lunedì 25 febbraio 2013

Perde l'austerità. Ma invece di Syriza c'è Grillo


Perdono Monti e Bersani. Berlusconi resta in vita. I 5 Stelle fanno davvero uno tsunami. La vecchia sinistra è morta. Si apre una fase del tutto nuova

La crisi italiana esplode con elezioni del 25 febbraio. Di fatto, nonostante tutti i pronostici, dal voto non emerge un'ipotesi di governo credibile, si fa strada con impeto il bisogno di un'alternativa alle politiche di rigore e austerità che prende oggi le forme del Movimento 5 Stelle che alla Camera supera il 25% dei voti.
Viene Bocciato il governo Monti e chi lo ha sostenuto con maggiore fedeltà, cioè il Pd.
Le politiche di rigore e austerità non convincono e non acquistano consenso. Chi si è discostato in tempo (Berlusconi ) salva la pelle (anche se il centrodestra perde circa il 16% rispetto al 2008), chi si è immolato sull'altare della Bce viene sconfitto. In particolare vengono sconfitti Bersani (Vendola) e Monti cioè gli stessi che il Financial Times indicava come artefici dell'unico governo possibile dopo le elezioni. Il governo affidabile per l'Unione europea, il Fmi e gli Usa.
Siamo in una situazione greca con Grillo al posto di Syriza

Grillo è l'unica risposta che ha convinto a livello di massa. Una risposta, generica ma radicale, contro la crisi, l'austerità e una politica di continuità con gli ultimi venti anni, la “casta”. Ci sarà tempo per valutare meglio Grillo ma è indubbiamente l'unica proposta che riesce a stare al passo con i tempi (che non sono tempi facili, evidentemente), in cui si mescolano domande contraddittorie. A una prima analisi, infatti, non si nutre solo della perdita di consensi del Pdl e della Lega ma pesca a piene mani anche nel Pd e nell'area della sinistra più radicale, spazzata via, forse definitivamente.
Lo scenario è di totale ingovernabilità: difficile immaginare la grande coalizione Berlusconi-Bersani dopo che Monti è praticamente uscito di scena. Ma in Italia tutto può succedere e la vocazione al suicidio della "sinistra" italiana ha dimostrato di non essere mai esaurita. Il Pdl, del resto, ha tutto l'interesse a proporre una “grande coalizione” che restituisca centralità politica a Berlusconi ma bisognerà vedere come si svolgere quella resa dei conti cui va incontro il Pd visto che la strategia Bersani è fallita. Nel breve non sembra profilarsi altra strada che un accordo nazionale che elegga un Presidente della Repubblica di "garanzia" (garanzia, però, per il vecchio establishment).
La vecchia sinistra è invece morta. Del resto un progetto alternativo non si improvvisa in due mesi con l'ausilio di qualche “deus ex machina” o con il “salvatore della Patria” giunto dall'estero. Beppe Grillo ha iniziato circa dieci anni fa e già nel 2008 era uno osservatore partecipe, anche se non concorrente, della campagna elettorale. Abbiamo scritto più volte che siamo di fronte alla fine, politica e ideologica, del vecchio movimento operaio. Un dato di fatto che a sinistra non si è voluto comprendere insistendo, pervicacemente e con poca intelligenza, sulla strada di assemblaggi di partiti e partitini poco influenti, sradicati e dalla scarsa comprensione della portata epocale dei problemi.
La fase che si apre sembra, quindi, di totale instabilità e verrà animata dalle scelte del Movimento 5 Stelle. Bisognerà capire che strada imboccherà il movimento di Grillo perché diventa un sensore importante. In ogni caso, la strada di fronte a noi, per molti anni almeno, sarà quella di una “sfida” per la ricostruzione di un soggetto che sia in campo e possa competere con l'attuale quadro. Non per forza dal punto di vista elettorale, anzi per una fase sicuramente no. Serviranno "reti di movimento" in grado da fare da coagulo delle resistenze alla crisi e all'austerità e in grado di innescare quello "tsunami sociale" di cui si sente tutta l'urgenza.
Ma Grillo insegna che la resistenza non basta, occorre avere un'idea di futuro, una proposta convincente, saper offire una speranza. Poli di movimento, coalizioni sociali senza alcuna concessione a presuntuose ipotesi di riaggregazione della sinistra superstite che finora è stata il problema e non la soluzione. La strada della ricostruzione chiede di fare sperimentazioni intelligenti, audaci, coraggiose. Inedite e per le quali non ci sono nemmeno paracadute sicuri. Richiede pensiero e studio, approfondimento e lungimiranza. Richiede, più di ogni cosa, una nuova generazione politica.
Si riparte da quello che c'è in campo, i movimenti degli ultimi anni che riusciranno a resistere – studenti, no tav, etc. - le sperimentazioni avviate (nel campo che ci è vicino: Nuova finanza pubblica, le varie Occupy) con in testa un'unica strategia: l'efficacia sociale e la costruzione di un'ipotesi di cambiamento che abbia fondamento sul piano teorico e politico. Basta con le improvvisazioni, le reiterazioni del passato, le nostalgie dei micro-apparati. Basta con i partitini “isti” e con quello che ne segue. Siamo in mare aperto e stavolta ci siamo per davvero.

Nessun commento: