione, di attrezzature e saperi per sottrarsi al dominio dei fabbricatori del consenso, per non restare imprigionati in alfabeti imposti, per superare la pretesa terzietà di chi racconta una lotta («Informazione è lotta», dice Gianmarco De Pieri di Globalproject; «La radio è il nostro modo di far politica», chiarisce Francis Catalano di Radio Onda d'Urto). In agenda ci sono già campagne comuni - contro la guerra, per i sì ai referendum, per il ritorno a Genova nel decennale del G8 elaborando le traformazioni avvenute dentro il movimento e fuori di sé - una mappatura dei soggetti comunicativi da coinvolgere nella rete, le ambizioni di inventare una filiera di produzione condivisa, di avviare un lavoro di inchiesta e un lavoro culturale dentro un circuito virtuoso che dal reale passi per il virtuale e al reale possa tornare arricchito. Non viceversa, come hanno spiegato gli studenti di Atenei in rivolta.
Oggi sarà una giornata dedicata ai gruppi di lavoro e all'elaborazione di proposte concrete. Su tutte quel portale «che intrecci contenuti e saperi», suggerito da Antonio Ferraro di controlacrisi.org, capace di invertire la tendenza alla dispersione e alla subalternità dei soggetti in lotta.

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