venerdì 25 marzo 2011

Carlo Giuliani, giustizia non è fatta

La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, con sentenza definitiva, ha assolto l'Italia dalle accuse di aver responsabilità nella morte di Carlo Giuliani. Ma la battaglia dei Giuliani andrà avanti.

Checchino Antonini

E' stato ucciso negli scontri innescati dalle cariche illegittime dei carabinieri a un corteo regolarmente autorizzato. Un filmato rivela che sollevò l'estintore solo dopo aver visto la pistola spianata. Ma la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, con sentenza definitiva, ha assolto l'Italia dalle accuse di aver responsabilità nella morte di Carlo Giuliani avvenuta il 20 luglio 2001 a Genova. La decisione è stata presa a maggioranza dai giudici della Grande Camera.
Si legge nel dispositivo della Grande Chambre che l’uso della forza non è stato sproporzionato e che il ricorso alla forza fu necessario contro la «violenza illegale» ma solo per l’episodio specifico - chiarisce nero su bianco la sentenza di 109 pagine - «poiché questo non vuol dire che si giustifica tutto quello che è successo quel giorno».
Tredici voti contro quattro, la Corte dice che non c’è stata violazione dell’articolo 2 della Convenzione. Dieci contro sette i giudici europei ritengono che non ci sia stata violazione della legge sull’utilizzazione della forza mortale, sull’uso delle armi a disposizione durante il G8 di Genova. Ancora dieci a sette, per i giudici non c’è stata violazione dell’articolo 2 per ciò che concerne l’organizzazione dell’ordine pubblico.
«Avrebbe potuto essere una giornata importante - dice a caldo Haidi Giuliani - e non solo per la famiglia Giuliani, dopo le sentenze su Diaz e Bolzaneto, o sulle violenze della polizia in strada, una sentenza favorevole a noi sarebbe stata un’ulteriore conferma della necessità di fare chiarezza. Purtroppo l’Europa non ci ha risposto positivamente. Ora stiamo valutando l'ipotesi di intraprendere una causa civile». «Da una prima lettura della sentenza - dice l'avvocato dei Giuliani, Paoletti - balza agli occhi che la Corte non preso in considerazione argomenti forti come il fatto che le regole d’ingaggio del nostro esercito vietavano di usare armi letali. Se Placanica anziché una Beretta, una pistola da guerra, avesse avuto una pistola elettrica si sarebbe difeso ma non avrebbe ucciso Carlo. E poi il defender non aveva grate d’acciaio. Quel veicolo non doveva proprio trovarsi in piazza Alimonda».
«Lo Stato italiano ha preteso e ottenuto l'assoluzione per la repressione nelle piazze di Genova, che - oltre ai pestaggi e alle torture - ha portato anche all'uccisione di Carlo Giuliani: giustizia non è fatta», dice Gigi Malabarba di Sinistra Critica, senatore all'epoca dei fatti e promotore della Commissione d'inchiesta parlamentare, mai realizzata. «Tuttavia, pur nella vergogna dell'assoluzione, c'è una ratio: fu a livello dell'Unione europea e degli Stati uniti che furono definite le modalità di intervento nei confronti del movimento No global, come gli “anticipi"nelle violenze contro i manifestanti a Napoli a marzo e a Goteborg a giugno hanno dimostrato. E l'affidamento della catena di comando a Gianni De Gennaro contemplava tutte le brutalità che si sono dispiegate a Genova nel luglio 2001. Come lo Stato italiano, cosí la giustizia europea si conforma a quelle decisioni politiche che, purtroppo è bene ricordarlo, trovarono un consenso bipartisan. Penso sia giusto ricorrere ulteriormente al tribunale civile perchè troppe sono le incongruenze nella vicenda dell'uccisione di Carlo. Ancora una ragione in piú per manifestare a Genova, a dieci anni di distanza, la verità politica che tutti conosciamo: è lo Stato che ha armato la mano di chi ha ucciso in quella piazza!».

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